sabato 10 luglio 2010

All'alba del sorgere della nuova P2



Pressioni sul Lodo Alfano e sul Csm

di Marco Lillo


Ora tocca ai politici. A breve saranno sentiti Marcello Dell’Utri e Denis Verdini. Dopo gli arresti di giovedì scorso di Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino, cioé i tre protagonisti di quella che è stata ribattezzata “la nuova P2”, ora l’indagine punta alla politica nazionale. Per la prima volta dopo le indagini di Luigi De Magistris viene contestata la legge Anselmi. Per il gip romano Giovanni De Donato e per il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo siamo di fronte a “un’associazione caratterizzata dalla segretezza degli scopi dell’attività e della composizione che mira a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e degli apparati della pubblica amministrazione”, proprio come la loggia di Licio Gelli. Il ruolo di Verdini è centrale e per questo, a leggere gli atti, sarebbe indagato per associazione a delinquere: “Verdini si pone, per la qualità e rilevanza del ruolo, per il suo ripetuto e diretto intervento in reciproco vincolo di solidarietà, per la condivisione d'interessi, come soggetto interno al sodalizio medesimo. ... la rilevanza della funzione da lui svolta emerge dai ripetuti incontri organizzati presso la sua dimora di palazzo Pecci Blunt”,

Convegni a 5 stelle

Il protagonista della vicenda è però Flavio Carboni, il faccendiere coinvolto nel caso Calvi (e poi assolto) ma condannato per il crac dell’Ambrosiano. Insieme a lui sono stati arrestati Pasquale Lombardi, un giudice tributario ed ex politico Dc e di Forza Italia, riuscito a creare una rete di pubbliche relazioni nelle massime magistrature italiane con convegni a 5 stelle. Il terzo arrestato è Arcangelo Martino, il politico campano della prima repubblica che ha cercato goffamente di fornire a Berlusconi l’alibi del primo incontro con la famiglia di Noemi Letizia: “gli ho presentato io il padre”, disse a beneficio dei gonzi. Solo in un paese come l’Italia una simile banda poteva riuscire ad avvicinare sottosegretari, leader di partito e presidenti di Corte. A settembre 2009 Lombardi chiama il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli e gli chiede di intervenire sulla giudice della Corte Maria Rita Saulle: “Quella della consulta che è la donna, dice che è sua amica”. Mirabelli resiste: “mmha! Eh..non è che gli interventi valgano granché”. Ma Lombardi lo informa “sono quattro negativi, cinque positivi, tre nì” e insiste: “vedi un poco se sulla signora possiamo avere un riscontro”. Il 23 settembre la banda comincia a fare sul serio. A palazzo Pecci Blunt, abitazione romana di Denis Verdini si incontrano il coordinatore del partito di Berlusconi, il capo degli ispettori del ministero, Arcibaldo Miller, l’ex numero uno dell’Associazione magistrati e ora presidente della Commissione per la riforma Brunetta, Antonio Martone; il sottosegretario alla giustizia e senatore Giacomo Caliendo (ex procuratore generale della Cassazione, come Martone); e poi i soliti tre. Cosa ci fanno il gotha della giustizia e della politica con i faccendieri? Per il pm Capaldo parlano del Lodo Alfano. Dice Lombardi: “E poi stasera chiamo Antonio (Martone Ndr) perché abbiamo fatto un discorso anche per quanto riguarda la Corte Costituzionale (... ) Amm’ fa’ nu poc’ na conta a vedé quanti sonn' i nostri e quanti son i loro, per cui se potimm' correre ai ripar', mettere delle bucature, siamo disponibili a fare tutto (... ) e poi giustamente abbiamo fissato che ogni giorno, ogni settimana bisogna che ci incontriamo per discutere tra i noi e vedere ando sta o' buono e ando sta o' malamente”.

“Tieni qualche amico?”

Dove ovviamente “o malemente” è chi resiste alla banda e continua ad applicare la legge a partire dall’articolo 3 della costituzione. Il 26 settembre accade l’incredibile: Lombardi, per intervenire in favore di Berlusconi, chiama Renzo Lusetti, che però fa parte del Pd. I modi sono spicci: “Mi devi dire una cosa sinteticamente ... tieni qualche amico nella Corte Costituzionale?”, Alla reazione sorpresa e imbarazzata di Lusetti, Lombardi rinvia a un incontro di persona. Il Lodo Alfano è bocciato dalla Consulta ma la banda si dedica a un’altra emergenza: salvare il soldato Cosentino. Il sottosegretario amico dei Casalesi ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del gip che chiede l’arresto e blocca la sua candidatura a presidente della Campania. Se la Cassazione annullasse l’ordinanza, il candidato alternativo, Caldoro, tornerebbe nel sottoscala. La banda si muove a tenaglia. Lombardi cerca tramite il presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, di accelerare i termini del ricorso e Arcangelo Martino fa circolare un dossier infamante contro Caldoro, che lo accomuna a Piero Marrazzo. Il 7 gennaio Lombardi va in Cassazione dopo avere fissato un incontro con Carbone. Esce e telefona a Cosentino: “fai far subito la rinuncia ai termini”. Il giorno dopo è il presidente Carbone a chiamare Lombardi per informarlo che l’udienza è fissata: “Il 28 gennaio”. Lombardi cerca il colpaccio: “Ah 28 gennaio.. e n'à putimmo fa' nu poco prima e ve'?”. Ma Carbone resiste: “Statte buono”. Il magistrato più importante d’Italia, a leggere gli atti, si fa consegnare olio da Lombardi in Cassazione. Scrive il gip: “Il 26 gennaio, appena due giorni prima della decisione sul ricorso Cosentino, Lombardi chiama nuovamente il Presidente Carbone , annunciandogli una piccola regalia: ‘Stammi a senti'... io mi so' fatto portare l'olio e te lo porto domani mattina (...) Ci vediamo in Cassazione e facciamo il trasbordo”. Non basta: a ottobre 2009, quando si stra decidendo se prorogare l’età pensionabile dei giudici nelle condizioni di Carbone, Lombardi chiama il sottosegretario alla giustizia Caliendo: “gli ho detto, guarda che Giacomo si impegna al massimo per quello che tu desideri, per cui tu devi fare queste due cose, uno e due, m’ha detto di si ... gli ho detto vedi che Giacomino ti sta facendo tutte le operazioni che vuoi tu quindi...”. Pochi mesi prima Carbone aveva chiesto a Lombardi: “Ti voglio dire una sola cosa però, io che faccio dopo che me ne vado in pensione!?”. E Lombardi: “Non ti preoccupare, ne sto parlando con l'amico mio di Milano!”.



Dall'inchiesta emergono molti interrogativi che dovranno essere spiegati dai futuri convocati richiesti dai magistrati.
E' ancora troppo presto per fare processi,ma il sistema detto "cricca" più passa il tempo e più se ne intravedono i contorni.

Anche se questo paese conosce benissimo come detenere il potere e sfruttarlo,come dice il detto "l'unione fa la forza",in questo caso se provato,del malaffare.

Parrebbe come un classico videogames,dove più si abbattono mostri e più ne continuano a saltare fuori.

Una mentalità diffusa e radicata,dove si potrà solo tamponare le falle possibili.

&& S.I. &&

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