domenica 4 settembre 2011

Vendola intervistato al congresso di Sel a Roseto degli Abruzzi




“È PEGGIO DI TANGENTOPOLI”

Vendola: “Nel 1993 la politica usava gli affari per finanziarsi oggi i partiti vogliono stare al tavolo con i poteri forti”

di Sandra Amurri

inviata a Roseto degli Abruzzi

Arriva a Tilt, l’affollatissimo campeggio organizzato dai giovani delle fabbriche e di Sinistra e libertà, sottoponendosi a un’ora e mezza di domande senza filtro pescate a caso da un’urna. Rilancia la sua candidatura per le primarie, spiega come dovrebbe essere secondo lui il centrosinistra, risponde alle critiche, comprese quelle del nostro giornale: l’ospedale del Mediterraneo progettato con il San Raffaele, il caso Tedesco e il sistema Tarantini.

Presidente Vendola, prima le domande difficili. Che c’azzecca la sanità pugliese con don Verzé?

Cominciamo bene. Stiamo parlando di una delle città più belle del Mediterraneo, ma anche delle più avvelenate, che convive con il più alto tasso di incidenza tumorale, anche infantile. Ho fatto un sogno: non assistere alla posa della prima pietra di un grande polo della salute dall’oltretomba, ma vedere il taglio del nastro da vivo.

Anche la fretta può essere un peccato per un politico.

Forse. Ma se l’ho commesso non è per me, ma per ciò che mi sta a cuore: gli ammalati di tumore e i bambini di Taranto, costretti al turismo sanitario al Nord.

Perché proprio don Verzé, per fare questo ospedale?

Ho tanti difetti, ma nessun interesse. Sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Bella risposta, ma non basta.
Con la trafila ordinaria ci avremmo messo vent’anni. Così, invece, si poteva sperare di riuscire in 5. Ho scelto quello che nel 2005 secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ma ancora oggi, era il primo istituto di ricerca in Italia il San Raffaele.

Ma lei non lo sa che don Verzé è amico di Berlusconi?

Vuole una risposta brutale? Non me ne frega nulla. Anzi, lo considero persino positivo se, dopo una scelta che io ho fatto su base assolutamente tecnica, Berlusconi avesse sbloccato più volentieri i fondi. Resta la chiarezza di base: una convenzione pubblico-privato in cui il pubblico detta le regole, le tariffe, controlla e mantiene la proprietà. È poco?

Cosa succede dopo il crac del San Raffaele?

O questa Fondazione con il San Raffaele o un’altra se dovesse fallire dovrà sempre bandire una gara europea per i 150 milioni di euro stanziati per il progetto. In entrambi i casi, non un euro dei 250 milioni programmati va sprecato.

Lei non calca la mano sul caso Penati perché non vuole che si parli di Tedesco?

È vero il contrario. Siccome ho la coscienza a posto e non ho scheletri nell’armadio, considero il caso Penati un fatto grave, ma ho molto rispetto per la sofferenza del popolo del Pd.

Grave? Sia sincero nessuna indulgenza con Penati?

Io sono stato, fino alle primarie di Pisapia, il principale oggetto di polemica di Penati e del riformismo milanese. Ne vado per così dire orgoglioso. Vedo una differenza con Tangentopoli, e in peggio. Nel 1993 la politica usava gli affari per finanziarsi, e mantenere l’illusione della propria egemonia. Il sistema Sesto, se possiamo chiamarlo così, lascia intravvedere una mutazione genetica, anche rispetto all’analisi profetica dell’intervista di Berlinguer a Scalfari. Oggi sono i partiti indeboliti, e subalterni al sistema economico, che sognano di dotarsi di una propria interfaccia economica per stare al tavolo dei poteri forti e recuperare il gap.

Tedesco, rispondendo a Travaglio sulla web tv del Fatto, ha rivelato che lui le aveva segnalato il suo conflitto di interesse.

È vero. Gli ho anche detto di spogliarsi delle sue aziende.

Questo lo racconta anche Tedesco. Ma non è accaduto.

Tedesco all’inizio del suo mandato ha chiuso le sue società, e aveva amministrato dimostrando di conoscere tutto del sistema sanitario pugliese. Poi, però, ha rifondato nuove società affidate ai figli. Quando questo nuovo conflitto di interessi è esploso, ho posto la questione della sua sostituzione. Al punto che le stesse intercettazioni dell’inchiesta riportano il dialogo in cui Tedesco si lamenta con Emiliano dicendo che io lo voglio fare fuori. Però ho sentito a La7 che lo stesso Tedesco ha ammesso: ‘Non aver risolto il conflitto d’interessi allora, come diceva Vendola, è stato il mio più grande errore’.

E il suo vicepresidente, Frisullo, che si faceva offrire escort da Tarantini?

Appena l’inchiesta ha rivelato le sue relazioni l’ho mandato a casa. Quell’azzeramento oggi è una delle scelte più radicali e felici della mia carriera. Al contrario di altri, Tarantini non l’ho mai visto né conosciuto. Governare significa scegliere, decidere, e anche sbagliare.

Quindi ammette degli errori?

Certo. Ne ho fatti, me ne sono assunto ogni responsabilità, e ne ho spiegato i motivi. Ci sono quelli che denunciano l’impurità e vendono la purezza per mestiere. Io ho passato anni a denunciare il Palazzo, poi ho traversato la strada e ci sono entrato, facendo di tutto per trovare un equilibrio fra i compromessi del governo, e la volontà di non vendere mai l’anima.

Gli inceneritori della Marcegaglia dimostrano che lei fa compromessi con il potere?

Primo: io ho eliminato dai piani regionali tutti gli inceneritori pubblici, se non altro perché erano obsoleti, delle fetecchie progettati per bruciare il tal quale. I due piccoli termovalorizzatori, uno in costruzione del gruppo Marcegaglia, sono stati appaltati da Fitto. Ma il gruppo Marcegaglia ha vinto un ricorso al Consiglio di Stato. E pur essendoci una sentenza, che devo rispettare, non ho problemi a dire: mi sta persino bene che nel ciclo dei rifiuti pugliese ci siano inceneritori che bruciano il combustibile da rifiuto di qualità. La Puglia non doveva finire come la Campania. Interessi personali in questa storia? Zero.

Perché si dovrebbe votare Vendola premier?

Ho un’idea di come l’opposizione dovrebbe affrontare la sfida, diversa da quella degli attuali stati maggiori del centrosinistra. La destra ha fallito. Io non voglio più giocare in difesa. I voti si perdono con la politica che non sente i dolori e le speranze. Esempio? Stracciamo la Bossi-Fini.

Bersani non vuole firmare il referendum sul maggioritario, lei raccoglie le firme.

Lui dice: il sistema che esce dal quesito non è il migliore immaginabile. Giusto. Il problema è che l’attuale sistema, in cui la gente non sceglie, è il peggiore mai esistito. Io voglio che nella nuova coalizione il meraviglioso popolo dei referendum che ci ha portati alle vittorie di giugno, conti più di un partito.

Dicono che la sua sinistra radicale abbia ricette economiche vecchie.

Non so che significhi. So che quelle meravigliose della destra hanno portato l’Italia sull’orlo del baratro. So che la libertà non è una merce, che la giustizia non è un residuo archeologico e che - nel tempo della crisi e degli evasori, uguaglianza è la parola più giovane del mondo.



La giornalista del Fatto quotidiano ha reso con le sue domande una buona informazione,non convincono al 100% le risposte di Vendola,dando comunque atto che in Italia governare anche una regione è di una difficoltà estrema,sia nel scegliere gli uomini della giunta e nelle decisioni sui lavori di pubblico interesse,vedi Taranto-San Raffaele-Verzè.

Se alla fine del suo mandato in Puglia risulteranno solo peccati veniali,potrà dirsi vincitore,come non vedo alternative all'unica e più credibile candidatura alle primarie,per la decisione del candidato Premier alle prossime elezioni,d'un csx ormai nel caos.

Se esiste ancora una sinistra,sfumata e a colori pastello,quella la può interpretare ancora Vendola,in definitiva l'unica ancora di salvataggio popolare.

&& S.I. &&

1 commento:

Francesco Zaffuto ha detto...

Interessante. Ho fatto un link a questo post per le notizie di testa sul mio blog www.lacrisi2009.com
ciao