domenica 14 giugno 2009

Fred Krupp,l'ambientalista ottimista per il futuro del pianeta



Fred Krupp


- La parola sequel a molti fa storcere la bocca. Raramente i seguiti di grandi film si sono rivelati all'altezza dell'originale. Se il sequel in questione è quello della Terra, le cose però cambiano decisamente. Di questi tempi già sapere che ce ne sarà uno può suonare per molti versi straordinario. Ma non è tutto. Fred Krupp, uno dei personaggi più in vista dell'ambientalismo americano, ha scritto recentemente insieme alla giornalista Miriam Horn un libro per rassicurarci: non solo il Pianeta ha un futuro davanti, ma sarà anche un bel futuro, molto probabilmente migliore del presente. Earth: The sequel espone chiaramente, sin dalla scelta del titolo, il suo punto di vista sulla crisi ecologica che stiamo attraversando: ne verremo fuori, a dispetto di quanto continuano a ripeterci i catastrofisti.

"Nel mio libro - ci spiega Krupp - ho voluto spiegare come la trasformazione globale che stiamo vivendo e la conseguente imminente nuova rivoluzione industriale ci porterà un futuro di prosperità, con energia, posti di lavoro e benessere abbondante per tutti". Promesse che hanno fatto guadagnare al volume l'ingresso tra i best seller 2008 del New York Times e una recente ripubblicazione in versione paperback. Con il curioso risultato di farlo stare in questi giorni fianco a fianco sugli scaffali delle librerie con l'ultima fatica di James Lovelock, dal titolo diametralmente opposto: The vanishing of Gaia. Se la tesi dello scienziato novantenne, icona storica dell'ambientalismo anglosassone, è quella che la Terra (Gaia) è spacciata (è vanishing, ovvero si sta dissolvendo), quella di Krupp va nel senso opposto.

"Ho il massimo rispetto per il contributo che Lovelock ha dato al movimento ambientale - dice - e condivido le sue stesse preoccupazioni sull'accelerazione del riscaldamento globale, ma sono convinto che l'umanità abbia la possibilità di unire volontà politica, immaginazione ed energie imprenditoriali per disinnescare il pericolo".

Lo sguardo sul mondo dei due autori è naturalmente molto diverso, non solo per ragioni anagrafiche. Alla formazione scientifica di Lovelock, Krupp, che di anni ne ha "solo" 55, contrappone infatti la sua dimestichezza con legge, impresa e finanza. Da presidente dell'Environmental Defense Fund è ritenuto infatti uno dei lobbisti ambientali più influenti di Washington e in passato ha intrattenuto rapporti di consulenza con molti colossi, come BP, McDonalds e Wal Mart. Circostanza che ha fatto sollevare anche qualche mugugno all'ala "dura e pura" dei verdi americani.

Il suo libro punta quindi soprattutto a raccontare come il mondo dell'impresa e della ricerca tecnologica abbia compreso fino in fondo la sfida ambientale, iniziando a mettere in campo risposte straordinarie di cui si parla ancora troppo poco. A salvarci non saranno quindi tanto le marce e le campagne ecologiste, che pure Krupp in passato ha organizzato e frequentato, ma l'ingegno umano e il desiderio di fare profitti.

Per scrivere Earth: The sequel l'autore ha girato per officine e laboratori di mezzo mondo, restando lui stesso sorpreso da quanti elementi di speranza stiano già bollendo in pentola. "La cosa più incredibile - ci racconta - è stato capire che malgrado crisi e recessione oggi c'è più motivo che mai di essere ottimisti. E' stato davvero emozionante incontrare degli innovatori come Jack Newman, il fondatore della Amyris, una società che ingegnerizza lieviti in grado di trasformare lo zucchero praticamente in qualunque cosa, dal carburante ai farmaci antimalaria. Ma non è un'eccezione: Angela Belcher al Mit di Boston sta ottenendo qualcosa di simile con i virus, facendoli diventare le batterie più efficienti mai esistite. Di persone di questo genere ne abbiamo incontrate decine, ma ce ne sono migliaia, e iniziano a raccogliere fondi per centinaia di milioni di dollari".

I modelli climatici, quando ci riferiscono delle possibili conseguenze più catastrofiche, applicano i valori di emissioni di CO2 "tarati" sullo scenario business as usual, ma Krupp è convinto che d'ora in poi nulla potrà più essere as usual. "Anche se è evidente - aggiunge - che bisogna fare presto e meglio nel diffondere e commercializzare le nuove tecnologie, soprattutto nei paesi emergenti, aiutandoli a saltare a pie' pari la fase inquinante che ha conosciuto l'Occidente".

Lo strumento chiave, Krupp ne è convinto, è l'introduzione anche negli Usa di un sistema di controllo delle emissioni basato sul principio di tetti obbligatori e lo scambio dei crediti, il cosiddetto "cap and trade" già adottato dall'Unione Europea. Posizione che ha ribadito qualche tempo fa anche in un editoriale sul Wall Street Journal, bocciando la controproposta di fissare una "carbon tax". "Il fatto stesso che a rilanciare questa alternativa sia stata la Exxon Mobil - denuncia - dovrebbe farci capire che introdurre il 'cap and trade' è il modo migliore per far uscire la nostra economia dall'attuale dipendenza dal petrolio". Poi a quel punto ci penseranno imprenditori e inventori a salvare il mondo come neppure Bruce Willis e Mel Gibson saprebbero fare.

[ da La repubblica ]

Una visione reale o troppo ottimistica del presente e del futuro del pianeta,Krupp è convinto delle possibilità dell'uomo,nella ricerca di nuove tecnologie legate al profitto,toccherà prendere le distanze dai catastrofisti e in ugual misura al super ottimista ambientalista,ma in modo consapevole consiglio di concentrarsi con la massima attenzione,all'evoluzione delle nuove tecnologie,affinché l'ingresso delle stesse non siano rallentate ad hoc per questione d'interessi,e così facendo si andrà inevitabilmente verso l'irreparabile.

[ post inserito da Kenzo ]

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