Como, la cestista è di colore:“Fora de ball”
Insulti razzisti a un'atleta italiana di origini africane durante una partita di serie A. Ma gli arbitri non hanno sospeso. La ragazza: "Di gente così ce n'è e ne ho incontrata tanta, ma per fortuna sono di più quelli perbene"
di Luca Cardinalini
Dal punto di vista dello sport, la notizia è questa: nell’ambito dei play off della della serie A di basket femminile la Bracco Geas di Sesto San Giovanni ha espugnato il campo della Comense.
Dal punto di vista del clima che si respira in questo paese, la partita di mercoledì sera è stata impreziosita – come mille altre, sui campi più spelacchiati e nei palazzetti più sperduti d’Italia – da cori e insulti di alcuni sostenitori locali, nei confronti di una giocatrice avversaria di colore (indovinate quale).
La cestista si chiama Abiola Wabara, ha 29 anni, ha la pelle nera, ha genitori nigeriani, ma è italianissima essendoci nata e cresciuta, ha perfino indossato la maglia azzurra della nazionale. L’altra sera ha realizzato 15 punti, ma ogni volta che toccava la palla, i “fora de ball”, “sporca negra” e “tornatene a casa tua” (ma dove, se la sua casa è sempre stata qui?), si sprecavano. Lei ha incassato in silenzio e solo dopo l’ultimo canestro da tre, in piena foga agonistica, sembra abbia urlato o mostrato qualcosa ai facinorosi. Si accettano scommesse su possibili sanzioni per lei, che dice: “Mi è dispiaciuto ma è meglio guardare avanti, di gente così ce n’è e ne ho incontrata tanta nella mia vita, ma per fortuna sono di più quelli perbene”.
Mario Mazzoleni è il presidente della Geas ed è ubriaco di notorietà. Pochi giorni fa era finito sui giornali per aver negato, in qualità di titolare del corso di Business Administration alla Bocconi di Milano, di aver mai avuto tra i suoi scolaretti Daniela Santanché: “E’ un periodo così, sembra che me le vada a cercare. Comunque, l’altra sera gli epiteti razzisti hanno fatto da sottofondo a tutto l’incontro. Tanto che ad un certo punto il nostro coach ha avvertito gli arbitri che gli hanno risposto: ne prendiamo nota. Invece si doveva sospendere il match, lo dice il regolamento, perché si deve dare un segnale preciso e non possiamo far finta di nulla quando le cose sono così evidenti”.
A fine partita c’è stata anche una mezza rissa, subito sedata. L’episodio è stato segnalato alla magistratura sportiva e forse finirà anche a quella ordinaria. Le forze dell’ordine starebbero sulle tracce dei “quindici autori degli insulti”, non dovrebbe insomma essere un lavoro pazzesco rintracciare questa manica di razzisti per giunta daltonici, visto che anche nella Comense ci sono giocatrici di colore, così come ormai in tutte le squadre di ogni serie e latitudine.
Ancora Mazzoleni: “Il mondo del tifo è più indietro di quello dello sport, dove il colore non esiste. Quello che più mi è dispiaciuto è che potevamo fare insieme alla Comense un comunicato di stigmatizzazione dell’accaduto, ma non è stato possibile, dall’altra società nessuno si è fatto avanti”. Si consoli. Per quanto debole, una scia dello spiacevole episodio finirà di sicuro sul tavolo del presidente nazionale della Lega basket femminile, tal signor Antonio Pennistrì che è – guarda la combinazione – anche il presidente della Comense. Il presidente double face, con o senza il cappello, qualcosa dovrà pur dire.
Evidentemente la mamma degli idioti è sempre in cinta,in certe aree geografiche ve ne sono un pò troppe ultimamente,ovviamente le responsabilità del carroccio sono evidenti,le loro politiche sprizzano di xenofobia e razzismo,il loro esercito di baionette come dice il senatur,è ben ammaestrato da questo punto di vista.
Al contrario se risultano campioni del calcio,un occhio lo socchiudono,anche se nonostante tutto sempre neri risultano,e quindi un tantinello fastidiosi.
Sempre da quelle parti se si guarda il rovescio della medaglia,van bene i colored sfruttati e pagati in nero e nel loro tempo libero non devono dare fastidio,pare diano fastidio alla vista.
Il "fora de ball" è la classica spada di damocle sulla loro testa.
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