sabato 5 febbraio 2011

Le foto del bunga-bunga del caimano esistono, ma guai a chi le pubblicherà


Ghedini: “Se ci sono foto di Berlusconi nudo sono false”

di Gianni Barbacetto e Antonella Mascali
Il garante ha inviato al "Fatto" una richiesta perentoria: il giornale deve fornire informazioni, entro le ore 14 dell’8 febbraio, su quanto pubblicato ieri. Ovviamente il quotidiano proteggerà le sue fonti e tutto ciò che sa verrà scritto per i lettori

[ vignetta dall'inserto satirico ]




E'bastato scrivere che è in corso un mercato sotterraneo delle foto del bunga bunga, per scatenare la reazione di Silvio Berlusconi. Ieri il Fatto Quotidiano ha raccontato che le immagini ci sono, sono tante, sono oggetto di trattative commerciali. In almeno una di queste, il premier è ritratto nudo e circondato da ragazze. Immediatamente è scattata la reazione di Niccolò Ghedini e Piero Longo: i legali di Berlusconi hanno presentato una denuncia all’autorità giudiziaria e una segnalazione al garante per la privacy, contro la diffusione di foto di Berlusconi “falsamente costruite”. Il garante ha subito obbedito e ha inviato al Fatto una richiesta perentoria: il giornale deve fornire informazioni, entro le ore 14 dell’8 febbraio, su quanto pubblicato ieri. Ovviamente il Fatto proteggerà le sue fonti e tutto ciò che sa lo scriverà su queste colonne e non certo al garante.

Nella loro richiesta, Ghedini e Longo negano l’esistenza delle foto: “Va innanzitutto precisato che foto del presidente Berlusconi svestito in atteggiamenti intimi con le ragazze, laddove effettivamente esistenti, devono ritenersi sicuramente false, frutto di montaggi e/o di manipolazioni”. La linea di condotta è dunque già stata scelta: le foto non ci sono, se ci sono, sono false. A ogni buon conto, i due avvocati mettono le mani avanti: “Si deve comunque ricordare che a tenore dell’articolo 615 bis del codice penale, chiunque si procuri indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentensi nei luoghi indicati nell’articolo 614 è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e alla stessa pena soggiace chi rivela o diffonde tali notizie o immagini”.

I giornali sono avvisati: se le foto esistono – minacciano i due avvocati – non devono comunque essere pubblicate, perché riguardano la vita privata e perché sono state scattate all’interno di abitazioni. Ghedini e Longo si premurano di ricordare anche le pene per i trasgressori (la reclusione da 6 mesi a 4 anni). “Si è quindi cautelativamente provveduto a presentare apposita denuncia contro ignoti all’autorità giudiziaria competente e al Garante della privacy”, spiegano i due avvocati, anche “per l’eventualità che vengano diffuse immagini falsamente costruite”.  Ma il mercato continua. Ci sono diverse trattative in corso. Tra queste, quella gestita da un avvocato, per conto di una ragazza che ha partecipato a feste in Sardegna, a Villa Certosa. La giovane racconta di esserci stata quando era presente anche Noemi, minorenne. Avrebbe realizzato foto e riprese con il telefonino. La qualità non è “eccelsa”, dice l’avvocato, ma il materiale sarebbe “eloquente”. Il legale sta trattando con diversi giornali che vorrebbero l’esclusiva, ma naturalmente solo dopo aver visionato e valutato il materiale. Queste settimane sono evidentemente considerate il momento più propizio per monetizzare scatti e riprese dei festini: molte delle ragazze che negli anni hanno avuto accesso alle residenze del presidente del Consiglio estraggono infatti dai cassetti, o dalle memorie elettroniche, le immagini delle feste, anche innocenti, e cercano di piazzarle. Spesso chiedendo cifre enormi per materiale irrilevante o impubblicabile.

La Procura di Milano non si cura di ciò che succede fuori dalla mura del Palazzo di Giustizia e si concentra sull’ultimo atto dell’inchiesta a carico di Berlusconi: la raccolta di tutto il materiale investigativo da depositare al giudice per le indagini preliminari e la decisione se chiedere il giudizio immediato per entrambi i reati contestati (concussione e prostituzione minorile) o solo per il primo. Intanto il personaggio che ha scatenato lo scandalo, e cioè Karima El Mahroug dettaRuby, perde il suo avvocato. Massimo Dinoia ha annunciato la sua rinuncia a rappresentarla: “Sono abituato a vedere il mio nome negli atti ufficiali. Il fatto che compaia in atti acquisiti mi disturba”, ha commentato.

Il riferimento è all’agenda sequestrata alla ragazza marocchina nella sua casa di Genova. Vi erano annotate somme di denaro presumibilmente da incassare. Tra queste: “50 mila libro, 70 mila conservati Dinoia, 170 mila Spinelli, 4,5 milioni che ricevo da Berlusconi tra due mesi”. Che cosa significa “70 mila conservati Dinoia”? “Non conservo nemmeno la marmellata, non mi piacciono le conserve di frutta, figuriamoci se conservo 70 mila euro”, ironizza il legale, interpellato dal Fatto. “Non potevo più restare in questo contesto. Leggevo che Ruby veniva a Milano, ma non veniva da me, andava da altri”. Dinoia aveva assunto la difesa di Ruby succedendo a un altro legale, Luca Giuliante, tesoriere del Pdl a Milano, che dalle intercettazioni è risultato in contatto con Karima anche dopo la rinuncia al suo mandato.



Al di là della battaglia legale sull’eventuale pubblicazione delle foto del protagonista dal posteriore flaccido,anche se dovessero essere pubblicate non perderebbe un voto,l’unica reazione tangibile sarebbe far ridere ancor di più tutto il pianeta,ma il nocciolo duro del suo elettorato lo voterebbe anche se fosse detenuto in carcere.

L’esercito dei lacchè di corte mungeranno la vacca sacra fino all’ultima goccia.

E’un paese che va preso così,oltre non essere credibili a livello planetario,i putt..ieri sono presi a modello,lui è lo specchio di molti compatrioti.

&& S.I. &&

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