“Via dal gregge di Papi: e ora mi massacrano”
Dopo il passaggio con Fini insinuazioni e calunnie da “Libero” e da altri colleghi: No al machismo berlusconiano
Gli ultimi incredibili attacchi sono venuti ieri, a Radio 24, da Lucio Barani, il sindaco di Aulla, quello che pianta cartelli per dire che il suo è “un comune de-dipietrizzato”. La scelta di Chiara Moroni di iscriversi al gruppo di Futuro e libertà, secondo il deputato pidiellino è “il gesto di una ragazzina capricciosa che non sa cosa sia la politica”, il “frutto di un innamoramento con un amministratore del gruppo L’espresso che l’ha spinta a cambiare schieramento”. Commenti altrettanto duri arrivano da Libero (“Ha tradito papà e papi”). E poi dai deputati pidiellini, come Iole Santelli (“Ha campato dieci anni sul nome di suo padre”) da tanti ex socialisti che le danno, nella migliore delle ipotesi, della “traditrice”.Così l’interessata respinge al mittente, e ricorre a una nuova categoria politica: “Siccome non sono una ingrata non smetterò mai di nutrire un legame di riconoscenza personale nei confronti di Silvio Berlusconi. Ma quello che non posso sopportare è la sottocultura macho-berlusconiana e maschilista di molti suoi adepti”.
Onorevole Moroni, a una settimana dalla sua dissociazione continua il tiro a segno contro di lei, perché?
Non lo so. Mi sto rendendo conto che il mio discorso è arrivato a persone diversissime e lontane. Quel giorno ho scaricato due pile di cellulare per rispondere ad elettori e dirigenti di ogni parte d’Italia che mi volevano essere vicini, tutt’ora mi scrivono”.
Si sente un simbolo?
Per carità. Però mi stupisce la volgarità che accomuna questi attacchi. Se si prova a scavare, sotto la superficie di queste parole, si avverte un incredibile sottofondo di misoginia. Attenzione: politicamente è legittimo sollevare qualsiasi critica.
Che cosa non accetta quindi?
L’idea che siccome sono donna devo essere fragile, sprovveduta, oppure una poveretta soggiogata da qualche maschio seduttore. Il presunto amante che l’ha portata fuori dal Pdl... Ma scherziamo? Sì, la mia è una scelta dettata dal più grande amore della mia vita: la politica.
Immaginava di subire un attacco di questo tipo?
Non avevo abbastanza fantasia. Mi avessero detto che ero stata condizionata dal fatto di essere l’amante di Bocchino mi sarei stupita meno. Mai sottovalutare la forza delle maldicenze. Persone che hanno lavorato con lei per anni ora la tratteggiano come una novizia… Il che mi fa sorridere. Faccio politica da quando a 15 anni mi sono iscritta alla Federazione socialista. Ascoltavo le relazioni di Luca Iosi quando alcune di queste fanciulline che oggi mi criticano non leggevano ancora i giornali...
I suoi primi ricordi politici?
Sono ancora nella Prima Repubblica, ahimè: nel 1990 mi mobilitai per le elezioni comunali. Il Psi riuscì ad eleggere, ancora non c’era il voto diretto, il sindaco Panella. Nel 1992 mi gettai con entusiasmo nella campagna elettorale di mio padre.
Quanti partiti socialisti ha attraversato?
(Ride) Non sia malizioso... ‘Solo’ tre. Il Psi, il Ps, il Nuovo Psi. Però è vero che ho perso il conto delle scissioni... La prima candidatura? Doveva essere alle Europee del 1999. Avevo già firmato l’accettazione, ci fregarono le firme. Poi sono stata eletta nel 2001.
Lei si sentiva meno vincolata in Forza Italia che nel Pdl, perché?
E’ un fatto. In Forza Italia mi sono distinta decine di volte dalla posizione ufficiale senza sanzioni. Guardi cosa sta succedendo adesso!
Come se lo spiega?
Io credo che la nascita del Pdl abbia segnato un passaggio da un fisiologico tasso di leaderismo, ad una visione cesaristica e iper-carismatica del partito. Nei quadri dirigenti si è diffusa l’idea che chi dissente mette in pericolo la stessa identità del Pdl. Mi faccia un esempio. Quando annunciai che non avrei votato per il conflitto di attribuzione del Parlamento sul caso Englaro, vennero da me alcuni dirigenti a dirmi che non potevo permettermi quel gesto da vicecapogruppo.
La accusano di essersi aggregata ai finiani ma in realtà sulla bioetica, lei ha iniziato a dissentire prima di loro.
Dal punto di vista cronologico è così. Non votai la legge 40, che considero un’aberrazione, nel 2002. Ho votato in dissenso sull’omofobia nel 2008. Ero contraria ai Dico solo perché erano troppo blandi, infatti ero una sostenitrice dei Pacs. Ho presentato proposte di legge per il riconoscimento delle unioni di fatto.
Perché non è rimasta da dissidente?
Perché si sono ristretti tutti gli spazi. Dopo l’ingresso di An, il Pdl è entrato in cortocircuito in un clima da congresso permanente e caccia alle streghe.
L’ha indignata quel titolo di Libero su Papi e papà?
Mi ha ferita. Conosco bene Maurizio Belpietro e non mi aspettavo un attacco così. Vede, io ho avuto un rapporto politico con Berlusconi, nessun rapporto con Papi. Curiosamente Libero non si accorge di insultare tutte le deputate del Pdl, sottintendendo che debbano essere frequentatrici della Certosa. Pensino a quelle donne!
Il tradimento più drammatico che le imputano è quello di suo padre...
Nessuno può ergersi a custode unico della memoria di mio padre, nemmeno io. Mio padre, politicamente, è un simbolo politico per tutti i socialisti, non è una bandierina del Pdl. Perché tanti ex socialisti la chiamano in questi giorni? Leggono il mio gesto come una manifestazione di autonomismo rispetto all’annessionismo delle culture di centrodestra del Pdl.
E Barani?
Poveretto. Di lui mio padre non sapeva nulla. Chiunque mi conosce sa che io decido con la mia testa. La colpisce questa campagna? Non solo per quel che riguarda me: tutta la battaglia contro i finiani è condotta sul piano della delegittimazione personale. Non sarà un segno di debolezza politica?
Produce effetti, però.
Oh sì! Ho imparato sulla mia pelle che quando si infila il fango nel ventilatore nessuno può sapere dove finiscono gli schizzi.
Se avesse voluto difendere la sua poltrona...
...Sarei rimasta nel Pdl. Ma sono contenta di aver rischiato. Per me la politica non è un mestiere a posto fisso, ma un luogo in cui si agisce in nome delle idee e delle passioni ideali.
Il messaggio più bello che ha ricevuto?
Un amico mi ha inviato un detto arabo: ‘Gli uomini coraggiosi fanno politica. Gli altri ne parlano’. Mi piacerebbe coniugare questo proverbio al femminile. Qualunque cosa accada, non sono stata nel gregge, ho fatto le mie scelte.
Chiunque vada contro le regole del partito azienda,viene accerchiato dagli ex colleghi e il fuoco di fila mediatico in mano al sultano inizia a bombardare.
Non mi stuferò mai di ripetere che questo pseudo regime dittatoriale deve essere sovvertito dagli elettori,non c'è altra via d'uscita.
&& S.I. &&
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