venerdì 30 settembre 2011

Sloan Churman:L'emozione di sentire la propria voce per la prima volta





Nata sorda la ventottenne americana,grazie alla ricerca tecnologica è riuscita a sentire la propria voce,direi che è emozionante anche per noi assistere alla sua commozione.

@ Dalida @


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Gaffe tunnel Gelmini e il portavoce dimissionato



Una delle prese per i fondelli sul web,sopra la Gelmini insieme al portavoce dimissionato Massimo Zennaro

Fuori dal tunnel


[ di Massimo Gramellini ]

Vorrei spezzare un neutrino a favore del portavoce della Gelmini, costretto a dimettersi dopo la topica del comunicato che inneggiava al tunnel fra Ginevra e il Gran Sasso pullulante di particelle parcheggiate in doppia fila. Non è facile portare la voce di un politico della Seconda Repubblica. Quello della Prima leggeva con calma i giornali, incontrava un po’ di persone e trascorreva il resto della giornata a studiare i faldoni di sua competenza, riuscendo talvolta a comprenderli. Il nuovo politico legge solo le rassegne stampa, dove vengono riprodotti gli articoli che parlano di lui. Così giorno dopo giorno crede di conoscersi meglio, mentre la sua dimestichezza coi problemi del mondo non migliora. Anche perché questo forzato dei media vive perennemente «online», gli occhi piantati sull’ultima dichiarazione del politico rivale a cui risponderà con una battuta memorabile prima di correre in tv a farsi intervistare su cose che ignora oppure a un convegno a farsi fischiare da persone che ignora.

Una vitaccia. Mai però come quella del portavoce, che deve studiare per lui, condensando il frutto dei suoi sforzi in un foglio che il politico trasmetterà alle agenzie di stampa prima di averlo riletto o scandirà a favore di telecamera come La Russa l’altra sera a Ballarò: «Persino in Germania, negli ultimi dieci anni, la Borsa ha perso il 30 per cento. Punto più, punto meno». Per il bene del portavoce di La Russa speriamo che nessuno vada a controllare i «database» di Bloomberg Professional, da cui emerge che fra il 2001 e il 2011 la Borsa in Germania è cresciuta del 30,39%. Punto più, punto meno.

Far dimettere il portavoce per la gaffe di sabato,equivale a sacrificare il capro espiatorio nell'intento di parare il c... al suo titolare,qualsiasi responsabilità dei sottoposti è sempre a carico dei responsabili,anche perchè qualsiasi documento ufficiale dev'essere vagliato dal superiore,ma l'Italia come al solito è un caso a parte.

&& S.I. &&


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giovedì 29 settembre 2011

La base leghista in rivolta contro Bossi & company




Dopo Romano, la base leghista esplode: “Le monetine sono pronte anche per voi” “La famosa base ha detto basta. Non ci rappresentate più, e prima o poi dovrete scendere dal cadreghino e girare per le città. Le monetine sono pronte anche per voi”. Sono durissimi i commenti dei leghisti all’indomani del voto contro la mozione per sfiduciare Saverio Romano, il ministro dell’Agricoltura accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Che ieri la Lega ha deciso di salvare, dimenticando la sua base e il cappio che sventolava in aula nel 1993. E insieme agli elettori è insorto anche il sindaco leghista di Macherio, Giancarlo Porta che ha fatto coming out contro il partito in una lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera.

“Ho anch’io i miei sospetti sui mille interessi della Lega – scrive – ma ormai la tenaglia probabilmente ricattatrice del premier ci sta portando alla deriva, sia come Italia che come Lega”. E sentire traditi gli “ideali di onestà, rettitudine e coerenza di idee” provoca un sentimento di “tristezza che sconfina in grande delusione”.

I dissensi dalla base elettorale sono emersi con forza dalle scorse amministrative milanesi dove, in seguito agli insulti indirizzati alla coalizione di governo e al premier, è stata decisa anche la chiusura del forum di Radio Padania. Poi sono arrivati il salvagente per Marco Milanese e ieri per Saverio Romano, considerati dal sindaco “bocconi amari” difficili da mandar giù. Nella lettera poi denuncia un partito dove “troppi ‘furbi’ si azzuffano per le poltrone, ovviamente imbottite di stipendi, magari due, magari tre, e così via”. E il divario tra amministratori locali e dirigenza risulta insanabile al punto che Calderoli dal palco di Venezia, ha “detto ai sindaci che ‘senza la Lega non siete niente e ritornerete polvere’”.

Gli stessi umori che trapelano anche sul web. Su Padania.org prevale l’indignazione per “avere salvato il Romano”. “Dopo il grande camorrista e quello della P4 ora abbiamo salvato anche lui. Con buona pace di Maroni, ora ce lo rinfaccerano a vita”, scrive Fausto Padano. E Maria Sandra aggiunge: “Vergogna a tutti leghisti che hanno permesso alle camere di diventare rifugio per i delinquenti (basta anche il sospetto)”. Raffica di commenti al vetriolo anche contro Berlusconi (“Se si comportasse da persona corretta i magistrati non lo cercherebbero. Anche Totò Riina allora si dovrebbe lamentare dei magistrati che lo perseguitano”, aggiunge Marcodei) intervallati da altri utenti che copiano e incollano la lettera di Giancarlo Porta al Corriere.

Ma oltre alla delusione emerge la consapevolezza del disinteresse dei papaveri: “Credo sia inutile chiedere agli elettori del Cavalier Patonza cosa fare e cosa ne pensano del loro partito e del loro leader – nota Caio49-. Come sta facendo la Lega che nonostante i consigli, le proteste, le prese di posizione, continua imperterrita a fare ciò che vuole. L’importante e salvarsi il c.. tra di loro, tutto il resto non conta”. Sul Forum dei giovani padani invece, in tanti si chiedono quali siano le ragioni profonde che hanno indotto il Carroccio ad abdicare alla legalità. La risposta per alcuni sta nelle quote latte. Anche se Fireflash ammette: “In più di un decennio di militanza, ancora devo capire perché Bossi si ostina a difendere alcune centinaia di allevatori che han fatto i furbi con le quote latte”.

La disillusione di oggi, però, affonda le radici nel passato, quando al posto del federalismo Umberto Bossi incitava ancora alla secessione. “Concordo parola per parola con la lettera di Giancarlo Porta e con le critiche degli elettori – osserva Corinto Marchini, ex senatore già a capo delle Camicie Verdi, il corpo paramilitare nato per la difesa del Senatùr – lo avevo già detto nel 1996: il vertice della Lega allora come oggi cercava di nascondere le contraddizioni fra partito di lotta e di governo, come facevano i comunisti”.

Marchini parla di una dirigenza offuscata, lontana dagli elettori e “talebana”. E il nodo centrale rimane l’alleanza col Cavaliere. “Se avesse raccolto più consensi alle regionali – conclude Marchini – forse si sarebbe riuscita a smarcare da Berlusconi. Ma a Milano ha perso e il giocattolo si è rotto. Gli amministratori e gli elettori vivono la realtà. Da cui ormai i vertici a Roma si sono distaccati”.



Che dire,una meraviglia inaspettata,finalmente buona parte dei leghisti si stanno liberando del "totem" Bossi & Company.
Del resto i padani avrebbero dovuto interrogarsi sin dai tempi degli insulti più beceri al caimano da parte del senatur, e i tarallucci e vino poco dopo,poichè li aveva salvati dalla bancarotta,vedi banca padana e casse vuote del partito.

La deriva leghista arriva da quei tempi,la dirigenza politica dei lumbard ogni tanto sbotta,ma hanno votato qualsiasi schifezza per ottenere il nulla,i debiti si pagano,la cambiale è stata di quelle pesanti.

Tutti i nodi sono arrivati al pettine!

&& S.I. &&


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Tutti i grazie di cuore al caimano



[ di Massimo Gramellini ]

Auguri, Cavaliere

Tutto il mondo sa che in Italia c’è armonia assoluta fra il presidente del Consiglio e i suoi amministrati. Perciò ha destato qualche impressione il comportamento degli imprenditori edili che ieri hanno contestato in pubblico il ministro Matteoli. Da un esame dei giornali dell’ultimo anno risulta infatti che i bolscevichi del mattone sono la prima categoria a manifestare sfiducia nei confronti del governo della libertà, se soltanto si escludono: i veri liberali, gli italiani che non possono espatriare a Bali, i tartassati, gli affamati, gli ultimi e incorreggibili incensurati, i frequentatori del divano della Dandini, i costruttori del tunnel sotto il Gran Sasso finanziato dalla Gelmini, gli orfani e le vedove di Santoro, i nostalgici inconsolabili del decoro, le escort non invitate, le escort invitate ma politicamente non sistemate, il popolo delle partite Iva, i precari a cui lo stipendio non arriva, i vampiri delle intercettazioni, gli elettori leghisti a cui cominciano a girare i Maroni, gli immigrati assiepati sui moli, i costituzionalisti allergici a Calderoli. E ancora: i cattolici devoti, gli agopuntori rivali di Scilipoti, i negozianti che non fanno sconti, i commercialisti che non sopportano Tremonti, i licenziabili che vanno di fretta, gli illusi del liberismo che per anni hanno creduto a Brunetta, il laureato che non potendo affittare casa non si sposa, il tronista in lista d’attesa a Villa Certosa.

Invece il grosso del Paese rimane saldamente nelle mani di Berlusconi.

Sul particolare che troppi elettori gli diano fiducia,questo si sarà sempre un mistero,evidentemente piacciono i personaggi del " io so io e voi non siete un ca... ",lui non è nient'altro che lo specchio d'un paese.

&& S.I. &&


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mercoledì 28 settembre 2011

La pessima informazione di porta a porta



La Vespa Regina

di Marco Travaglio

L’altro giorno Palazzo Grazioli ha dovuto precipitosamente smentire la visita dell’Ape Regina, al secolo Sabina Began (che naturalmente ha confermato tutto). Nessuna smentita invece per la visita al premier di un altro insetto: Bruno Vespa, posatosi sul suo miele prediletto per raccoglierne il nettare in vista del suo prossimo libro-panettone natalizio, dal titolo Quale amore (ma che domande: quello!). Nell’attesa, bisogna accontentarsi di Porta a Porta, che lunedì è andato così bene da farsi scavalcare persino dal film horror di Italia1 Saw-L’enigmista. Orrore per orrore, la gente ha preferito qualcosa di nuovo. Infatti il salottino vespiano pareva un pezzo di modernariato portaportese, dedicato sorprendentemente a un tema inedito: le intercettazioni. Non allo scandalo del loro contenuto, si capisce, ma a quello dei pm che le fanno, dei giornali che le pubblicano e soprattutto dei cittadini che le vengono a sapere. Persino i vescovi le hanno lette e sono inorriditi. Ma Vespa, da buon insetto, ha sorvolato, dedicando all’anatema di Bagnasco tre nanosecondi sui titoli di coda, quando anche l’ultimo telespettatore era stramazzato al suolo. Per il resto, insulti al giudice Palamara (“Ma lei ci capisce o non ci capisce?”). Beatificazione di Vittorio Emanuele di Savoia (chiamato financo “principe”). Panzane a volontà sui “100 mila italiani intercettati ogni anno” (sono 6 mila). Alcune flatulenze di Gasparri il cui senso sfuggiva ai più. E molte congratulazioni alle leggi bavaglio Mastella & Alfano. Leggi, entrambe, a cura della signora Augusta Iannini, dal 2001 alto dirigente del ministero della Giustizia e incidentalmente moglie di Vespa. Il bello della puntata è che galleggiava in un assoluto vuoto spazio-temporale: pareva registrata 10-15 anni fa e forse lo era. Per dare un tocco vintage al tutto, c’era persino Mastella, pallido ed emaciato, dipinto come un perseguitato politico, illegalmente intercettato e perquisito con tutta la sua famiglia, poi sempre prosciolto: il fatto che l’intera sua famiglia sia stata imputata (Clemente, la signora Sandra, il consuocero Carlo) o indagata (i figli Elio e Pellegrino) non risultava a nessuno dei presenti. Il che aumentava la sensazione di un programma registrato nella notte dei tempi. Siccome ormai in tv è proibito discutere di giustizia, e dunque di B., senza la presenza di un suo impiegato, pontificava in studio Giorgio Mulè, direttore di Panorama. Anche lui, parlando dalla preistoria, ignorava i due processi in corso a Napoli contro Mastella per quattro concussioni, tre abusi, una truffa, una malversazione e un’appropriazione indebita. Infatti sosteneva che “le sue intercettazioni non hanno avuto riscontro giudiziario: è stato massacrato e assolto”. Evidentemente la puntata risaliva a quando Berta filava, Mastella non era ancora imputato e Mulè non dirigeva ancora Panorama. Già, perché nel 2007, con una fuga di notizie illecita, Panorama rivelò che Prodi era stato iscritto nel registro degli indagati a Catanzaro per Why Not; e nel 2008, con un’altra fuga di notizie illecita, Panorama pubblicò intercettazioni prive di rilevanza penale fra Prodi e alcuni imprenditori, racchiuse in un fascicolo senza indagati trasmesso dalla Procura di Trento a quella di Roma e poi archiviata. Un mese fa Panorama, diretto da Mulè, fece un’altra fuga di notizie illecita ai limiti del favoreggiamento, pubblicando la richiesta d’arresto per Tarantini e Lavitola (il quale, avvertito da Panorama e consultatosi col premier-editore-complice, scappò). Tutte notizie segrete, ma vere, che era giusto pubblicare. Ma è altamente improbabile che chi dirige un giornale specializzato nelle fughe di notizie illecite denunci le fughe di notizie illecite dei giornali, auspicando pene esemplari per chi le fa. Dunque è sicuro: Porta a Porta era roba di repertorio. A meno di pensare che il Mulè soffra di sdoppiamento della personalità. O di autolesionismo acuto: non vorrà mica essere arrestato con le fonti del suo giornale?



L'attenta cronaca di Travaglio sulla "professionalità" del conduttore,noto libraio,fa capire come si possa cavalcare l'onda ed aver un programma da anni pur interpretando una pessima professionalità,ovvero nascondendo,deviando ed esaltando notizie a seconda del piacere politico.

Del resto costui non è che la più brillante in negativo,punta dell'iceberg molto corposo in questo paese,ovvero se vuoi lavorare devi stare molto attento a quel che scrivi o dici.

&& S.I. &&


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Paniz e il bisonte leghista,per la serie "io so io e voi non siete un caz.."alla versione veneta



PANIZ E IL LEGHISTA SCENATE DA BAR


Caro direttore, sono un dirigente di una grande azienda di abbigliamento del Veneto. Mi trovo nella lounge dell’aeroporto Marco Polo a Venezia, dove tutti sussurrano e qualcuno cerca di dormire o almeno riposare. A un certo punto arriva una specie di bisonte veneto, si avvicina al bancone del bar della lounge e urlando chiede “el soito” come fosse in osteria. La barista riconoscendolo (è un onorevole leghista, ça va sans dire) lo omaggia e dice che ci sono delle brioche o dei biscottini.
Il bestione li afferra con le sue tenere manine e se ne esce: “Ne togo na sbrancà”. Il tutto davanti allo stupore degli altri passeggeri per la maggior parte internazionali.
A un certo punto arriva il principe del foro, l’onorevole Paniz il quale, dopo aver lumacato con le hostess, riprende la povera barista richiamandola perché i tavoli non sono abbastanza puliti. “Deve pulire i tavoli – ha detto – perché lei lo sa che io ci tengo a queste cose: è un’indecenza”.
Allora la poveretta gli ha detto che era da sola e lui ha risposto che si doveva far dare un supporto adeguato alle ore di punta. A quel punto la sfortunata gli ha chiesto: “Il solito onorevole?”.
Ecco in arrivo il leghista Massimo Bitonci (quello che ha vietato di aprire negozi di kebab a Cittadella dove è sindaco). È molto elegante e raffinato, ma a rovinare tutto. Il bestione leghista lo applaude per le sue dichiarazioni sul figlio di Riina scarcerato a Padova dove intende rimanere.
Estraggo la mia copia del Fatto Quotidiano, Paniz la vede e si irrigidisce, un altro mi piazza la sua borsa sopra il mio tavolino.
È un attimo perché subito dopo escono urlando e vociando per i corridoi, la gente della lounge sospira; loro si abbracciano e si baciano “ci vediamo in aula” gridano a distanza.
Questo è tutto dalla lounge dove l’aria solitamente internazionale e raffinata è stata disturbata dalla nostra classe politica. L’impressione è che sentano che tutto gli è dovuto.
Siamo tutti molto irritati, lo sono anch’io.



Non c'è nulla da fare si sentono costantemente in preda a deliri di onnipotenza,il rispetto per chi sta attorno e per chi lavora non esiste,come se chi gli sta attorno siano degli inutili oggetti.

Ma finirà questa storia,prima o poi finirà,non si rendono conto di vivere in un paese nel quale quotidianamente molte persone e parecchie famiglie vivono in difficoltà.

&& S.I. &&


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martedì 27 settembre 2011

Dopo anni di ritardo la chiesa condanna il caimano senza mai citarlo


[ dall'inserto satirico ]

Due anni di ritardo

di Marco Politi

La Chiesa molla Berlusconi. Dopo la Confindustria anche la gerarchia ecclesiastica si accorge che il Paese non può andare avanti così. Il carico di accuse che il cardinale Bagnasco nuove al premier è infamante soltanto a elencarle. Comportamenti indecorosi, licenziosi, tristi , vacui. Incompatibili con la dignità delle persone e delle istituzioni. Relazioni improprie che fanno danno a prescindere dalla notorietà. Esibizioni che danneggiano la società e il credito dell’Italia all’estero. Una situazione che “ammorba l’aria”.
Dunque avevano ragione i cittadini di ogni credo e il popolo delle parrocchie, quando denunciavano il prolungato silenzio della Chiesa. Avevano ragione a porre la questione morale, che oggi Bagnasco riconosce non essere un’invenzione mediatica. Non erano faziosi dell’antiberlusconismo quanti da anni denunciavano il profondo danno causato da un premier, vergogna dell’Italia, colpevolmente inerte nel combattere corruzione, comitati d’affari ed evasione fiscale.
È troppo chiedere ai vertici ecclesiastici perché hanno tardato tanti anni a dire basta? È, al più tardi, dall’anno 2009 – l’anno di Noemi e dell’ignobile decapitazione di Boffo – che ognuna delle parole impiegate nella relazione del presidente della Cei potevano essere scandite. Anche i vertici ecclesiastici portano la loro responsabilità nell’aver puntellato per troppo tempo chi portava l’Italia al baratro.
Nella sua relazione il cardinale Bagnasco si distacca prudentemente dai progetti vaticani di una nuova Dc. La Cei sembra puntare su un “soggetto culturale e sociale” che si confronta con la politica. Per rinascere l’Italia ha bisogno delle migliori energie di credenti e diversamente credenti. Meglio se convergenti. Un modesto suggerimento: i vertici ecclesiastici lascino liberi i cattolici nel loro impegno politico. Non pretendano di teleguidarli o intrupparli. Sono adulti. Faranno le scelte che credono giuste.



Finalmente e con grave ritardo un eminente esponente della chiesa condanna l'andazzo del caimano,discretamente con allusioni senza mai citare nome e cognome di chi ha reso il paese una fogna a cielo aperto,e messo un intero popolo alla berlina a livello planetario.

Penso che sia il passo più lungo che abbiano potuto fare,al di là della reprimenda generica,esiste la spada di damocle chiamata ICI,e se per caso esagerassero il mancato pagamento degli edifici ecclesiastici finirebbe.

Come scritto ampiamente in questi anni il Vaticano e tutte le religioni di questo pianeta hanno quasi esclusivamente una valenza nel controllo dell'uomo e del potere,fortunatamente in occidente,escluso l'Italia,questo potere e questa pressione risulta sempre più ininfluente.

&& S.I. &&


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lunedì 26 settembre 2011

Marco Travaglio,il passaparola del lunedì,il Ministro indagato per mafia e la Lega lo salva




Il testo integrale dell'intervento


Buongiorno a tutti, abbiamo e lo sappiamo, un Ministro imputato di mafia, Ministri incarica imputati di mafia non ne avevamo mai avuti, di solito processi ai politici per mafia, avvenivano quando avevano già lasciato l’incarico, invece questo è diventato Ministero quando era indagato per mafia e poi come spesso avviene, dopo essere diventato Ministro, è stato addirittura imputato, cioè la Procura di Palermo ha chiesto il suo rinvio a giudizio.

Il ministro imputato (espandi | comprimi)
Inizialmente la Procura di Palermo aveva chiesto la sua archiviazione ritenendo dimostrati, ultradimostrati i suoi rapporti con mafiosi, ma non sufficienti a far scattare quel reato che è scritto a posta per i politici mafiosi, il concorso esterno in associazione mafiosa, che è un’interpretazione dell’associazione mafiosa e che scatta soltanto quando si dimostrano non i rapporti tra il politico e il mafioso, ma lo scambio tra il politico e il mafioso.
Bisogna dimostrare cosa ha dato il politico al mafioso di utile per rafforzare l’intera organizzazione mafiosa e cosa ha dato il mafioso al politico per rafforzarlo nella sua carriera politica, la stessa cosa naturalmente vale per tutti quelli che non fanno parte organicamente della mafia, associazione interna alla mafia, ma che dall’esterno, dalle loro professioni spalleggiano e aiutano la mafia non occasionalmente una o due volte, quello è favoreggiamento, ma stabilmente mettendo al servizio la loro funzione pubblica o privata per rafforzare la mafia e del resto la mafia non esisterebbe se non avesse aiuti nella politica, nelle forze dell’ ordine, nella magistratura, nel mondo della finanza, nel mercato degli appalti, nella Chiesa e in tanti altri ambiti come quelli delle professioni, come quelli degli ospedali etc..
Chiunque, architetto, prete, poliziotto, Carabiniere, Magistrato, politico, banchiere, finanziere, spione dei servizi segreti etc., mette al servizio di Cosa Nostra il suo lavoro, il suo ruolo nella società, commette concorso esterno in associazione mafiosa, sempre che si riesca a dimostrare quello che ha dato per contribuire al rafforzamento della mafia e quello che ne ha ricevuto in cambio. Se non si dimostra sia il do sia il des, il reato non scatta, anche se ci sono magari le prove persino fotografiche o telefoniche del fatto che il mafioso e l’esterno si incontrano, vanno a cena, si abbracciano, fanno affari insieme, si danno del tu, fanno l’uno il testimone di nozze dell’altro, il padrino di battesimo dei figli dell’altro etc..
Quindi la Procura di Palermo aveva ritenuto che Francesco Saverio Romano fosse sì un amico dei mafiosi, ma che non ci fossero sufficienti elementi per dimostrare quel patto, quello scambio, quel do ut des e quindi aveva chiesto l’archiviazione, cosa vuole dire? Vuole dire che sei innocente? No, l’archiviazione vuole dire che l’indagine con quello che è riuscita a trovare, non fa ben sperare di poter dimostrare l’accusa al processo, quindi al processo sì che se l’indagine non ha dimostrato le cose che tu pensi che siano avvenute, dà luogo a un’assoluzione che poi diventa tombale, se uno assolve una persona per dei fatti, quella persona non può poi essere condannata un’altra volta per gli stessi fatti, per un principio giuridico che si chiama ne bis in idem, non due volte sulla stessa cosa , molto meglio quando un’indagine si ritiene ancora incompleta, ancora suscettibile di raccogliere nuovi dati, archiviarla, così poi se arrivano queste nuove carte, questi nuovi dati, questi nuovi elementi, queste nuove testimonianze, queste nuove prove, queste nuove confessioni, riapri, archiviare vuole dire mettere in freezer per poter scongelare al momento opportuno.
Se invece tu mandi a processo con degli elementi un po’ carenti e l’imputato ti viene assolto, poi per quegli stessi fatti non lo puoi più riprocessare, neanche se hai degli elementi più importanti.
Caso clamoroso è quello della strage di Piazza Fontana, la strage di Piazza Fontana furono assolti, a suo tempo nel processo che da Milano era stato trasferito a Catanzaro per legittimo sospetto, erano stati assolti Freda, Ventura, Giannetini etc..
Qualche anno fa in Cassazione il nuovo processo ha stabilito che tra i colpevoli della strage di Piazza Fontana, c’erano proprio Freda e Ventura ma non potevano più essere condannati perché erano già stati assolti in un altro processo, per questo la Procura di Palermo, conoscendo anche le maglie strettissime dell’aggiudicante palermitana quando ci sono di mezzo dei politici e dei potenti ha detto: abbiamo elementi per dire che Saverio Romano è amico dei mafiosi, ma forse non siamo ancora in grado di assicurarci che venga in un processo condannato per concorso esterno, archiviamo e aspettiamo di trovare nuovi elementi.
Il G.I.P. invece ha deciso diversamente ha detto: no, secondo me quegli elementi ci sono e ha disposto una serie di nuove indagini, al termine delle quali la Procura ha di nuovo detto: non siamo così sicuri di avere elementi in grado di convincere un Tribunale a condannare un parlamentare, non un passante, per concorso esterno, archiviamo, il G.I.P. per la seconda volta gli ha detto: no, quando succede la seconda volta il G.I.P., se non è d’accordo con la richiesta di archiviazione della Procura, ordina alla Procura l’imputazione coatta, cosa vuole dire? Ordina alla Procura di chiedere il rinvio a giudizio, rinvio a giudizio che poi verrà accolto o respinto, non più dal G.I.P. che seguiva le indagini, ma dal Gup, quindi da un altro giudice, il giudice dell’udienza preliminare e questo è accaduto, la Procura ha formulato l’imputazione cioè ha chiesto al Gup nuovo, giudice il rinvio a giudizio di Francesco Saverio Romano, ed il 25 ottobre il Gup si pronuncerà e quindi il 25 ottobre sapremo se Romano che è già imputato nel momento in cui la Procura chiede il suo rinvio a giudizio, cioè esercita l’azione penale, sarà anche davanti al Tribunale o se invece verrà prosciolto.
Se verrà prosciolto per quei fatti per i quali era indagato, non potrà più essere riprocessato neanche se emergeranno nuovi atti e questa è la vicenda giudiziaria, dopo vedremo quali sono gli elementi a carico di Romano, perché dopo che la Procura ha chiesto le due archiviazioni e il G.I.P. le ha respinte tutte e due, sono saltati fuori già dei nuovi elementi, per fortuna ci sono un paio di nuovi pentiti del giro Provenzano che chiamano in causa vari politici, tra i quali anche Saverio Romano e vedrete che ce ne saranno degli altri di nuovi pentiti, io non so niente perché certamente i nuovi pentiti non vengono da me, ma credo che il clima politico favorisca l’emersione di nuovi collaboratori di giustizia, i collaboratori di giustizia sono persone umane, sono dei criminali, sono dei mafiosi che ogni giorno, quando si svegliano valutano se sia il caso di collaborare per ottenere qualche sconto di pena e un trattamento carcerario più umano o se invece convenga tacere, in questo momento con la politica sottoterra per quanto riguarda il suo prestigio e la sua influenza nella società, tirare in ballo un politico legato alla mafia, è molto meno pericoloso che farlo quando i politici spadroneggiavano, quindi è abbastanza possibile che la situazione politica favorisca l’affiorare di nuovi collaboratori di giustizia, per intanto sappiamo che ce ne sono due nuovi che tirano in ballo Romano oltre a altri 3 collaboratori storici, lo vediamo tra un attimo.
Il versante politico di tutta questa faccenda è che Romano diventa Ministro, questa primavera, Ministro delle risorse agricole, al posto di Ronchi, Ronchi era Ministro… ho sbagliato tutto, al posto di Galan che è passato ai beni culturali al posto di Bondi dimissionario. L’agricoltura è ovviamente un Ministero molto clientelare, per esempio rientrano sotto la sua competenza tutta la faccenda delle quote latte comunitarie e rientrano ovviamente sotto la sua competenza gli aiuti all’agricoltura che sono molto importanti in una Regione come la Sicilia. Cuffaro ha fatto l’Assessore all’agricoltura prima di andare a fare il Governatore della Sicilia e poi il parlamentare e attualmente il detenuto, quindi l’agricoltura è importante e Romano è andato lì. Ricorderete la pantomima del Capo dello Stato che da un lato nominava Romano, non dimentichiamolo mai, i Ministri li nomina il Capo dello Stato, il Presidente del Consiglio li può indicare, ma poi è il Capo dello Stato che decide se diventano Ministri oppure no, infatti il Capo dello Stato, dopo avere nominato e dopo avere fatto giurare Romano nelle proprie mani sulla Costituzione, mentre Romano usciva dal Quirinale, emise un comunicato in cui diceva che aveva chiesto notizie dell’indagine per mafia a carico di Romano che era indagato per mafia, in quel momento c’era la richiesta di archiviazione della Procura che di lì a poco sarebbe stata respinta.
Chiese informazioni perché stava nominando un indagato per mafia Ministro dell’agricoltura, non è mai successo nella storia, pur disgrazia del nostro paese, che una persona indagata per mafia, diventasse Ministro, di solito era il contrario, prima diventavano Ministri e poi venivano indagati per mafia, oppure venivano indagati per mafia dopo che avevano lasciato il governo e la politica (vedi Andreotti). Cosa succede? Succede che poi le cose vanno avanti, quindi Napolitano dopo avere saputo che la Procura aveva chiesto l’archiviazione, avrà formalmente letto i giornali e avrà scoperto che l’archiviazione era stata respinta e che la seconda volta c’era stata l’imputazione coatta e che la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio del Ministero che lui ha nominato, rinvio a giudizio per associazione mafiosa in concorso esterno, però da allora non si è più sentito. Chiedeva informazioni e se ne dichiarava evidentemente soddisfatto perché nominava quel Ministro lì quando era solo indagato per giunta con una richiesta di archiviazione sul capo e adesso che è imputato con una richiesta di rinvio a giudizio sul capo, non fa altri comunicati, non dice niente, non prende le distanze? L’ha nominato lui quel Ministro, domani in Parlamento, alla Camera si vota, voto segreto, la mozione di sfiducia individuale al Ministro Romano presentata dai partiti di opposizione, vuole dire che il Parlamento, se su quella mozione si raggiungerà una maggioranza, sfiducerà non il governo, ma il Ministro delle risorse agricole che dovrebbe quindi immediatamente dopo dimettersi, correva voce che Berlusconi volesse far dimettere Romano un attimo prima della votazione, perché? Perché con il voto segreto ovviamente non si sa mai come vanno a finire le cose, avete visto che con il voto segreto l’On. Papa è finito in galera, “tradito” dalla sua stessa maggioranza, mentre invece Marco Milanese si è salvato per pochissimi voti, per 6 voti dall’arresto, qui non si vota contro o contro l’arresto, pro o contro un’autorizzazione ai magistrati, qui si vota un fatto politico, se questo signore debba fare ancora il Ministro oppure no, quindi non si vota per togliergli la libertà, per intercettarlo, per mettergli le manette, semplicemente se un imputato di mafia possa fare il Ministro delle risorse agricole oppure no.


Maroni e la lotta alla mafia col ministro imputato di mafia

Maroni, il Ministro dell’Interno, quello che si vanta sempre di avere fatto tante catture di mafiosi, Maroni e i maroniani sono quelli che avevano affondato e mandato in carcere Papa, hanno già detto che voteranno contro la mozione di sfiducia e quindi per mantenere Romano dentro allo stesso governo che dice di combattere la mafia anche se ha un Ministro imputato per mafia.
Bossi non parliamone, Bossi ha salvato addirittura Milanese per salvare le poltrone sua e soprattutto dei suoi anche familiari, Bossi ormai sarebbe capace di salvare dal carcere anche Al Capone se glielo chiedessero.
Il Pdl sappiamo bene cos’è, Romano ha già fatto sapere con un pizzino dei suoi “se cado io, cadono tutti, io sono un leader di partito” e già, lui è il leader dei responsabili insieme a Scilipoti e a altri eletti con l’opposizione, Romano è entrato in questo Parlamento nelle file dell’opposizione, nel Partito dell’Udc e poi a un certo punto ha cambiato posizione insieme a Cuffaro si è schierato con il governo Berlusconi votando contro la mozione di sfiducia del dicembre scorso e facendosi imbarcare nella maggioranza e poi con il rimpasto, venendo remunerato con un Ministero, quindi uno dei leader siciliani dei responsabili, fa sapere che i responsabili sono fondamentali per la sopravvivenza della maggioranza, se la maggioranza non vuole diventare minoranza, non ha che da respingere tutta quanta la mozione di sfiducia, Romano sa che i responsabili, se lui finisce in galera, fanno cadere il governo.
Quindi è molto probabile che domani la mozione di sfiducia venga respinta, anche da quelli che dicono di avercela con i mafiosi, anche da quelli che dicono di avercela con il peggiore meridione malavitoso, dai leghisti che saranno decisivi per salvare questi bei soggetti. L’ultima domanda che ci si deve porre è: ma siamo sicuri che uno soltanto perché ha una richiesta di rinvio a giudizio, si debba dimettere da Ministro? E se poi viene prosciolto? E se poi non viene accolto il rinvio a giudizio chiesto dalla Procura? Chi lo risarcirà della perdita della poltrona? Quante volte sentiamo ripetere questa storia: chi lo risarcirà etc., etc…. penso che anche se verrà prosciolto, Romano non solo non dovrebbe fare il Ministro, non dovrebbe fare neanche il parlamentare, non dovrebbe fare neanche il consigliere di circoscrizione, non dovrebbe fare neanche il bidello di una scuola professionale, per le frequentazioni che ha, non per i reati che ha fatto o non fatto, se ha fatto dei reati giudicheranno i magistrati, sulle frequentazioni possiamo giudicare noi, se conosciamo i fatti.
La tragedia sapete qual è? Che domani il Parlamento voterà pro o contro Romano in un paese dove nessuno, a parte pochi intimi, sa chi è Romano. Come la settimana scorsa si è votato contro o contro l’arresto di Milanese in un paese dove quasi nessuno sa chi è Milanese, a parte Tremonti e pochi intimi e quando è finito in carcere Papa, nessuno sapeva chi era Papa, neanche gli elettori del centro-destra visto che era stato traghettato in Parlamento sulla base della legge elettorale vigente, a proposito c’è ancora qualche giorno per firmare il referendum, quindi se si sapesse chi è Romano, se in Padania si sapesse chi è Romano, non per i reati o non reati che spettano alla Magistratura, ma per le frequentazioni e per la sua biografia, io credo che la Lega sarebbe costretta dai suoi elettori a votare la mozione di sfiducia che è molto meno impegnativa dell’autorizzazione all’arresto, si tratta semplicemente di dire a questo signore “tornatene in Parlamento da peone semplice e non fare il Ministro almeno finché non è chiusa la tua vicenda giudiziaria” ma dato che a noi dell’esito delle vicende giudiziarie importa fino a un certo punto, importa sapere chi ha fatto che cosa, credo che comunque vada a finire la vicenda giudiziaria di Romano, lui non dovrebbe poter fare il Ministro.
Chi è Romano? Facciamo una breve biografia per capire di cosa si va a decidere domani alla Camera dei Deputati, Romano è nato a Palermo il 24 dicembre 1964, quindi ha 47 anni, laureato in giurisprudenza, avvocato, è stato sottosegretario al Welfare sotto Maroni che ne era Ministro nel Governo Berlusconi 2, dal 2001 al 2006, è stato Segretario regionale dell’Udc in Sicilia e è in Parlamento dal 2001, quindi esattamente da 10 anni, è alla terza legislatura.
Il 17 dicembre 2002 si è espresso pubblicamente contro la norma che rendeva definitivo il 41 bis, il carcere duro per i boss mafiosi e al momento dell’approvazione di quella legge si è astenuto. Il Sisde lo ha indicato tra i 6 avvocati del sud che Cosa Nostra voleva eliminare per dare un segnale a chi non aveva rispettato certi impegni e certi patti con la mafia, anche lui come la maggior parte dei suoi colleghi ritenuti minacciati, per non avere rispettato i patti o perché il loro schieramento non aveva rispettato i patti, ha avuto l’offerta della scorta ma l’ha rifiutata. E’ stato indagato per mafia la prima volta insieme a Totò Cuffaro che è il suo mentore, il suo gemello siamese, il suo dioscuro, perché? Perché era accusato di avere accompagnato Cuffaro a incontrare alcuni esponenti di Cosa Nostra, inchiesta Guttadauro, quest’ultima ha portato Cuffaro alla condanna definitiva per favoreggiamento mafioso e è attualmente in galera, Romano invece fu archiviato, archiviato vi ho spiegato cosa vuole dire, preso il suo fascicolo, messo in freezer per non bastava per giustificare un giudizio, una condanna, quello che si era scoperto sui suoi rapporti con la mafia, ok?
Ma nel 2006 è stato di nuovo indagato per concorso esterno dopo le rivelazioni del pentito Francesco Campanella a proposito di presunti summit con altri mafiosi.
Cosa racconta Campanella? Lo vediamo adesso e così capiamo perché c’è questa indagine, perché c’è questa richiesta di rinvio a giudizio, perché un G.I.P. ha già stabilito che bisogna processare Romano e perché domani tutte le persone per bene dovrebbero augurarsi che venga approvata la mozione di sfiducia. A accusare Romano sono 5 collaboratori di giustizia. Intanto il primo è Nino Giuffrè, quest’ultimo era uno dei principali collaboratori di Bernardo Provenzano, era il capo mafia delle Madonie che ha raccontato che Romano era molto chiacchierato e se ne sentiva parlare nell’entourage di Provenzano già quando era Presidente dell’Irca (Istituto regionale per il credito alla cooperazione) gestiva soldi pubblici e se ne sentiva parlare nell’entourage di Provenzano, è un sentito dire, mettiamolo lì.
Angelo Siino vecchio capo del tavolino degli appalti in Sicilia, l’uomo che Riina ha messo a capotavola nel tavolino degli appalti fin dall’inizio degli anni 90, detto Bronson perché somiglia a Charles Bronson, appassionato di macchine, di belle donne, fu addirittura l’autista di Papa Wojtyla che naturalmente non sapeva niente durante il viaggio del Papa in Sicilia, Angelo Siino Ministro dei lavori pubblici di Totò Riina, dice che nel 1991 Francesco Saverio Romano gli portò a casa Toto Cuffaro, che era candidato in quel momento alla Regione Sicilia, non alla Presidenza a diventare consigliere, era all’inizio della carriera, era 20 anni fa, Romano aveva 26 anni e gli portò a casa a Siino Totò Cuffaro per presentargli questo giovane candidato cicciotello che iniziava la sua carriera all’ombra di Calogero Mannino, che era il papà di Cuffaro, ma anche di Totò Cardinale e di Romano.
Terzo pentito, quindi già un fatto, Siino incontra a casa propria, tutti sanno chi è Siino in Sicilia, il giovane Cuffaro accompagnatogli da Francesco Saverio Romano.
Terzo pentito, Salvatore Insalaco, altro Ras degli appalti mafiosi, racconta un altro episodio, dice: Romano e Cuffaro in tandem procuravano a vari imprenditori, dietro il pagamento di tangenti, finanziamenti pubblici per lavori di vario genere.
Quarto pentito, Francesco Campanella, chi è quest’ultimo? L’enfant prodige della Democrazia Cristiana che poi morta la Democrazia Cristiana passa rapidamente all’Udeur, fino a diventare il coordinatore nazionale dei giovani mastelliani perché pare che esistano dei giovani mastelliani, credo i figli di Mastella o giù di lì. I giovani mastelliani, i giovani Udeur sono coordinati da Campanella che fa carriera, diventa Presidente del Consiglio Comunale di Villabate, un comune a ridosso di Palermo a alta densità mafiosa, dove regna la famiglia mafiosa dei Mandalà e infatti Campanella è il braccio destro del boss Mandalà per cui mezza giornata la passe al servizio di Mandalà e l’altra mezza giornata la passa nel Consiglio Comunale di Villabate, è il Consiglio Comunale che verrà sciolto due volte per mafia, anche per la presenza di Campanella e per la presenza di un Sindaco imparentato con il boss Mandalà e in quella Giunta farà da consulente urbanistico Renato Schifani.
Villabate è molto nota a Schifani e Schifani è molto noto a Villabate. Campanella a un certo punto si dedica alla protezione della latitanza di Bernardo Provenzano quando addirittura gli vengono procurati i documenti falsi per la trasferta a Marsiglia, dove Provenzano andò a operarsi alla prostata con un nome di fantasia e con documenti fasulli. Campanella racconta un paio di episodi che gli sono venuti in mente in tempi diversi: 1) molto noto, è un pranzo a Roma in Campo dei Fiori, Romano dice agli altri commensali: Francesco, Campanella che era particolare a quel pranzo, quindi sono tutti intorno al tavolo, Romano indicando Campanella dice: Francesco mi voterà, siamo della stessa famiglia e aggiunge Campanella, la famiglia naturalmente è la famiglia di Villa, capeggiata da Nino Mandalà, fu proprio Mandalà, spiega Campanella a volere la candidatura di Giuseppe Acanto alle regionali del 2001 nella lista del Bianco Fiore che aveva fondato Romano, Romano lo sapeva e accettò e infatti la Procura sostiene che Romano si è dato da fare per candidare non solo sé stesso, ma anche un altro politico gradito alla mafia, questo Acanto in una lista che aveva fatto lui e che si chiamava Bianco Fiore.
Ultimo pentito Stefano Loverso, quest’ultimo chi è? E’ stato per due anni l’autista di Bernardo Provenzano e anche lui lo ha ospitato a casa propria e ne ha curato un pezzo di latitanza prima dell’arresto nel 2006, dice Loverso: Nicola Mandalà - (il figlio di Nino Mandalà), anche lui mafioso, condannato in via definitiva all’ergastolo – mi disse abbiamo nelle mani un paesano di un mio parrino Ciccio Pastoia (che era uno degli uomini di Provenzano che poi si è suicidato in carcere poco dopo l’arresto), Saverio Romano, mio parrino è a conoscenza e consenziente, quindi Ciccio Pastoia, mafioso di Belmonte Mezzagno, che è il paese di Francesco Saverio Romano, fedelissimo di Provenzano era il parrino del compaesano Saverio Romano, garantiva per lui, dice Loverso.


I pentiti tornano a parlare (di Saverio Romano)

Altra rivelazione di Campanella, il quarto pentito più recente, dice: nel 2001 Romano mi chiamò a casa sua e mi disse che aveva intenzione di candidarsi anche come punto di riferimento delle famiglie di Villabate e di Belmonte Mezzagno, la città controllata dai Mandalà e la città controllata da Pastoia, due uomini di Provenzano e mi rappresentò che sapeva della mia vicinanza alla Famiglia di Villa, quindi sapendo che Campanella è l’uomo di Mandalà, Romano lo chiama a casa e gli dice: guarda che mi candido al Parlamento, la prima volta quando fu eletto la prima volta alla Camera, come punto di riferimento delle famiglie di Villabate e di Belmonte Mezzagno.
Campanella apre anche l’album delle fotografie del proprio matrimonio, Campanella si sposa, mi pare nel 1999, se non erro, e chi ti spuntano a quel matrimonio? Due persone le conosciamo già sono: Cuffaro e Mastella che partecipano alle nozze di Campanella, mafioso di Villa, Cuffaro e Mastella, ma c’era pure Saverio Romano, questa è la sorpresa! Fotografato dietro gli sposi all’altare mentre si sposano Campanella e la sua sposina, Romano dietro, Cuffaro e Mastella ai lati.
Pensate che bel presepietto, si dirà: va beh, ma queste sono soltanto accuse di pentiti, no, la foto al matrimonio indica che quando Campanella parla di Romano, parla di una persona molto conosciuta, ha partecipato al suo matrimonio, è un bel riscontro! Ma attenzione, perché ci sono anche alcuni elementi a carico di Romano che non sono parola di pentito e neanche parola di testimone, sono documenti.
Solo la foto al matrimonio di Campanella, la anche le intercettazioni telefoniche tra Ciancimino Massimo e il Rag. Gianni Lapis che era il prestanome del vecchio Ciancimino, quello che custodiva il tesoro di Don Vito Ciancimino, soprattutto per quanto riguardava gli investimenti del vecchio Ciancimino in società Enel business del gas, a un certo punto morto Ciancimino, questo Lapis e il figlio di Ciancimino parlano di restituire, come se fossero delle quote azionarie occulte a certi politici che evidentemente erano soci occulti del vecchio Vito Ciancimino in questi affari, tant’è che vengono date delle quote e questo risulta dalle intercettazioni, dai documenti, dei soldi da questo Lapis di intesa con Massimo Ciancimino a alcuni politici siciliani: Cuffaro, un altro paio di parlamentari siciliani che non sto qui a nominare perché ci porterebbero lontano e Francesco Saverio Romano che infatti è indagato per corruzione insieme a Lapis, poi c’è Vizzini e poi c’è un parlamentare defunto, poi c’è Cuffaro e poi c’è Romano, tutti secondo l’accusa destinatari di queste somme che sarebbero una sorta di restituzione di quote societarie che avevano occultamente insieme a Ciancimino.
Per vedere se si processerà Romano per corruzione, bisognerà attendere che la Camera autorizzi o meno la Procura di Palermo a usare quelle intercettazioni, perché? Riguardano indirettamente un parlamentare che sta parlando con Lapis.
Terzo elemento di fatto e non di parola di pentiti, un’intercettazione, un’intercettazione che era sfuggita a tutti nell’inchiesta del 2003, quella delle cimici ambientali nascoste nel salotto di casa di Giuseppe Guttadauro, il boss di Brancaccio, il medico mafioso, capo famiglia di Brancaccio, uomo dei Graviano che riceveva medici e killer e estorsori del pizzo nello stesso salotto, pilotando la sanità e pilotando il racket delle estorsioni e occupandosi di candidature. Finora sembrava che fosse stato Mimmo Miceli, altro pupillo di Cuffaro a proporre a Guttadauro di incontrare Romano nel 2001, quando Romano fu letto in Parlamento e quindi sembrava un’iniziativa di questo Miceli, invece da un’intercettazione che ha scoperto proprio il G.I.P. che si è andato a rileggere tutte le carte del processo Cuffaro, si scopre che fu Romano in persona a far sapere a Guttadauro, tramite un intermediario che lo voleva incontrare, quindi non era un’iniziativa di Miceli mettere in contatto Guttadauro e Romano, era Romano che si proponeva di incontrare un capo mafia che indiscutibilmente era noto come un capo mafia, perché Guttadauro era già stato condannato per associazione mafiosa e scontata la pena era rientrato a casa e si era rimesso in attività, ma era già stato condannato, si sapeva già che era un capo mafia!
E voi capite che cambiano le cose, perché? Perché se tu vuoi incontrare un capo mafia e mandi avanti un tuo intermediario che non è stato individuato per annunciarti e fare da tramite, capite che non è mica un incontro occasionale al bar o al circolo, ecco perché la Procura scrive che Romano ha messo a disposizione di Cosa Nostra il proprio ruolo contribuendo alla realizzazione del programma criminoso dell’organizzazione e poi c’è un pizzino, altro elemento fattuale, un pizzino l’ha pubblicato l’altro Repubblica, il capo mafia di Agrigento Alberto Provenzano, omonimo e collega di Bernardo, quando è stato arrestato nel 2002 quindi 9 anni fa, aveva nel portafoglio dei bigliettini, dei pizzini, uno per esempio era un bigliettino del servizio “pronto pizza” quello che recapita a domicilio le pizze, dietro, sul resto aveva annotato due numeri di telefono, uno fisso e l’altro di cellulare, mobile che corrispondono entrambi ai numeri di Romano, Romano quando è stato sentito ha detto: beh l’avevo conosciuto all’università nel 1984 e poi non l’avevo più visto, studiavamo entrambi l’attuale Ministro e il capo mafia giurisprudenza, capita, se non ché nel 1984 facevano l’università e nel 2002 il capo mafia ha il suo numero fisso e di cellulare e nel 1984 i cellulari non esistevano, quindi è evidente che il numero di cellulare l’aveva avuto più recentemente e come faceva a averlo avuto se Romano dice di non averlo più incontrato? Gliel’avrà dato qualcun altro e cosa se ne faceva di quei numeri nel 2002? Quando Romano non era più uno studente universitario ma era un parlamentare della Repubblica in Parlamento al fianco di Cuffaro?
Voi capite che questo mosaico a incastro fa un certo effetto, anche perché il pentito Loverso di cui vi ho parlato prima ha aggiunto un altro particolare, quando c’erano problemi burocratici con il Comune di Villabate, lui andò a parlare con Nicola Mandalà, il figlio del boss e questo mi promise – dice Loverso – che si sarebbe attivato poi allargò il discorso e iniziò a parlare di argomenti politici e mi disse che non c’erano problemi neanche a livello regionale e nazionale, noi non abbiamo nessun problema neanche con i partiti di centro, cioè con l’Udc , abbiamo nelle mani Saverio Romano e Totò Cuffaro.
Poi Loverso aggiunge che Michele Aiello il re delle cliniche private e degli appalti stradali condannato anche lui per mafia, forse non ancora in via definitiva, ma sicuramente in secondo grado, aveva fatto sapere anche lui che Romano spingeva per candidare l’uomo dei Mandalà e cioè Piero Acanto di cui avevamo parlato prima nella lista Bianco Fiore e un altro uomo di Provenzano Vincenzo Paparopoli commentando le dichiarazioni di Campanella disse che era tutto vero, erano confabulazioni che facevano tra mafiosi e che i contatti tra la famiglia di Villabate e l’On. Romano erano intermediati da Nino Bruno, personaggio noto nell’inchiesta Cuffaro, per questo nel capo di imputazione per Romano ora al vaglio del G.I.P. c’è scritto che Romano Ministro dell’agricoltura, ha consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno e al rafforzamento dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, mettendo a disposizione il proprio ruolo e così contribuendo alla realizzazione del programma criminoso dell’organizzazione, tendente all’acquisizione di poteri di influenza sull’operato di organismi politici e amministrativi.


Se la Lega salverà questo signore, sappiate che non è soltanto per salvare il governo, ma è anche perché Romano è proprio Ministro dell’agricoltura e voi sapete che Bossi continua a difendere poche centinaia di allevatori che hanno fatto i furbi con le quote latte, fregando le migliaia di allevatori del nord onesti che hanno sempre rispettato le quote latte e hanno pagato eventuali multe per infrazioni e Romano sta perseguitando un leghista per bene come Dario Fruscio, Presidente dell’agenzia per l’erogazione dei fondi europei, che sta cercando di far pagare le multe a chi le deve pagare e di far rispettare le norme europee a chi le viola, Romano ha commissariato questa agenzia che stava tagliando i costi e stava dando una mano un’agenzia delle entrate a recuperare il mal tolto, quindi Romano è diventato complice di Bossi in questa operazione a premio dell’illegalità e a svantaggio di quelli che invece praticano la legalità e così probabilmente si è politicamente comprato l’appoggio della Lega, lo segnalo a tutti i cosiddetti padani che guardano a Roma ladrona senza accorgersi che i ladroni ce li hanno in casa, passate parola!

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La casta si "vuole bene",altrimenti se cade una pedina con tutta probabilità subentra l'effetto domino!!

[ Kenzo ]


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iserentha@yahoo.it

Grazie Bossi,detto da lui fiero d'esser somaro






MInaccia anche le legnate ai cronisti "non in linea con la lega"



Una sessantina d'anni fa eravamo al tempo dei manganelli e dell'olio di ricino,chissà cosa s'inventeranno i padani per far capire bene le loro idee.

Forse l'ingozzamento di polenta,naturalmente verde,sennò quelli che non votano lega,come faranno a recepire il concetto....

&& S.I. &&


Per eventuali rettifiche 


iserentha@yahoo.it

domenica 25 settembre 2011

Per Romano Prodi l'Europa è una banda di matti



di Martina Castigliani

Un continente di matti che evita la coesione e rischia grosso di fronte ad una crisi economica di tali dimensioni. Sono le parole di Romano Prodi non appena arrivato al Festival Uguali_Diversi, a Novellara, in quella bassa padana che lui conosce così bene.

“Siamo matti” ha dichiarato l’ex presidente del consiglio, “a seguire i personalismi statali in una tale condizione storica. Io sono ancora fiducioso: l’euro ci salverà, solo dobbiamo pensare in termini di Europa e non di Italia, Grecia, Francia o chissà quale altro paese. La Germania poi, è sì uno dei fratelli più grandi ed è giusto che dica la sua opinione, però non è tutta colpa dell’Italia e sparare su di noi è un po’ come sparare sulla Croce Rossa. Il nostro paese può ancora farcela, io ci credo, ma di certo, lasciatemelo dire, sono mancate le riforme”.

Invitato per parlare della terra e dei suoi problemi nel XXI secolo, dalla fame nel mondo alla sostenibilità energetica, Prodi non ha potuto non soffermarsi sulla critica situazione che si trova ad affrontare il nostro pianeta a livello economico prima di tutto. È un mondo in cerca di un leader politico e fino ad ora i candidati non danno grandi speranze. “Quello di cui avremmmo bisogno oggi”, ha dichiarato Romano Prodi, “è di un leader all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare ogni giorno. Il problema è che molte delle domande della popolazione rimangono senza risposta. Ho sentito dire in giro che ci vorrebbe un De Gasperi per salvare la situazione. Sapete cosa vi dico? Che De Gasperi oggi probabilmente, visto il grado di selezione per merito, sarebbe ancora un bibliotecario, oppure sarebbe stato licenziato o in fila in attesa di un lavoro”.

Una terra sofferente quella mondiale, come quella italiana, che affanna e cerca di trovare soluzioni senza che vengano fatte le scelte giuste per il cambiamento. E naturalmente secondo Romano Prodi è l’Europa, uno dei punti saldi necessari per la rinascita in una situazione mondiale così instabile: “Spesso ci dimentichiamo che la crisi è nata negli Stati Uniti, dove in alcuni stati il deficit supera il 10%. Nessuno però osa mettere in discussione la leadership centrale del governo americano. L’Europa invece, dopo aver introdotto l’euro ha rimandato il tempo delle riforme ed aperto la porta all’epoca della paura e del sospetto. Ci siamo fermati e rischiamo di essere sempre più deboli. Non basta avere una moneta unica per essere coesi, ci vogliono politiche comuni ed efficaci”.

È la ricetta di Romano Prodi per la crisi del millennio, in totale sintonia con il suo ultimo libro in uscita per la collana Uguali_Diversi di Aliberti Editore e dal titolo “Futuro Cercasi”. L’Italia e l’Europa vengono presentate come in cerca di un futuro ostacolato spesso da politici che presentano soluzioni di breve periodo e che non investono sui pilastri fondamentali, come ad esempio: l’università e la cultura. Una nuova coscienza civica dunque, che possa salvare il pianeta rendendolo più sostenibile. E coinvolti nel dibattito sono tutti i grandi colossi economici mondiali: “Questo mio discorso”, ha aggiunto Prodi, “l’ho pronunciato anche in Cina due anni fa in occasione dell’incontro “Cibo e strategie per il XXI secolo”, segno che anche loro, i tanto temuti cinesi hanno a cuore questi temi e sanno che sarà lì che si giocherà il futuro dell’umanità”.

Terra era infatti il tema del festival Uguali_Diversi che ogni anno anime le piazze di Novellara, cittadina del Reggiano e che per quest’anno coinvolgeva anche le vicine Correggio e Bagnolo in Piano. Una terra padana in cui Romano Prodi è nato e cresciuto e che non accetta a sentir definire come terra minacciata dalla Lega Nord.

“Sia ben chiaro”, ha aggiunto l’ex primo ministro, “l’integrazione non la predichiamo per fronteggiare la Lega Nord. Noi abbiamo bisogno degli immigrati e del loro prezioso lavoro, specie nei nostri campi per tutti quei lavori che noi non abbiamo più intenzione di svolgere. Sono parte integrante della nostra società ed è ora che siano inseriti nel dibattito nazionale. Non venitemi a raccontare che sono un ostacolo alla crescita, perché questi sono discorsi populisti che ci fanno solo perdere tempo”. Tanta la gente accorsa nella cittadina reggiana per sentire le opinioni di un Romano Prodi visto da tanti come l’isola di speranza per una sinistra ancora una volta in crisi: vietato parlare di partito democratico, ma l’analisi politica a parla da sola.



Anche se nel breve termine l'implosione dell'euro e quindi della comunità europea travolgerebbe anche la Germania,in tempi medio-lunghi sarebbero i primi a risorgere,ed è per questo motivo che gli euro scettici sono in aumento tra i tedeschi,soprattutto tra i potenti,vorrebbero con piacere far morire il progetto per evitare di accollarsi i fallimenti altrui.

La visione di Prodi pur essendo uno tra le ultime grida d'allarme,rischia d'essere ormai tardiva,la meritocrazia ormai calpestata non solo in Italia ha creato questo inevitabile declino,la dichiarazione "Alcide De Gasperi fosse vissuto adesso,potrebbe fare il bibliotecario o il precario",risulta effettivamente lo specchio dei tempi.

&& S.I. &&


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sabato 24 settembre 2011

L'ennesima "gelminata" il tunnel nella sua testa

L'nne



di Giulia Floris

Errore clamoroso in un comunicato stampa del Miur. Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, esulta per il risultato dell'esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso) (secondo cui i neutrini avrebbero superato la velocità della luce), e dice "alla costruzione del tunnel tra il Cern e i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro".

Ma, come spiega un ricercatore italiano del Cern, contattato da Sky.it, non esiste alcun tunnel (che dovrebbe essere lungo 730 chilometri) che colleghi i due centri di ricerca, dal momento che i neutrini vengono "sparati" sottoterra e attraversano la materia senza necessità di alcun tunnel per garantire il loro passaggio.

E su twitter già impazza l'hastag tunnelgelmini, che ironizza sullo scivolone del ministero. "Code di neutrini in ingresso al Gran Sasso si consigliano percorsi alternativi... della politica", twitta Bastet, mentre un utente che si firma Querrilla scrive: "Non sarà uno spreco di denaro pubblico come il ponte sullo Stretto: qui si parla di roba seria oh!!". "Con il nuovo #tunnelgelmini sarà più facile andare in Svizzera a depositare soldi loschi. Spot: evasione più veloce della luce!" è il tweet di Alexit84, mentre per Martinrance: "Il ministero rilancia: collegheremo il #tunnelgelmini a quello sotto la Manica, per collegare l'Abruzzo a Londra!". E ancora: "Notizie recenti attestano avvistamenti dell'ex leader libico Muammar Gheddafi nel fantomatico #tunnelgelmini" cinguetta Sissetta80.

[ Da Skytg24 ]

Da una eminente ministra che si è recata a Reggio Calabria per laurearsi,lei che è di Brescia,ci si può aspettare di tutto.

Di questi tempi con gli infiniti problemi internazionali,qualcuno che si esponga alle prese per il culo ci vuole....

&& S.I. &&

Einstein e i neutrini non previsti






di Andrea Aparo

Neutrini più veloci della luce: Einstein sbagliava? Quando si parla di scienza non è consentito usare il condizionale.

Le cose sono, non sarebbero. Questa volta il condizionale però è d’obbligo perché, se quanto annunciato dovesse essere confermato, un pezzo, grosso, della fisica deve – non dovrebbe – essere rivisto. Oggi, al Cern di Ginevra viene annunciato che i neutrini viaggiano ad una velocità superiore a quella della luce. Trattasi di risultato non previsto dal progetto Opera, esperimento ideato per studiare la trasformazione dei neutrini versione muone in versione tau (se volete saperne di più , il Web è a vostra disposizione).

Eppure secondo la teoria della relatività di Albert Einstein nulla può superare la velocità della luce. Il nostro mondo fisico possiede due limiti: uno inferiore e uno superiore. Quello inferiore è la temperatura di zero assoluto, meno 273,16 gradi Celsius o zero Kelvin; quello superiore è la velocità della luce. Si definisce limite un valore cui avvicinarsi quanto si vuole ma che non si riesce mai a raggiungere. I neutrini, lanciati da Ginevra e rilevati nel laboratorio dell’Istituto di Fisica Nucleare sotto il Gran Sasso, hanno percorso i 730 chilometri che separano i due siti a una velocità superiore a quella della luce. Dovevano arrivare dopo 2,4 millesimi di secondo e sono stati rilevati con un anticipo di 61 miliardesimi di secondo, ovvero hanno viaggiato a una velocità due millesimi di percento superiore a quella della luce.

Nulla può essere più veloce di un fotone, secondo la teoria di Einstein. Delle due una: c’è un errore sperimentale da qualche parte e i neutrini non sono più veloci della luce oppure Einstein ha torto. Eppure dopo anni di attività di centinaia di scienziati – non per nulla l’articolo scientifico che presenta i risultati è firmato da 174 autori, tutti potenziali candidati al Nobel – si hanno a disposizione dati sperimentali, 16mila e 111 interazioni di neutrini misurate nell’arco di tre anni, controllati, vagliati, filtrati, ripetuti che dicono che sì, i neutrini misurati hanno superato la velocità della luce. L’incertezza statistica è molto, molto bassa.

La scoperta ora dovrà essere confermata. Come sempre accade, ed è giusto che sia così, la comunità scientifica si scatenerà in critiche, commenti, ricerca accurata del pelo nell’uovo. L’esperimento verrà ripetuto da altri, in altri luoghi, secondo le stesse modalità. Se i risultati saranno identici allora bisognerà rivedere la teoria. Forse non sarà inesatta, solo insufficiente. Forse esiste un mondo fisico dove il limite inferiore è la velocità della luce. Un altro universo dove invece dei fotoni ci sono i tachioni. Particelle che scompaiono se rallentano al punto da raggiungere la velocità della luce. Avranno un loro limite superiore che sarà quello inferiore di un altro universo e così via all’infinito? Di tachioni il primo a parlarne è stato Arnold Sommerfeld (1868-1951). Erasmo Recami aveva ipotizzato anni fa che i neutrini potessero essere tachioni. La fisica italiana, nonostante tagli, critiche, cervelli in fuga e maltrattamenti vari riesce ancora, magari a macchia di leopardo, ad eccellere.

Recitano le conclusioni dell’articolo in via di pubblicazione come, nonostante l’ampia significatività delle misure effettuate e la stabilità dell’analisi, il potenziale grande impatto dei risultati giustifichi la continuazione degli studi per investigare possibili, ma ancora sconosciuti, effetti sistematici che possono spiegare le anomalie osservate. Deliberatamente non vengono tentate interpretazioni teoriche o fenomenologiche dei risultati. Giusto che sia così.

Il bello della fisica: una cosa è vera fino a che non si dimostra falsa o carente. Fare esperimenti serve a questo. Buon lavoro a tutti e grazie.



Sicuramente Einstein,perlomeno se esiste il suo spirito potrà farsene una ragione,l'esperimento del Cern a cui ne seguiranno altri,ha potuto mettere in campo tecnologie impensabili al tempo del famoso scienziato.
Chissà cosa scopriranno in futuro altri scienziati,che siano cervelli italiani in fuga o rimasti a casa,o da altra materia grigia internazionale.

Perchè la scienza è lenta ma inesorabile,la fantascienza solo spettacolare.

&& S.I. &&

venerdì 23 settembre 2011

giovedì 22 settembre 2011

Contro la crisi economica aboliamo il denaro



[ di Michele Serra ]

L'Europa ha un debito complessivo di centomila fantastiliardi, pari a cento volte il suo prodotto interno lordo e a due volte il montepremi del Superenalotto. Come rimediare? Sono numerose le strategie allo studio.

Catena di Sant'Antonio. Un alto funzionario della Banca europea ha spedito ai governatori di tutte le banche centrali questa lettera: "Spedisci subito un euro a cinque tuoi colleghi di altri Paesi. Se ognuno di loro spedirà a sua volta un euro ad altri cinque colleghi, si creerà un circolo virtuoso che in pochi mesi risanerà l'economia continentale. Il signor Carlito Munoz, che ha interrotto questa catena, è morto il giorno dopo fulminato da un malore. La signora Eva Kurtmeier, che ha spedito un euro a cinque banchieri europei, ha ereditato centomila euro ed è rimasta incinta a sessantun anni". Secondo gli esperti, il metodo potrebbe essere efficace solo se i paesi europei fossero duecentotrentamila.

Abolizione del denaro. E' la proposta di un piccolo gruppo di ministri del Tesoro che si erano attardati al bar durante il meeting di Cernobbio. "Solo al settimo Martini ci siamo resi conto della realtà", ha spiegato uno di loro all'unico giornalista presente alle quattro del mattino. "E la realtà è che tutti i nostri problemi dipendono dal dannato denaro. Senza il denaro, come si potrebbe misurare il debito pubblico? Aboliamolo! Torniamo al baratto. Gli irlandesi pagheranno in patate, i francesi con i loro fottuti formaggi, gli italiani con le loro borsette del cazzo, e così via. Perfino i greci possono dare il loro fondamentale contributo: le olive del Martini".

Prestito omeopatico. Il prestito omeopatico è un'originalissima tattica finanziaria messa a punto dal premio Nobel Karl Boomstein. Funziona così: nello stesso giorno, alla stessa ora, ogni Paese presta al Paese vicino una cifra identica. Così le entrate e le uscite si equivalgono e si diffonde una benefica sensazione di stabilità. Secondo alcuni editorialisti il prestito omeopatico non serve assolutamente a nulla, e Boomstein, pur essendo un Nobel, capisce di economia meno di una capra. "Era solo un'idea come un'altra", si è giustificato Boomstein, "e d'altra parte io sono effettivamente un Nobel, ma per la Medicina"

Metodo Verzé. Le autorità continentali stanno studiando con grande interesse il metodo Verzé, già collaudato con grande successo dal fondatore del San Raffaele: si fanno investimenti faraonici in tutto il mondo senza avere un quattrino in tasca. L'importante è che le cifre investite siano così mirabolanti che nessuno possa mai sospettare che l'investitore ha solo una modesta pensione e vive in un bilocale. Con il metodo Verzé, l'Europa potrebbe risanare per intero il suo debito pubblico emettendo un unico assegno scoperto di settemila miliardi di euro, e girandolo a se stessa. In quanto debitrice e creditrice, non potrebbe neanche denunciarsi.

Soluzione finale. La confusione tra economie latine ed economie ariane è, secondo l'economista tedesco Otto Wurstel, il vero problema. "Non è credibile", spiega, "che spagnoli, italiani e greci abbiano potuto costruire economie efficienti facendo il cameriere. Anche accumulando mance per cinquant'anni, come diavolo hanno fatto?". Wurstel è sospettato di avere simpatie neonaziste ma lo ha negato recisamente alla presentazione del suo ultimo libro, "L'euro uncinato".

Caos. Perché avere tanta paura del Caos? Rispetto al panorama odierno, la prospettiva del Caos appare molto più governabile. Basti dire che oggi ogni euro circolante in Europa è gravato da un'ipoteca cinese, garantito da una fidejussione tedesca, svalutato e rivalutato da ogni comunicato di Moody's fotocopiato da una segretaria durante la pausa-pranzo. Il default simultaneo di tutti gli Stati del mondo, seguito dalla Terza guerra mondiale, viene visto da molti esperti come un elemento di stabilità rispetto alla situazione attuale.



Dopo le strane ricette per salvare l'economia globale,sono dell'idea che il problema dell'umanità è che si sia troppo diffusa,i sei miliardi di abitanti del globo,pare che a metà secolo corrente diventeranno quasi dieci,sta lottando con la classica coperta corta,dove l'occidente ha goduto fino al XX secolo della propria agiatezza,ora con le economie orientali emergenti la povertà toccherà soprattutto il nostro mondo.
Anche perchè non tutti si sono accorti che dei sei miliardi degli attuali abitanti,più della metà vive davvero con pochissimo.

[ Kenzo ]

Copenaghen:Il paradiso in crisi delle biciclette




È cosa nota: Copenaghen viene celebrata da anni come la «mecca del trasporto a pedali». Urbanisti e appassionati delle due ruote di tutto il mondo sono concordi nell’indicare la città danese come un «modello a misura di ciclista». Piste ciclabili larghe fino a quattro metri - quasi delle corsie autostradali - dominano il paesaggio urbano e permettono di pensare meno al traffico e più ai luoghi che si attraversano. Tuttavia, su quelle stradone dove un tempo si pedalava in tranquillità e totale spensieratezza ora regna il caos: «troppe biciclette» e soprattutto ciclisti «troppo aggressivi e indisciplinati» è il risultato.

FLAGELLO BICI - Mobilità alternativa in pericolo? Suona quasi come un paradosso. Tanto più se arriva da Copenaghen, lì dove le piste sono veramente ciclabili e quella delle due ruote è una cultura rispettata. Il grido d’allarme è stato lanciato dalla Federazione ciclistica danese, la Dansk Cyklist Forbund (Dcf) e da Wonderful Copenaghen, l'agenzia turistica ufficiale della Danimarca. La prima bike city al mondo ha infatti un grosso problema di congestione: l'incredibile successo avuto dalle due ruote ecologiche tra residenti e turisti sta creando difatti «uno sgradevole e pericoloso clima intimidatorio». Trovare una soluzione al problema non sembra facile. E nella «mecca dei ciclisti» cresce la preoccupazione. Turisti e residenti sono impauriti al solo pensiero di prendere una bici o di dover attraversare una pista ciclabile, ha riferito recentemente il quotidiano The Guardian. Sempre più spesso i ciclisti utilizzano le due ruote in maniera indisciplinata e azzardano manovre e sorpassi che mettono in pericolo loro stessi e i pedoni.

INGORGO - Da decenni la città danese promuove con costanza il mezzo di trasporto ecologico: oggi ben il 36 per cento dei danesi utilizza la bicicletta per andare al lavoro o a scuola. Per il 2015 l’amministrazione comunale si prefigge di raggiungere una quota del 50%, cioè quasi 250 mila persone. Quotidianamente vengono percorsi sulle strade di Copenaghen oltre 1,3 milioni di chilometri in bici. Numeri che altre capitali europee ancora sognano, ma a cui puntano. C’è però un problema, non di poco conto per questo mezzo ad emissioni zero tanto pubblicizzato. Si chiama ingorgo, appunto. Già perchè a Copenaghen si pedala sempre, per andare al lavoro e per uscire la sera. E, come in macchina nelle grandi città, anche qui tutti vogliono arrivare dal punto A al punto B il più in fretta possibile.

MEGLIO UN TAXI - «Nelle ore di punta non prendo piú in bici i miei bambini. È troppo pericoloso, non voglio rischiare», ha spiegato Aneh Hajdu, di Wonderful Copenhagen. Nella città, che dal 2008 si pubblicizza con l’azzeccato slogan «I bike Copenhagen», è quasi impossibile trovare parcheggio per le due ruote vicino alle stazioni principali. Inoltre: le piste ciclabili sono intasate da una marea ondeggiante di ciclisti. «I ciclisti lottano per un po' di spazio sulle piste di Copenaghen, dove la gente si spinge e si urta», ha raccontato al Guardian Frits Bredal, del Dansk Cyklist Forbund. Sono innanzitutto danesi, ma anche turisti. Indisciplinati, aggressivi i e spericolati. Infrangono i codici stradali e usano la bicicletta in modo del tutto sconsiderato, tanto che - aggiunge Bredal - alcuni perdono la pazienza, parcheggiano la bici e decidono di salire su un taxi.

I BIKE CPH - Il numero degli incidenti nei quali sono coinvolti i ciclisti è in realtà sceso negli ultimi anni, ma questa tendenza potrebbe cambiare con la crescita esponenziale delle due ruote, il timore del Dansk Cyklist Forbund. C'è chi propone di educare i ciclisti ad una guida più sicura e nel rispetto degli altri, prima di pensare ad ampliare la rete delle ciclabili. Il fotografo danese e fanatico delle bici Mikael Colville-Andersen, definito «The Sartorialist delle due ruote» ed eletto da Time tra i «100 top blog worldwide» con i suoi Copenhagenize e Cycle Chic, é di altro avviso: «Andare in bicicletta a Copenhagen - nelle ore di maggior traffico - non è un’attività adatta ai pavidi, richiede concentrazione ed è vero che avremmo bisogno di piste ciclabili più larghe, ma non è pericoloso come viene propagato dal DCF». Colville-Andersen, che sul suo blog ha recentemente elencato le città europee a misura di bici, rimanda alle statistiche secondo le quali la situazione è perlomeno migliore di Amsterdam. Resta da vedere se a questo punto le parole dell’inno ufficiale della campagna «I bike Copenhagen» non debbano essere cambiate. Attualmente il testo della popolare canzone recita: «Noi distruggiamo il mito che solo gli egoisti si trovano in viaggio nel traffico. Non sogno di andare via. Rimango a Copenaghen - perchè io “bike” Copenaghen».



Può indubbiamente far riflettere la situazione nella capitale danese,ma la viabilità nelle città non ha alternative,al di là di una valida organizzazione dei mezzi pubblici motorizzati.
Se si dovesse avverare il processo contrario,penso che gli ingorghi dovuti alle auto sarabbero altrettanto pericolosi e assai più stressanti,e l'aria molto più irrespirabile.

&& S.I. &&

mercoledì 21 settembre 2011

Salvate dal ridicolo il soldato Ferrara



La malavitola

di Marco Travaglio

 L’altra sera Giuliano Ferrara ha riattaccato i suoi comizietti serali su Rai1 con una lode sperticata al suo padrone: “eroe popolare”, “anomalia felice della Storia”, “uomo umile e sorridente”. Ma anche bello, elegante, slanciato. E fin qui nessuna novità: la voluttà con cui questo fenomeno da baraccone, scambiato per “molto intelligente” a destra e a sinistra, slinguazza chiunque comandi e gli passi uno stipendio è ormai leggenda.

Semmai ci sarebbe da obiettare sul titolo Radio Londra, che evoca un che di scomodo, pericoloso, catacombale, come gli appelli dall’esilio del generale De Gaulle dopo l’occupazione nazista della Francia. Invece è la voce del regime che parla dal primo canale della Rai di regime sciogliendo inni al capo del regime. Ma neppure questa è una novità: sono trent’anni che noi cittadini stipendiamo questo giullare di tutte le corti: prima come consigliere comunale Pci, poi come europarlamentare Psi, poi come trombettiere garofaniero su Rai2, poi come ministro e portavoce del primo governo Banana, poi come direttore del Foglio clandestino coi sussidi della Presidenza del Consiglio, ora come primo trombone del Cavalier Patonza su Rai1.

L’altra sera il noto campione d’indipendenza raccontava agli italiani sfortunatamente capitati alla visione e all’ascolto che del suo padrone non possiamo fare a meno perchè “ha introdotto in Italia alcune cose importanti”: 1) “la possibilità di scegliere chi va a Palazzo Chigi” (forse non sa che il premier lo sceglie il capo dello Stato, non gli elettori, visto che siamo e restiamo una Repubblica parlamentare); 2) “un nuovo modo di guardare l’economia” (poche ore dopo ha provveduto Standard & Poor’s a guardare la nostra economia in un nuovo modo: declassandola); 3) “un nuovo linguaggio della politica”. E almeno questo è vero. Un tempo, per quanto malavitosi, i politici italiani si sforzavano di parlare una lingua diversa da quella della malavita. Ora i linguaggi coincidono, e Ferrara modestamente è all’avanguardia.

Commentando l’indagine di “questi ragazzotti in cerca di protagonismo” (i pm di Napoli) sul ricatto a B. di Lavitola & Tarantini ha dichiarato: “Che c’entra col ricatto il fatto che degli amici sono un po’ insistenti e alla fine ti spillano dei quattrini? Io li proteggo, embè? È un ricatto questo? No, è protezione di un amico. Io sono molto ricco e generoso, gli ho dato dei soldi. È reato questo?”. Provate ora a rileggere queste parole con un lieve accento siciliano, meglio se con inflessione corleonese: “Minchia, signor commerciante, scusasse se sono tanticchia insistente, ma vossia è motto ricco, c’ha i piccioli pure int’u culu e abbiamo saputo puro che c’ha delle bedde criaturi che vanno alla scola in cima alla strata, ma bisogna starci attenti a ‘sti picciriddi, quacchiduno potrebbe facci del male, e noi li vogliamo sempre in salute, infatti siamo qui a offrirci la protezione, che costa puro poco… E me lo chiama pizzu chistu? Ma quali pizzu, quali riato! Chista protezione è! Generosità è! Ci siamo capiti, ah? Che facciamo, ripassamo domani?”.

Basta tradurre in corleonese le ultime esternazioni del premier e dei suoi turiferari per coglierne il senso profondo. “Valter, rimani all’estero”. “Te l’avevo detto che ci intercettavano”. “Non vado a testimoniare per non darla vinta ai pm”. “I magistrati hanno ridotto in miseria Tarantini”. “L’indagine deve passare a Roma”. E anche la chicca di Ferrara sui pm “ragazzotti”. Viene in mente il giudice Rosario Livatino che, appena osò indagare su mafia, politica e massoneria nell’Agrigentino, fu subito insultato dal presidente Cossiga: “Possiamo continuare con questo tabù, che ogni ragazzino che ha vinto il concorso ritiene di dover esercitare l’azione penale a diritto e a rovescio, come gli pare e gli piace, senza rispondere a nessuno?”. La mafia risolse il problema ammazzando il giudice ragazzino il 21 settembre 1990. Trentun anni a oggi. Ferrara, commosso, l’ha voluto commemorare da par suo.



Risulta quasi incomprensibile di come si possa coprire di ridicolo,essendo mercenari di professione,fortunatamente solo di penna o di voce,poichè se avesse una pistola potrebbe solo sparare cazzate,in ogni caso un soldatino ridicolo ma innocuo,fa troppo ridere,e probabilmente rivedendosi riderà di se stesso quasi sicuramente.

&& S.I. &&

Rossana Podestà:La compagna di Walter Bonatti impedita all'assistenza dalla legge





«Io e Walter Bonatti non eravamo sposati - eravamo entrambi reduci da matrimoni finiti, non ce n'è mai fregato niente di risposarci, era altro quello che ci ha uniti - e per l'ospedale dove Walter era ricoverato questo era un problema, così come lo è per la legge italiana. Mi hanno anche allontanata dalla rianimazione dicendo:'Tanto lei non è la moglie'. È possibile che una persona che già è schiacciata dal dolore venga trattata in questo modo?».
A parlare a Vanity Fair - che dedica a Walter Bonatti la copertina in edicola il 21 settembre - è Rossana Podestà, compagna della seconda parte della vita del grande alpinista, al suo fianco in molti avventurosi viaggi.
Rossana racconta che non c'è stato viaggio più pauroso di quello che hanno fatto negli ultimi due mesi, da quando i medici avevano diagnosticato la malattia al pancreas che l'ha ucciso.
«Quest'inverno - ricorda la compagna di Bonatti abbiamo fatto un viaggio faticosissimo: 3.800 chilometri nel grande mare di sabbia e sull'altopiano Gilf Kebir, tra Libia, Sudan ed Egitto. Lui era assente e stanco, e a me, che lo conosco bene, era sembrato strano. Poi, tre mesi fa, ha iniziato ad avere dolori molto forti e allora l'ho portato all'ospedale. Mi hanno detto subito della malattia, e che era in fase terminale, ma io ho deciso di non dirgli niente, mi sono presa la responsabilità di tacere. Sarebbe stato inutile che sapesse. E poi avevo terrore che potesse decidere la sua morte da solo».
Rossana Podestà spiega di aver vissuto malissimo questi mesi, «perché avevo la certezza della sua morte e sapevo che gli stavo alienando una verità che per ogni uomo è decisiva. Qualcuno che sapeva ha criticato la mia scelta di tacere, ma io sono orgogliosa di averlo fatto, anche se è stato difficile».
L'ultimo ricordo felice con lui risale ad una notte di questa ultima estate, «nella nostra casa al mare all'Argentario. C'era la luna e una nuvola nera che la copriva, ma da dietro la sua luce filtrava comunque e faceva brillare una striscia di mare. Abbiamo girato il mondo e assistito a tante albe e tramonti spettacolari, ma una cosa così non l'avevamo mai vista. È stato bello che sia successo fuori dalla nostra casa, e anche che a regalare questo spettacolo fosse la luna, che era il nostro astro». Non ci sono oggetti che Rossana conserva di lui: «Walter non era uomo da entrare in un negozio a comprarmi qualcosa. Ci regalavamo la nostra vita l'uno con l'altro: è questo il regalo più bello che ci siamo fatti»



In nessun altro paese occidentale sarebbe accaduto,le unioni di fatto non sono possibili,non ci si può manco registrare ufficialmente qualora la coppia lo voglia,inutile indicare il perchè di una tale scempiaggine,le volontà clericali non permettono tramite le loro influenze politiche,che una semplice unione sentimentale possa essere decisa in questo modo.

Impedire la visita della persona amata negli ultimi istanti di vita,è una bastarderia inaudita,ma non è l'unica schifezza di questo paese.

&& S.I, &&

martedì 20 settembre 2011

La virilità presunta e con molte riserve del premier



[ dall'inserto satirico ]

Il mandrillo impotente

di Marco Travaglio

Ma sì: visto che ce lo teniamo un altro anno e mezzo, almeno divertiamoci. Così non pensiamo allo spread e ad altre cose brutte. Ricapitolando. Il capo dello Stato non ha finito di monitare (“ciascuno si assuma le proprie responsabilità”; quando si dice cantarle chiare) e il ministro delle Riforme annuncia la secessione sotto lo sguardo compiaciuto del ministro dell’Interno che dovrebbe chiamare la forza pubblica e disperderlo con gli idranti. Intanto il presidente del Consiglio si gioca alla morra la seguente alternativa: mi sputtano di più se vado all’Onu o al processo Mills? Alla fine sceglie il secondo, dove non è prevista la Merkel né altre culone inchiavabili. Stiamo parlando dello stesso premier che fa nominare consulenti di Finmeccanica tali Lavitola, Tarantini e Debbie Castaneda (già Miss Colombia). Che versa migliaia di euro a tal Juanino, domestico peruviano ed emissario di Lavitola. Che parla con Lavitola da una scheda intestata a tale Ceron Caceres, pure lui peruviano. Che tratta con Lavitola la nomina del numero 2 della Guardia di Finanza. Che procura a Gianpi, spacciatore di coca e suo pappone personale, il visto diplomatico per portarselo in missione in Cina. Che nell’ultima manovra vieta agli italiani i pagamenti in contanti oltre i 2.500 euro mentre lui ne faceva per 800 mila a Tarantini & Lavitola. Che manda al Parlamento italiano, a quello europeo e al Consiglio regionale lombardo tre fornitrici di mignotte. Che fa ribrezzo persino al premier turco Erdogan, il quale rifiuta di incontrarlo per motivi di igiene e decenza. Se poi uno non ne avesse ancora abbastanza, apre il Giornale in una pagina a caso. Vi troverà quelle che la Domenica del Corriere chiamava “Cartoline del pubblico”. Cioè barzellette. Solo che quelle erano opera dei lettori, queste le scrivono i giornalisti chiamandole “articoli”. Molto apprezzata l’intervista a Giuliano Ferrara, noto frequentatore di se stesso, che si dipinge assediato da “molti sostenitori, persone che mi apprezzano e mi seguono”. Ma forse voleva dire “inseguono”: infatti ha la scorta, nel timore che i fan lo raggiungano. Poi dice: “Santoro non è stato cacciato dalla Rai ma se n’è andato” (buona questa). Poi rivela: “La mia curva di ascolti è in salita” (infatti partì dal 20,63% di share con 5,9 milioni di telespettatori e chiuse al 18,13% con 4,2 milioni, mettendone in fuga 1,7 in due mesi e mezzo). Poi aggiunge: “Sono contro il conduttore unico” (infatti fa un programma da solo). Intanto quel burlone di Feltri celebra le virtù amatorie del mandrillone: “Se gli inquirenti vogliono accertare la media settimanale delle scopate di Silvio, invece di perder tempo a sbobinare migliaia di chiacchierate hard, avessero fatto uno squillo a me. Forse esagerando, avrei detto loro: 48... Gli andrologi sarebbero felici di portarselo in giro per il mondo ed esibirlo, per motivi di studio scientifico, ai congressi medici. Non per curarlo, ma per svelare il segreto del suo alto rendimento senza eguali nella storia dell’umanità”. Eppure il 19 giugno 2009, per salvarlo dagli scandali Noemi & D’Addario, lo stesso Feltri gli dava dell’impotente su Libero: “Il Cavaliere è accusato di fare ciò che dubito possa fare: dedicarsi a una sfrenata attività sessuale... Fantasie. Frequento da anni gli urologi. Questioni di prostata, data l’età... Se hai un cancrone proprio lì, la prostata va eliminata col tumore. E allora addio rapporti. Facendo strame della privacy, affermo che Silvio nel ‘96 fu operato di cancro alla prostata al San Raffaele... Non racconto balle se dico buonanotte al sesso. Berlusconi ha 73 anni, non ha più la prostata. La scienza fa miracoli tranne uno: quello... Ma vi sono quotidiani che hanno sprezzo del ridicolo, e insistono”. Tipo il suo che, con sprezzo del ridicolo, insiste. Ora, avrà ragione il Feltri-1 (B. impotente) o il Feltri-2 (B. mandrillone)? Attende lumi, col fiato sospeso, un plotone di madamine. Tante almeno quanti sono i fans di Giuliano Ferrara.



Come sto esprimendo anch'io da parecchio tempo,solo il popolo sovrano dovrà staccare la spina al caimano,si andrà avanti fino al 2013,e mi auguro di sbagliare grossolanamente,ma la pletora al seguito alla Camera e al Senato,non gli farà mancare la fiducia,sapendo che un'altra occasione da parlamentare potrebbe rivelarsi difficile per molti.

Non mi diverto come Travaglio,ma non possiamo fare nulla per sovvertire il trend,gli italiani l'hanno voluto a maggioranza e adesso lo sopportiamo tutti quanti,anche chi non lo ammetterà mai!!!

Del resto  i consensi ultimamente stanno scemando tramite gli ultimi sondaggi,ma non stanno crollando,segno che puttaniere o meno,gaffeure di statura questa si mondiale,va bene così,l'Italia e gli italiani sono uno strano paese,ad essere benevoli chiaramente...

&& S.I. &&

Nepotismo e baciapile,è l'Italia di sempre bellezza!






[ di Massimo Gramellini ]

I valori dell'Italia

L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.

Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.

Non mi sorprende più di tanto il gesto di De Magistris o la candidatura del figlio di Di Pietro,il primo sa benissimo che con il potere ecclesiastico l'Italia ne ha subito sempre le conseguenze e ci dovrà patteggiare anch'esso,il secondo è l'emblema dell'italianità,ovvero il nepotismo e la "smeritocrazia" su cui il paese da sempre convive.

&& S.I. &&