sabato 21 maggio 2011

Travaglio-Belpietro a telecamere spente ad anno zero




Mentoliptus
di Marco Travaglio
   Alcuni lettori mi domandano cos’è successo ad Annozero tra me e Belpietro a telecamere spente. In effetti, diversamente dal consueto, qualcosa è successo. Di solito approfitto delle pause pubblicitarie per uscire a fumare e rilassarmi un po’. Giovedì, uscendo, non ho resistito alla tentazione di dirgliene quattro. Poco prima mi ero permesso di ricordare, anche ad Al Gore che mi sedeva accanto, che l’Italia è l’unica democrazia del mondo dove il capo del governo è ineleggibile, controlla abusivamente cinque reti tv, più svariati giornali, e in tale veste stipendia migliaia fra giornalisti, scrittori e intellettuali. Belpietro, sentendosi giustamente della partita, ha tentato di tirarsene fuori sol perché dirige Libero, che non è di B., ma di un deputato di B., Angelucci. Gli ho ricordato in diretta che conduce un programma su Canale 5, dunque è fra i salariati di B. Allora se n’è uscito farfugliando che lo sono anche Saviano, Scalfari e Augias. Gli ho risposto che, per quanto opinabile possa essere la scelta di pubblicare per case editrici di B. e famiglia (Mondadori ed Einaudi), un conto è uno stipendio, un altro i diritti d’autore dei libri. Lo stipendio dipende dal servilismo dei salariati di B., le royalties dal successo di un libro. Nel primo caso si arricchisce il salariato a spese del padrone, nel secondo l’editore a spese dell’autore, che incassa solo una minima parte (10-12%) del frutto del suo lavoro. Inoltre, se B. nomina tizio direttore di un suo giornale, è perché lo ritiene funzionale alla sua politica, altrimenti lo caccia (lo fece con Montanelli nel ’94 e con Feltri nel ’97). Se invece Mondadori mette sotto contratto uno scrittore, è lo scrittore a decidere cosa scrivere nel libro e, se l’editore tenta di censurarlo, è libero di pubblicarlo con un altro editore. Per questo, quando Belpietro ha detto che non c’è differenza tra chi è stipendiato da B. e chi pubblica per Mondadori ed Einaudi, ho ribattuto che è un somaro, nel senso di ignorante che non sa quel che dice. Belpietro allora ha ripetuto le solite scemenze, e cioè che io sarei un “pregiudicato” (falso: mai avuto condanne penali definitive), uno che frequenta brutta gente (mai stato ad Arcore o a Palazzo Grazioli) e un “prescritto come Andreotti” (Andreotti è prescritto per mafia, a me è andata in prescrizione una multa da 3 mila euro dovuta a Previti per un pezzo ritenuto diffamatorio). Quando gliel’ho fatto notare durante la pubblicità, Belpietro s’è alzato di scatto inseguendomi nella pausa sigaretta e seguitando a mentire anche lontano dalle telecamere. Sosteneva che anch’io sarei stato stipendiato dal premier (falso: lasciai il Giornale per la Voce nel gennaio-febbraio ’94, prima che B. lo diventasse, e proprio perché avrebbe potuto diventarlo) e avrei scritto libri per Mondadori dopo che B. diventò premier (firmai un contratto con Mondadori alla fine del ’93 per un libro sui Mondiali di calcio che scrissi all’inizio del ’94 e uscì in primavera, dopodiché mi affrettai a cambiare editore, anche perché Mondadori non avrebbe più potuto pubblicare quello che scrivevo nei libri successivi dedicati a B.). Ho pure tentato di spiegargli che il problema non sono i giornalisti pagati da B., ma il conflitto d’interessi che dovrebbe impedirgli di possedere giornali, tv e case editrici, creando una situazione imbarazzante e unica al mondo. Invano. Rientrato in studio, pancia in dentro e mento in fuori, Belpietro ci ha riprovato con Zucconi, accusando anche lui di essere stipendiato da B., al che Zucconi gli ha ricordato sorridendo che semmai è B. che s’è arricchito grazie ai suoi libri pubblicati per Mondadori. Poi, siccome il nostro dava ancora in escandescenze, ha pregato Santoro di ridargli la Santanchè. A quel punto ho suggerito a Belpietro di provare a scrivere qualche libro anche lui, così magari capirà finalmente la differenza fra stipendio e royalties, sempreché l’eventuale libro lo compri qualcuno. A fine puntata leggo l’sms di un amico: “Secondo me, Belpietro sta sul cazzo anche a se stesso”.





Gli ospiti del centro destra ad Anno zero sono uno spasso,da Stracquadanio alla Santanchè per finire al mentoliptus,se non ci fossero dovremmo inventarli,riescono a suscitare ilarità a volte salvando le trasmissioni,considerati i soliti temi triti e ritriti,a volte pallosi,con loro diventano una specie di varietà,demenziale naturalmente....


&& S.I. &&

3 commenti:

Pascali ha detto...

Spero che al ballottaggio gli italiani interessati al voto diano l' ultima bastonata elettorale al cavalier "pompetta" e a tutta la banda.
Non se ne può più di questo essere viscido e dei suoi sistemi da padrone del mondo.

Ivo Serenthà ha detto...

Direi che fatto trenta si deve fare trentuno,nonostante le sovraesposizioni in tv del caimano e le ripetute falsità della peggior destra mai vista nel panorama democratico occidentale.

Scommetterei per l'affermazione sia a Napoli che Milano dei candidati De Magistris e Pisapia,ma non ho la sfera di cristallo,una scelta dettata dalla realtà e dall'istinto.

Incrociamo le dita!

Anonimo ha detto...

belpietro bugiardo