martedì 7 dicembre 2010

Augusto Minzolini (alias direttorissimo) e i conti "suoi" che non tornano



Un mondo capovolto

di Antonio Padellaro
   Il danno peggiore del berlusconismo va misurato sugli appetiti dei piccoli uomini che bivaccano alla corte del padrone. Grande è l’arroganza che rende loro intollerabile “di non avere quello che gli pare ragionevole, ed ogni cosa gli pare ragionevole che gli viene in desiderio” (Guicciardini). Prendiamo la Rai, un tempo la più grande industria culturale del Paese che le scorribande rapaci di partiti, clan e massonerie hanno ridotto a tempio del bunga-bunga e delle Bonev. Eppure, miracolosamente, da quel giacimento di talenti e dedizione che ancora sopravvive nel servizio pubblico sono nati prodotti di eccellenza televisiva e di boom di ascolti come Annozero e Vieni via con me. Ebbene, solo nella triste Rai dei Masi poteva capitare che i protagonisti di questi indiscutibili successi fossero puniti con la sospensione dagli incarichi, anticamera del licenziamento in tronco. È successo a Michele Santoro. Succede a Loris Mazzetti. Al dirigente responsabile del programma di Fazio e Saviano, allievo di Enzo Biagi e pilastro di Raitre vengono contestati gli articoli sul Fatto e frasi come: “Bisogna lasciare la Rai a chi sa fare il mestiere della tv”, giudicate dal sinedrio di viale Mazzini “lesive dell’immagine dell’azienda nonché del suo Direttore generale”. In realtà, ciò che lede in modo irrimediabile l’immagine non certo sfavillante di Masi e compagnia è che mentre si tenta di processare Mazzetti con accuse ridicole non si batte ciglio davanti al caso davvero macroscopico delle note spese del direttore Minzolini. Malgrado un corposo e imbarazzante fascicolo giaccia presso il Cda Rai, come afferma in maniera circostanziata il consigliere di opposizione Rizzo Nervo. Di che meravigliarsi? Questo vertice Rai non è forse al servizio di quel potere assoluto che nel corso di un quindicennio ha sovvertito regole e valori punendo gli onesti e premiando i colpevoli? E quegli “obblighi di diligenza, correttezza e buona fede” così assurdamente contestati a un funzionario che si è esposto per difendere la sua azienda, non dovrebbero essere invece rinfacciati al Direttore generale? Dov’è la diligenza, dov’è la correttezza, dov’è la buona fede in chi non spreca una parola di elogio per chi ha meritato e chiude gli occhi davanti agli scandali?



E Minzolini inventò la direzione a distanza
L’INDAGINE INTERNA DELLA RAI: 129 GIORNI IN TRASFERTA. A CARICO NOSTRO

di Beatrice Borromeo
   Altro che i 64 mila euro di “spese di rappresentanza” con la carta di credito aziendale denunciati dal Fatto: in 14 mesi il direttore del Tg1 Augusto Minzolini ha speso ben 86.680 euro. Soldi che sono stati utilizzati esclusivamente per pagare ristoranti, in Italia e all’estero. Un conto che supera di gran lunga i 60 mila euro spesi per rappresentanza nel 2010 da tutti i direttori di primo riporto – cioè che dipendono dal Direttore generale della Rai Mauro Masi – messi insieme: Minzolini, da solo, in 14 mesi è costato all’azienda 26 mila euro in più dei suoi 31 colleghi.
   Questa è solo una delle tante scoperte dell’internal audit – l’indagine interna ordinata da Masi – denunciate in una lettera da Nino Rizzo Nervo, membro del Cda Rai in quota Pd. Ieri il direttorissimo è stato costretto ad abbandonare il Festival del cinema marocchino di Marrakesh per tornare precipitosamente a Roma: ha dovuto dare spiegazioni a Masi, che lo aspettava con la lettera di Rizzo Nervo in mano, ed è uscito dall’incontro scuro in volto. Per Minzolini, che si è presentato al settimo piano di viale Mazzini abbronzato e sorridente dopo aver pranzato con il re del Marocco Mohammed VI, adesso si tratta di decidere se affrontare il giudizio disciplinare oppure dimettersi.
   Rizzo Nervo non commenta la lettera, né conferma i contenuti che Il Fatto Quotidiano ha potuto leggere. È datata 3 dicembre (venerdì scorso) ed è indirizzata allo stesso Masi, al presidente della Rai Paolo Garimberti e a tutti i consiglieri di amministrazione. Si parla di anomalie nei comportamenti di Minzolini e di continue violazioni della normativa aziendale, per i quali l’ex direttore del Tg3, profondo conoscitore della materia, chiede l’immediata apertura di procedure disciplinari.
   Da quando è stato nominato 
direttore di testata, Minzolini è andato in trasferta per 129 giorni. Considerando che i giorni lavorativi in 14 mesi sono circa 270, vuol dire che Minzolini ha lavorato quasi la metà del tempo in trasferta. Un ritmo giudicato dall’indagine abnorme e anomalo.
   In trasferta
   tutti i weekend
   PER AVERE un metro di paragone, basti pensare che molto raramente un inviato, pagato proprio per stare in trasferta, supera i 90 giorni annui fuori sede.
   Ma non è tutto: su 56 trasferte effettuate (per 129 giorni complessivi) Minzolini ha indicato lo scopo della sua missione solamente 11 volte. La Rai non è a conoscenza dei motivi per cui, per ben 45 volte, il direttore ha lasciato la redazione per decollare verso mete spesso esotiche. Come testimoniano le fotografie scattate lo scorso settembre in Kenya e pubblicate dal Fatto che ritraggono Minzolini assieme alla giovane deputata Pdl Gabriella Giammanco e a un pitone di due metri.
   I più maliziosi potrebbero pensare che i veri motivi abbiano a che fare con la tempistica in cui il direttore viaggia fuori sede: 40 trasferte su 56 sono infatti avvenute durante i fine settimana. Ed essendoci in un anno 52 weekend, 40 passati in trasferta non sono pochi.
   Ma chi autorizza Minzolini ad andare in giro per il mondo a spese dei contribuenti? Spesso nessuno: dall’indagine risulta che le trasferte a Istanbul, Londra,Amburgo,Cannes(duevolte), Praga e Marrakesh (due volte, l’ultima lo scorso weekend per il Festival del cinema marocchino, da cui è tornato ieri) non sono state preventivamente autorizzate dalla direzione generale.
   E anche quando la Rai dà il via libera rimangono dubbi, secondo l’indagine, sull’utilità dei viaggi:Minzolini ha ritenuto necessario partecipare per 9 giorni al Festival del cinema di Venezia, dal primo al 7 settembre e poi dal 10 all’11 settembre. 
Che cos’abbia fatto in Laguna di indispensabile per il suo telegiornale al momento è rimasto oscuro al suo collega Rizzo Nervo, che nella lettera giudica queste pratiche incredibili per un direttore di testata, oltre che delicate dal punto di vista contabile ed etico.
   C’è un altro aspetto che potrebbe risultare molto costoso per le casse della Rai.
   Se Minzolini è andato in trasferta 40 fine settimana in un anno, significa che non ha goduto dei riposi settimanali che glispetta  vanodidiritto.EdunquelaRai  è in debito con lui di tutti i sabati e le domeniche in cui ha lavorato in trasferta, a meno che il direttore non le abbia già recuperate.Inquestocasovorrebbe dire che in redazione ci è andato abbastanza raramente. Se invece non ha recuperato i turni di riposo, significa che potrebbe aver accumulato anche un notevole numero di ferie arretrate.Che nella contabilità della Rai, come di ogni altra azienda, devono figurare come un debito verso il dipendente: 40 weekend fanno 80 giornate, che, misurate sullo stipendio annuo di 550 mila euro, sommano per Minzolini un credito verso la tv di Stato di oltre 100 mila euro.
   Crollo d’ascolti
   e pubblicità occulta
   LA STRATEGIA del globe trotter , tra l’altro, non premia i risultati. A furia di viaggiare per il mondo, Minzolini ha perso ascolti: il suo Tg1 a settembre ha avuto quasi un milione di spettatori in meno rispetto all’anno precedente. Lo share si è stabilizzato sotto il 26 per cento, mentre raramente in passato scendeva sotto la soglia (anche psicologica) del 30 per cento.
   E se non bastavano il crollo di share,i contestatissimi editoriali, la rivolta dei suoi giornalisti e la cacciata degli infedeli (come Maria Luisa Busi), a far traballare la poltrona di Minzolini c’è una questione ancora più delicata: il sospetto che i servizi del Tg1 sulla Royal Caribbean puzzino di pubblicità occulta. Per sei volte, nei mesi scorsi, il tg dell’ex squaletto ha ospitato i dirigenti della multinazionale americana per le crociere,mentre la Royal ha organizzato proprio con il Tg1 il concorso per famiglie “Reporter d’alto mare”.
   Proprio su questo aspetto Rizzo Nervo chiede una nuova indagine: se venisse accertato sarebbe ancora più grave delle folli spese,perché la pubblicità occulta non solo pone seri problemi deontologici ma può determinare mancati ricavi nella vendita degli spot.



Ora ci sono le prove della sua allegra e "professionalissima" conduzione del Tg1,anche se ormai l'avevano capito anche i muri,di chi era ed è a servizio,
Il risultato politico determinatosi nel 2008,ha fatto si che il sultano tirasse fuori tutti gli assi possibili,anche perchè agli italiani,almeno in buona percentuale si può far bere di tutto.

E non mi stupirei se nelle prossime e probabili elezioni politiche del 2011,tutto sommato non perdesse granchè,gli stessi sudditi che lo scelgono,gli si può far mangiare m... e far dichiarare che si tratta di ottimo cioccolato!


&& S.I. &&

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