I parenti delle vittime si avviano al maxi processo di Torino,le loro testimonianze
TORINO
È cominciata a Torino la prima udienza del maxiprocesso Eternit. I due imputati, il miliardario svizzero Stephan Schmidhaeny e il barone belga Louis De Cartier, non sono presenti e sono stati dichiarati contumaci.
I due sono accusati delle morti legate alla lavorazione dell’amianto nelle quattro sedi italiane di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). I capi d’imputazione risultano disastro ambientale doloso e inosservanza volontaria delle norme sulla sicurezza.
Il presidente Giuseppe Casalbore è poi passato ad affrontare le questioni tecniche legate ai responsabili civili: la prima di esse ad essere interpellata è la Presidenza del Consiglio (citata da una signora di Casale Monferrato), i cui avvocati si sono costituiti per chiedere di essere esclusi.
L’udienza si svolge nella maxiaula 1, che è stipata di avvocati e giornalisti delle televisioni. Nella maxiaula 5 si sono radunate le persone che intendono costituirsi parte civile. In aula magna, collegata in videoconferenza, c'erano invece le parti civili (oltre 700) già costituite all’udienza preliminare. Le parti lese elencate nel capo d’accusa sono quasi 2.900. «Il processo sarà giusto - ha detto il pubblico ministero Raffaele Guariniello alle tivù prima dell’apertura dei lavori - e i suoi tempi saranno quelli giusti per dare giustizia sia alle vittime che agli imputati».
Per il pubblico è stato allestito anche l’auditorium della vicina sede della Provincia di Torino, collegato in videoconferenza al Tribunale. Ma l’assenza di un interprete ha fatto sì che la maggior parte dei presenti, stranieri, lasciasse l’aula prima dell’inizio dell’udienza. L’obiettivo dell’accusa, spiegano i pubblici ministeri, è quello di dimostrare che il reato è permanente, perché esistono tuttora contaminazioni di amianto nelle strade, nelle infrastrutture, nelle case e edifici pubblici dei paesi colpiti, a partire da Casale Monferrato e Cavagnolo. Se raggiungeranno il loro scopo, il reato sarà imperscrittibile.
Un presidente severo
Il giudice Giuseppe Casalbore, che presiede il processo Eternit, è noto negli ambienti giudiziari torinesi per la sua severità, e già nella prima ora di udienza non ha risparmiato ramanzine ai numerosi presenti nella maxiaula. Il primo rimprovero è arrivato dopo soli 3 minuti quando ha minacciato di mandare vie due persone che in fondo al locale stavano conversando. Poi ha spiegato in tono perentorio che non intende sentire squillare le suonerie dei cellulari. Quindi notando che alcuni avvocati erano senza toga ha detto: «Vi pregherei di indossarla sempre, per tutta la durata dell’udienza e non solo quando intervenite. È obbligatorio per legge: non mi importa come ve la procurate, la dovete avere». Qualche minuto dopo ha sgridato l’operatore di una televisione perchè indossava il cappello: «Mi faccia la cortesia, non lo usi: per legge, e per educazione».
Sui giornali in Belgio
La presenza sul banco degli imputati del barone belga Louis de Cartier de Marchienne ha dato grande risalto al processo in Belgio. Il quotidiano La Libre Belgique dedica al dibattimento la prima pagina con la foto di una manifestazione dei lavoratori. «Il profitto di fronte alla salute», titola il quotidiano, che propone ai lettori anche un profilo del giudice Raffaele Guariniello: «Un procuratore ostinato». In Belgio, ricorda l’agenzia di stampa Belga, nel 2008 il Fondo amianto ha permesso di indennizzare circa 300 persone.
La delegazione francese: «processo esemplare»
Attilio Manerin, rappresentante dell’associazione francese delle vittime dell’amianto definisce «esemplare» il processo di stamane, annunciando che proprio sulla scia del processo italiano, 15 giorni fa è stato indagato per omicidio anche il padrone della Eternit transalpina. «Siamo venuti qui in duecento - afferma Manerin - per sostenere la lotta della Eternit Italia in quello che per noi è un processo esemplare. Proprio 15 giorni fa, in Francia, il padrone della Eternit francese è stato indagato per omicidio grazie all’esempio del processo italiano». «Speriamo - è l’auspicio del portavoce delle vittime francesi dell’amianto - che questo processo renda dignità ai morti dell’amianto e ai loro familiari».
[ da La stampa ]
Migliaia di vittime su tutto il territorio italiano,Casale Monferrato è il simbolo della tragedia,oltre le innumerevoli vittime lavoratori dello stabilimento ve ne sono altrettante tra la popolazione della città.
Seppur i maggiori accusati non siano presenti,dovranno comunque inginocchiarsi alla giustizia,anche dai paesi esteri questo maxi processo viene visto come un modello,che possano prendere atto della realtà e portino l'esperienza nel loro paese,poichè di amianto ne sono morti tanti e continueranno a morirne altrettanti.
@ Dalida @
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