lunedì 6 luglio 2009

Marco Travaglio,il passaparola del lunedì,1991 la lettera della mafia spedita a Berlusconi



Il testo integrale

"Buongiorno a tutti, oggi siamo in trasferta, in tipografia, stiamo chiudendo un instant book insieme a Peter Gomez e a Marco Lillo, si intitolerà “Papi” e che uscirà a metà luglio, ma non è di questo naturalmente che vi voglio parlare.
Vi voglio parlare di una notizia di quelle che passano come l’acqua sul vetro, se ne parla un giorno, poi scompare e tra l’altro è una notizia clamorosa, dirompente, molto ancora più dirompente, mi scuso se lo ripeto, ma bisogna continuamente ripetercelo, degli scandali politico – sessuali che riguardano il Presidente del Consiglio e la sua corte dei miracoli, ribadisco ancora una volta che basterebbe uno di quegli scandali politico – sessuali per far dimettere il Presidente del Consiglio o il sottosegretario di qualunque paese del mondo, tranne il nostro, quindi non li sto sminuendo, ma sto dicendo che qui abbiamo anche di peggio!
E è curioso che nessuno di quelli che fanno 10 o 20 o 5 domande tutti i giorni al Presidente del Consiglio, non si concentri anche su questo fatto, anzi non scriva neanche una riga, sarò fissato ma penso che i rapporti con la mafia siano più gravi, persino dei rapporti con le prostitute, con i papponi e con gli spacciatori di droga, è grave anche questo secondo cotè, ma è doppiamente grave o triplamente grave il primo.

La lettera della mafia a Berlusconi
Allora la notizia che riguarda il nostro Presidente del Consiglio e i suoi rapporti con la mafia, è una notizia che dovrebbe interessare soprattutto in periodo di G8, perché in periodo di G8? Prendo oggi “Il Corriere della Sera” e leggo a pag. 2 “Le 12 tavole per un’economia etica, pronto il testo Ocse elaborato dall’Italia” e sotto abbiamo addirittura il volto di Tremonti che evidentemente, per conto del Cavaliere, sta preparando le tavole della finanza etica, devo dire che è proprio la persona giusta Berlusconi per parlare di finanza etica, visto che aveva quelle 64 società nei paradisi fiscali, quelle costruite da Mills che poi lui ha dovuto corrompere per farlo stare zitto nei processi.
Ma devo dire che tra queste 12 tavole per la finanza etica, potrebbe entrare a buon diritto, potrebbero anche distribuirne copia al G8 affinché gli altri 7 capi di Stato e di governo, oltre al nostro, il nostro è soltanto mezzo, quindi sarà un vertice G7 ½ come ha titolato “L’espresso” che il nostro mezzo distribuisse un foglietto, un papellino agli altri colleghi, per fargli vedere di cosa è capace lui quando si tratta di finanza etica, è un foglietto che è saltato fuori all’improvviso da un cassetto della Procura di Palermo, forse qualcuno di voi ha letto, bisogna essere pronti in questi casi perché la notizia viene data una volta e poi scompare, non ci sono commenti, reazioni, interrogazioni parlamentari, approfondimenti, nessuno ce la fa vedere.
Sul Corriere dell’altro giorno: “La mafia nel 1991: a noi una televisione di Berlusconi o rapiremo un figlio”, la Stampa: “Minacce della mafia a Berlusconi, giallo su una lettera del 1989”, quindi per la stampa è del 1989 per Il Corriere della Sera è del 1991, altri giornali la fanno risalire tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 e ne traggono tutti la conseguenza che questo povero Cristo di Berlusconi, era perseguitato dalla mafia, era minacciato, ricattato, una vittima quindi della mafia, poveretto! Ce l’hanno tutti con lui, anche la mafia! Questo è il messaggio che è passato anche in quei fugaci servizi o notiziole che sono state date in televisione, ne ha parlato perfino la televisione, perché? Perché poter accostare Berlusconi ai martiri minacciati dalla mafia, oppure addirittura uccisi dalla mafia, in un momento come questo è interessante, nessuno si è posto due domande ma queste le porremo alla fine nella speranza che quelli che ne fanno 10, ne facciano almeno 2 su questa vicenda, visto che ne fanno 10 sul caso Noemi.
Leggo, così ci capiamo, leggo il pezzo della Stampa che è il più completo, l’ha scritto Lirio Abbate, uno che dalla mafia è veramente minacciato per avere danneggiato la mafia nei suoi rapporti mafia – politica.
“I boss mafiosi nei primi anni 90 minacciavano Silvio Berlusconi e i suoi familiari perché volevano avere a disposizione una delle sue reti televisive, la richiesta sarebbe stata fatta all’allora imprenditore della Fininvest, ancora lontano dalla politica attraverso una lettera che sarebbe stata scritta dai corleonesi. Questa missiva vergata a mano è adesso agli atti del PM della direzione distrettuale antimafia di Palermo e è stata sequestrata insieme alle carte personali di Vito Ciancimino, l’ex Sindaco mafioso di Palermo, amico fidato di Bernardo Provenzano e referente politico dei corleonesi di Totò Riina, i documenti erano nascosti in un magazzino a Palermo, la lettera è stata sequestrata dai Carabinieri nel febbraio 2005”, state attenti a queste date perché sono importanti, nel febbraio 2005 i Carabinieri vanno a casa di Ciancimino e poi in questo in questo magazzino e portano via le carte del defunto Sindaco mafioso.
L’hanno trovata nella prima perquisizione a cui è stato sottoposto il figlio di Ciancimino, Massimo Ciancimino che oggi è sotto processo in appello per riciclaggio e proprio per avviare quel processo gli avevano fatto i sequestri in casa.
In primo grado è stato condannato a 5 anni e 8 mesi e adesso c’è l’appello.
“Dal verbale redatto dai militari dell’arma a firma Capitano Angeli si legge parte di foglio A4 manoscritto contenente richieste all’On. Berlusconi per mettere a disposizione una delle sue reti televisive, il pezzo di carta è strappato nella parte iniziale, il testo è incompleto e ciò che si legge è un invito a Berlusconi affinché accolga le richieste che gli sono state fatte “altrimenti dovrà essere compiuto il luttuoso evento” sullo scenario giudiziario che si apre, prendendo spunto dal documento finora inedito i magistrati della direzione distrettuale antimafia hanno avviato un’inchiesta riservatissima, sono stati fatti interrogatori ed altre persone devono essere convocate, è stato sentito anche Massimo Ciancimino che da quasi un anno collabora con diverse Procure, rendendo dichiarazioni ai PM sull’economia mafiosa, sugli intrecci con la politica e sulle trattative tra lo Stato e la mafia attraverso proprio suo padre nei giorni caldi delle stragi 92/93.
Ricorderete il Gen. Mori, il Capitano De Donno che vanno da Ciancimino perché faccia da tramite con Provenzano e Riina, trattativa che inizia prima della strage di Via D’Amelio subito dopo Capaci, prosegue dopo Via D’Amelio, dura altri mesi e si interrompe all’improvviso con il sorprendente arresto di Riina nel gennaio 1993 .
“Proprio a Ciancimino i PM hanno mostrato questa lettera durante un interrogatorio, il dichiarante sarebbe rimasto sorpreso nel vedere nelle mani dei magistrati quel documento, di cui gli aveva parlato suo padre, che pensava fosse stato smarrito tra le tante perquisizioni subite o nei traslochi che ha effettuato, invece era lì, tra le carte processuali ancora a disposizione della Procura che fanno parte del processo, in cui lui è stato condannato in primo grado per riciclaggio, su questo procedimento è in corso l’appello e dunque la Procura ha inviato alla Corte una copia del documento.
Intanto i PM hanno già disposto accertamenti, uno dei quali ha verificato che la missiva sarebbe stata scritta intorno al 1991, una perizia calligrafa avrebbe escluso che sia la scrittura di Vito o Massimo Ciancimino, gli inquirenti vogliono fare esaminare la grafia di alcuni uomini di fiducia di Riina perché dalle ipotesi investigative emergerebbe che il messaggio è stato scritto dai corleonesi.” Quindi da Riina o dagli uomini di Riina, il documento viene scritta da Riina o da qualcuno dei suoi uomini, viene passato a Provenzano che le cede a Ciancimino e Ciancimino cosa deve fare? Deve comunicarlo a un referente perché lo dia a Berlusconi e chi è questo referente? Dicono gli inquirenti che potrebbe essere Marcello Dell’Utri, tant’è che questa roba verrà consegnata alla Corte d’Appello di Palermo che sta concludendo il processo d’appello a Dell’Utri, quello in cui Dell’Utri in primo grado è stato condannato per concorso esterno a associazione mafiosa a 9 anni di reclusione, il processo di appello sta finendo, credo che intorno al 10 luglio si concluda l’istruttoria dibattimentale e cominci la requisitoria e poi ci saranno le arringhe e poi dopo l’estate ci sarà la sentenza.
Ci siamo capiti, i corleonesi chiedono a Berlusconi di dare loro a disposizione una sua televisione, altrimenti dovranno fargli una ritorsione, un evento luttuoso, Il Corriere della Sera scrive “rapirgli il figlio”, rapirgli il figlio non si sa bene dove stia scritto, forse perché nel 1988 in una telefonata che è stata intercettata e che abbiamo pubblicato per esempio nel libro Le Mille balle blu, Berlusconi parla con un immobiliarista di minacce che ha ricevuto e che potrebbero colpire il figlio Piersilvio, poi ne ve leggerò un pezzettino di questa intercettazione.

Piero Grasso, nulla da dirci?
Le due cose che balzano subito agli occhi sono: 1) se questa lettera è stata sequestrata nel febbraio 2005 a casa Ciancimino, ormai il vecchio Ciancimino era morto, c’era il figlio e il processo a Massimo Ciancimino è iniziato subito dopo e il processo Dell’Utri è in corso da 12 anni, prima in primo grado e poi in appello, perché questa lettera è saltata fuori in Procura soltanto adesso? Siamo a luglio 2009, sono passati 4 anni e mezzo dal suo ritrovamento, dove era questa lettera? Perché non era stata depositata agli atti dei processi Dell’Utri e Ciancimino? Forse che i pubblici ministeri che fingono di chiedere le condanne dei loro imputati, poi nascondono le prove per farli assolvere? Non saranno mica così stupidi e perché le hanno portate solo adesso queste carte nei processi a Ciancimino junior e a Dell’Utri, forse non gli era stato detto che c’era questa lettera.
Allora bisognerebbe fare questa domanda al Procuratore Capo di Palermo del 2005 Piero Grasso e al suo braccio destro, il Procuratore aggiunto dell’epoca Giuseppe Pignatone, i quali oggi non sono più a Palermo perché Grasso è diventato procuratore nazionale antimafia e Pignatone è diventato il Procuratore capo di Reggio Calabria, furono loro a dirigere le operazioni sull’inchiesta Ciancimino, fu Pignatone a interrogare Massimo Ciancimino per intere giornate su tutto ciò che era stato sequestrato in casa sua e su tutta la grande vicenda del tesoro di Ciancimino, curiosamente pare che in tutte quelle giornate di interrogatorio, a Ciancimino non sia mai stata fatta neanche una domanda sul documento più importante che era stato trovato in casa sua, sulla lettera che Riina o chi per lui aveva dato a Provenzano perché la desse a Ciancimino padre, perché la desse a Dell’Utri, perché la desse a Berlusconi, una domandina almeno gliela potevano fare, tanto più che come apprendiamo qui, ora che è stata trovata e i magistrati sono andati da Ciancimino, quest’ultimo è sbiancato e ha detto delle cose interessanti, ci dice Lirio Abbate, quali cose siano non lo sappiamo, perché sono coperte dal segreto, ma se i magistrati le scopriranno queste carte nei processi Dell’Utri e nei processi Ciancimino le verremo a sapere, le dichiarazioni di Ciancimino, per intanto sappiamo che c’è questa lettera, una lettera che tra l’altro risulta tagliata, sarebbe interessante sapere se quando è stata trovata dai Carabinieri era già tagliata, oppure se nel frattempo qualcuno ne ha portato via qualche pezzo!
La seconda cosa che balza agli occhi è che però negli articoli usciti finora sui giornali non l’abbiamo trovata, forse perché nessuno finora, speriamo nei prossimi giorni che ciò accada, è andato al processo Ciancimino a Farsi dare da qualche Avvocato questo documento, che non è coperto da segreto, siamo in dibattimento: meno segreto di così! Adesso che è stato depositato, finalmente, dopo quattro anni e mezzo non è più un segreto per nessuno e perché nessun giornale la pubblica? Una lettera di Riina a Berlusconi in cui il capo della mafia gli chiede - o lui o chi per lui, ovviamente - una televisione minacciando, in cambio, di fare qualcosa di brutto a lui o alla sua famiglia nessun giornale ce la pubblica? Possibile?! Nessuno la va a cercare, nessuno se la accaparra, c’è una caccia spasmodica alle foto di Zappadu, delle mignotte o delle ragazze immagine in Sardegna: fanno bene a cercarle, ma perché nessuno cerca la lettera dei Corleonesi a Berlusconi per avere una televisione?!

Gli amici degli amici
Perché se qualcuno ce la facesse vedere potremmo scoprire una cosa che, dato che non ci sono segreti su questo documento, adesso vi dico, ossia che in quella lettera Riina o chi per lui si rivolge a Berlusconi non chiamandolo Cavaliere, Dottore, Imprenditore, ma si rivolge a Berlusconi chiamandolo Onorevole Berlusconi e, se lo chiama Onorevole Berlusconi, questa lettera non può essere stata scritta nell’89, perché nell’89 Berlusconi faceva il palazzinaro e l’editore. Non può essere scritta nel 91, perché nel 91 Berlusconi faceva il palazzinaro e l’editore. Quando è che Berlusconi diventa Onorevole? Il 27 marzo del 1994, elezioni politiche, prime elezioni politiche in cui Berlusconi si presenta, vince le elezioni e diventa Presidente del Consiglio con Forza Italia, conseguentemente la lettera all’Onorevole Berlusconi è successiva al 27 marzo del 1994, oppure magari - che ne so? - in campagna elettorale qualcuno lo chiama già Onorevole, perché tanto si sa che verrà eletto? Quindi diciamo o subito prima o subito dopo la prima elezione di Berlusconi a Deputato, 94. E sempre in questa lettera il mafioso che scrive - o è Riina o è qualcuno dei suoi - dice a Berlusconi che “ la mafia gli darà un appoggio che non sarà di poco alla sua posizione politica”. E’ evidente che si stanno rivolgendo all’Onorevole Berlusconi o a quello che sta per diventare l’Onorevole Berlusconi per dargli “un appoggio non di poco” - così scrivono- alla sua posizione politica: vi sembra che sia questo il messaggio che è passato da quei frettolosi articoli e servizi televisivi? No, negli articoli e nei servizi televisivi si sentiva dire che Berlusconi, poveretto, era minacciato dalla mafia e quindi un nemico della mafia che viene minacciato dai mafiosi, altro che amico, come dicono questi Travaglio, Santoro, Luttazzi, questi infami! È talmente nemico della mafia da esserne minacciato: bastava raccontare le cose come stavano, andarsi a prendere questo bel papellino, vedere, “caro Onorevole Berlusconi, noi le daremo un appoggio non di poco se lei ci metterà a disposizione una delle sue televisioni. Se non lo dovesse fare, ci saranno delle spiacevoli conseguenze negative, un luttuoso evento” e quindi forse non solo un rapimento, ma anche un omicidio luttuoso. Quando uno vede queste parole tutte insieme e vede soprattutto il destinatario, Silvio Berlusconi nostro Presidente del Consiglio, inevitabilmente si domanda: ma Riina e i corleonesi erano impazziti? Pensavano di poter trasmettere una lettera a Berlusconi se non lo conoscevano? Come potevano pensare che, dando la lettera a Ciancimino affinché la desse a Dell’Utri, perché la desse a Berlusconi la lettera sarebbe arrivata a destinazione? Chiunque di noi voglia mandare una lettera a Berlusconi che cosa fa? Scrive “ caro Presidente Berlusconi” e poi mette una busta a Palazzo Grazioli, o a Villa Certosa o a Arcore o a Antigua, una delle ville, o a Palazzo Chigi. Perché Riina, invece di usare le Poste Italiane, usa la posta celere che è formata dalla staffetta Provenzano / Ciancimino padre / Dell’Utri per arrivare a Berlusconi? Si saranno mica conosciuti questi soggetti? Berlusconi conosceva Ciancimino? Dell’Utri conosceva Ciancimino? Berlusconi o Dell’Utri conoscevano Ciancimino, Provenzano, Riina o uno di questi alternativamente? No, perché è interessante, dato che si tratta di tre boss mafiosi tutti del clan corleonese! Altrimenti che gli viene in mente a Riina di usare quello strano sistema di comunicazione? Metti in busta e manda, se non lo conosci, no? Se lo conosci glielo fai arrivare tramite amici, ma allora sono gli amici di Berlusconi questi? O di Dell’Utri? E quando Berlusconi - poniamo il caso - riceve una lettera firmata dai corleonesi che gli porta Dell’Utri non gli chiede “ ma dove l’hai trovata? Chi te l’ha data?” dice “ ah, conosci Provenzano, Riina e Ciancimino?” oppure non glielo chiede perché già lo sa che Dell’Utri li conosce?! Oppure non glielo chiede perché anche lui li conosce? Queste sono le domande che ci dovremmo porre di fronte a un caso di questa dimensione. E poi il fatto che lui abbia risposto oppure no anche questa è una bella domanda: “ signor Ciancimino junior, lei ha mica saputo da sue padre se poi quella lettera ebbe un seguito, se qualcuno rispose a quella lettera? Se quando avete detto “ ti facciamo del male se non ci dai una televisione” quello ha fatto sapere - che ne so io? - “ stiamo valutando la vostra richiesta”, sa quelle formulette che si usano negli uffici, “ le faremo sapere”? No, perché dal 94 ricordo alcune trasmissioni televisive nelle quali le reti Fininvest, invece di prendersela con la mafia, se la prendevano con l’antimafia, attaccando violentemente e insultando, diffamando, calunniando la Procura di Palermo guidata da Caselli e poi smisero all’improvviso, quando la Procura di Palermo, dal 99 in avanti, dal 2000 fu guidata da Grasso e, sotto la gestione di Grasso e Pignatone, fu trovata questa lettera che scomparve, che non fu depositata agli atti dei processi, che solo adesso, in fase finale del processo d’appello a Dell’Utri, si può finalmente portare come prova davanti ai giudici! Qualcuno vorrà chiederlo all’attuale Procuratore antimafia e al suo aggiunto Pignatone dove se l’erano dimenticata, se per caso se l’erano dimenticata? Perché non l’hanno mandata nei processi, non l’hanno trasmessa, perché non hanno fatto una sola domanda a Ciancimino su quella lettera? Sono state fatte indagini su quella lettera? Perché vengono fatte adesso? Non si potevano fare quattro anni fa quando è stata trovata? Non si poteva convocare o Dell’Utri o Berlusconi per sapere se avevano ricevuto quella lettera, se conoscevano le persone che avrebbero dovuto consegnargliela, se avevano poi risposto a quella lettera? Misteri! Poi sapete che nella storia di Ciancimino c’è un altro grosso buco nero: le telefonate intercettate tra il figlio di Ciancimino e i soci del padre defunto, nelle quali nel 2004 si parla delle persone a cui Ciancimino aveva girato una parte del suo tesoro, i presunti prestanome del tesoro di Ciancimino: anche quelle bobine sono rimaste a marcire in Procura senza che nessuno le facesse trascrivere. Sapete che per usarle, dato che qui i prestanomi sarebbero dei parlamentari, bisognava chiedere il permesso al Parlamento, ma nessuno le ha trascritte e nessuno ha chiesto il permesso al Parlamento e, anche queste, sono saltate fuori dai cassetti dopo che il Procuratore Grasso e il Procuratore aggiunto Pignatone sono andati via da Palermo. Vorrei ricordare anche un’altra cosa così, a titolo di coincidenza cronologica: che il Procuratore Grasso è Procuratore nazionale antimafia grazie a una legge approvata dalla maggioranza berlusconiana due legislature fa, nella quale si faceva fuori il suo unico concorrente per la Procura Nazionale Antimafia: si chiama Giancarlo Caselli, è un po’ più anziano di lui, con qualche titolo quindi in più di lui; erano due candidati, uno è stato fatto fuori per legge e quindi la legge anti/Caselli non solo è una legge contra personam, ma è anche una legge ad personam, perché inevitabilmente, eliminando l’unico concorrente di Grasso, ha portato Grasso alla Procura Nazionale Antimafia. Capisco che certe domande scomode non si vogliono fare, ma bisognerebbe pur chiedere come mai qualcuno preferiva Grasso a Caselli e come mai queste carte, queste bobine saltano fuori quattro o cinque anni dopo dai cassetti, dopo che erano state dimenticate lì, se erano state dimenticate lì come sembra, confrontando le date.

Berlusconi intercettato parla delle minacce della mafia
Vi avevo detto di questa telefonata: è una telefonata - l’ho pubblicata sul sito www.antefatto.it, che è un po’ l’antipasto del nostro giornale; a proposito, in settimana arriverà la possibilità di abbonarsi con carta di credito, quindi restate in contatto con il sito “antefatto” e con il blog “voglio scendere”, perché finalmente molti di quelli che si sono prenotati e che devono ancora fare l’abbonamento potranno farlo comodamente da casa propria, con la carta di credito via Internet.
Quella telefonata è del 17 febbraio dell’88 e ci sono, al telefono, Berlusconi e il suo socio Renato Della Valle, che all’epoca era indagato per bancarotta e era sotto intercettazione. A questo punto Berlusconi, dopo aver parlato di varie cose quali politica, televisione e giornali, parla di un’artrosi che l’ha bloccato e dice “ sono messo male fisicamente e poi ho tanti casini in giro, a destra e a sinistra. Ne ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandare via i miei figli, che stanno partendo adesso per l’estero, perché mi hanno fatto delle estorsioni in maniera brutta”, “ O Madonna!”, dice Della Valle, “ è una cosa che mi è capitata altre volte dieci anni fa e ora sono ritornati fuori”. “ Senti, Silvio - gli dice Della Valle - va beh, ma hai Saint Moritz, no? Sennò ti dicevo se vuoi mandarli, i figli, anche qui a casa mia non ci sono problemi”, cioè Della Valle gli dice “ scappa per un po’, se ti vogliono minacciare” e Berlusconi dice “ grazie, li mando molto più lontani. Sai, siccome mi hanno detto che, se entro una certa data non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me e espongono il corpo in Piazza Duomo...” “ O Madonna!”, ridice Della Valle, “ allora sai, sono cose poco carine da sentirsi dire”, giustamente, devo dire “ e allora ho deciso: li mando in America e buonanotte, perché ho un po’ di cosette da fare”. Della Valle gli chiede “ ma ti hanno dato una data? Ti hanno dato un ultimatum? Fino a quella data lì vai anche tu, no?” e Berlusconi dice “ no, no, io qui sono difeso per casa”, “devono passare sul mio cadavere”, dice Della Valle, come dire “ ti proteggo io” e Berlusconi gli dice “ sì, così ci mettono la bomba in due e ci fanno saltare in due” e ride e Della Valle dice “ ma cosa vuoi che ci facciano saltare, la bomba?”, poi parlano un po’ di altre cose, pensate anche questa dimestichezza del nostro Presidente del Consiglio con le bombe, già ne aveva avute due in casa sua nel 75 e nell’86. A un certo punto Berlusconi conclude dicendo “ ti dico sinceramente che, se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non mi rompono più i coglioni”, praticamente apprendiamo che il nostro Presidente del Consiglio, quando riceve richieste estorsive o minacce dai mafiosi, paga: purtroppo dovrebbe essere colui che dà il buon esempio, oggi che è capo del governo, agli imprenditori che magari, per non pagare, si sono fatti pure ammazzare, vedi Libero Grassi e dovrebbero fare così.
Questo vi ho voluto raccontare perché il processo Dell’Utri sta per finire, il G8 sta per iniziare, tutti parlano di ragazze e di festini e di ricatti legati a quelle ragazze e a quei festini. Bene, pensate a quanta gente è in grado di ricattare Berlusconi, se già all’inizio della sua carriera politica la mafia gli aveva subito mandato un messaggio chiedendogli l’uso di una televisione, poi lui ha provveduto altrimenti con trasmissioni che hanno fatto grandi favori alla mafia, attaccando l’antimafia. Ma pensate a quanta gente, soltanto la catena Riina /Provenzano /Ciancimino /Dell’Utri /Berlusconi, questa catena quanto è ricattatoria come situazione intrinseca potenziale nei confronti del Presidente del Consiglio e quante persone quindi sono in grado di chiedergli qualcosa o di minacciare qualcosa: forse è più preoccupante che, tra queste, ci sia anche qualche boss mafioso che magari potrebbe parlare, oppure magari potrebbe far parlare qualcuno dei suoi, oppure potrebbe tirare fuori qualche altro pezzettino di carta, nella speranza che poi qualcuno non lo inguatti in un cassetto o magari non ne tagli un pezzettino!
Passate parola, ci vediamo tutti quanti, se potete, mercoledì sera 8 luglio al Circolo Alpheus in zona ostiense a Roma dalle otto di sera in avanti per la grande serata e notte bianca contro la legge bavaglio. Grazie, a lunedì prossimo."

[ post inserito da Kenzo ]

3 commenti:

Michelle ha detto...

complimenti per il tuo blog!
ciao!

Anonimo ha detto...

intervisa a Ciancimino:

Palermo - «Io a Silvio Berlusconi mafioso non ci credo. Né papà mi ha mai detto qualcosa al riguardo. Glielo chiesi tre o quattro volte, e rispose sempre allo stesso modo: “È fuori da tutto”. Per certo so che Berlusconi era piuttosto una vittima della mafia. Forse qualcuno intorno a lui, magari del suo più stretto entourage, può aver avuto contatti con Cosa nostra millantando amicizie e mandati del Cavaliere, muovendosi in suo nome e per suo conto, senza che Berlusconi lo sapesse. Papà aveva solo delle perplessità su alcuni personaggi...». Tenetevi forte.

Chi parla in favore del Cavaliere è Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito. Sulla carta dovrebbe essere il grande accusatore del premier-mafioso nelle nuove indagini sulle stragi del ’92-93, la gola profonda delle procure in possesso sia del famoso papello con la trattativa fra stato e mafia, sia di alcuni biglietti scritti da Provenzano a Berlusconi. In quest’intervista al Giornale Ciancimino jr offre invece un’altra verità rispetto a quella che tiene banco in questi giorni. Questa.

Senta Ciancimino, di Berlusconi ha già detto. E del senatore Marcello Dell’Utri, altro obiettivo delle procure, cos’ha da dire?
«Dico solo che papà non l’ha mai voluto incontrare perché non lo stimava...».

Queste sue considerazioni su Berlusconi le ha verbalizzate?
«No. I pm mi hanno chiesto di parlare solo di cose concrete e di soffermarmi sui documenti sequestrati a casa o da me esibiti. “Le sensazioni e le idee - hanno tagliato corto - se le tenga pure per sé. Non interessano”. E così ho fatto».

Ivo Serenthà ha detto...

Lasciamo che le indagini facciano il suo corso,questo è un paese nel quale non si può governare a lungo senza tenere conto della criminalità organizzata,Andreotti è stato assolto per insufficenza di prove,l'attuale premier magari non avrà neppure un processo,spero che non sia da imputare ai vari lodi in sua difesa.