mercoledì 6 aprile 2011

Il depistaggio nostalgico fascista



di Massimo Gramellini
Un partito chiamato fascista

Cinque senatori del Pdl (più un finiano che si è poi sfilato) hanno depositato un disegno di legge costituzionale per abrogare la dodicesima disposizione transitoria e finale della nostra Carta, quella che vieta «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Il Parlamento è in preda a un’esplosione quotidiana di creatività. Lunedì gli eserciti regionali padani, martedì la ricostituzione dei fasci. Chissà cosa partorirà di audace stamattina. Non azzardo ipotesi, anche se vedrei bene una raccolta di firme per la beatificazione di Lucrezia Borgia. O l’inserimento dell’olio di ricino nella lista dei farmaci mutuabili.

I cinque senatori ricostituenti sostengono di voler abolire un reato d’opinione. Ma la rinascita di un partito chiamato fascista non appartiene al campo delle opinioni, ampiamente garantite dalla presenza degli eredi di Mussolini in ben quattro partiti chiamati in altro modo (Forza Nuova, La Destra, Fli e Pdl). Appartiene a quello dei fatti. E il solo evocarla provoca una reazione collettiva e irrazionale di disgusto, perché va a ferire il subconscio di una comunità, la nostra, che nel secondo dopoguerra si è formata proprio intorno all’antifascismo, inteso come ripudio del razzismo e della violenza politica.

È lo stesso effetto respingente che la parola «comunismo» produce nel cuore di un ungherese o di un lituano, che il comunismo al potere - come noi il fascismo - lo hanno sperimentato sulla loro pelle.

Più che giusto denunciare un tale progetto,sulla pelle dei nostri avi è stato sufficiente un ventennio.Detto ciò,sono tutte azioni per sviare e distrarre dal concentrato di leggi ad personam che il parlamento sta organizzando dalla scorsa settimana e continuerà con l'attuale,ovvero distrarre con mezzucci puerili nel salvaguardare sempre il medesimo padrone.

&& S.I. &&

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