venerdì 8 gennaio 2010

La Lega a Trento non tollera imprese di pulizia con lavoratori mussulmani


[ vignetta di Mario Natangelo ]

La Lega a Trento non vuole donne di servizio islamiche
di Elisa Battistini
"Nei nostri uffici non devono entrare donne delle pulizie di fede musulmana”. E’ questa la motivazione con cui il capogruppo provinciale della Lega nord trentino, Alessandro Savoi, giustifica la lettera che ieri ha inviato al presidente del consiglio della Provincia autonoma, Gianni Kessler. Nella missiva, recapitata prima ai giornali locali – Kessler l’ha ricevuta solo nel pomeriggio – si chiede che nessun islamico pulisca gli uffici del Carroccio. Con la presente chiedo, a tutela dei consiglieri provinciali e del relativo personale che operano all’interno degli uffici, in considerazione dei documenti cartacei e informatici contenenti dati sensibili qui utilizzati e archiviati, che la ditta che svolge il servizio di pulizia faccia intervenire presso i nostri uffici personale in primis trentino, o comunque italiano si legge. Insomma, ragioni di sicurezza e segretezza imporrebbero negli uffici leghisti solo “lavoratori della nostra fede e della nostra terra”, come ci dice Savoi.
Tutto nasce da un episodio, che la lettera ovviamente riporta. Il giorno 5 gennaio 2010 è stata trovata dal consigliere Claudio Civettini, alle ore 7.00 del mattino, l’addetta alle pulizie che dormiva, con tanto di coperta e senza scarpe, sulle sedie poste lungo il corridoio della sede. La donna in questione portava il velo ed era, chiaramente, di fede musulmana. Civettini avrebbe poi chiesto lumi alla signora, che si sarebbe giustificata dicendo che si era appisolata. Ma il temuto segno islamico (il velo, appunto) ha rivelato una verità inaccettabile per Savoi e il suo gruppo: la cooperativa che ha in appalto le pulizie per conto della Provincia utilizza personale musulmano. Prima, forse, non lo avevano mai sentito dire? “Non lo sapevamo, perché di solito non andiamo in ufficio così presto – dice Savoi – ma ora che lo sappiamo, protestiamo. Noi siamo antislamici! E’ una grande battaglia di civiltà della Lega, questa. Abbiamo raccolto le firme contro la moschea, qui. Perché non possiamo permettere che gli islamici ci colonizzino. A pulire gli uffici della Lega, poi, vogliamo gente trentina, cattolica. Non gente con il velo. Magari questa signora è una donna perbene, ma avremmo pure il diritto di farci pulire l’ufficio da persone italiane”. La cooperativa di lavoro PovoCoop81 ha la gestione dell’appalto fino alla fine del 2010. E nell’appalto – il servizio è di 1 ora al giorno, dalle 5 alle 6 della mattina – non c’è scritto che i lavoratori devono essere bianchi, italiani e cattolici. Il presidente della coop difende infatti la sua lavoratrice. “Basti pensare – dice il presidente Alessandro Barbacovi – che questa signora fa le pulizie anche in una banca”. Ma il presidente non difende solo la donna, una 40enne madre di due figli (“grande lavoratrice, onestissima, che non ha mai creato nessun problema al mondo”), ma la libertà di tutti i suoi lavoratori. “Non facciamo discriminazioni. Applichiamo il contratto nazionale delle pulizie, la normativa sull’immigrazione, le regole dell’appalto,poi gli operatori possono avere il velo, essere musulmani, credere in quello che vogliono”. La cooperativa ha 150 dipendenti (tra cui anche alcuni leghisti), una trentina sono extracomunitari e alcune donne delle pulizie portano il velo. La cosa non disturba Barbacovi. “Se una persona svolge bene il proprio lavoro, non esiste problema”. Ma Savoi è irremovibile: “Un conto è un lavoratore edile musulmano, un conto è un islamico che entra nel mio ufficio”.
Quanto al destinatario della lettera, il presidente del consiglio provinciale Kessler, quando lo interpelliamo ha appena ricevuto lo scritto. Consegnato a mano dal capogruppo del Carroccio. “Ma cosa vuole che le dica? Devo davvero commentare?”, minimizza Kessler. Che non pare proprio intenzionato a prendere sul serio la cosa né tantomeno a prendere provvedimenti. “Se gli uffici sono puliti – ironizza – non c’è molto altro da aggiungere. Paghiamo la ditta per questo. Per quanto riguarda le assunzioni, i lavoratori stranieri devono essere regolari. E una volta appurate queste due questioni, la ditta fa lavorare chi ritiene opportuno . Fine”. I rapporti con la Lega, spiega Kessler, a Trento non sono mai stati particolarmente burrascosi. La provincia è guidata da una giunta di centrosinistra presieduta da Lorenzo Dellai. Ma il partito di Bossi, all’opposizione (alle ultime provinciali ha preso il 14%), non è “belligerante” come altrove (Lombardia e bresciano in testa). A maggior ragione, questa uscita sembra a Kessler come uno “scivolone sgradevole”. O, forse, un modo escogitato dalla Lega per far parlare di sé. Come quando, discutendo della regolamentazione dei campi rom, i leghisti si presentarono in consiglio provinciale con uno striscione che recitava Meno rom, più rum. “In quell’occasione – dice Kessler – ricordai loro che i rom sono più italiani del rum”.


Il Consigliere afferma d'aver trovato la lavoratrice col velo appisolata,potrebbe essere,ma a questo punto si può pensare ad un alibi inventato per creare discussioni,polemiche,etc,etc.
La Lega ha nelle sue strategie politiche ed elettorali anche questi mezzucci,dove la prestazione dell'immigrato va benissimo per certi lavori,quelli più duri e mal pagati,dove il personale nostrano non esiste più,ma se qualsiasi di loro si avvicina ed è visibile nei propri uffici o nelle strade cittadine,da fastidio,anzi si diffonde la demonizzazione.

Qualsiasi ufficio se ha dei documenti particolarmente riservati li mette sotto chiave o li blinda con password all'interno dei propri Pc,trovare queste scuse poichè non si tollerano determinate razze,anche se lavorano onestamente,francamente non può che essere la verifica anche se non ce n'era bisogno,d'essere nel pieno d'una società diffusamente razzista,che ha la disperata necessità di prestazioni lavorative,ma non lo vuole ammettere,anzi trova motivi di repulsione.

&& S.I. &&

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