mercoledì 8 giugno 2011

Gli acculturati della corazzata potemkin



vita della albero L'

di Massimo Gramellini

In un cineclub di Bologna hanno proiettato per una settimana «L’albero della vita» di Malick all’incontrario. Prima il secondo tempo, poi il primo. E alla fine, applausi convinti. Pare che il distributore avesse invertito per sbaglio le etichette sui rulli della pellicola. Sta di fatto che gli spettatori del film vincitore a Cannes non si sono accorti di nulla. Ora, è vero che il protagonista muore all’inizio e rivive durante le ore successive, per cui l’inversione dei rulli ha semplificato la trama. Ma i frequentatori del cineclub - i famigerati intellettuali con barba esisteranno ancora? - hanno ridato fiato al partito di Fantozzi, che li sbertuccia dai tempi della Corazzata Potemkin. Par di vederli, mentre escono dalla sala magnificando la genialità del regista nel mettere la parola FINE al termine del primo tempo, superata solo dall’intuizione di inserire i titoli di testa all’inizio del secondo.

Vorrei prendere le loro difese: intanto il film era in lingua originale e si sa che molti intellettuali dicono di sapere l’inglese, ma restano fermi a «the cat is on the table». E poi c’è il condizionamento del luogo. Nei cineclub, come a certe mostre, si entra con un pregiudizio favorevole nei confronti dell’artista. Davanti al ritratto di un uomo a testa in giù, mi capitò di udire un critico profondersi in gargarismi per il pittore che «aveva denunciato il rovesciamento della realtà operato dal Potere». Stavo riflettendo sulla profondità del messaggio, quando un commesso si avvicinò al quadro e lo mise nel verso giusto, scusandosi per l’errore.




Mi permetta la citazione di qual grand'uomo e filosofo Ugo Fantozzi "per me la corazzata potemkin è una cagata pazzesca".Me lo posso permettere non essendo per nulla acculturato e potendo esprimere finalmente in coro il concetto di quel gran Ragioniere!


&& S.I. &&

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