La storia dell'amore trans voluta dai gesuiti
TORINO — «Sì certo, sono felice... Vincere un festival, importante come questo, ricevere tante lodi, fa piacere. Ma non cambia la vita. La vita è altro. E alla fine, come dice Gianni Amelio, il cinema è solo un vizio ». Un vizio magnifico, che ha fatto conoscere un nuovo regista, Pietro Marcello, trentenne di Caserta, autore de La bocca del lupo , il film che ha trionfato al Film Festival torinese, il primo italiano sul podio in 27 edizioni.
«In ogni caso — prosegue — qui a vincere sono soprattutto loro, gli emarginati. L’ex carcerato Enzo, il trans Mary, i senza tetto né legge che ogni sera si affollano nei labirinti dei carrugi, intorno al porto. Quando il prossimo 3 dicembre il film verrà presentato a Genova, allora la festa sarà davvero tutta loro». E anche dei gesuiti della fondazione San Marcellino, che da 45 anni si occupano dei più bisognosi, gestendo i dormitori e le mense cittadine. Sono stati loro a incaricare Pietro Marcello di raccontare quel mondo, contribuendo anche finanziariamente alla produzione insieme con l’Indigo Film e l’Avventurosa di Pietro Marcello e Dario Zonta. Il giovane regista l’ha fatto attraverso lo sguardo di due di loro, due esseri umani deragliati dalla vita ma uniti da una delle più belle e intense storie d’amore.
E se uno dei due è un transessuale, ai gesuiti non importa nulla. «Sono consapevole che il tema è delicato, specie nell’ambito della Chiesa e di questi tempi — riconosce Marcello —. Però l’ho potuto affrontare nel modo più libero possibile. Nessun limite, nessun compromesso. I gesuiti hanno capito benissimo che questa è una storia che va oltre il discorso dell’omosessualità, qui si parla di solitudine, dell’amore che nasce dal dolore». Del resto, oltre alle lodi dei committenti, La bocca del lupo (prossimamente distribuito dalla Bim) ha vinto anche il Fipresci, il premio della critica internazionale, che lo ha definito nella motivazione «senza dubbio la più grande storia d’amore del festival».
[ da Corsera ]
Ha vinto una storia molto importante,una pellicola che riuscirà a sensibilizzare sul tema,poichè la xenofobia e soprattutto l'omofobia sono fenomeni molto preoccupanti di questi tempi,sono orgogliosa che tramite il "film festival" di Torino,tutto ciò sia stato evidenziato premiandone i contenuti.
@ Dalida @
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