sabato 22 agosto 2009

Giorgio Faletti e la sua ultima sfida




A Giorgio Faletti non importa tanto la polemica sulle espressioni gergali tipiche dello slang americano riprese meccanicamente, tali e quali, nel suo ultimo successo Io sono Dio (Baldini Castoldi Dalai), che risultano ben poco comprensibili per un lettore di casa nostra: tipo «girare intorno al cespuglio», che corrisponde all'italiano «menare il can per l'aia», o «una ventina di grandi» (dal termine grand, che vuol dire biglietto da mille dollari). «Ogni autore — puntualizza Faletti — usa il linguaggio che preferisce. Basti pensare al siciliano di Andrea Camilleri. Sono scelte che possono piacere o non piacere, naturalmente: su questo le critiche sono legittime. Non avrei avuto nulla da dire se la discussione si fosse fermata a questo punto. Sarebbe stata una semplice divagazione estiva».

Solo che la polemica (già rilanciata da blog e giornali) è andata oltre. Eleonora Andretta, la studiosa e traduttrice d'inglese che ha sollevato la questione, ha colto nel romanzo «l'eco di qualcuno che scrive e pensa in anglo-americano», adombrando quindi l'ipotesi che Io sono Dio non sia tutto farina del sacco di Faletti. Il quale reagisce indignato: «Mi manda in bestia il continuo riemergere dell'insinuazione secondo cui non sarei io il vero autore dei miei romanzi. Si è detto che me li scriveva Jeffery Deaver, figuriamoci. Poi che era mia moglie, la quale ha sempre lavorato come architetto. Adesso sbuca fuori un fantomatico ghostwriter italo-americano. Non accetto che, senza uno straccio di prova, si metta in dubbio la mia onestà verso i lettori. E sono pronto a rivendicarla in tutte le sedi».

Dunque si preannuncia qualche iniziativa giudiziaria? «Non credo. Cerco di guardare sempre la vita con ironia e penso che presto la faccenda si sgonfierà. Del resto, in un Paese dove non è al riparo la privacy di nessuno, con tutti i giornalisti che ci sono a caccia di scoop, come si può credere che non sarebbe venuto a galla il nome della persona che scriverebbe i libri da me firmati?» Comunque Faletti è anche disposto a fornire la prova della sua correttezza: «Non gratis però. Se qualcuno deposita un bel gruzzolo da un notaio, sono pronto a fare lo stesso e ad autorizzare il notaio a stare insieme a me mentre scrivo il prossimo romanzo. Così, se risulterà che ho un ghostwriter, pagherò il notaio e il mio antagonista prenderà i soldi. Ma se invece sarà confermato che sono l'unico autore, allora lui pagherà il notaio e io intascherò la somma». C'è qualcuno che se la sente di accettare la sfida?

[ da Corsera ]

Una sfida che non raccolgo,ma se qualcuno nutre dubbi sulle effettive scritture di Faletti,raccolga la sfida,dopo molti romanzi di successo e di vendite soprattutto,mi pare aleatorio accusare di falso e di farsi scrivere i testi da chissà chi altro.
Gli ultimi dubbi come sottolinea l'articolo,vengono dall'uso dello slang americano,Eleonora Andreatta o chicchessia potrà accettare la sfida ed aver successo, o pagare di tasca propria il dubbio portato alle cronache.

E dire che Giorgio Faletti,me lo ricordo per il giumbotto della cognata con i due "roberti" o del più recente Vito Catozzo.

Ne ha fatta di strada il ragazzo!!!

&& S.I. &&

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