Per Gino Strada sono stati degli arresti ridicoli
In quell'ospedale di frontiera avrebbero trovato sette giubbotti colmi di bombe, come quelli dei kamikaze, assieme a fucili e granate. E tre cooperanti italiani, che ogni giorno cercano di salvare le vittime di una guerra infinita, sono stati arrestati, con l'accusa di aver partecipato a un complotto per uccidere un governatore locale. Un reato che in Afghanistan può costare la morte. L'unica certezza, in una vicenda piena di punti oscuri. Un caso internazionale, esploso ieri pomeriggio con l'arresto nell'ospedale di Lashkar-Gah (provincia di Helmand), nel sud dell'Afghanistan, di tre cooperanti italiani di Emergency: il coordinatore medico della struttura, Matteo Dell'Aira, di Milano; il chirurgo bresciano Marco Garatti e l'addetto alla logistica, Matteo Pagani, di Roma. A fermare i tre operatori, e sei collaboratori afgani, sono stati uomini dei servizi segreti di Kabul. E soldati dell'Isaf, l'esercito della Nato di stanza in Afghanistan. Almeno stando alle autorità afgane e ad Emergency, perché l'Isaf nega di aver preso parte all'irruzione. “Questa operazione - assicura il portavoce ufficiale della forza Nato, il generale canadese Eric Trembley - è stata realizzata dalle forze di sicurezza afghane. Consiglio di rivolgersi a loro o all'ambasciata d'Italia per conoscerne i particolari”. Una presa di distanza netta e infastidita. Eppure il portavoce dell'amministrazione provinciale di Helmand, Daud Ahmadi, aveva confermato la presenza dei militari Isaf. Ribadita dal responsabile della comunicazione di Emergency, Maso Notarianni: “Lo sappiamo per certo, nell'ospedale sono entrati uomini della National Security mentre uomini dell'Isaf sono rimasti fuori. Ne siamo anche certi perché al telefono di uno dei nostri ha risposto una persona che si è presentata come un ufficiale dell'Isaf'”. Ma perché si è arrivati agli arresti? Secondo Ahmadi, la polizia avrebbe ricevuto una soffiata su un piano per uccidere il governatore di Helmand, Gulab Man-gal, durante una sua visita all'ospedale di Lashkar-Gah. Un attentato finanziato da talebani afgani, fuggiti in Pakistan. Così sono scattati i controlli, che avrebbero portato al ritrovamento di svariate armi nel magazzino dell'ospedale, tra cui sette giubbotti esplosivi. Il responsabile del deposito avrebbe fatto i nomi dei responsabili del complotto, citando anche i tre medici italiani . “Stavano pianificando degli attentati a Lashkar Gah e il loro primo bersaglio ero io” sostiene Mangal, secondo cui nell'ospedale sono stati scoperti cinque fucili, nove granate e munizioni varie. Ma le stesse autorità locali ammettono che mancano prove concrete del coinvolgimento dei medici, a cui non sono state neppure formalizzati capi di imputazione. Emergency bolla come “assolutamente ridicole” le accuse. “Chiunque, qualsiasi afgano medio - sottolinea Notarianni - ridirebbe del fatto che qualsiasi membro dello staff di Emergency possa complottare alcunché. L'ospedale di Lashkar-Gah opera in una situazione difficile: nella provincia di Helmand è in corso da settimane una operazione militare che ha colpito molti civili”. Quanto alle armi, “è improbabile che ci fossero, perché chiunque entra ed esce dall'ospedale viene perquisito”. L'associazione ha lanciato quindi un chiaro messaggio al ministro degli Esteri Frattini: “Ci aspettiamo che faccia immediatamente rilasciare i nostri medici e si esiga che la situazione torni alla normalità”. Cauta la nota della Farnesina: “Il ministro sta seguendo gli sviluppi della vicenda. In attesa di conoscere la dinamica dell'episodio e le motivazioni dei fermi, il governo italiano ribadisce la linea di assoluto rigore nei confronti di chi fiancheggia il terrorismo. La Farnesina riconferma il suo più alto riconoscimento al personale civile e militare impegnato in Afghanistan”. Fonti ufficiose del ministero hanno invece sottolineato come gli arrestati operassero in una struttura non finanziata neppure indirettamente dalla cooperazione italiana. Cecilia Strada, figlia di Gino e presidente di Emergency, sottolinea: “Non ci hanno ancora comunicato ufficialmente degli arresti. Questa storia è talmente assurda che risulta difficile crederci. Non riesco neppure a pensare a uno dei nostri con una pistola”.
Emergency,essendo l'unico avanposto e testimone per certi versi della guerra in corso in Afghanistan,evidentemente da fastidio,potrebbe essere una vera e propria azione atta a screditare l'associazione per far si di allontanarla da quelle zone.
Come affermano Gino Strada e sua figlia,dei professionisti che mettono a rischio la propria vita per cercare di lenire il più possibile le mostruose ferite di ogni campo di battaglia,non possono sicuramente tramare con chicchessia,tanto meno nascondendo delle armi.
&& S.I. &&
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