martedì 24 marzo 2009

Pena di morte,alla Cina il criminale primato



Una delle numerose condanne capitali in Iran,da sottolineare la spettacolarità e chi riesce a scattare foto per l'album personale.

La buona notizia è che la maggior parte dei Paesi al mondo si sta avvicinando all’abolizione della pena capitale (solo 25 dei 59 Paesi che la mantengono hanno eseguito condanne nel 2008), quella cattiva è che centinaia di persone continuano a essere condannate e giustiziate. È quanto emerge dai dati diffusi oggi da Amnesty International, secondo cui la Cina conquista il primato di "Paese boia", avendo da sola messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso.

Nemmeno l’Europa risulta "zona libera", visto che la Bielorussia ricorre ancora, seppur in grande segretezza, alla pena capitale. Dopo l’adozione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di due risoluzioni (2007 e 2008) per una moratoria della pena capitale - fortemente volute e promosse dalla diplomazia italiana - «il mondo si è ancora più avvicinato al traguardo dell’abolizione» come si legge nel rapporto Amnesty ’Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008’. Ma i numeri non possono certo essere definiti incoraggianti: tra gennaio e dicembre dello scorso anno sono state giustiziate almeno 2390 persone in 25 paesi e sono state emesse circa 8864 condanne alla pena capitale in 52 paesi.

Il maggior numero di esecuzioni nel 2008 è stato riscontrato in Asia, dove undici paesi continuano a ricorrere alla pena capitale: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam. Solo in Cina hanno avuto luogo quasi tre quarti delle esecuzioni su scala mondiale, 1718 su 2390, dati che potrebbero essere ancora più elevati perché le informazioni sulle condanne a morte e le esecuzioni restano un segreto di Stato. Il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato nella regione Africa del Nord - Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l’impiccagione e la lapidazione.

In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica. Nel continente americano solo gli Stati Uniti d’America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine l’anno scorso, la maggior parte delle quali in Texas. L’unico altro stato delle Americhe in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell’area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003. Quanto alla ’pecora nerà europea, la Bielorussia, l’anno passato ha eseguito quattro esecuzioni. Le condanne, spiegano da Amnesty, vi vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni sulla data dell’esecuzione né sul luogo di sepoltura.

In occasione della pubblicazione del rapporto, l’organizzazione per i diritti umani lancia, a questo proposito, lo studio ’Ending executions in Europe: Towards abolition of the death penalty in Belarus’ e un’azione online per fermare le esecuzioni nell’ex repubblica sovietica. Nell’Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state portate a termine solo due esecuzioni ma le condanne a morte sono state almeno 362. In quest’area, oltretutto, c’è stato un passo indietro con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. Le risoluzioni Onu, insomma, sono stati strumenti importanti per incoraggiare gli Stati che mantengono la pena capitale a rivederne l’uso e ad abolirla. Ma per il momento non sufficienti. «La pena di morte è la punizione estrema: è crudele, inumana e degradante - ha commentato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International - Nel XXI secolo non dovrebbe esserci più posto per decapitazioni, sedie elettriche, impiccagioni, iniezioni letali, fucilazioni e lapidazioni».

[ da La stampa ]

L'orrore della pena capitale rimane stazionario,non vi sono sensibili aumenti nella pratica,spiccano come al solito le oltre 1700 condanne a morte in Cina su un totale di 2400,effettivamente le Olimpiadi sono servite per l'affermazione della democrazia e per la fine delle barbarie,su questo aspetto e sulla criminale repressione in Tibet,sono state davvero incredibili le promesse fatte all'indomani dell'assegnazione dei giochi.

I soliti Stati Uniti,con un buon numero di condannati,la famosa culla della democrazia,peccato che nei bracci della morte ci vadano i colored,gli ispanici e i bianchi sfigati,e tra di loro un buon numero di innocenti.

Non rammentavo il Giappone,anche se i numeri devono essere assai limitati,poichè spiccano di gran lunga le democrazie consolidate rispetto a paesi d'impronta dittatoriale.

Di ingiustizie e di crimini è pieno e zeppo il pianeta,ma i crimini di stato sono assai più detestabili.

&& S.I. &&

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