mercoledì 19 novembre 2008

Dal blog di Piero Ricca,intervista al volo a Beppe Grillo



L’altro giorno Beppe Grillo era a Milano per un giro in bicicletta per le vie del centro. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, l’abbiamo raggiunto in strada, davanti a un semaforo rosso, per chiedergli un chiarimento sulla questione della bocciatura delle firme referendarie. Beppe ha risposto che non sa ancora nulla di preciso, subito dopo è passato a evidenziare il fatto che le firme del primo V day sono in parlamento, dal quale attende di essere convocato. Occorre chiarire però che una proposta di legge popolare (qual è quella del primo V day) è interamente nelle mani del parlamento, con le conseguenze del caso, mentre il referendum – prospettato per mesi da Grillo come una mazzata micidiale al sistema - sarebbe stato nelle mani dei cittadini. Non c’era il dubbio in corso d’opera che la regolarità della raccolta fosse a rischio per via della tempistica pre-elettorale? Beppe riconosce il problema, ricorda che alcuni sostenevano di sì e altri, tra i quali i suoi legali, di no. E nel dubbio è andato avanti. Ma non c’è da preoccuparsi, dice, tanto il sistema dei media tradizionali sta per morire in quanto la pubblicità si sta spostando in rete. Ma questo cambiamento produrrà un automatico miglioramento qualitativo dell’informazione? Alcuni osservatori ne dubitano. Lui sembra esserne certo. E allora, domando, che bisogno c’era di convocare i referendum? Solo per accelerarne l’agonia, risponde Beppe. Un’agonia lenta, visto che l’ottanta per cento degli italiani a tutt’oggi ha come fonte esclusiva di informazione la tv. Dirà qualche parola di chiarezza ai tanti che hanno lavorato ai tavoli referendari e alla certificazione delle firme? Beppe promette di sì, appena saprà qualcosa. Ottenuta questa promessa, gli sottopongo al volo un altro paio di questioni. Lui - com’è noto - sostiene che la vera informazione è solo in rete (l’altro giorno sul suo blog mi ha addirittura indicato – bontà sua - come uno dei “veri giornalisti”). Io non sono d’accordo: penso che il web sia uno strumento straordinario, non la terra promessa. L’informazione non è solo libera espressione: richiede professionalità, competenza, organizzazione. Un conto è gestire un blog personale, altro conto fare informazione attendibile e documentata. Fate il calcolo: quante notizie e quante inchieste documentate quotidianamente vi vengono direttamente dal web e quante dai media tradizionali e dai loro prolungamenti on line? Altro tema: la rappresentanza. Beppe sostiene che gli attuali partiti sono morti. L’alternativa? secondo lui sono le liste civiche comunali e i “comuni a cinque stelle”, tutti in rete. Io penso che i partiti svolgono una funzione fondamentale e se gli attuali partiti non ci piacciono (su questo siamo d’accordo) dobbiamo cambiarli dall’interno o fondarne altri, perché il potere istituzionale prevalente resta nelle mani del governo e del parlamento, non è dei comuni. Gli domando: perché non hai fatto una lista civica nazionale alle ultime elezioni per portare alcune decine di persone serie in parlamento? Beppe risponde che in parlamento c’è già Di Pietro mentre lui vuole “scavare dal basso”. Ma allora - se sostiene Di Pietro - non è chiaro perché alle ultime elezioni abbia invitato a non votare sostenendo che erano tutti uguali. Altra questione: ha senso continuare a mescolare linguaggio, stile, modalità dello spettacolo con linguaggio, stile, modalità della politica? Beppe ricorda di essere solo un comico e pensa che questa critica di Daniele Luttazzi corrisponda a una visione pessimistica che non condivide. Il problema però è che nell’attuale deserto moltissimi giovani lo vedono come un punto di riferimento politico e questa confusione di ruoli e di percezione difficilmente può costituire un fattore di rinnovamento della politica. Il dialoghetto si conclude con Beppe che mi dice: “tu sei sempre stato un po’ contro la rete”, e sostiene di ricordare al riguardo un’intervista che avrei rilasciato a Riccione. Vediamo. Curo personalmente questo blog da due anni e mezzo, scrivo su siti web di informazione da molti anni, più o meno dall’epoca in cui lui spaccava i computer durante gli spettacoli, e tra parentesi non vado a Riccione da quando avevo diciott’anni. Posso mai essere contro la rete? Mettere in dubbio l’idolatria del web (come ogni idolatria) è cosa assai diversa.

Ci siamo lasciati con la promessa di una conversazione riflessiva su questi temi. Spero davvero che si possa fare, dove e quando vuole, possibilmente in pubblico. Per contribuire alla chiarezza. Chiedeteglielo anche voi.

[ dal blog di Piero Ricca ]

http://www.pieroricca.org/

Il mio commento


Condivido i dubbi di Piero sull’effettiva estinzione dell’informazione di regime,sono potenti e lo saranno per molto tempo ancora,interagire in rete comporta tempo,una certa fatica e disponibilità,senza trascurare una certa onestà e professionalità.

Beppe Grillo ha un ruolo importante e lo avrà nei prossimi anni,la rete anche grazie a lui ha preso per chi la vuole interpretare un ruolo consapevole.senza di essa,sarebbe una lunga notte buia,il suo ottimismo non penso sia sincero,condivido però la creazione dei movimenti meet up e le liste civiche,da considerare come l’anno zero di una nuova generazione di politica seria,diversamente non sarebbe possibile,il cancro con le sue metastasi coinvolgerebbe chiunque si immerga nei partiti convenzionali.

Probabilmente tra alcuni decenni,le attuali perplessità saranno un ricordo.

Saluti

Commento di Kenzo — 19 Novembre 2008 #

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