lunedì 30 aprile 2012

I più fantasiosi rimborsi elettorali a degli strani partiti




Soldi ai monarchici ma in argenteria

di Michele Serra

Ultime dal fronte del finanziamento pubblico ai partiti. Fondi anche agli eredi dei Guelfi. Ai comunisti titoli bulgari e rumeni. Mentre la signora Bossi mette al sicuro i quattrini della Lega sotto i materassi(23 aprile 2012) Non ha fine lo scandalo del finanziamento pubblico a partiti politici che ne abusano, o addirittura non ne avrebbero diritto. Gli ultimi casi sono sconcertanti.

Partito monarchico

Sciolto nel 1967, continua a ricevere ogni anno la sua quota, ma in argenteria, appositamente disegnata e forgiata dalla Zecca di Stato per onorare un regio decreto del 1885. Il tesoriere, il marchese Rinetto Rinetti di Rinengo, ne ha accumulata tanta da essere costretto a chiedere l'aiuto dello Stato per la lucidatura annuale, che dev'essere effettuata da cameriere in crinolina, assunte con contratto a tempo. Nel patrimonio del partito fanno spicco un servizio da pesce per centoventi persone, con vassoio massiccio di tre metri per due montato su un binario a cremagliera, e una teiera anti-ustioni, manovrabile a distanza con un congegno elettronico montato nella stanza accanto, pensata apposta per Emanuele Filiberto di Savoia.

Pci

Quando è caduto il Muro di Berlino il tesoriere del partito, il deputato modenese Ambler Travozzi, ha nascosto in un luogo segreto (forse presso il fratello Osner) un patrimonio incalcolabile, formato da titoli rumeni, obbligazioni bulgare, buoni del tesoro della Comune di Parigi e migliaia di abbonamenti alla tribuna laterale del Circo di Mosca. "Mi sono accorto che il valore era incalcolabile", scrive Travozzi nel suo libro di memorie, "quando in nessun mercatino d'Italia ho trovato qualcuno disposto a farmi un prezzo per quella roba". Secondo indiscrezioni, Travozzi sarebbe poi riuscito, anni dopo, a rivendere quei bauli di carte ingiallite a Marcello Dell'Utri.

Lega Nord

La moglie di Bossi, non fidandosi degli alti e bassi dei mercati e tanto meno nel tesoriere Belsito, ha provveduto a riconvertire l'intero importo del finanziamento pubblico in beni più durevoli. Nei vari immobili di sua proprietà, gli inquirenti hanno trovato 10 mila lenzuola a due piazze e 5 mila a una piazza, 20 mila federe con le iniziali BU (Bossi Umberto) ricamate, tre chilometri di rotolo di tovaglia antimacchia in telacerata (metà coi limoni, metà con le fragole). Più difficile scovare i soldi sotto il materasso perché i materassi della famiglia Bossi sono diverse centinaia

Guelfi

L'ultimo raggruppamento guelfo del quale si abbia notizia è quello citato da Dante nel canto quindicesimo dell'Inferno, quando il poeta incontra il vescovo Tavernino "che in vita dei papisti fu il nocchiero / e tanto era potente, e tanto lieto / che di esser morto non gli pare vero". Ma il marchio "Partito Guelfo", acquistato a un'asta nel 2008 dal deputato del gruppo misto Tortari, vale ancora oggi 2 milioni di euro all'anno come risarcimento dei danni di guerra per la breccia di Porta Pia. Tortari li investe in una rivista biennale, "Percorsi di fede", diretta, scritta e letta dalla figlia Innocenza. La sede della rivista è un attico in via Margutta. Non paga Ici perché è la classica iniziativa benefica.

Orazi e Curiazi

Grazie a un decreto di Tarquinio Prisco mai decaduto, inciso su un obelisco conservato nei sotterranei degli Archivi di Stato, gli eredi degli Orazi e dei Curiazi percepiscono ancora una pensione di guerra di 20 sesterzi annui, dieci per ciascuno. Lo scandalo sta nel fatto che entrambi gli emolumenti arrivano allo stesso destinatario, il senatore del gruppo misto Braca, che sostiene di essere discendente sia degli Orazi che dei Curiazi.

Partito d'Azione

Per volere dei suoi severi fondatori, tutti borghesi facoltosi, era l'unico partito italiano che, grazie a una speciale convenzione, non solo non riceveva denaro pubblico, ma tutti gli anni versava allo Stato la cifra simbolica di una lira. Sciolto nel 1947, ha accumulato in tutti questi anni, in virtù degli interessi, un debito di 26 mila euro che Equitalia ha richiesto, con apposita cartella, agli eredi di Ferruccio Parri.



Che straordinaria fantasia sui rimborsi,se c'è ancora qualcuno che si fa rimborsare coi sesterzi,se esistesse veramente sarebbe un grande!
Dall'argenteria,alle lenzuola,fino ad arrivare ai soldi dentro al materasso,certamente con gli abbonamenti al circo di Mosca e vari strani titoli,la fantasiosa dabbenaggine non ha confini...

[ Kenzo ]


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