martedì 14 agosto 2012

Bastonarne qualcuno per educarne cento




Il Partito della Costituzione

di Marco Travaglio

Dobbiamo prepararci a difenderne tanti, di magistrati aggrediti e isolati dal potere. I 100 mila che in quattro giorni han firmato l'appello del Fatto per i pm siciliani si tengano pronti: presto dovremo richiamarli a raccolta per altre battaglie in difesa della Giustizia, nella speranza che nasca un Partito della Costituzione che contrasti questo schifo. Fino all’altroieri ci si domandava cosa accomuni l’allegra ammucchiata Pdl-Udc-Pd che non solo sostiene il governo Monti con la benedizione apostolica del Colle, ma ha una gran voglia di stabilizzare il ménage à trois nella prossima legislatura. Ma ora la risposta è arrivata: il mastice che tiene insieme la più arlecchinesca Armata Brancaleone mai vista dai tempi del film di Monicelli è la sete di vendetta contro la magistratura, almeno quella che prende sul serio la propria indipendenza da ogni altro potere per garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini. In una parola, l’odio per la Costituzione. Prima il presidente Napolitano e poi il governo Monti hanno trascinato alla Consulta magistrati che disturbano il potere: i pm di Palermo che indagano su chi trattò con la mafia e il gip di Taranto Anna Todisco che sequestra gli impianti omicidi dell’Ilva. In entrambi i casi il potere politico accusa il giudiziario d’invasione di campo, come se non spettasse alla magistratura decidere se e quando distruggere un’intercettazione e fermare una strage in corso da anni nell’indifferenza dei governi incapaci e/o complici in Puglia e a Roma. Ma a questo siamo: quando c'è di mezzo il potere, politico o industriale, la legge non è più uguale per tutti. I magistrati devono voltarsi dall’altra parte, od obbedire al potere. Se no, peggio per loro. A sindacare i loro insindacabili provvedimenti provvedono Quirinale, Pg della Cassazione, partiti, governo, addirittura il ministro della Giustizia che acquisisce le ordinanze del gip non si sa bene a che titolo, ma con sicuro effetto intimidatorio (anche sul Riesame, che sta ancora scrivendo la motivazione). Mentre noi comuni mortali, per contestare una sentenza sgradita, non abbiamo altra arma che impugnarla in appello e in Cassazione, lorsignori si rivolgono direttamente alla Corte costituzionale, cioè a giudici nominati dalla politica: oseranno mai dare torto al Presidente e al Governo, innescando gravi “scontri istituzionali”? La giustizia domestica regola e sistema tutto nelle segrete stanze. E tutti i magistrati impegnati in inchieste delicate sono avvertiti: non s’azzardino a dare torto al potere. Colpirne due o tre per educarli tutti. È il trionfo dell’abuso e del conflitto d’interessi. Napolitano ha un interesse personale nel conflitto aperto con i pm di Palermo (mettere la sordina alle sue telefonate con Mancino). E così vari ministri del governo Monti che aggredisce il gip di Taranto sono pappa e ciccia con l’Ilva e i suoi padroni (per esempio i due Corradi: Passera, a Banca Intesa, era socio di Riva nella Cai, ed era pure l’advisor che lo chiamò nella compagnia; Clini, dalle intercettazioni, è descritto come la quinta colonna dell’Ilva al ministero dell’Ambiente). E così il Pd col suo ex candidato Ferrante, per non parlare dei soldi di Riva a Bersani e Forza Italia. Spudoratamente sull’Unità Giovanni Pellegrino esprime tutto il suo “rimpianto per la magistratura degli anni 60, che riteneva che nell'applicazione della legge l’interesse generale dovesse prevalere”. Ah quei begli insabbiatori di una volta! Quella magistratura forte coi deboli e debole coi forti, che lasciava intonso mezzo Codice penale per non disturbare i manovratori, infatti non indagava mai su tangenti, collusioni e inquinamenti. Questo si vuole. Viva la faccia, almeno è tutto chiaro. Nel caso Ilva non si può nemmeno sventolare la solita scusa delle toghe che parlano troppo e “fanno politica”: nessuno sa come la pensi la gip Todisco, né che voce abbia. Eppure la colpiscono lo stesso. Come dice Davigo, “non ce l’hanno con noi per quello che diciamo, ma per quello che facciamo”.



Ultimamente lo stanno usando tutto il potere che hanno,è evidente che le inchieste di alcuni Magistrati sono scomodissime e danno fastidio,da Ingroia a Palermo alla Todisco a Taranto,il filo sottile del potere crea i propri nodi tramite i primi attori del palcoscenico,sino ad arrivare ai lacchè mediatici tanto cari alle comode poltrone organizzate ad hoc per loro.

Peccato che un filo sempre più meno sottile pubblica senza veline e menzogne,e dichiara guerre tramite la libera informazione.

&& S.I. &&

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