martedì 3 agosto 2010

Al diavolo le lauree per vivere da allevatore nell'alpeggio



Andrea Scagliotti

di Roberto Travan

Lasciarsi tutto alle spalle: una laurea, una brillante carriera dietro l'angolo, la certezza di un posto fisso, la possibilità di una vita comoda. E inseguire il sogno di fare gli allevatori. Possibile?
Per scoprirlo bisogna arrampicarsi all'alpeggio di Pravareno, in Val Cenischia, seguendo i ripidi tornanti che da Venaus salgono su fino a Bar Cenisio, quasi al confine con la Francia.
È in questa casa di pietra e cemento circondata da larici e abeti, che da due mesi il sogno della famiglia Scagliotti (ottant'anni in quattro, compresi il figlio Pietro che di anni ne ha cinque e la piccola Matilde nata nel 2008) è diventato realtà.

Lo scorso maggio ai mille e seicento metri di altezza della malga di Praveren gli Scagliotti ci sono arrivati con la loro piccola arca di Noè: 57 mucche, 166 tra pecore e capre, 2 cavalli, oche, galline, un tacchino, un paio di maiali. E un'unica ambizione: diventare autentici bergè. Andrea Scagliotti, da Torino, è il capofamiglia, ha trentasei anni e una folta barba quacchera a incorniciargli il viso. In pochi minuti ti racconta più cose che un margaro in un anno intero. Meglio così.

Dieci anni fa, quando gli mancano otto esami alla laurea in ingegneria ambientale, incontra Silvia Fiore, «una laurea in Scienze forestali e la famiglia che da generazioni lavora la terra a Reano». Tutto fa, insomma. Decidono di provarci, nella vita e nel lavoro: si sposano e tentano il rilancio della cascina alle porte di Torino. «Siamo partiti con quattro mucche e qualche coniglio. E i dubbi (e i consigli) dei miei genitori» ricorda Silvia. Ma non è facile, anzi: «Contadini e allevatori sono fondamentalmente chiusi, tradizionalisti - afferma Andrea - quando abbiamo ripristinato pascoli caduti in disuso da trent'anni e raccontato che volevamo produrre formaggio col latte delle pecore, ci hanno squadrati come marziani». La cascina lentamente rinasce: all'allevamento di vacche piemontesi da carne si aggiunge quello delle rinomate Pustertaler-Barà da latte. Poi le capre e soprattutto le pecore, ovini delle Langhe, razza pregiata. E si comincia a produrre formaggio.

«Che è mica roba da ridere - racconta Andrea - sapeste quante volte ci è capitato di lavorare fino a notte fonda e poi buttare tutto per la cagliata andata in malora». I due non si scoraggiano: «Le tome ora le vengono a comperare fin quassù, molti addirittura le prenotano con giorni di anticipo: non riusciamo più ad accontentare tutti» dice soddisfatta Silvia. Per stare dietro la produzione Andrea il prossimo autunno lascerà lo studio con cui fino ad ora ha arrotondato il bilancio famigliare. Tutto così facile, allora? «No, tutt'altro - ribatte Andrea - è un lavoro duro, che richiede molti sacrifici: è una scelta di vita, la nostra, mica la Fattoria della tv».

Gli orari, innanzitutto: sveglia alle cinque del mattino e via filati fino alle dieci di sera divisi tra il pascolo, la mungitura, la lavorazione del latte. Tutti i santi giorni dell'anno. E gli immancabili imprevisti, ovviamente: un animale che non sta bene, la mungitrice che si rompe, il lupo che attacca le greggi e fa strage di pecore. Ma anche il lavoro (e la vita) complicati dalla burocrazia, da leggi e regolamenti che cambiano in continuazione: «Centri che una volta erano prevalentemente agricoli ora sono diventati residenziali. Le nostre attività danno fastidio, siamo confinati come in una riserva indiana» dice Andrea. Che aggiunge: «Anche trovare un alpeggio in buone condizioni è un'impresa: i costi, in genere, sono elevatissimi e possono arrivare anche a sessantamila euro a stagione. E competere con i grandi allevatori è impossibile».

Questa estate il colpo di fortuna: Andrea e Silvia dopo anni di ricerche trovano ospitalità nella malga di Praveren, gestita dal Consorzio agricolo di Venaus.
Ma in Val Cenischia trovano soprattutto molti amici che credono in loro: «Il Comune ci ha regalato tavoli e panche per ospitare i clienti - racconta Silvia - mentre i soci del Consorzio si stanno facendo in quattro per aiutarci».

Anche fare la mamma quassù non deve essere uno scherzetto: «E chi riesce più a fermarle quelle due pesti?» dice divertita Silvia. Hanno solo una manciata di anni ma alle spalle si sono già lasciati - con un sorriso grande così - il loro piccolo e comodo mondo di pianura. Tutto è possibile.

Difficile poter comprendere la loro scelta,rinunciare ad una vita da professionisti per vivere in mezzo alla natura ma con degli enormi sacrifici,risulta effettivamente incomprensibile,anche se al momento i conti tornano,se si bilanciano i loro sforzi e il successo che stanno ottenendo.

I migliori auguri a loro,per una famiglia molto speciale.

@ Dalida @

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