mercoledì 8 luglio 2009

Facebook e la piaga del furto d'identità



Negli Usa, dove il fenomeno ha assunto le dimensioni di una vera e propria piaga, il governo ha istituito una legge ad hoc: il furto d’identità. Da noi, dove invece si è solo all’inizio, si viaggia ancora con vecchi reati: truffa, violazione della privacy, a volte produzione di falsi documenti. Ma non c’è tempo da perdere, perché i ladri di identità, in grado di succhiarti dati, generalità, indirizzo di casa e posto di lavoro, sono alle porte e hanno già cominciato a fare i loro danni. Solo nell’ultima settimana il Movimento Consumatori ha depositato due denunce.

Sembra incredibile, ma la prima vittima è infatti proprio uno dei legali del movimento: Massimo Gagliardi. «Come movimento volevamo aprire una linea di credito con la Banca Etica, è così che ho scoperto che qualcuno mi aveva rubato l’identità».

Gagliardi scopre di essere iscritto alla centrale rischi della Banca d’Italia come cattivo pagatore. Qualcuno è riuscito a rubargli i dati, ha falsificato un documento e con quello ha chiesto un finanziamento alla Findomestic per l’acquisto a rate di una playstation da 1300 euro. Essendo un truffatore, si è portato a casa la plyastation e poi non ha pagato una rata. La finanziaria ha cominciato a mandare all’indirizzo indicato nella carta d’identità fasulla i solleciti di pagamento, fino a quando, non ricevendo risposta, ha segnalato il suo nominativo alla centrale rischi.

«Essere iscritti al Crif può essere un danno enorme - spiega Gagliardi -. Chi viene segnalato può rivolgersi a qualunque banca, ma non otterrà un finanziamento, un fido, un blocchetto degli assegni. Paradossalmente, se avessi voluto acquistare un immobile e avessi pagato la caparra fidando in un mutuo, avrei perso quei soldi perché la banca non mi avrebbe più fatto credito». Una volta iscritti al Crif, poi, uscirne è un incubo: ci vogliono cinque anni. A meno che non si riesca a dimostrare che qualcuno ha copiato i tuoi dati, ma non è facile. Spesso le finanziarie non ci credono.
«Per fortuna nel mio caso il codice del documento d’identità non corrispondeva al mio» spiega Gagliardi.

Una settimana dopo, a Gagliardi si presenta un caso fotocopia. Si tratta di un ventenne che ha scoperto di avere «firmato» un contratto di credito al consumo da Mediaworld. Peccato questo non sia mai avvenuto. Qualcuno è riuscito a carpire i suoi dati anagrafici e ha falsificato il suo documento, presentandosi poi come lui. Ora, secondo la finanziaria, la malcapitata vittima del raggiro deve ancora duemila euro.

Ma come fanno, i ladri d’identità, ad avere i dati anagrafici delle persone a cui si sostituiscono? Il vero danno lo stanno facendo i cosiddetti social network. Senza pensarci molti di noi si iscrivono a siti come Facebook, MySpace, NetLog inserendo, senza pensarci, dati sensibili che poi vengono usati dai truffatori per falsificare documenti. Incrociare i dati sulla Rete non è difficile e in pochi minuti un abile internauta è in grado di ricavare intere vite dalla Rete.
Per questo negli Usa è esploso in fenomeno. Ma ci sono anche altri sistemi oltre a Internet.

«Come Movimento Consumatori stiamo seguendo il caso di un altro ragazzo che si è ritrovato con un finanziamento della Finconsumo - spiega Gagliardi -. In quel caso i truffatori sono riusciti a ottenere i suoi dati anagrafici dalla famiglia. Due falsi rappresentanti di materassi si sono presentati a casa della madre e, fingendo di voler presentare i loro prodotti al figlio, si sono fatti mostrare i documenti d’identità».

Il problema è che in questo caso la Finconsumo non ha riconosciuto le firme sui documenti come falsi e dunque la causa è finita davanti a un giudice.
Lasciare il computer spento o non aprire la porta di casa a estranei, non elimina il rischio. In molti casi i truffatori ricavano i dati delle loro vittime andando a rovistare nei bidoni della spazzatura dove, senza accorgercene, molti di noi gettano senza pensarci lettere, bollette o altri documenti che per i falsari sono una vera miniera d’oro d’informazioni.

[ da La stampa ]

Meglio meditare sul social network più famoso al mondo,cazzeggiare sta bene,un metodo per frequentazione a distanza pure,ritrovo tra vecchi amici va benissimo,ma la sovraesposizione dei propri dati,i cosiddetti dati sensibili possono nuocere alla propria tasca.

Per ovviare non mi sono iscritto,essendo refrattario alla già citata esposizione privata.

Nel blog Freedom abbiamo avuto contatti ravvicinati,o meglio di vero e proprio inserimento con i buon temponi di Fessbuc,con loro non si rischia nulla...

[ post inserito da Kenzo ]

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