domenica 24 aprile 2011

L'immensa umanità di quel grand'uomo di Don Ciotti




NO AL GOVERNO DEL DENARO E DEL POTERE
Don Ciotti: “Dobbiamo aiutare le persone a risorgere. Ogni giorno”

di Chiara Paolin
   “Io me lo ricordo come mi guardavano i bambini del quartiere. Perché mio padre, quando arrivò a Torino dal Veneto, non riuscì a trovare una casa per noi, e andammo a vivere nella baracca dentro il cantiere dove lavorava. Stavo al di là dello steccato, e anche se mia madre ci teneva sempre perfetti, coi vestiti stirati e la faccia pulita, i miei compagni avevano quello sguardo lì. Per dire: tu sei un po’ diverso”.
   ANCHE LUIGI è stato bambino. Ha imparato presto a sentire il disprezzo e la dignità, la forza dell’etica e il danno della superficialità nei rapporti umani. Ma poi nella vita è diventato Don Ciotti, e l’altra sera a Otto e mezzo, su La7, ha raccontato qual è oggi la vita 
dei deboli. Quelli che la politica la vedono in tivù, quelli che sentono la strada ogni giorno più dura sotto i piedi perché il mondo delle promesse e dei diritti non li riguarda.
   E la politica del fare, chiede Lilli Gruber? “Nel 2008 i fondi per il sociale avevano due miliardi 
e mezzo di euro. Quest’anno la cifra è scesa a quattrocento milioni - ha risposto Ciotti -. Vuol dire meno asili, pochi soldi per gli anziani, i disabili, la tossicodipendenza. Chi si riempie la bocca di valori più o meno cristiani dovrebbe rendere conto alla sua coscienza, e ai cittadini, con grande onestà”.
   Come al solito, non sono tenere le parole del fondatore del Gruppo Adele e di Libera. “Ma non è roba mia. E’ il noi che vince, l’idea di lavorare insieme 
per pretendere il rispetto delle leggi e la resurrezione dei poveri cristi - continua Don Luigi -. Abbiamo già raccolto un milione di firme da portare a Napolitano per chiedere che venga finalmente applicata la Convenzione di Strasburgo del 1999 sulla legalità. La Corte dei conti ce l’ha detto: 60 miliardi di euro di evasione, aumento della corruzione del 30 per cento, uno sbilanciamento totale tra ricchi sempre più tutelati e poveri senza appigli sociali”.
   LA CHIESA stessa tollera “zone grigie, compromessi che non fanno pronunciare parole forti sui potenti, scambiando la verità con un piatto di lenticchie”. Cioè, insiste la Gruber, il Vaticano poteva osare di più nelle critiche a Berlusconi? “E’ vero che la religione cattolica condanna il peccato e non il peccatore, ma il perdono c’è solo quando chi ha sbagliato poi cambia davvero 
atteggiamento rimettendo in circolo le risorse”. Più duro ancora il giudizio sulle manovre di sistema che il governo sta portando avanti: giustizia, leggi bavaglio, riforme costituzionali. “I magistrati devono essere sottoposti solo alla legge, mai al potere politico - si agita sulla poltroncina Ciotti -. Le leggi in discussione rappresentano il sequestro della giustizia anzichè la sua piena applicazione. Dobbiamo davvero arrivare ad avere il processo breve, e rendere umano il sistema. Quanti ragazzi abbiamo salvato dalla strada portandoli a una vita normale, con un lavoro e una famiglia, e dopo dieci anni vengono sbattuti in carcere perché al processo non avevano l’avvocato giusto, la carta che li tutela. Per loro non c’è salvezza, mentre per i potenti si cerca sempre una scappatoia”.
   L’ATTUALITÀ È quel che è, tocca anche parlare di Ruby e delle escort che oggi ostentano serene il proprio ruolo sociale: “Mi turba la mercificazione dei corpi, mi disgusta l’idea delle donne usate e abusate, mi preoccupa la pressione dei media nell’imprimere un’immagine sempre più esasperata del consumo. Le ricadute: tre milioni di uomini e donne soffrono di bulimia e anoressia, 150mila ragazze all’anno si rifano il seno o il sedere. Ma la cosa più triste è sentire genitori e fidanzati orgogliosi di un’uscita sui giornali o una cena 
a palazzo. Cosa stiamo insegnando ai giovani?”.
   Libera fa lezioni di legalità, forma italiani e stranieri che diventano muratori o esperti di energia solare, produce pasta 
e olio sui terreni confiscati alla mafia. “Non si può cadere nello sconforto, c’è tanta gente che ha idee, creatività, voglia di fare - ha sorriso Don Ciotti pensando ai suoi compagni di strada -. Lo spazio per migliorare è lì, basta occuparlo. Tenendo gli occhi ben aperti sui fondamentali. La Costituzione italiana, per esempio. Ci sono norme che si possono riformulare, ma la prima parte non si tocca, per favore no. Quello è l’architrave che regge tutto, il risultato di fatiche e sofferenze enormi, verso cui portare il massimo rispetto. Snaturando quei principi la nostra democrazia diventerebbe una plutocrazia, il governo del denaro e del potere”. Sua eccellenza Don Ciotti, come titolava la trasmissione in omaggio alla ricerca Eurispes che colloca Libera tra i migliori prodotti dell’italico genio, non lo permetterà.







Se tutti i preti fossero come Don Ciotti le chiese sarebbero piene,peccato che gran parte dei suoi colleghi,ivi compreso lo staterello nel cuore di Roma,hanno da sempre un grande fascino verso il potere.

Fortunatamente esistono le meravigliose eccezioni!

&& S.I. &&

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