venerdì 16 dicembre 2011

La pace col fisco delle banche e degli evasori




Evasori? No, pacifisti

di Marco Travaglio

Intesa San Paolo, la prima banca italiana, ha appena versato al fisco 270 milioni di euro più interessi: a tanto ammontavano le imposte evase contestate dall’Agenzia delle Entrate fra il 2005 e il 2007. Lo stesso han fatto di recente i principali istituti di credito: Montepaschi (260 milioni), Bpm (170), Credem (53,4), Unicredit (99, che però non chiudono il contenzioso, visto che il fisco le contesta altri 444,6 milioni). In totale nel 2011 i banchieri evasori hanno scucito 1 miliardo di tasse non pagate, ovviamente dopo essere stati beccati. La notizia è clamorosa, in qualunque altro paese campeggerebbe sulle prime pagine dei giornali e nei titoli dei tg. Tanto più che Intesa San Paolo è al governo, con tre suoi papaveri ministri (Corrado Passera, ex-Ad, ed Elsa Fornero, ex vicepresidente del Consiglio di sorveglianza) o viceministri (Mario Ciaccia, ex Ad e Dg di Biis, gruppo Intesa). Invece il Corriere l’ha confinata a pagina 47, con un titolo alla vaselina (“Intesa fa pace con il Fisco per 270 milioni”) che solo un decrittatore di codici segreti riuscirebbe a collegare all’evasione, parola proibita e mai pronunciata. Le parole, diceva Moretti, sono importanti: se l’Agenzia delle Entrate contesta una somma evasa a un contribuente, non è detto che abbia ragione lei: potrebbe avere ragione lui. Ma se lui paga una somma a sei zeri, non c’è dubbio che aveva torto lui. Soprattutto se lui è una banca quotata in Borsa, con un preciso obbligo verso clienti e azionisti: non gettare centinaia di milioni. Specie in tempi di scarsa liquidità che hanno appena costretto lo Stato, tramite il governo di Larga Intesa, a garantire per le banche in caso di insolvenza. Fa sorridere la nota di Intesa che rivendica “la correttezza del proprio operato” e spiega di aver pagato “solo in ragione dell’inopportunità di contenziosi lunghi e onerosi”. Non scherziamo: se uno ritiene di aver pagato tutte le tasse, non scuce 270 milioni per evitare un contenzioso che, per lungo e oneroso che sia, sarà sempre meno pesante di un quarto di miliardo. La nota di Intesa ricorda quella degli imputati che patteggiano anni di galera per corruzione o stupro e poi dicono: sono innocente, ma ho preferito evitare un lungo processo. Se sai di essere innocente, non patteggi: ti difendi. Anche perché, quando la notizia esce, nessuno crederà mai alla barzelletta dell’innocente che concorda col giudice 3-4 anni di galera. Per le grandi evasioni, invece, la notizia di solito non esce. E, se esce, si fa in modo che non si capisca (anche perché di solito l’evasore è editore di giornali o amico loro: Intesa possiede il 5% del Corriere). L’evasore potente e famoso non “restituisce il maltolto”: “Fa pace col fisco”. Come se scoprire che uno evade significasse dichiarargli guerra. Basta digitare su google le paroline in dolce stilnovo “pace col fisco” per trovare decine di Vip feriti sul fronte bellico del Fisco guerrafondaio e costretti, povere animucce candide, a “fare la pace”. “Mps fa pace con il Fisco per 260 milioni”, “Coppola fa pace col Fisco: verserà 200 milioni”, “Valentino Rossi e il fisco, pace da 20 milioni”, “Capirossi fa pace col fisco per 12 milioni”, “Fisichella fa pace col fisco. Accertamento per 17,2 milioni, il campione di F1 ne verserà 3,8”. Già, perché questi bei tomi ottengono pure forti sconti sulle tasse evase. Come se uno prendesse una multa da 100 euro e dicesse al vigile: “Facciamo la pace, gliene do 20 e ossequi alla signora”. O uno rapinasse 100 milioni in banca e, una volta beccato, tornasse indietro: “Facciamo la pace, oggi mi sento buono, ve ne restituisco 20 e un bacio sopra” e i giornali titolassero “Rapinatore fa pace con la banca”. Ecco perché nessun governo fa mai una seria lotta all’evasione, né potrà farla il governo dei tecnici, cioè dei banchieri: l’evasione è nel Dna delle nostre classi dirigenti e intellettuali. In America chi evade 100 dollari finisce dentro e quando esce diventa un paria. Da noi vige la regola classista di Trilussa: “La serva è ladra, la padrona è cleptomane”. Il poveraccio che evade è un evasore, il Vip è un pacifista.



Non esiste alcuna volonta' di sconfiggere questa pratica,ne' a livello politico e ne' mediatico,il cancro del nostro paese insieme alla corruzione continuera' a far pesare per i soliti noti la tassazione,insieme ai servizi sociali assolutamente scadenti rispetto a quel che stiamo pagando.

&& S.I. &&

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2 commenti:

Katrina Uragano ha detto...

Il brutto è che pagheranno sempre i soliti (cioè noi) e la faranno franca sempre gli stessi.
Ci spremeranno come limoni e non servirà a nulla se non a peggiorare ulteriormente le cose.

Ivo Serenthà ha detto...

Il rischio che serva a poco,esiste,già si vocifera che a marzo dovranno rivedere e correggere ancor di più la manovra,le lacrime e il sangue diventeranno cospicue.

Buon week end si fa per dire,almeno provaci,ciao