lunedì 10 agosto 2009

Giuseppe Fava,la sua memoria ha necessità d'aiuto

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de "I Siciliani"
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Dopo l'assassinio mafioso di Giuseppe Fava, il 5 gennaio 1984, i redattori de I Siciliani scelsero di non sbandarsi, di tenere aperto il giornale e di portare avanti per molti anni la cooperativa giornalistica fondata dal loro direttore, affrontando un tempo di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazione. Anni di rischi personali, di stipendi (mai) pagati, di concreta solitudine istituzionale (non una pagina di pubblicità per cinque anni!)
Oggi, a un quarto di secolo dalla morte di Fava, alcuni di loro (membri allora del CdA della cooperativa) rischiano di perdere le loro case per il puntiglio di una sentenza di fallimento che si presenta - venticinque anni dopo - a reclamare il dovuto sui poveri debiti della cooperativa. Il precetto di pignoramento è stato già notificato, senza curarsi d'attendere nemmeno la sentenza d'appello. Per paradosso, il creditore principale, l'Ircac, è un ente regionale disciolto da anni.
E' chiaro che non si tratta di vicende personali: la redazione de I Siciliani in quegli anni rappresentò molto di più che se stessa, in un contesto estremamente difficile e rischioso. Da soli, quei giovani giornalisti diedero voce udibile e forte alla Sicilia onesta, alle decine di migliaia di siciliani che non si rassegnavano a convivere con la mafia. Il loro torto fu quello di non dar spazio al dolore per la morte del direttore, di non chiudere il giornale, di non accettare facili e comodi ripieghi professionali ma di andare avanti. Quel torto di coerenza, per il tribunale fallimentare vale oggi quasi centomila euro, tra interessi, more e spese. Centomila euro che la giustizia catanese, con imbarazzante ostinazione, pretende adesso di incassare per mano degli ufficiali giudiziari.
Ci saranno momenti e luoghi per approfondire questa vicenda, per scrutarne ragioni e meccanismi che a noi sfuggono. Adesso c'è da salvare le nostre case: già pignorate. Una di queste, per la cronaca, è quella in cui nacque Giuseppe Fava e che adesso, ereditata dai figli, è già finita sotto i sigilli. Un modo per affiancare al prezzo della morte anche quello della beffa.
La Fondazione Giuseppe Fava ha aperto un conto corrente (che trovate in basso) e una sottoscrizione: vi chiediamo di darci il vostro contribuito e di far girare questa richiesta. Altrimenti sarà un'altra malinconica vittoria della mafia su chi i mafiosi e i loro amici ha continuato a combatterli per un quarto di secolo.

CLICK FONDAZIONE GIUSEPPE FAVA

Questa sera ascoltando Radio 24,la trasmissione La zanzara,ho ascoltato l'intervento di Elena Fava,la figlia di Giuseppe,denunciare la grottesca rischiesta di denaro poichè la cooperativa giornalistica fondata da suo padre,ha avuto delle difficoltà economiche,non avendo sponsor e puntando su una libera informazione in Sicilia,lei e i collaboratori hanno continuato il lavoro del padre ucciso dalla mafia.

I debiti accumulati sono cospicui,nonostante il prezioso lavoro d'informazione per quella martoriata terra,le autorità e il fisco hanno pignorato la casa sede del giornale,e intimato ai sei giornalisti della cooperativa di risarcire il debito.

Chiunque di noi può aiutarli,già dai primi giorni la sottoscrizione ha avuto un buon successo.






Giuseppe Fava,un uomo libero,un giornalista che è stato ucciso per la sua terra

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