venerdì 5 febbraio 2010

Centrali nucleari,la guerra tra l'esecutivo e le regioni passa dalla Consulta



Palazzo Chigi porta davanti alla Consulta le regioni che non vogliono le centrali
di Chiara Paolin

La guerra nucleare ormai è scoppiata. Dopo le prime schermaglie, l’attacco frontale arriva dal ministro per lo Sviluppo Claudio Scajola: su sua iniziativa il Consiglio dei ministri ha deciso ieri di portare davanti alla Corte costituzionale Puglia, Basilicata e Campania, ovvero le tre regioni che negli ultimi mesi hanno approvato leggi contro la costruzione di centrali atomiche sul proprio territorio. Leggi illegittime, secondo il ministro: “L’impugnativa è necessaria per questioni di diritto e di merito – afferma Scajola – in punto di diritto le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l’esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell’ambiente della sicurezza interna e della concorrenza. Non impugnarle avrebbe costituito un precedente pericoloso, perché si potrebbe indurre le regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie per il paese”.
I SITI. E poi c’è la questione politica. Aggiunge Scajola: “Nel merito, il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del governo Berlusconi. Quindi al prossimo Consiglio dei ministri del 10 febbraio ci sarà l’approvazione definitiva del decreto legislativo recante tra l’altro misure sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari”. In effetti, le regioni tre ribelli sono governate al momento dal centrosinistra, ma l’operazione offre l’innegabile vantaggio di mostrare i muscoli un po’ a tutti. Alla Conferenza Stato Regioni dello scorso 27 gennaio la débâcle governativa è stata pesante: tutti i governatori italiani avevano bocciato sonoramente l’ipotesi di aprire al nucleare con l’unica eccezione di Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Ma anche il nord-est, nel giro di pochi giorni, ha evidenziato qualche crepa. Il candidato leghista alla presidenza del Veneto, Luca Zaia ha detto: “Il Veneto non è adatto per aprire un sito nucleare. Molto meglio la green economy”. A ruota è arrivato il collega friulano in carica, Renzo Tondo, centrodestra: “Valutiamo con interesse l’ipotesi di partecipazione alla realizzazione del secondo reattore di Krsko, in Slovenia. Tra i valori aggiunti di questa strategia c’è quello di non dover prendere assolutamente in considerazione alcuna ipotesi di realizzazione di centrale nucleare nella nostra regione”. Più defilato e cauto, come da tradizione, Roberto Formigoni. A fine 2008 le sue dichiarazioni risultavano inequivocabili: “La Lombardia non è un territorio facile per nuovi insediamenti, è già popolato da molti impianti energetici. Insomma, non è tra le migliori candidate per il nucleare”. Ora invece l’atteggiamento è attendista, come spiega il consigliere regionale Carlo Monguzzi, dei Verdi: “Ho invitato più volte Formigoni a un confronto pubblico sul tema, senza successo. Lui dice che non ha né un no né un sì preventivo rispetto all’argomento: però direi che a questo punto è il caso di fare chiarezza”.
FEDERALISMO. In realtà, a elezioni regionali ormai vicine, parlare chiaro può essere molto dannoso per candidati e partiti. Meglio forse attendere il responso della Consulta, che è chiamata a un doppio verdetto sul tema: oltre al ricorso del governo centrale contro le tre leggi regionali, c’è infatti quello avanzato lo scorso ottobre da undici regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria) proprio contro la legge nazionale sul nucleare. Nell’impugnazione i governatori sottolineano in particolare come la norma non preveda il necessario coinvolgimento degli enti locali nell’individuare i siti da destinare ai nuovi impianti di produzione, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti nucleari . La questione, dunque, diventa questa: può Roma imporre la presenza di una centrale atomica su un certo territorio anche contro la volontà di cittadini e amministratori? In attesa delle valutazioni affidate alla Corte costituzionale, tutti potranno concentrarsi sulle prossime elezioni. Poi si vedrà. Nel frattempo, manca un piano energetico nazionale. Per non parlare del deposito unico delle scorie che si doveva realizzare in Basilicata: dalla rivolta di Scanzano in poi, nessuno osa nemmeno parlarne.


Dal mancato stoccaggio dei rifiuti tossici a Scanzano è evidente l'aria che tira a livello regionale,nelle migliori delle ipotesi è come quando il professore guarda tra gli studenti chi deve interrogare,c'è chi sparirebbe sotto il banco per non farsi notare.
A parte le regioni ribelli.Puglia,Basilicata e Campania dove il mettersi di traverso ha obbligato l'esecutivo a reagire tramite la Consulta,molte altre tra cui l'insospettabile Veneto,Zaia fa sapere che non sono interessati,loro hanno già dato con il gassificatore davanti alle loro coste,in Lombardia poi,dopo Caorso non c'è spazio,così si defila anche Formigoni,i "comunisti" del Piemonte tramite la Bresso,già da tempo hanno fatto sapere della volontà di puntare sulle fonti energetiche rinnovabili,anche se da marzo la stessa regione potrebbe passare al cdx,chissà Cota se dirà qualcosina in campagna elettorale...

Tempi duri per Scajola e il programmino elettorale con il nucleare,unica fonte energetica possibile a loro dire,peccato che nella"assolata" Germania,abbiano investito negli ultimi anni in energia solare,eolica e rinnovabili d'ogni genere,con una percentuale che l'Italia se la sogna.

Stoccare scorie nucleari per migliaia d'anni non piace a nessuno,tanto meno nell'armata brancaleone italiana.

Vedi gli stoccaggi di bidoni nucleari a Trino Vercellese!!

Visione che dire inquietante,altro che un eufemismo...


@ Dalida @

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