giovedì 19 novembre 2009
Cronaca della Fao,forse meglio dire "Che state a fao"
di Alessandro Ferrucci
“Asigno’, e che devo fa’: c’è la Fao...”, si giustifica un vigile. Già, Roma è blindata. Intorno al Circo Massimo, dove ha sede la Food and Agriculture Organization, è stata istituita una “red zone” invalicabile. Chi capita presso, è finito: ore e ore di traffico, insulti e mal di pancia. Sì, ma per chi, per cosa? Sul Fatto Quotidiano domenica abbiamo titolato “Che state a Fao?” per analizzare obiettivi e risultati; oggi raccontiamo cos’è questa “appendice” dell’Onu. Fondata il 16 ottobre 1945 a Città del Québec, Québec, Canada, dal 1951 la sua sede è stata trasferita da Washington, nella capitale italiana. Obiettivo: aiutare ad accrescere i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica mondiale. Insomma, un lavoro di consulenza. Spesso “strozzato” dai pochi fondi, dicono. E quando c’è crisi, tocca a tutti. Eppure la struttura è possibile inserirla sotto la categoria “molossi” per numeri e costi: all’aprile di quest’anno conta 1.641 funzionari e 1.894 impiegati. I due terzi del personale lavorano nella sede centrale di Roma, gli altri negli uffici di tutto il mondo. Budget importante: nel 2007, un aumento del 13,3 per cento ha portato l’agenzia a ottenere 867,7 milioni di euro per il biennio successivo. Nessun’altra organizzazione dell’Onu può contare su una cifra del genere. Ma, a quanto pare, non basta: c’è sempre qualche dirigente pronto a denunciare l’impossibilità di un intervento a causa degli scarsi fondi. Per forza, quasi il 70 per cento della cifra totale, ottenuta dai contributi degli Stati membri, finisce per la gestione ordinaria. Qualche esempio: per la sicurezza alimentare, la Fao prevede uno stanziamento di 59 milioni di euro; per l’“ufficio del direttore generale” 41,5 milioni di euro. La struttura che lavora a stretto contatto con il direttore Jacques Diouf costa più di 9 milioni. E ancora: l’ufficio legale, 5,3 milioni di euro, l’ufficio del programma e della gestione del budget, altri 11. Eppoi, i voli aerei: secondo documenti inediti da noi trovati , la spesa di quest’anno per la sola biglietteria si aggira attorno ai 13 milioni di euro. La maggior parte sono per voli extraeuropei, verso le zone del Terzo mondo dove, secondo una circolare interna, è possibile usufruire della categoria business per tragitti superiori alle otto ore. Non sempre è così, c’è “qualche” deroga. E ancora: chi è in missione non prende mai in considerazione la miglior offerta, ma solo la miglior opportunità. Vuol dire non valutare il costo, a prescindere. In questo modo le spese perdono il controllo.
Altra voce: chi è dipendente Fao ha la possibilità di ottenere alcuni importanti benefits, come buoni carburante, uno spaccio dedicato e con prezzi inferiori.
Oltre che a Roma, l’organizzazione è presente in più di 130 paesi. La rete decentralizzata comprende 5 uffici regionali, 10 uffici subregionali, 73 uffici di rappresentanza, nove uffici con personale tecnico trasferito e un certo numero di uffici con accreditamento multiplo. Altri viaggi, altri costi.
Una organizzazione faraonica,dove parrebbe che i problemi della fame nel mondo sono un dettaglio,a Roma tra dibattiti,caos stradale,blocchi del traffico per consentire lo shopping alle mogli che contano delle autorità politiche e dell'organizzazione,le quali fanno business da capogiro tra le boutique del centro storico della capitale.
In lontananza i morsi della fame,di buona parte del pianeta,si calcola un miliardo di umanità nell'estrema indigenza,con un risultato delle solite belle parole,ma senza alcun stanziamento,la solita kermesse fine a se stessaa,anzi no,Benedetto XVI ha sentenziato che il pianeta ha le potenzialità per sfamare tutti quanti,la solita frase fatta buona per tutte le stagioni,da quelle parti non potranno mai dichiarare che sei miliardi di persone sono insostenibili e il trend è ad aumentare.
Gli unici a godere della manifestazione,le compagnie aeree,e il florido commercio che ne è derivato a Roma.
Tanto i miserabili non lo verranno mai a sapere!!!
[ Kenzo ]
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