sabato 7 gennaio 2012

Vendite auto:Solo più una questione di elite




[ vignetta di Bruno D'Alfonso ]

IL FUNERALE DELL’AUTO

Le vendite crollano del 15%, ma non per il lusso La “macchina” torna a essere una questione di classe

di Luca Telese

Primo fotogramma. Roma, Tuttoauto, un grande salone alla fine della Prenestina quasi sul raccordo. Bandiere che sventolano, macchine sul piazzale. C’è un signore con dei depliant in mano. Dopo due giri tra i banchi torna con passo convinto verso la postazione di vendita. Mentre questa scena si svolge sto chiedendo al concessionario perché secondo lui il mercato dell’auto è crollato. Mi sorride mentre aspetta il cliente e mi provoca: “Vede questo signore? Vuole comprare una Opel Corsa, è già venuto due volte, ha già deciso il modello, il prezzo, deve solo firmare il contratto. Scommette che le prime due domande che farà conterranno la risposta alla sua?”. Accetto. Il signore prende un sospiro: “Allora va bene quella rossa, niente metallizzata…”. Il rivenditore mi guarda, come per dire: aspetti… Il cliente prende un altro respiro: “Le volevo chiedere altre due cose: la prima è se il finanziamento verrà concesso. La seconda è se è possibile comprare senza acconto”. Il rivenditore risponde sì a entrambe le domande e lo indirizza verso l’amministrazione. Poi mi guarda soddisfatto. Gli chiedo: “Avevate già parlato del prezzo?”. Sorride: “No. Di questi tempi è quello che chiedono tutti”. Se vuoi capire perché il mercato dell’auto ha perso il 15% delle vendite a dicembre,e il 10% in tutto l’anno, rispetto al 2010, devi partire da questa risposta.

SECONDO fotogramma. Macchia d’Isernia, Città dell’auto. È il più grande rivenditore d’Italia, l’unico che ha tutte le marche, un superconcessionario da 5600 metri quadri. La città è costruita in questo modo: un enorme piazzale, e poi una struttura coperta in cui si può passare da una marca all’altra come in un supermercato. Al primo piano marchi di consumo, al secondo i premium. In un’altra palazzina – collegata – l’usato. In ogni angolo dei cartelloni reclamizzano l’offerta del momento, la Panda di seconda mano a 4mila 900 euro. La Città dell’auto della Dr serve tutto il meridione e il centro d’Italia, ma non solo. Durante il viaggio alla ricerca della propria macchina, senza uscire, si può mangiare in un ottimo ristorante con specialità regionali. Lo gestisce uno straordinario chef molisano Federico Bocchini. Prima i clienti coronavano con i tortelloni di radicchio di Federico la scelta dell’acquisto. Ora vengono, degustano le ottime specialità, e magari se ne vanno senza comprare. Se vuoi capire che cosa è successo devi venire qui, dove si può scegliere qualsiasi marca. Se vuoi capire il grande terremoto devi ascoltare l’aneddoto che ti racconta Eugenio De Li-si, responsabile brand di tutti i marchi più noti del mercato non premium: “Tempo fa viene qui un signore. Un pensionato, una persona distinta… Sa, noi per i clienti abbiamo l’occhio clinico, capisci subito quelli di cui ti puoi fidare”. E cosa succede? “Sceglie una Dacia Duster. È una macchina molto robusta, economica, un fuoristrada che costa come una utilitaria, gruppo Renault… Sceglie il modello base, fa bene i suoi conti, lascia un piccolo acconto e chiede un finanziamento”. E cosa succede? De Lisi scuote la testa: “Che il parere della società è negativo. Forse il nostro cliente aveva un altro piccolo prestito, una rata per qualche elettrodomestico che non aveva calcolato, non so. A quel punto rimango malissimo anche io. Vedo che è una grande umiliazione. Cerco una alternativa”. E cosa avete fatto? “Visto che abbiamo anche il settore usato, mi sono ricordato che avevamo una Audi che sembrava quasi nuova. Abbiamo fatto la voltura dell’acconto, e poi ci siamo fidati…”. Cioè? “Abbiamo fatto noi, come concessionaria, delle piccole rate per la cifra che mancava. Ci siamo assunti il rischio, per una seconda mano potevamo, e abbiamo fatto bene. Il signore ha onorato il suo debito. Ma capisce cosa voglio spiegarle? Un tempo, non più di due anni fa, bastava tirare la carta di identità e si otteneva il credito. Adesso ti passano ai raggi X, e spesso anche chi è convinto di essere solvibile finisce per non esserlo. Molti – osserva De Lisi – il rischio di questa umiliazione se la risparmiano non venendo in negozio”.
SE PARLI con il manager della Dr ti rendi conto che il mercato dell’auto è una perfetta stratigrafia dei consumi di una società: “Abbiamo macchine di ogni prezzo e cilindrata. Basta sapere leggere i dati di vendita per capire quello che sta accadendo: “Primo: fino a prima della crisi gli allestimenti più venduti di ogni modello erano quelli premium. Adesso sono tutti i modelli base, magari equipaggiati
con l’essenziale, come l’aria condizionata”. Secondo? “Le vendite slittano verso i modelli più economici. Il successo della Dacia è dovuto soprattutto al prezzo”. Terzo? “Continua a crescere, almeno da noi, la domanda di vetture a gas. La gente si informa del prezzo, del bollo. E subito dopo dei consumi. Se lei stesse la giornata dietro al mio banco scoprirebbe che c’è paura”. E il mercato dell’usato? Indico il cartellone con la Panda a 4.900 euro. De Lisi sorride: “Averne! Avevano comprato una flotta, stanno andando via come il pane, la gente le ha comprate senza nemmeno vederle”. Non è un controsenso? “Assolutamente no. Se c’è il prezzo offerta i consumatori accorrono, anche con il tam tam. Le chilometri zero e le auto aziendali scompaiono letteralmente”. E le altre? “Purtroppo no. Sono gravate dal passaggio di proprietà, una tassa inspiegabile”. Cioè? “È commisurata alla potenza, e non al valore dell’auto: si paga da 500 a 8000 euro a seconda dei cavalli. In alcuni casi un terzo del valore!”. Chiedo a De Lisi perché la Fiat cali più degli altri: “Anche qui la risposta è semplice. La Punto inizia ad avere qualche anno. La Panda va, ma si aspetta il modello nuovo. Le altre soffrono una concorrenza micidiale in alto e in basso”. Cioè? “Prima una Wolksvagen costava 200 euro in più, adesso quasi lo stesso. E prima non c’erano tutti i marchi economici: le giapponesi, le coreane, e – se permette – anche la nostra Dr1 a gas che ha un prezzo ottimo”.

TERZO fotogramma. Il più grande centro vendita della Fiat, quello di viale Manzoni. Enorme, bellissimo, tirato a lucido. Alle sei di sera di un giorno piovoso ci sono solo tre clienti. Il vicedirettore della filiale e uno dei venditori mi oppongono un cortese no comment. Ma se ti fermi a osservare e ascolti le conversazioni capisci subito quale sia il clima. La nuova Panda arriva a fine mese, ma ai clienti indecisi viene mostrato uno dei primi esemplari sfornati da Pomigliano. È un po’ più massiccia della “classic”, ha il muso arrotondato che ricorda quello sexy della nuova 500, è un po’ più lunga. Ma costa anche quasi 2.000 euro in più del suo predecessore. Così la classic resterà in vendita, per tutti quelli che non se lo possono permettere. Le grandi macchine e le nuove Lancia si vendono con il contagocce, il Freemont è stato sostenuto dalla pubblicità e adesso rallenta i volumi, i venditori alzano gli occhi al cielo e sospirano: “Tutte le nostre preghiere sono rivolte alla nuova Panda”. Se però scomponi i numeri di quel calo di mercato ottieni un’altra risposta. Secondo l’Unrae il mercato nord occidentale è calato del 6.75% (la metà di quello nazionale) mentre quello meridionale è calato del 21% e quello insulare addirittura del 30%. E se invece osservi i prezzi, l’unico mercato che è rimasto praticamente invariato è quello delle medie superiori, le macchine più costose (solo 0.19% in meno). Nel tempo della grande crisi anche l’auto è tornata una questione di classe.



Sono tempi nei quali le famiglie hanno altre priorità,il cambio dell'auto diventerà sempre di più solo se necessario,e magari di seconda mano,oltre tutto come descritto dall'articolo,l'opportunità di raggiungere un prestito finanziario è sempre più difficile.

Toccherà ai finanzieri capire se le auto d'elite sono state comprate da chi se le può permettere,è molto facile incrociando le dichiarazioni dei redditi degli ultimi anni!!

&& S.I. &&


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