sabato 10 marzo 2012

Il rinvio della Cassazione a Dell'Utri





La mafia non esiste

di Marco Travaglio

La Cassazione che annulla una condanna con rinvio ad altro processo d’appello rientra nella fisiologia del sistema giudiziario italiano. Non comporta affatto una bocciatura delle accuse, ma solo della sentenza d’appello, che qui presentava più di un’incongruenza. Del resto, chiunque lo conosca un po’ sa bene che il processo Dell’Utri è il più solido fra tutti quelli celebrati per concorso esterno in associazione mafiosa. Il meno dipendente dai mafiosi pentiti. Il più ricco di prove autonome, documentali e testimoniali, di intercettazioni, addirittura di ammissioni dell’imputato: insomma il meno legato alle parole e il più ancorato ai fatti. Se nel nuovo appello Dell’Utri fosse assolto, significherebbe che non si potrà mai più condannare nessuno per aver servito la mafia dall’esterno, cioè senza farne parte. Una jattura dalle proporzioni incalcolabili, in un paese infestato dalle mafie proprio grazie ai loro rapporti esterni con politici, pubblici funzionari, finanzieri, professionisti, magistrati, avvocati. Eppure ieri il Pg della Cassazione Francesco Iacoviello, ex pm a Ravenna, già celebre per aver chiesto e ottenuto l’annullamento delle condanne di Squillante per Imi-Sir e di De Gennaro per il G8, e la conferma dell’assoluzione di Mannino e della prescrizione per Berlusconi nel caso Mondadori, non si è limitato a criticare la criticabilissima sentenza d’appello che condannava Dell’Utri fino al 1993 e lo assolveva per il periodo politico. Ha preso in contropiede persino i difensori e ha liquidato 15 anni di lavoro di investigatori, pm, periti e giudici come cosa da niente, lanciandosi in una sprezzante lezione di diritto ai pm che hanno indagato Dell’Utri, al gup che l’ha rinviato a giudizio, ai tre giudici del tribunale che l’han condannato a 9 anni e ai tre giudici d’appello che l’han condannato a 7 anni. Già che c’era, ha aggiunto che il concorso esterno non esiste, “è un reato a cui non crede più nessuno”. In realtà al concorso esterno non credono i mafiosi e i loro amici. Ci credono le sezioni unite della Cassazione (9 giudici), che nelle sentenze Carnevale e Mannino hanno confermato che il concorso esterno esiste eccome, delimitandone i confini. Ci credono decine di giudici della Suprema Corte, che hanno confermato condanne per concorso esterno di politici (Gorgone e Cito), imprenditori (Cavallari) e funzionari infedeli (Contrada e D’Antone). Devono averci creduto anche quelli del processo Dell’Utri, altrimenti ieri avrebbero annullato senza rinvio. Ma soprattutto ci credevano Falcone e Borsellino che, non avendo avuto la fortuna di lavorare a Ravenna, configurarono per primi quel reato nella sentenza-ordinanza del processo maxi-ter a Cosa Nostra e poi la mafia li ammazzò anche perché al concorso esterno ci credevano. Il processo Dell’Utri non si basa su “frequentazioni e conoscenze con mafiosi”, come sostiene Iacoviello paragonandolo al caso Mannino. Di Mannino i giudici ritennero provate le conoscenze e le frequentazioni mafiose, ma non i favori alla mafia. Su Dell’Utri, invece, ci sono montagne di prove sui favori alla e dalla mafia. Anche limitandosi alla carriera pre-politica di manager berlusconiano, è stranoto che B. fosse succube dei mafiosi (al punto di pagarli o di dirsi pronto a pagarli) proprio perché Dell’Utri gli aveva infilato Mangano in casa e mediò per riportare la pace dopo ogni minaccia e attentato. Dire che questo non è concorso esterno e soprattutto che il concorso non esiste è un salto indietro, culturale prima che giuridico, agli anni bui in cui per certi giudici Cosa Nostra era solo un coacervo di bande disomogenee e disorganizzate. Insomma la Cupola era un’invenzione di Falcone, il “teorema Falcone” che “non capisce niente” e vuole solo “fregare qualche mafioso”, come diceva nel 1994 Corrado Carnevale al collega Aldo Grassi, che non faceva una piega e ieri presiedeva il collegio che ha annullato la condanna di Dell’Utri. Anni fa Dell’Utri disse che “la mafia non esiste” e un’altra volta concesse: “Se esiste l’antimafia, esisterà anche la mafia”. Non immaginava che un giorno, in Cassazione, avrebbe dovuto chiedere il copyright.



Alcune ore prima della sentenza della Cassazione avevo preannunciato che il "governo tecnico-sobriamente tecnico" per non avere problemi fino al 2013,non dovevano subentrare problemi,lavandosi le mani sia per il processo Mills e per l'ultimo giudizio su Dell'Utri,portando alle calende greche la definitiva sentenza,poichè rifacendo il processo facilmente andrà in prescrizione,tutto si è aggiustato,da ieri sobriamente i tecnici potranno andare avanti.

Curiosa telefonata da parte della radio trasmissione "La zanzara" ieri sera su Radio 24,appena saputo del giudizio su Dell'Utri,il noto parac..o Cruciani ha telefonato all'illustre imputato,non essendo reperibile al telefono cellulare il disco in lingua ispanica lo ha ufficializzato,nonostante i suoi legali abbiano affermato che Dell'Utri fosse in Italia,con tutta probabilità si era trasferito in una zona del pianeta molto tranquilla...

Non c'erano sicurezze sull'ultima sentenza,prevenire è assai meglio di curare!

&& S.I. &&


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