mercoledì 14 luglio 2010

Nepotismo e dintorni,anche il Senatur tiene famiglia




di Elisabetta Reguitti

Una mozione che impone agli ambulanti l’obbligatorietà della presentazione del Durc (documento unico di regolarità contributi-va) è stato il primo atto del neo-consigliere regionale Renzo Bossi firmatario anche di alcuni documenti come il progetto di legge per “la spedizione telematica del bollettino ufficiale della Regione Lombardia”. Sembra insomma che il figlio in qualche modo cerchi di meritare la nomina ricevuta in regalo dal papà disposto a tutto nell’ultima campagna elettorale pur di fare convergere le preferenze su Renzo (varesino ma infiltrato nel collegio di Brescia) assicurandogli così un futuro sicuro in politica. Già perché anche Umberto Bossi come la maggioranza dei rappresentanti politici “tiene famiglia”. È dei giorni scorsi, infatti, la notizia che la signora Manuela Marrone (moglie del Senatùr) potrà beneficiare di 800 mila euro in due anni – per decreto del ministero del Tesoro – da destinare alla scuola “Bosina” di Varese che tra i suoi obiettivi si pone di educare i piccoli all’attaccamento alle tradizioni e all’identità del territorio. L’istituto scolastico padano, fondato dalla signora Bossi nel 1998, tra l’altro non è presieduto da uno qualunque, bensì da Dario Galli, presidente della Provincia di Varese con un posto anche nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica.

Tracce di sostegno alla Bosina, per la verità, se ne ritrovano anche in Regione Lombardia già nel 2003: una delibera stabiliva di approvare uno schema di convenzione tra l’ente e l’Associazione Bosina Onlus, assegnando 2 mila e 500 euro per tale progetto. Robetta per la verità rispetto alla cifra stanziata oggi da Roma che sarà pure “ladrona ” ma che serve anche ai politici padani contagiati evidentemente dal nepotismo all’italiana. Pare insomma abbiano smesso i panni dei “duri e puri” che tuonavano contro il “clientelismo e i posti di lavoro per i parenti come accade in Terronia”. Con i fatti, contrariamente alle parole usate nei comizi, i leghisti cercano di sistemare parenti e affini. Tutto, per la verità, era iniziato nel 2004 con le assunzioni al Parlamento europeo di Franco Bossi (fratello di Umberto) e Riccardo (primogenito nato dal primo matrimonio con Gigliola Guidali) come assistente dell’europarlamentare Francesco Speroni. Portaborse ben remunerati, riportava Gian Antonio Stella in un pezzo di allora, considerato che ogni deputato riceveva 12.750 euro per i collaboratori. Oggi Riccardo Bossi (30 anni) sembra aver momentaneamente accantonato le velleità politiche puntando tutto sulle gare di rally.

Sei anni dopo l’esperienza a Bruxelles fatta dal primogenito, il capo del Carroccio è tornato a rilanciare il partito a misura di famiglia puntando sull’ascesa politica del quarto (il prediletto) figlio sostenendo una campagna elettorale “blindata” sul piano delle candidature affinché Renzo potesse stravincere. Detto, fatto. E siamo all’oggi del consigliere Bossi junior e il suo primo atto ufficiale: una mozione che non ha mancato di sollevare critiche. Definita da Sinistra ecologia Libertà “solo una brutta scopiazzatura della mozione presentata alla Camera dei deputati; entrambe, non parlano la lingua sacrosanta del contrasto all’evasione fiscale, ma quella del razzismo”.

Ma al commento politico andrebbe aggiunta una semplice riflessione logica sul fatto che gli ambulanti generalmente sono persone uniche, non hanno molti dipendenti, dunque imporre la presentazione del documento che accerta l’avvenuto versamento dei contributi – per se stesso – non sembra fondamentale rispetto alla vera necessità di contrastare le frodi fiscali di natura contributiva. Di fatto cosa cambia? Che se in base alla normativa vigente, in Lombardia, per avere la licenza era sufficiente certificare di essere iscritti agli enti previdenziali ed assistenziali (ma non avviene la verifica di regolarità dei pagamenti) ora sarà invece obbligatorio presentare il Durc. La mozione per la verità non ha trovato molti sostenitori neppure tra gli ambulanti “autoctoni” figuriamoci tra gli immigrati: espressamente inseriti nel testo della nuove disposizioni legislative introdotte “per combattere l’evasione contributiva del commercio ambulante accresciutasi anche in seguito dell’ ampliamento della platea ad operatori extracomunitari”. Ma la vera sorpresa è stato scoprire come la comunicazione dell’efficientissima e invidiatissima macchina del governatore Roberto Formigoni viaggi ancora su carta e non su sistema telematico.

Tanto è vero che con una specifica mozione (primo firmatario Stefano Galli ) Bossi junior & Co invitano presidente e giunta regionale a provvedere all’invio del Burl (bollettino ufficiale regione Lombardia) agli abbonati (per lo più enti e amministrazioni) non più per posta ordinaria bensì per posta elettronica.

Insomma Renzo Bossi studia per diventare “il” leader del partito del padre. Ha abbandonato (forse) i giochini stupidi come “rimbalza il clandestino” su facebook e ai colonnelli leghisti, come Maroni e Calderoli e Giorgetti, semmai spetterà il compito di accompagnare Renzo e magari anche Riccardo nel loro cammino politico.

Volendo poi ci sono anche i fratelli Eridanio e Roberto Libertà perché si sa: la Lega è e rimarrà Bossi.



Il duro e puro della Lega iniziò a scricchiolare con le nomine di famiglia del Senatur al parlamento europeo,alcuni anni fa.
Risultano interessanti anche le ultime news sui finanziamenti "ad hoc" per la consorte,del Trota ormai sappiamo già tutto.
Il presente e il passato della politica padana lo conosciamo,se la continuazione sarà come sembra ad ambito familiare,non si può constatare che il popolo padano s'accontenta davvero di poco.

Ma è una riflessione del tutto personale,ognuno ha i suoi gusti,ultimamente preferisco quasi non scegliere,al max con tutti gli orifizi tappati,scelgo il meno peggio per dovere democratico,s'intende,non per altro!

Ah dimenticavo,a quando le giuste prime notti tra Varese,Ponte di legno e dintorni...

&& S.I. &&

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