di Beatrice Borromeo
Tina Brown: “Bunga bunga,
le italiane si ribellano. Era ora”
La direttrice di Newsweek: "Berlusconi vi umilia, è fuori controllo". E sulle parlamentari in difesa del premier: "Scioccante che le deputate Pdl sostengano in tv che il loro capo faccia la carità a povere ragazze". Su Obama: "Gli converrebbe avere alleati che governano bene, non che controllano tutti i media.
“Questo è il momento delle donne”, dice Tina Brown, la giornalista che ha portato al successoVanity Fair America, svecchiato il New Yorker, inventato il popolarissimo sito di notizie The Daily Beast e che da questa settimana è il neodirettore di Newsweek (comprato dal Daily Beast a novembre per un dollaro). Il primo numero di Newsweek firmato Brown ha dunque in copertina Hillary Clinton e all’interno una classifica delle “150 donne che scuotono il mondo”. E come simbolo del ritorno delle donne sulla scena pubblica Newsweek sceglie, con una foto a tutta pagina, la manifestazione delle donne italiane del 13 febbraio. Con la convinzione che si sia avverato il motto di quando la Brown dirigeva il New Yorker: “La serietà tornerà a essere sexy”.
Tina Brown, perché la scelta di dedicare una pagina intera alla rivolta femminile contro il bunga bunga?Per me è stato veramente galvanizzante vedere le donne italiane alzare la testa e ribellarsi, dire basta alle continue umiliazioni che subiscono dalla cultura berlusconiana. È fantastico che finalmente sia successo. Era ora.
Perché ha titolato in italiano (“Basta Berlusconi”) la pagina sulla manifestazione?Qui conosciamo la parola “basta” e mi piace la forza che ha. Era anche una critica al maschio italiano.
Nella didascalia si legge che il 90% degli uomini italiani non ha mai usato una lavatrice.Non era una battuta, ma una statistica che abbiamo trovato. E che ha fatto inorridire molti degli uomini che lavorano con me.
Nella classifica delle donne da ammirare c’è una sola italiana: Emma Bonino. Come mai?Forse la colpa è nostra, perché monitoriamo di più i Paesi dove i diritti mancano completamente, dove le violenze domestiche sono all’ordine del giorno, come l’Iran, l’Africa e il Medio Oriente.
Le ricordo la classifica che avete pubblicato sul “Daily Beast”: in quanto a parità dei sessi l’Italia è al 74esimo posto su 134 nazioni.Giusto, dovremmo seguirvi di più. Ho organizzato un summit, che inizia domani a NY, dove parteciperanno 400 donne provenienti da tutti i paesi: si parlerà anche dell’Italia e della tv berlusconiana.
Ieri al Cairo manifestavano migliaia di donne per la festa dell’otto marzo e per la democrazia.
È esaltante: le donne hanno deciso che devono avere i loro diritti sanciti da una Costituzione. Invece che continuare ad accettare l’emarginazione stanno dicendo: ‘Siamo parte di questo processo, siamo parte del nuovo Egitto. Noi siamo parte della democrazia, anzi siamo la democrazia’.
Lei è una delle donne più potenti nel mondo dell’editoria. Pensa che avrebbe potuto costruire la stessa carriera se fosse nata in Italia?Io sono inglese, quando mi sono trasferita in America c’erano tantissime opportunità. Il mio successo dipendeva da me: ho avuto davvero pochi ostacoli dovuti al solo fatto di essere una donna. Non ci sono molti altri Paesi che offrono queste opportunità.
Eppure anche negli Usa ci sono poche donne che guidano grandi società.Infatti comincia ad esserci molto scontento. Poco tempo fa, a Devon, ho moderato un incontro tra Bill Clinton e i 36 amministratori delegati più importanti d’America: non c’era neanche una donna. Possiamo aspirare a posti molto importanti, ma sono sempre al secondo livello: capo del marketing, capo reparto.
Come se lo spiega?Fa parte della cultura, ma stiamo cominciando a ribellarci. Molte donne si scoraggiano e si accontentano delle retroguardie. Ma c’è un nuovo fenomeno: tante professioniste hanno deciso di aprire le loro società e di guidarle da sé. Io l’ho fatto con il Daily Beast. Sono andata da Barry Diller, il mio editore, gli ho proposto il progetto e oggi il mio sito è uno dei più seguiti in America. Se non mi fossi creata la mia azienda, non credo sarei mai stata nominata a dirigerne un’altra: e questo perché le donne fanno paura.
Un fenomeno tutto italiano: quello delle parlamentari della maggioranza che vanno in televisione a difendere Berlusconi anche a costo di affermare, per esempio, che “il presidente non paga prostitute, fa la carità a delle povere ragazze”. Cosa pensa di questo comportamento?È una delle cose più scioccanti che abbia sentito. Faccio fatica a credere che ci siano donne disposte a comportarsi così. Voi italiani dovete denunciare queste abitudini il più possibile: perché solo parlandone si creano ondate di ribellione.
In America hanno fatto più scalpore i rapporti di Berlusconi con la mafia o il suo processo per prostituzione minorile?(ride) Ma voi italiani vi rendete conto che Berlusconi è oltre ogni limite? Come se non avesse un ruolo pubblico, né alcuna responsabilità. Pensa di poter vivere secondo i parametri del suo universo morale, e che le regole e l’etica comuni non contino nulla. È un problema enorme per l’Italia.
Dai dispacci di Wikileaks si evince però che il presidente Barack Obama preferisce avere un alleato debole piuttosto che un leader credibile.È molto grave per l’Italia essere considerata così. Dall’altro canto, a Obama converrebbe avere come alleati leader che vengono appoggiati nei loro paesi perché governano bene, non perché controllano tutti i media.
L'aver pubblicato sul suo giornale la giornata delle donne in Italia,intitolata " se non adesso quando" con la foto in prima pagina della manifestazione,riesce a dare speranze per l'intero paese.Faremo fatica a scrollarci di dosso l'etichetta d'essere asservito integralmente al sultano,ma i primi passi li stiamo facendo.
E se un aiutino ce lo corrispondono delle autorevoli donne del mondo,non potrà che essere di buon auspicio.
Grazie a Tina oggi e a Sophie ieri.
&& S.I. &&
1 commento:
Anch'io ringrazio.
Ivo ho pubblicato il tuo post precedente.
Buona giornata!
Posta un commento