martedì 4 maggio 2010

Professione "porteur" e mi faccio un sacco di soldi

Almeno tutti in nero,esentasse,anche se non quantifica l'ex dipendente disoccupato





di Alessandro Ferrucci

“Lei non lo sa, ma solo chi si è trovata dalla sua parte, poi ha fatto grandi cose”. Lo dice Ryan Bingham, alias George Clooney, nel film “Tra le nuvole” a un neo disoccupato. Lui è un tagliatore di teste, licenzia per conto di aziende, l’altro è la sua vittima del giorno. A Daniele è successa la stessa cosa. 46 anni compiuti da poco, due figli, divorziato, alto circa un metro e ottantacinque, lieve erre moscia, abbronzato, fisico asciutto da tennista provetto, barba incolta ma curata, abbigliamento casual-ricercato, della serie “non metto la cravatta perché me lo posso permettere”. Ufficialmente è in cerca di lavoro. In pratica occupato, molto: è un “porteur”, accompagna gli uomini d’affari a farsi spennare a Las Ve-gas . “Posso considerarmi uno dei primi rappresentanti della crisi economica: circa quattro anni fa, a causa di una corposa ristrutturazione aziendale, ho perso il lavoro: buona uscita e stretta di mano”. Basta con gli indizi, non vuole rendere pubblici troppi particolari della sua vita. Non gli conviene, adesso “gioca” dietro le quinte. “Vede, dopo la stretta di mano dall’azienda, mi sono sentito nudo: quando guardo in televisione i servizi sugli operai dell'Alcoa, o di qualunque altra realtà, piangere e riflettere sui proprio figli, li capisco. Oddio, a differenza loro non ho mai temuto per il nostro futuro economico, ma l’idea di essere sconfitto, quella sì”. Quindi mesi a vagare tra case di amici, pomeriggi al circolo, partite di bridge e di calcetto. Qualche scambio con la racchetta, cene, public relation. Donne. Partite di poker. Poi un viaggio a Las Vegas, “regno della perdizione secondo molti, rinascita per me. Lì, tutti o quasi, vanno per tornare in mutande, per liberarsi o auto-punirsi, per permettersi quegli eccessi vietati nel loro paese. Per me non era la prima volta, amo il gioco, ma non mi sono mai fatto travolgere. Ho sempre vissuto il tavolo verde come una parentesi piacevole. Sono molto bravo nell'intrecciare relazioni, nel saper mettere in contatto la gente e nel sedurre la loro fiducia”. Qualità eteree, per lui diventate pratiche: “Già, visto il mio stato di non-lavoro, il conseguente tempo libero a disposizione, gli amici hanno iniziato a chiedermi di accompagnarli in Nevada. Un viaggio, poi un altro, un altro ancora. Quindi il passaggio successivo, con un paio di direttori di albergo lesti a propormi il business: ‘Diamo a te e ai tuoi ospiti viaggio e alloggio gratis. Però devono giocare ai nostri tavoli’”. Les jeux soin faint. Poche le regole, anzi, una sola: i soggetti “portati” devono disporre di ingenti somme, centinaia di migliaia di euro pronti a essere riversati nelle casse dei vari colossi di cuori-quadri-fiori-picche. “È stata la svolta. Con me partono le categorie più svariate: dallo stilista, al politico, al classico imprenditore arricchito e curioso. Poi i ragazzi, figli delle precedenti categorie citate, in cerca di emozioni post-laurea o per un addio al celibato. Fiumi di soldi. Se esiste il giocatore vincente? Chi siede al tavolo deve solo sperare di limitare i danni. Sui 'danni', io guadagno”. Più l’amico perde, più lui porta a casa. “Una piccola percentuale (segreta, ndr), in apparenza, un buon margine alla fine del viaggio, consegnato direttamente dal fiduciario della catena alberghiera”. Eppoi. Ecco gli extra: ed è qui che si valuta il valore aggiunto di un buon porteur. “C’è un metro, si chiama agendina. Devo essere pronto a soddisfare nel più breve tempo possibile ogni esigenza di chi sta con me. Droga? Dimmi quale e l’avrai. Donne, uomini, trans? Non c’è problema”. Ma sempre, ai nuovi adepti parla chiaro sin dall'andata: ditemi cosa volete fare e dove volete arrivare “perché Las Vegas è un acceleratore di emozioni dalla quale si rischia di non tornare. Per questo metto in chiaro le cose e spesso mi faccio consegnare carte di credito, libretti, orologi o gioielli. Eppure sempre, e dico sempre, come dei bambini capricciosi mi chiedono deroghe agli accordi e io devo capire se è il caso di concederli o, al contrario, di mantenere il punto. È in quei momenti che mi gioco molto: dal cliente, alla faccia, fino ai possibili nuovi contatti. Quanto guadagno? Di cifre non parlo, ovvio. Diciamo che ora la mia vita è più divertente e più agiata di prima. Inoltre da quando il governo Berlusconi ha alzato la rintracciabilità degli assegni, promosso lo scudo fiscale e altre manovrine del genere, riesco a galleggiare senza problemi nell’anonimato”. Insomma, tutto in nero. Ecco perché, da disoccupato, è allegro, spensierato, divertito, con il fisico asciutto e atletico, non porta la cravatta e guida una splendida due posti. Lui, George “Bingham” Clooney, lo avrebbe ringraziato.



Lui ha risolto con questa nuova "professione",ha superato il difficile momento toccato a suo tempo,un minimo di predisposizione nel contattare i potenziali clienti da accompagnare ai tavoli mangiasoldi di Las Vegas,quindi un'attività dove l'etica tocca lasciarla momentaneamente in freezer,ma trattandosi di ricchi,ricconi e figli della medesima geniade,direi che il siparietto diventa il cosiddetto peccato veniale,e poi riflettendo bene,la società occidentale votata al capitalismo da un paio di secoli,ha fatto crescere una discreta peluria un pò ovunque!

Crescete e cercate di arricchirvi come potete,cita la società dei consumi,e da ex impiegato scaricato,voilà,lui ne scarica altri in Nevada.

@ Dalida @

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