sabato 20 agosto 2011

Le semplici ricette per avere piu' equita sociale in questo paese



E tassare i ladri?

di Marco Travaglio

Sulla proposta Idv-Pd, che riprendeva quella del Fatto per ritassare seriamente i capitali scudati due anni fa al 5% va in scena il solito copione: qualche peone del Pdl si dice possibilista, poi B. propone un altro scudo fiscale, poi ritira l’idea, così tutti respirano per lo scampato pericolo e dimenticano il resto. Morta lì, come se l’opposizione non avesse null’altro da proporre in alternativa alla rapina di governo. Alcune ricette sacrosante le conosciamo, ma sono al momento pure chimere per mancanza di una maggioranza che le approvi: abolire tutte le province; ripristinare l’Ici (unica imposta federale) e la tassa di successione (imposta liberale quant’altre mai, che spezza la rendita e rimette in circolo i capitali); allungare l’età pensionabile secondo gli standard europei; disboscare la Casta col machete. Molto più utile sarebbe sfidare Pdl e Lega dinanzi ai loro elettori inferociti con alcune proposte a costo zero, che porterebbero nelle casse dello Stato decine di miliardi senza sfiorare le tasche degli onesti, ma saccheggiando quelle dei ladri. Il punto di partenza sono i dati raccolti da Nunzia Penelope in Soldi rubati (Ponte alle Grazie) sui 400 miliardi di “tassa occulta” che ogni anno paghiamo per colpa di varie categorie di ladri: 120 se ne vanno in evasione fiscale, 60-70 in corruzione, 52 in lavoro nero (l’evasione contributiva coinvolge almeno 3 milioni di lavoratori sommersi), 43 in infortuni sul lavoro, 18 in merci contraffatte, 5 in crac finanziari, 20 in abusi edilizi, 135 nel “fatturato” delle mafie che però sventuratamente non fatturano; infine le truffe all’Ue che ingoiano il 40% dei contributi per le zone depresse. Basterebbe ridurre queste voci del 10% e avremmo ogni anno 40 miliardi in più. Pareggio di bilancio assicurato a spese dei ladri, anziché degli onesti. Qualche idea, in ordine sparso. 1) La corruzione si combatte, oltreché riformando la Pubblica amministrazione e ritirando la mano pubblica dall’economia, con la repressione. Il 1° marzo 2010, in pieno scandalo Cricca, il Consiglio dei ministri licenziò un ddl anticorruzione-brodino che poi si perse nei meandri del Senato. Perché non fare una battaglia per riesumarlo ed emendarlo con la proposta organica lanciata dal Fatto un anno fa e sposata da Pd, Idv, Fli e Sel? Si tratta di recepire la Convenzione penale del Consiglio d’Europa sulla corruzione, sottoscritta a Strasburgo nel ‘99 e mai ratificata dall’Italia, allo scopo di: accorpare corruzione e concussione in un unico reato che vieta al pubblico ufficiale e all’incaricato di pubblico servizio di prender soldi da chicchessia; introdurre nuovi reati puniti in tutto il resto dell’Occidente: autoriciclaggio, corruzione fra privati e traffico di influenze illecite. 2) Ripristinare il reato di falso in bilancio sciaguratamente abolito, di fatto, dal secondo governo Berlusconi nel 2002. 3) Riformare la prescrizione, arrestandola al momento della richiesta di rinvio a giudizio e cancellando la legge ex Cirielli (oggi la corruzione si prescrive 7 anni e mezzo dopo che è stata commessa, mentre prima scattava dopo 15). 4) Rilanciare le proposte della commissione Mastella del 2006 (comprendeva i magistrati Davigo, Greco, Ielo) per una Giustizia che si autofinanzi recuperando il maltolto della criminalità economica e fissando una cauzione sulle impugnazioni. 5) Riformare i reati fiscali all’americana: triplicando le pene, ora talmente irrisorie (3 anni per la dichiarazione infedele e 6 per la frode) da garantire all’evasore che non farà un giorno di galera e si terrà il bottino; e abolendo le soglie di non punibilità introdotte dall’Ulivo, che consentono di evadere ogni anno fino a 50mila euro (frode) e 100mila (dichiarazione infedele) senza finire in tribunale. Lo slogan berlusconiano contro il “mettere le mani nelle tasche degli italiani” si sta rivelando per quello che era: una truffa. Si attende qualcuno che se ne intesti un altro, più etico e realistico ma altrettanto popolare: “mettere le mani nelle tasche e le manette ai polsi dei ladri”.



Non posso che essere d'accordo con Travaglio sulle numerose proposte enunciate,tranne una e mi spiego.

Allungare l'eta' lavorativa rispetto ai canoni europei e' un'affermazione che di per se non farebbe una piega,ma ho idea che Travaglio poco sappia del lavoro cosi' com'e' organizzato in Italia nell'industria e in altre categorie produttive,compreso chi e' dipendente nelle aziende commerciali.
Se all'estero,mi riferisco all'Europa piu' evoluta,l'anziano lavoratore viene favorito nelle mansioni,qui in Italia non lo e' per nulla,mediamente le aziende considerato la paga piu' alta del lavoratore dopo molti anni di lavoro,giovani o meno giovani devono produrre allo stesso modo,ma e' impensabile che possa esserlo.

E poi mi si consenta,che avendo iniziato a lavorare alcuni anche a 14 anni,d'arrivare alla veneranda eta' di 65 anni e averne lavorati piu' di 50,a me pare senza alcun senso tutto cio',aggiungendo che molti di loro non hanno avuto comode poltrone con scrivania al seguito.

&& S.I. &&

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