mercoledì 9 dicembre 2009

La coerenza padana,quando Silvio B. era belzebù,cronaca dal 1998




di Enrico Fierro

“Non credo che Berlusconi sia uno che vada in giro a mettere bombe”. È un Bossi rabbonito dall’età e dagli acciacchi, quello che ha parlato di mafia e politica, Spatuzza e Berlusconi, domenica sera a Milano. C’era il presepe da inaugurare a Palazzo Marino, ma soprattutto taccuini e telecamere da soddisfare sul tema del giorno: le rivelazioni torinesi del signor “Tignusu”, assassino e depositario di segreti-bomba sui rapporti tra il Cavaliere e i vertici di Cosa Nostra.

“La verità è che la mafia si è arrabbiata perché noi abbiamo fatto leggi pesantissime”, spiega il senatur ai cronisti. E poi, questi pentiti parlano troppo. “Bisogna rivedere la legge”.


Punto e tanta acqua passata sotto i ponti da quando Umberto Bossi agitava come una clava il sospetto dei rapporti tra le fortune imprenditoriali del Cavaliere e la Cosa Nostra siciliana.

Perché è lo stesso Bossi a spiegarlo a un cronista dell’agenzia Ansa il 21 luglio 1998. “Sono stato io a mettere fine al partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto. In Italia ci sono tre poli, quello palermitano è rappresentato da Berlusconi, lo hanno mandato per fregare il nord”.

Ma è a La Padania, il giornale della Lega, che Bossi e i suoi (Bobo Maroni compreso), affidano l’attacco finale contro il Cavaliere. Roba forte, altro che bombe atomiche finiane.

8 luglio 1998, il giornale inaugura, ancor prima di Repubblica, la serie delle dieci domande a Berlusconi. Per la verità sono 11. E toste. Prima pagina: “Mafia, camorra, politica e Finanza”.

Foto di Berlusconi sull’orlo di una crisi di nervi. Imperativo: “Cavaliere risponda a undici domande e potrà scagionarsi”. Il giornale di Bossi vuole sapere l’impossibile. In sintesi: chi ha dato i soldi a Berlusconi per fondare le sue imprese, per aumentarne il capitale, i suoi rapporti con finanzieri in odore di...

Le risposte non arrivano e il giornale attacca. Il 30 agosto insiste su “I dieci misteri di Silvio” con una intera paginata. Il titolo lascia poco spazio alla fantasia: “Le gesta di Lucky Berlusca”. Lucky, come Salvatore Lucania, alias Lucky Luciano, il boss dei due mondi che si mise a disposizione degli Alleati per lo sbarco in Sicilia.

L’occhiello aiuta il lettore a capire: “Il curriculum del Cavaliere farebbe invidia a un boss della mala”. Sommario: “Per salvarlo un plotone di avvocati, parlamentari e giornalisti”.

A completare la pagina un titolo, a seguire, sui misteri del “fido Dell’Utri”. È ampia la collezione dei titoli del giornale leghista sull’argomento mafia-Berlusconi, ma sopra tutti spicca la copertina dal titolo Baciamo le mani, con una ampia carrellata di foto.

Da Buscetta a Brusca, da Totò Riina a Pippo Calò e Stefano Bontate. Tutti in compagnia di Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri.





Il repentino cambiamento di vedute e dichiarazioni,pare sia stato il pagamento dei dei debiti,dovuti alle difficoltà economiche della banca padana a quei tempi.
Infatti dopo i tarallucci e vino i vari articoli del giornale leghista sono stati ripuliti,e non v'è più menzione tramite qualsiasi ricerca web,tranne l'archivio di qualche appassionato.
Possono permettersi qualsiasi dichiarazione,in buona parte condizionano la politica della destra,potrebbero i "va pensieristi" a ragion veduta,di dichiarare d'aver la botte piena e il cavaliere ubriaco.

Sicuramente tocca avere un certo coraggio per votare costoro,ma con la xenofobia e il razzismo imperante tutto è possibile,stanno incarnando le volontà d'una buona fetta della popolazione del nord.

Se ne sono accorti anche dalle parti della curia,non possono permettersi di fare determinate dichiarazioni,un vecchio film già visto,con la volontà popolare (politica) la curia da sempre va a braccetto,soprattutto se non è di sinistra...

&& S.I. &&

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