giovedì 22 settembre 2011

Copenaghen:Il paradiso in crisi delle biciclette




È cosa nota: Copenaghen viene celebrata da anni come la «mecca del trasporto a pedali». Urbanisti e appassionati delle due ruote di tutto il mondo sono concordi nell’indicare la città danese come un «modello a misura di ciclista». Piste ciclabili larghe fino a quattro metri - quasi delle corsie autostradali - dominano il paesaggio urbano e permettono di pensare meno al traffico e più ai luoghi che si attraversano. Tuttavia, su quelle stradone dove un tempo si pedalava in tranquillità e totale spensieratezza ora regna il caos: «troppe biciclette» e soprattutto ciclisti «troppo aggressivi e indisciplinati» è il risultato.

FLAGELLO BICI - Mobilità alternativa in pericolo? Suona quasi come un paradosso. Tanto più se arriva da Copenaghen, lì dove le piste sono veramente ciclabili e quella delle due ruote è una cultura rispettata. Il grido d’allarme è stato lanciato dalla Federazione ciclistica danese, la Dansk Cyklist Forbund (Dcf) e da Wonderful Copenaghen, l'agenzia turistica ufficiale della Danimarca. La prima bike city al mondo ha infatti un grosso problema di congestione: l'incredibile successo avuto dalle due ruote ecologiche tra residenti e turisti sta creando difatti «uno sgradevole e pericoloso clima intimidatorio». Trovare una soluzione al problema non sembra facile. E nella «mecca dei ciclisti» cresce la preoccupazione. Turisti e residenti sono impauriti al solo pensiero di prendere una bici o di dover attraversare una pista ciclabile, ha riferito recentemente il quotidiano The Guardian. Sempre più spesso i ciclisti utilizzano le due ruote in maniera indisciplinata e azzardano manovre e sorpassi che mettono in pericolo loro stessi e i pedoni.

INGORGO - Da decenni la città danese promuove con costanza il mezzo di trasporto ecologico: oggi ben il 36 per cento dei danesi utilizza la bicicletta per andare al lavoro o a scuola. Per il 2015 l’amministrazione comunale si prefigge di raggiungere una quota del 50%, cioè quasi 250 mila persone. Quotidianamente vengono percorsi sulle strade di Copenaghen oltre 1,3 milioni di chilometri in bici. Numeri che altre capitali europee ancora sognano, ma a cui puntano. C’è però un problema, non di poco conto per questo mezzo ad emissioni zero tanto pubblicizzato. Si chiama ingorgo, appunto. Già perchè a Copenaghen si pedala sempre, per andare al lavoro e per uscire la sera. E, come in macchina nelle grandi città, anche qui tutti vogliono arrivare dal punto A al punto B il più in fretta possibile.

MEGLIO UN TAXI - «Nelle ore di punta non prendo piú in bici i miei bambini. È troppo pericoloso, non voglio rischiare», ha spiegato Aneh Hajdu, di Wonderful Copenhagen. Nella città, che dal 2008 si pubblicizza con l’azzeccato slogan «I bike Copenhagen», è quasi impossibile trovare parcheggio per le due ruote vicino alle stazioni principali. Inoltre: le piste ciclabili sono intasate da una marea ondeggiante di ciclisti. «I ciclisti lottano per un po' di spazio sulle piste di Copenaghen, dove la gente si spinge e si urta», ha raccontato al Guardian Frits Bredal, del Dansk Cyklist Forbund. Sono innanzitutto danesi, ma anche turisti. Indisciplinati, aggressivi i e spericolati. Infrangono i codici stradali e usano la bicicletta in modo del tutto sconsiderato, tanto che - aggiunge Bredal - alcuni perdono la pazienza, parcheggiano la bici e decidono di salire su un taxi.

I BIKE CPH - Il numero degli incidenti nei quali sono coinvolti i ciclisti è in realtà sceso negli ultimi anni, ma questa tendenza potrebbe cambiare con la crescita esponenziale delle due ruote, il timore del Dansk Cyklist Forbund. C'è chi propone di educare i ciclisti ad una guida più sicura e nel rispetto degli altri, prima di pensare ad ampliare la rete delle ciclabili. Il fotografo danese e fanatico delle bici Mikael Colville-Andersen, definito «The Sartorialist delle due ruote» ed eletto da Time tra i «100 top blog worldwide» con i suoi Copenhagenize e Cycle Chic, é di altro avviso: «Andare in bicicletta a Copenhagen - nelle ore di maggior traffico - non è un’attività adatta ai pavidi, richiede concentrazione ed è vero che avremmo bisogno di piste ciclabili più larghe, ma non è pericoloso come viene propagato dal DCF». Colville-Andersen, che sul suo blog ha recentemente elencato le città europee a misura di bici, rimanda alle statistiche secondo le quali la situazione è perlomeno migliore di Amsterdam. Resta da vedere se a questo punto le parole dell’inno ufficiale della campagna «I bike Copenhagen» non debbano essere cambiate. Attualmente il testo della popolare canzone recita: «Noi distruggiamo il mito che solo gli egoisti si trovano in viaggio nel traffico. Non sogno di andare via. Rimango a Copenaghen - perchè io “bike” Copenaghen».



Può indubbiamente far riflettere la situazione nella capitale danese,ma la viabilità nelle città non ha alternative,al di là di una valida organizzazione dei mezzi pubblici motorizzati.
Se si dovesse avverare il processo contrario,penso che gli ingorghi dovuti alle auto sarabbero altrettanto pericolosi e assai più stressanti,e l'aria molto più irrespirabile.

&& S.I. &&

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