mercoledì 22 settembre 2010

Torino,la provocazione del ricercatore nel far lezione sotto il ponte



L’ansia prima dell’esame è la stessa di sempre. Quello che fa strano è trovarsi con gli appunti in mano seduti a terra, all’aria aperta, davanti a una lavagna appesa a un muro tempestato di murales, con il Po che scorre un metro più in là. Ieri, gli studenti di Architettura hanno sostenuto l'orale di Principi di statica sotto il ponte Regina Margherita. È la scelta provocatoria fatta per protesta dal titolare del corso, Giorgio Faraggiana. Come dire: l'Università è ridotta a far gli esami sotto i ponti.

Faraggiana è uno dei ricercatori «indisponibili»: non più disposti, cioè, a fare attività d'insegnamento diversa da quella prevista per legge. La loro figura dovrebbe occuparsi soltanto della didattica «integrativa»: assistenza agli studenti, consulenza su piani di studio e tesi. In pratica, i ricercatori tengono interi corsi, senza che questa attività (che sottrae ore proprio alla ricerca), sia riconosciuta.

Gli esaminandi sotto il ponte sono solidali. «È giusto protestare - afferma Stefano Lattanzio, 22 anni - la riforma peggiora l'offerta didattica, specie per quanti verranno dopo di noi». «Ho scoperto dal portale di facoltà che l'esame era sotto un ponte - dice Matteo Giglioli - mi sembra un'ottima iniziativa. Non è poi così bizzarro: i ponti sono argomenti di studio, il docente ci porta spesso ad analizzarli dal vivo».

L'astensione dalla didattica degli indisponibili blocca molti corsi. Lanciata dalla Rete 29 aprile, coordinamento promosso dai ricercatori torinesi, sta provocando slittamenti dell’inizio dell’anno accademico in tutta la penisola. A Torino, le adesioni più massicce si registrano al Politecnico, in particolare ad Architettura, con il 95% di «indisponibili». Percentuali altissime anche all'Università degli studi, come il 95% a Psicologia o l'87% a Scienze della Formazione. È forse nelle facoltà scientifiche che l'astensione determina il calo più vistoso dell’offerta didattica, per via delle attività legate ai laboratori. Escluse Medicina e Agraria, dove nessuno dei ricercatori aderisce, alla Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali, gli indisponibili sono 116 su 186 e lasciano scoperti 256 corsi. E al prossimo Senato Accademico, il 28 settembre, i ricercatori chiederanno un ulteriore rinvio di 15 giorni dell’inizio corsi.

«Senza intervento straordinario - spiega il portavoce del coordinamento, Alessandro Ferretti, ricercatore di Fisica Sperimentale - nel 2011 ci saranno finanziamenti inferiori a quelli che servono a coprire gli stipendi di chi lavora all'Università. La riforma Gelmini si abbatte sui ricercatori: quelli assunti, non hanno prospettive di carriera; i precari, dovranno aspettare anche 12 anni prima di entrare».

La mobilitazione si è allargata ai ricercatori di Lettere e Filosofia, che stanno tenendo un ciclo di lezioni a Palazzo Nuovo, per spiegare le ragioni della protesta. A poco più di una settimana dall’inizio dei corsi, ancora non è pronto l'orario, e c'è il rischio di interi insegnamenti che potrebbero sparire. Come quello di Letteratura spagnola: andato in pensione il docente Aldo Ruffinatto, resta solo il ricercatore Guillermo Carrascon, che è però uno dei 71 indisponibili (su 91). «L'astensione è l'unica arma che abbiamo - dice la ricercatrice di Letterature comparate, Chiara Lombardi - anche per le facoltà umanistiche la ricerca è fondamentale».

Indisponibilità delle aule,mezzi da terzo mondo della didattica,mancanza di professori,e per ciò che riguarda la ricerca scientifica all'attuale esecutivo importa come un fico secco.
Del resto tutta questa cultura di massa,è considerabile ad uno spreco per il sultano,lui a scuola ci manderebbe solo chi se lo può permettere.

&& S.I. &&

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