lunedì 9 aprile 2012

Scandali politici:Fino a quando non basterà turarsi tutti gli orifizi




[ vignetta dall'inserto satirico ]

I nasi comunicanti

di Marco Travaglio

Nella classifica delle peggiori pagliacciate leghiste a carico nostro, vince ai punti la rinoplastica finanziata coi rimborsi elettorali per Eridanio Sirio Bossi: cioè abbiamo pagato pure il naso nuovo all’ultimogenito del Senatur, che ora va in giro con un naso non più suo, ma parastatale. Medaglia d’oro. L’argento spetta di diritto al diploma e alla laurea comprati dall’ex tesoriere Belsito (cioè dagli ignari contribuenti) per tale Pier Moscagiuro in arte Pier Mosca, 36 anni, poliziotto in aspettativa, distaccato alla vicepresidenza del Senato con regolare contratto come segretario molto particolare della sua attempata fiamma, Rosi Mauro detta “la Nera”, 49 anni, segretaria del presunto sindacato padano Sinpa, numero due di Palazzo Madama, ma soprattutto badante tuttofare del vecchio leader. Il Moscagiuro (che Nadia Dagrada chiama nei verbali “Giuramosca”, forse influenzata dalle avventure di Ettore Fieramosca), è anche un eccellente cantante, molto apprezzato nella “batelada”, la tradizionale gita in barca sul lago di Como che il Sinpa organizza a ogni Primo Maggio (quest’anno si spera non più), dove il Pier e la Rosi erano soliti esibirsi in memorabili duetti tipo “La coppia più bella del mondo” degli incolpevoli Adriano Celentano e Claudia Mori. Ma il brano più celebre dell’usignolo padano, versione celtica di Apicella, rimane quello inciso per beneficenza con Enzo Iacchetti: “Kooly noody”, allitterazione di culi nudi, autentico reperto di un’epoca. La medaglia di bronzo, in tutti i sensi, va invece ai papaveri verdi che sfilano a ogni ora del giorno e della notte avanti e indietro da Via Bellerio, tutti intenti a giurare che “ha fatto tutto Belsito”, “Bossi non c’entra”, “ora facciamo pulizia” e “voltiamo pagina”. È una parola. Il più pensoso è Roberto Castelli del comitato amministrativo, quello che aveva avviato addirittura un’indagine privata, tipo Sherlock Holmes, perché “Belsito non mi faceva vedere i conti”. Chissà che avrebbe fatto se glieli avesse mostrati: Castelli è lo stesso che nel 2001, divenuto ministro della Giustizia, affidò l’edilizia carceraria a un consulente molto esperto: Giuseppe Magni, sindaco leghista di Calco, in quel di Lecco, dove Castelli è nato e vive, ma soprattutto ex artigiano metalmeccanico (ramo fili da saldatura) ed ex grossista di pesce alla Seamar (“commercio di prodotti ittici vivi, freschi, congelati e surgelati”), nonché – si leggeva nel curriculum– “socio militante della Lega Nord dal 1995 e parlamentare eletto al Parlamento di Chignolo Po” dove i lumbard giocavano alla secessione. Magni scorrazzò per quattro anni su e giù per l’Italia, con auto blu blindata e scorta armata, per il modico stipendio di 100 milioni di lire, raddoppiato a 100 mila euro quando cambiò la moneta. Risultato, secondo il pm della Corte dei Conti: “Attività dall’indefinito contenuto” senza “raggiungere alcuno degli obiettivi menzionati nel decreto di incarico”, presentando “relazioni quasi in codice, con riferimenti per così dire criptici” e allusioni ad “alcuni progetti (quali?)”. Un pataccaro. Per un’altra consulenza inutile, la Corte dei Conti condannò Castelli a risarcire 100 mila euro allo Stato in solido col suo vicecapogabinetto, quell’altro galantuomo di Alfonso Papa. Ora indaga sui soldi della Lega, finiti peraltro in buone mani: il “nuovo” tesoriere è Stefano Stefani, noto per la sua oculatezza, avendo messo mano a geniali operazioni finanziarie come il villaggio padano in Croazia (bancarotta), la banca padana Credieuronord (fallimento), il Bingo padano (dissesto), il giornale fantasma Quotidiano d’Italia (14 milioni pubblici). Insomma, una garanzia. Su tutti vigilerà il triumviro Calderoli, che di soldi se ne intende: l’ottimo Fiorani ha raccontato di aver girato 200 mila euro a lui e a Brancher. Ma è tutto calcolato: basterà lasciar fare i “nuovi leader” per un paio di mesi, poi tutti chiederanno il ritorno di quei galantuomini di Bossi e Belsito, a furor di popolo.



Ls morale della "favola" fa prendere atto che nella politica italiana potete mettere chi volete,il risultato non cambia o al max peggiora,questo è un ciclo,un'era dove dobbiamo turarci tutti gli orifizi e le incazzature dovremmo svilupparle tutte in piazza per molto tempo,a questi loschi figuri non bastano i cortei di una mattinata,i sit-in dovranno essere lunghi e faticosi,anche a rischio di prendere manganellate,basta non rifugiarsi in qualche scuola,l'esperienza insegna....

&& S.I. &&


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