tag:blogger.com,1999:blog-55237581994164521202024-03-05T09:40:00.758+01:00Freedom Libertà di ParolaIvo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.comBlogger4558125tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-69638796750366270212021-03-12T19:58:00.000+01:002021-03-12T19:58:06.557+01:00Nel Paese degli imbucati alla corsa del vaccino anticovid<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhguboq-Yf6uOW8FtRdLmhNjH78hwc4odq5h6GIgjxS9Rbqh1vsbrvSHxW5qXSYeFjl90Xm8DpOOyP_d_weI_yY4d-3N5CPITJGk4lPakflJcjRx86wZcoz8K4WUpvkerCAztl7SQ6Nca2S/s1200/EqFcj8TXAAA7-p8.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhguboq-Yf6uOW8FtRdLmhNjH78hwc4odq5h6GIgjxS9Rbqh1vsbrvSHxW5qXSYeFjl90Xm8DpOOyP_d_weI_yY4d-3N5CPITJGk4lPakflJcjRx86wZcoz8K4WUpvkerCAztl7SQ6Nca2S/w400-h210/EqFcj8TXAAA7-p8.jpg" width="400" /></a></div><br /> <p></p><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>
Vaccino olimpico. La nuova disciplina dei furbetti, ricchi, politici e industriali<div><br /></div><div>di Alessandro Robecchi </div><div><br /></div><div>Visto che le Olimpiadi di Tokyo sono in forse, il Cio ha tempo per pensarci e introdurre una nuova specialità olimpica: il salto della fila. E’ una disciplina complicata: servono colpo d’occhio e capacità di fare gruppo; è uno sport di squadra, anzi di categoria, dove vince (una dose di vaccino) chi riesce a sedersi per primo davanti a un medico offrendo il braccio per la medaglia. Saremmo in zona podio, questo è certo. Non passa giorno, infatti, che non spunti qualche categoria, associazione, confraternita, Ordine professionale, setta, tipologia commerciale, che non chieda a gran voce di esser messa in lista prima di altri. Ha inaugurato la specialità il presidente della Campania Vincenzo De Luca, vaccinato il primo giorno “per dare l’esempio” (che avrei dato volentieri anch’io, dannazione). La senatrice Binetti si scalda e invia accorate mail ai colleghi perché si provveda a vaccinare prima i senatori. I giornalisti della Campania hanno chiesto (e ottenuto, sembra) di mettersi in fila subito dopo gli ottantenni, i sindaci premono per avere una corsia preferenziale, e c’è chi si è portato avanti col lavoro, tipo il sindaco di Corleone che si è fatto siringare e poi – beccato – ha annunciato le dimissioni, e via così.
Consci del difficile lavoro sul piano vaccinale e delle polemiche che sempre possono divampare quando si tratta di diritti (la salute) che diventano privilegi (prima io), pubblichiamo una tabella definitiva per gestire precedenze e priorità.
I possessori di Ferrari Roma V8 Turbo DCT – Ambasciatori del made in Italy e propulsori della ripresa, non è possibile che non vengano protetti dal virus il prima possibile i dinamici proprietari di questa opera d’arte contemporanea da 200.000 euro (versione base). Chiedono una corsia preferenziale, consapevoli che in caso di sommossa popolare raggiungere il confine svizzero a bordo di un missile da 600 cavalli non sarà complicato.
I vertici di Confindustria – Un accorato appello viene da Viale dell’Astronomia: come faranno gli imprenditori a guidare la riscossa industriale del Paese senza essere vaccinati prima di altri? La priorità dovrebbe andare di pari passo con l’abolizione del blocco dei licenziamenti, così anche molti lavoratori potranno stare a casa al riparo dal contagio: un gesto di generosità – come consueto – della classe imprenditoriale italiana.
I capicorrente del Pd – Non bastano i vaccini.
I croupier – Categoria trascurata dal fatto in zone arancione chiaro, arancione scuro, rosso e carminio nessuno va a giocare al Casino, i croupier reclamano la precedenza, in modo che la ripartenza delle roulette sia pronta e vivace ad emergenza finita. “E poi – dichiarano in un comunicato – siamo comunque più utili noi delle correnti del Pd”.
I proprietari di barche a vela – Impensabile che proprio mentre Luna Rossa si gioca una prestigiosa coppa, venga trascurata una categoria decisiva come i possessori di natanti dai dodici metri in su. Ferma restando la priorità per tutta la categoria, si caldeggia la precedenza per i proprietari di imbarcazioni che battono bandiera panamense, delle Bermuda o delle Isole Cayman, che non pesano – grazie, eroi – sulla macchina burocratica statale. Le cassiere dei supermercati – Cazzi loro. </div><div>Attilio Fontana – Questo eroe della lotta alla pandemia, che ha affrontato l’emergenza a mani nude, col solo aiuto del cognato, merita senza dubbio un vaccino prima di tutti gli altri. Chiede soltanto di non prenotarlo con il sistema regionale lombardo, che lo rimanderebbe al 2089.</div><div><br /></div><div><span style="color: #2b00fe;">DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT</span></div><div><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></div>
Nel Paese dove la raccomandazione e il nepotismo regnano sovrani,non stupisce la corsa al vaccino anticovid,chi ha influenze per se e familiari sicuramente salteranno la fila.
Come ha descritto lei,le corporazioni fiutando gli sgomiti mettono le mani avanti. <div>L’ho già scritto alcune settimane fa,il Vaticano regno religioso occidentale s’è già vaccinato interamente,le quote per ogni Stato sono un dettaglio per i pochi abitanti dello staterello… <div><br /></div><div>Loro sono loro,e noi non siamo un caxxo,a parte i soliti imbucati!
</div></div><div><br /></div><div><span style="color: red;">I.S.</span></div><div><span style="color: red;"><br /></span></div><div><span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span></div>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-4886070506546202312021-02-17T19:40:00.001+01:002021-02-17T19:40:05.377+01:00A proposito del governo dei migliori<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhv3BuJR-kPYvxqnUSYNkpwd35lQdGzsjQddA8MA6KSf8JD4_A_c8R-FonazJVtrGLK-TtPBWM8HIak2QBlO7uGtwEaS1zd8v-OgtdbQij9dDmRkLfYhx1tu5HsHmguTVSfojhyphenhyphenkEt2uIis/s700/atlantide-16-governo-unita-anche-xenofobi-recovery-1.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="700" height="321" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhv3BuJR-kPYvxqnUSYNkpwd35lQdGzsjQddA8MA6KSf8JD4_A_c8R-FonazJVtrGLK-TtPBWM8HIak2QBlO7uGtwEaS1zd8v-OgtdbQij9dDmRkLfYhx1tu5HsHmguTVSfojhyphenhyphenkEt2uIis/w400-h321/atlantide-16-governo-unita-anche-xenofobi-recovery-1.png" width="400" /></a></div><br /><p></p><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>
Al governo. C’era una volta il tecnico che si elevava sopra le zuffe di partito <div><br /></div><div>di Alessandro Robecchi </div><div><br /></div><div>Il mantra distensivo e paraculo del “niente veti” che ha tenuto banco per un paio di settimane prima dell’annuncio della squadra del nuovo governo si sta pian piano sciogliendo come un ghiacciolo a ferragosto. Primo caso, lo sci e le botte da orbi sull’ordinanza che rimanda l’apertura di piste e impianti: il ministro del turismo (Lega) contro quello della Sanità, i renzisti a fare il coro, Forza Italia scontenta dei suoi ministri, il Pd indeciso e attonito, as usual. </div><div>Il tutto mentre va in scena l’ordalia dei sottosegretari: duecento famigli da piazzare, l’un contro l’altro armati, in un vorticare di correnti, mulinelli, risarcimenti (il Pd e le donne), riequilibri, colpi bassi. Tutto già visto, grazie.
Di già visto, però, c’è anche un altro elemento, se possibile più divertente per noi mangiatori di popcorn che osserviamo a bordo campo: s’avanza il fantasma dell’opposizione interna. Cominciò Salvini – questo grande europeista – ai tempi del Conte Uno: si accorse che stare al calduccio nel governo era comodo, ma che fare il diavolo a quattro come il più agguerrito oppositore pagava in termini di consenso (il finto consenso dei sondaggi), e si sa come finì. Stessa cosa nel Conte Due, con protagonista Renzi: sparare sull’ambulanza pur essendo a bordo garantiva una certa visibilità (che, in mancanza di voti, è quel che brama il leader filo-saudita). </div><div>In sostanza, stare tutti dentro potrebbe garantire a ognuno l’ebbrezza di stare anche un po’ fuori, tipo che alla mattina lavi i vetri del Palazzo (da dentro) e al pomeriggio li rompi a sassate (da fuori). Divertente. Aggiungete alcune scelte bislacche che certo non calmeranno le acque. Uno per tutti: Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione, dove già sedette nel 2008 insultando chiunque avesse un posto pubblico (i tornelli, i fannulloni, i lavoratori precari definiti “L’Italia peggiore”, e altre amenità). </div><div>La sua riforma della PA fu un tale glorioso fallimento che oggi si avverte di nuovo il bisogno di una riforma della PA: richiamare Brunetta è come richiamare l’idraulico che già una volta ti allagò la casa.
Insomma, gli applausi scroscianti per il governo Draghi (sindrome Monti) si sono un po’ attutiti dopo la presentazione della squadra: persino gli ultras del colpo di mano speravano meglio.
Interviene a questo punto la narrazione ipergovernista secondo cui “tanto farà tutto Draghi”, e il resto è confuso dettaglio. Un po’ come se nel peggiore bar di Caracas, dove tutti si sputano e si accoltellano, ci fosse una stanzetta riservata – un privé, direbbe Briatore – dove Draghi e i suoi “tecnici” si occupano seriamente delle cose serie. </div><div>Bella immagine, ma strana concezione della democrazia: i “capaci” (sempre per autodefinizione, ovvio, mica per i risultati) lavorano, e gli altri si picchiano come fabbri, cazzi loro.
Spunta dunque – spunterà – la tentazione di maggioranze variabili: chi c’è c’è, una volta si accontenterà Salvini, un’altra Zingaretti, la terza toccherà ai 5s o a Silvio Buonanima, o a qualcun altro, magari qualche boccone verrà gettato ai cespuglietti, ai renziani, o ai calenderos, o cose così. Un tentativo, nemmeno troppo nascosto, di far passare l’idea che i tecnici sono bravi ed efficienti, mentre la politica dà il suo triste spettacolo di rissosità, che al governo litigano e si tirano sonori ceffoni, mentre il capo del governo – che l’ha messo in piedi – lui si che è bravo, avercene! Bella favoletta, edificante e sontuosamente qualunquista. </div><div><br /></div><div>Che poi funzioni è tutto da vedere.</div><div><br /></div><div><span style="color: #2b00fe;">DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT</span></div><div><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></div>
Seguo la politica da sempre, purtroppo nel giro di poche settimane mi risulta nauseante, catapultarsi come i gamberi a un decennio fa, con certi ministri che non ho voglia di citare, a me pare tra i più brutti incubi che uno possa sognare.<div>La pandemia diventata quella delle varianti ha già determinato le prime schizofrenie, mi auguro che i vaccini possano chiudere il disastro, poiché se alla prossima stagione invernale saremo punto e a capo, la pace sociale finirà, tra morire soffocati e di fame una buona parte del Paese si rivolterà. </div><div>E cito solo un altro scenario che si sta intravedendo, quello della giustizia e il congelamento della prescrizione, se i 5s non gireranno il tavolo manco in quella occasione, sarebbe meglio di interessarsi ad altre cose, il Paese lo riterrò sempre di piu irrecuperabile, la disonestà avrà sempre il sopravvento.</div><div><br /></div><div><span style="color: red;">I.S.</span></div><div><span style="color: red;"><br /></span></div><div><span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span></div>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-57686052606457525392021-01-22T19:55:00.004+01:002021-01-22T19:55:54.682+01:00Fake news:Come portare cene e pranzi con gli scatoloni sulle spalle e diventare benestanti...<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVC93bSaVcS_NOxbBnX9byFW1Jd2VxELkqrTZ94xj24n84LmxDMSSHiijn7VD6Xtbea5WB9_f0zjzQ11rqRqW9xvg3Svb0eCeCe2fykfbc7RBVafgDaKMucsOa5fyeqy9OwoCuhPvkDncH/s900/gigeconomy.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="776" data-original-width="900" height="344" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVC93bSaVcS_NOxbBnX9byFW1Jd2VxELkqrTZ94xj24n84LmxDMSSHiijn7VD6Xtbea5WB9_f0zjzQ11rqRqW9xvg3Svb0eCeCe2fykfbc7RBVafgDaKMucsOa5fyeqy9OwoCuhPvkDncH/w400-h344/gigeconomy.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Fake news. Quella finta storia del rider ricco felice: La Stampa dà i numeri </div><div><br /></div><div>di Alessandro Robecchi </div><div><br /></div><div>Dacci oggi il nostro veleno ideologico quotidiano, ovvero come piegare la realtà ai propri desideri e vivere felici. Chiedo scusa se dopo il solenne Giorno del Pallottoliere (ieri al Senato) mi occupo di piccole pieghe della vita reale, ma corre l’obbligo, e capirete perché. Tutto comincia la scorsa settimana, con una rubrica di Antonella Boralevi, illustre scrittrice, sull’illustre quotidiano La Stampa. Titolo: “Da commercialista a rider felice”. Storia edificante: si parla del signor Emiliano, 35 anni, che aveva uno studio di commercialista, ma “il Covid gliel’ha fatto chiudere” (sic). Lui non si è perso d’animo e ha cominciato a fare il rider, a consegnare pizze e pranzi e cene, pedalando in bicicletta per “100 km al giorno” (sic) e guadagna 2.000 euro netti al mese e in certi mesi addirittura 4.000. “Uno stipendio da manager. Ed è felice” (sic). </div><div>Segue virulenta intemerata sulla dignità del lavoro, il rispetto di sé, la vergogna del Reddito di Cittadinanza elargito a due milioni e passa di persone che – manigoldi – stanno a casa a far niente, mentre potrebbero anche loro guadagnare “come un manager” consegnando pizze. Insomma una notizia, seguita dalla moraletta, la solita vecchia solfa sulla colpa dei poveri, che sono poveri e assistiti perché non muovono il culo pedalando per 100 km al dì. Troppo bello per essere vero.
E infatti non è vero.
Il rider felice non si chiama Emiliano (ma Emanuele), non ha 35 anni (37), non ha mai avuto uno studio di commercialista, fa il rider dal 2018 (quindi prima del Covid), non in bicicletta (moto), non guadagna né 2.000 né 4.000 euro al mese, ma arriva a 1.600 se lavora nove ore al giorno tutti i giorni della settimana, tutte le settimane dell’anno. Ciliegina sulla torta, viene fuori che questo Emiliano/Emanuele è un grande sostenitore del cottimo, già organizzatore di un sindacato giallo messo su di concerto con qualche azienda del settore, favorevole al contratto truffa sottoscritto solo da un minuscolo sindacato di destra che tutti i rider del regno schifano e denunciano come abusivo.
Tutto benissimo: la storiella edificante che la signora Boralevi usa per insultare chi è costretto a chiedere un aiuto allo Stato è un tale concentrato di menzogne, imprecisioni e assurdità perfettamente ricamate da rasentare il falso ideologico. </div><div>Qualcuno – en passant – fa notare che al regime di paghe attuale per incassare 4.000 euro netti consegnando pasti bisognerebbe correre dalle 18 alle 20 ore al giorno, sette giorni si sette, ma pazienza, basta imparare a dormire pedalando.
Naturalmente non è l’incidente giornalistico della signora Boralevi che ci preoccupa, anche se ha provocato parecchie contusioni alla realtà, alla verità e al buonsenso. </div><div>La parte illuminante della storia è invece il sottotesto, antico ma mai morto: i poveri (sette milioni e passa, nel Paese) non hanno dignità né rispetto di sé, mentre il signor Emiliano/Emanuele, la cui storia (inventata) sembra alla signora Boralevi “non di ‘colore’, ma di speranza” (sic), ci dà una lezione di vita. Insomma, un esempio per tutti quegli sciagurati che stanno sul divano a far niente incassando un lauto (?) assegno mentre potrebbero fare la Milano-Sanremo carichi di pizze tutti i giorni, vivere felici, e perdipiù mostrare con il loro luminoso esempio che i poveri d’Italia, Covid o non Covid, sono gente senza dignità. Una buona dose di veleno ideologico, insomma, un po’ di sale soavemente liberista sulle ferite aperte di chi non ce la fa e chiede aiuto invece di pedalare. </div><div><br /></div><div>Che stronzi, eh?</div><div><br /></div><div><span style="color: #2b00fe;">DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT </span></div><div><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></div>
Vabbe dai i giornaloni, dalla busiarda come ha ricordato Giovanni sono il braccio dei potentati, corsera in che mani è finita e repubblica diventata della famiglia torinese sono diffusamente barzellette, in questi giorni hanno sponsorizzato il neo patriota di sta cippa insieme alle Tv. <div>Come si fa ad asserire che un commercialista in difficoltà, unico al mondo nel suo genere, è diventato ricco con i disperati che portano pranzo-cena a casa, tocca non fare spargere la voce, altrimenti l’Africa si svuota per pedalare a portare scatoloni sulla schiena. </div><div>Aggiungo che l’illustre Giannini, direttore del giornale torinese, domenica nel suo editoriale ha adombrato coinvolgimenti di Conte su opache trame tra servizi segreti e presunti misteriosi poteri.
Il tutto in uno scoop senza capo, né coda, altro che lato sciocchezze borallevi… </div><div>Ma a parte chi compra i giornali, quei pochi, è in Tv che la realtà viene distorta in modalità assurda, prima il verdognolo ora la sorrate d’Italia lì fanno apparire come degli statisti.
Persino lady mastella le ha ricordato dell’air scilipoti… </div><div><br /></div><div>Povera Italia, poveri noi!</div><div><br /></div><div><span style="color: red;">I.S.</span></div><div><span style="color: red;"><br /></span></div><div><span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span></div>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-37450399388494929432021-01-14T20:47:00.003+01:002021-01-14T20:48:24.548+01:00I salti carpiati alla Meloni,nuovo stile a destra<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-nTjjZu-Xi8iZoD_zo55LsLhWiwRJ6EA-zuVT_KnzzhtDrAQzJjp7f1BWm7kouvTxahHsiYhepVUrndEB43muYk-qCI_rG-i8U3UX9T037kQ0G1p8vdmpDjJUVYsVZ-3WKYbEzcQUOPFi/s481/unnamed+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="481" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-nTjjZu-Xi8iZoD_zo55LsLhWiwRJ6EA-zuVT_KnzzhtDrAQzJjp7f1BWm7kouvTxahHsiYhepVUrndEB43muYk-qCI_rG-i8U3UX9T037kQ0G1p8vdmpDjJUVYsVZ-3WKYbEzcQUOPFi/w400-h266/unnamed+%25281%2529.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Carpiati alla Meloni, dai fascismi a Donald Trump difende l’indifendibile</div><div> </div><div>di Alessandro Robecchi </div><div><br /></div><div>Non si leggeva un così intenso romanzo epistolare dai tempi de I dolori del Giovane Werther (Johann Wolfgang Goethe). Roba vecchia, démodé. Meno male che adesso tutto si ammoderna e si attualizza con il carteggio “Lettere a La Stampa” (Giorgia Meloni), scambio di missive (articolo-risposta, risposta alla risposta, risposta alla risposta alla risposta) tra la segretaria di Fratelli d’Italia e il direttore del quotidiano torinese Massimo Giannini. </div><div>Lui a dire che quella di Fratelli d’Italia è una destra che andrebbe un po’ ripulita, specie alla luce delle ambiguità sul tentato golpe trumpista, lei a battersi come un leone per negare. Lui a dire che la sora Meloni e il baciatore di salami Salvini giocano a fare gli “sciamani d’Italia” (come quel cretino che ha invaso il Campidoglio Usa vestito come se stesse per recarsi a Pontida), lei indignata per il paragone. Ciliegina sulla torta, un tweet della signora Meloni sui fatti di Washington, così ambiguo, ma così ambiguo, da rasentare la perfezione del paraculismo. Testuale: “Mi auguro che le violenze cessino subito come chiesto dal presidente Trump”. Che è un po’ come dire: “Mi auguro che si spenga l’incendio nel bosco come chiesto dal piromane che l’ha appiccato”.
Un carpiato, insomma, succo concentrato di malafede. Che diventa ancor più esilarante quando si ricorda alla Meloni l’assessora umbra Clara Pastorelli, che si fa una foto agghindata come lo sciamano di Capitol Hill. Uh, che reazione: “La signora indossa un cappotto e un colbacco!”, dice la Meloni. Questa è la sua arguta difesa, come ammettere che l’assessora umbra non è riuscita a procurarsi un cappello con le corna e si è adattata, problemi di trovarobato, insomma. </div><div> Il carteggio, va detto, è sui fatti americani e alla fin fine si incentra su questa domanda: è possibile che un partito che mira a governare il Paese continui a schierarsi con un (ex, tra poco) presidente americano che incita all’insurrezione, appoggia le milizie filonaziste, blandisce e corteggia certe sette di squinternati pericolosi tipo Qanon, sostiene gente che indossa magliette che inneggiano all’Olocausto? Quesito interessante.
Ma si tratta solo di un pezzettino della questione, perché anche in Italiai dubbi su Fratelli d’Italia sono numerosi. </div><div>Proprio nei giorni del carteggio, per dirne una, un’altra assessora di FdI (Regione Veneto, assessore all’istruzione, andiamo bene, Ndr), Elena Donezzan, intona Faccetta nera ai microfoni della radio di Confindustria, in un programma dove (sentito con queste orecchie) il conduttore riceve telefonate dalle ascoltatrici per capire chi offre di più per fargli un pompino (giuro). </div><div>Il caso Donezzan si aggiunge ad altre decine, forse centinaia. C’è quello vestito da nazista, quello con la foto del duce, il consigliere comunale che fa il saluto romano, l’attuale “governatore” delle Marche che va a cene celebrative della marcia su Roma, col Puzzone stampato sul menu. La difesa è sempre stata ridicola: si va da “Ragazzate” a “Una mela marcia”, a “Strumentalizzazioni”. </div><div>Insomma, si minimizza la prevalenza della nostalgia fascista all’interno di un partito che – ricordiamolo a Crosetto e alla sora Meloni – ha nel simbolo la fiamma del Msi, oltre a detenere il poco invidiabile record di arrestati per ‘Ndrangheta. Ora aspettiamo altre lettere, missive, carteggi e corrispondenze per negare, minimizzare, parlare d’altro o buttare la palla in tribuna. Insomma, nuovi capitoli de I dolori della giovane Giorgia, romanzo epistolare. </div><div>Un po’ noioso, a dirla tutta.</div><div><br /></div><div><span style="color: #2b00fe;">DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT</span></div><div><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></div>
I salti carpiati e le incongruenze della sorrate d’Italia e del suo fedele scudiero shrek crosetto sono enormi, è una tragicomica italiana,come personaggi di bassissima rilevanza abbiano un discreto successo elettorale,ma del resto abbiamo preso atto in questi ultimi anni che pure il verdognolo,altro scarso personaggio,possa avere avuto tanto credito. <div>È l’eredità acquisita dalla mummia il trasloco dei voti,evasori fiscali,corruttori,la guerra tra poveri determinata dagli sbarchi determinano il successo della dx condita dai nostalgici.
Hanno sostenuto Trump fino all’altro ieri e quel tentativo di colpo di stato va ammorbidito con qualsiasi tesi,un po’ come nascondersi dietro a un dito,altrimenti come si potrebbero ancora presentare sulle reti smediaset,smentendosi clamorosamente. </div><div>Non avrei voluto citarla,la radio trasmissione a cui ha accennato,mi è capitato di imbattermi parecchi anni fa,ho preso atto della cloaca tra conduzione e radio ascoltatori,me ne sono tenuto alla larga,fa specie che confindustria possa tenere ancora in piedi una fogna del genere.</div><div><br /></div><div><span style="color: red;">I.S.</span></div><div><br /></div><div><span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span></div>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-11310512249084009222020-12-31T19:00:00.001+01:002020-12-31T19:00:45.965+01:00Anno 2021:L'anno dei vaccini ci regalerà una normale esistenza? <p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRILsalnHcxskbTiedisowCszU0xzpgOCqooBhXmN9pNS13P8yO1mcHljHxo56jhfcXOo3nDPsE1Y8tABnpMMeLdLqDUVsYF8Le1mDjWA_KFznAWcBG7ahbN4jjCXHriqSx48viKKokxHQ/s823/vaccino-prima-vulnerabili-bisognosi.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="823" data-original-width="700" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRILsalnHcxskbTiedisowCszU0xzpgOCqooBhXmN9pNS13P8yO1mcHljHxo56jhfcXOo3nDPsE1Y8tABnpMMeLdLqDUVsYF8Le1mDjWA_KFznAWcBG7ahbN4jjCXHriqSx48viKKokxHQ/w340-h400/vaccino-prima-vulnerabili-bisognosi.png" width="340" /></a></div><br /><p></p><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>
Buon esempio. Ho deciso: faccio anch’io il testimonial del vaccino <div><br /></div><div>di Alessandro Robecchi </div><div><br /></div><div>Lo dico subito: anch’io voglio dare l’esempio, come il Re della Campania (basta chiamarli “governatori”!) Vincenzo De Luca. Tendere virilmente l’avambraccio a favore di ago, guardare dritto in camera e dire: “Fate come me, vaccinatevi!”. Va bene, accetto anche il “chi ti credi di essere”, giusto, ma vi assicuro che per i miei condomini, il barista, la signora della lavanderia e il panettiere, sarei un buon esempio da seguire: “Presto, vacciniamoci tutti come ha fatto quello del secondo piano!”. </div><div>Forse sopravvaluto la mia popolarità nel quartiere, d’accordo, e visto che si parla dell’alta missione di dare l’esempio, cambierò esempio.
Elvis Presley, Marylin Monroe e altri eroi del Novecento si fecero vaccinare in diretta, proprio per dare un esempio. E uno può capire un giovanotto degli anni ’50 che dice: “Faccio come Elvis!”, che è un po’ diverso dal guaglione napoletano che esulta: “Faccio come De Luca”. Insomma, la faccenda ci porta dritti alla questione del “testimonial” che si pone ogni giorno in ogni agenzia pubblicitaria in cui si decida di associare un prodotto a un volto: e se poi sta sulle balle a tutti? Ecco, De Luca a parte, visto il tasso di popolarità della classe politica nel suo complesso, la cosa potrebbe risultare rischiosa, consiglierei di scegliere altri testimonial (che so, gli astronauti, i tapparellisti, i centrocampisti del Crotone), che abbiano almeno qualche minima considerazione in più presso la popolazione.
Eppure, chiunque dia l’esempio, c’è qualcosa che stride. Cioè: si dà l’esempio per invitare chi non ha il coraggio, per stimolare gli scettici, per indicare una strada. E qui arriviamo al punto: non sarà un po’ (molto) sopravvalutata questa mirabolante falange No Vax che si sbandiera tanto? Da quel che si legge in giro abbiamo una componente cyber-dadaista (la siringa che ti inietta il chip, che ti controlla direttamente da Pechino coi soldi di Soros, il 5G, eccetera, insomma stregoneria hi-tech); poi una componente scettico-dietrologica (è tutto un trucco per arricchire le case farmaceutiche, con varianti geopolitiche a piacere); e infine una parte di comprensibile prudenza, che si sistemerà con i tempi (cioè, appena si capirà che i primi mille vaccinati non si trasformano in meduse e non muoiono sul colpo). </div><div><br /></div><div>Una percentuale minima della popolazione, insomma, mentre la stragrandissima maggioranza, pur di levarsi dalle palle gel, mascherine, lockdown, limitazioni, solitudini e isolamenti, tenderà volentieri l’avambraccio senza bisogno di tanti esempi (e in ogni caso dovrà aspettare mesi, data la sacrosanta scaletta delle priorità).
Visto da questa angolazione, il gesto di generosità di De Luca e di tutti gli aspiranti “esempi vaccinali viventi” suona un po’ come: “Fermi tutti! Mi sacrifico! Do l’esempio! Mangio io la prima fetta di torta al cioccolato!” (grazie al cazzo, ndr).</div><div><br /></div><div>Insomma, può venire il dubbio che questo cortocircuito tra nemici così residuali da sembrare immaginari, i No Vax, e l’esercito dei “datori di esempio” sia un po’ sospetto, che dia molta visibilità ai primi (che contano come il due di coppe) e procuri facile popolarità ai secondi. Mentre un esempio di buon esempio (chiedo scusa) per tutta la popolazione sarebbe che so, il ragionier Gino che una mattina prima di andare in ufficio passa alla sua Asl dopo regolare prenotazione, fa la sua puntura, ci mette un’oretta, come se fosse una cosa assolutamente normale, veloce, dignitosa, facile, gratuita e civile che protegge lui e gli altri. Fine dell’esempio.
</div><div><br /></div><div><span style="color: #2b00fe;">DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT</span></div><div><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></div>
Ormai abbiamo finito i veli pietosi per l’ex sceriffo, quel vaccino serviva a un medico o a un infermiere, ma lui dev’essere sempre il principe dei protagonisti. <div><br /></div><div>E poi sia io che lei, ho qualche anno in più di lei, il nostro turno sarà più o meno in tarda primavera-estate, lei potrebbe esserlo un testimonial, ma qui ci vorranno politici e personaggi di una certa età. </div><div><br /></div><div>A parte i novax esiste parecchio scetticismo in giro, perlopiù determinato dalla velocità con cui si è giunti al vaccino, i test per quanto siano stati fatti bene, gli investimenti sono stati ovviamente ingenti,possono lasciare qualche perplessità.
In ogni caso almeno nell’immediato ci sono e ci saranno milioni di persone che lo proveranno, scusate la battuta ma se gli ospedali rimarranno aperti con il personale a febbraio-marzo, vorrà dire che lo potranno fare tutti,anche se qualcuno dirà che gli.. zzi acidi arriveranno dopo. </div><div><br /></div><div>Far contenti tutti e rassicurare è un’impresa titanica!</div><div><br /></div><div><span style="color: red;">I.S.</span></div><div><span style="color: red;"><br /></span></div><div><span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span></div>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-66305502635300516922020-12-24T21:33:00.001+01:002020-12-24T21:33:50.599+01:00Natale a Rignano sull'Arno<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFUXv4JjA9yjHcm2YqzOTSV9qxdybjA7Osc16Tfzw5LoMsvUDzx9o_S_uQUJv3YcaHAWbXNCeMGWl5e6olnFiaIR-Z4Wo-xTcHPFLNbf5DO80PrT8ddJ-34XMarV9PvDJeXSrSLCX1WvS1/s512/unnamed.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="413" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFUXv4JjA9yjHcm2YqzOTSV9qxdybjA7Osc16Tfzw5LoMsvUDzx9o_S_uQUJv3YcaHAWbXNCeMGWl5e6olnFiaIR-Z4Wo-xTcHPFLNbf5DO80PrT8ddJ-34XMarV9PvDJeXSrSLCX1WvS1/w323-h400/unnamed.png" width="323" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>
Natale a Rignano. Si tratta su tutto, dai canditi a come si aprono i regali <div><br /></div><div>di Alessandro Robecchi</div><div><br /></div><div></div>
Che sono tempi bui lo abbiamo già detto, vero? Che non sarà il solito Natale lo abbiamo letto da qualche parte, giusto? Bene, metà del lavoro è fatto. Ora passiamo a trattare l’argomento “Feste-in-pochi-e-in-zona-rossa”, con piccoli accorgimenti e trucchi per passare in armonia i giorni più santi dell’anno, quelli in cui si celebra la gloria del bambinello. No, non quello là che pensate voi, un altro bambinello, quello di Rignano. <div>Le settimane della vigilia sono state agitate e ricche di discussioni. Si faceva l’albero, e lui minacciava di fare il presepe, in subordine, ok, fare l’albero ma che non sembri un cedimento! Vuole scegliere le luci, poi appendere almeno una pallina ma non si può mettere il puntale finché non c’è la Bellanova. Alla fine, dopo estenuanti tira e molla, si è fatto l’albero, lui ha messo una pallina gialla sul terzo ramo dal basso e ha rilasciato gioiose dichiarazioni in cui “Senza di me sarebbe stato un Natale senz’albero!”.
Questo il pregresso.Ma veniamo al magico giorno della festa.
Il gioco dell’oco. Non c’è gusto a fare la tombola in quattro o cinque, e anche il Mercante in Fiera perde molto del suo fascino senza il nonno rincoglionito a cui bisogna dire le cose tre volte. Quindi, un consiglio: il gioco dell’oco. Funziona sempre. Tabellone, dadi, sapienti tattiche e qualche variante nelle regole: un giocatore parte con due punti e mezzo, tira i dadi, spariglia, minaccia, piange, supera, arretra, arringa le folle, rilascia sette interviste al giorno sulle sue impareggiabili strategie, e alla fine resta… con due punti e mezzo. Non è successo niente, ma ci siamo divertiti. Lui un po’ meno, ma dice che ha vinto. Tutti allegri.
Il panettone. Altro snodo cruciale del Natale, la cerimonia del panettone. Ma attenzione, c’è un commensale deciso a sollevare qualche problema. </div><div>Non vuole i canditi, come ha dichiarato al Corrieredue settimane fa. Non vuole l’uvetta come ha rivelato in un retroscena già all’inizio del mese. Contesta che il panettone sia tagliato a fette triangolari. Valuta nuove maggioranze tra i commensali per aprire il pandoro, ripetendo che non fa tutto questo casino per avere una fetta di panettone in più. Ma poi, a pensarci, chi metterebbe lo zucchero a velo sul pandoro? Vuole che la stesura sia collegiale. Allora torna al panettone, vuole tagliarlo lui, in subordine far aprire lo spumante a Rosato. Qualche consiglio agli altri commensali: è Natale, non litigate, dategli una fettina più grossa e vedrete che si placa. Di spumante, bevetene parecchio, ne avrete bisogno.
I regali. Ci avviciniamo al dramma. L’apertura di pacchi e pacchettini è un momento che rivela molto della natura umana, da come si esprimono gioia e sorpresa, a come si mascherano le delusioni. Le famiglie più sagge sanno che azzeccare il regalo per il ragazzo difficile è fondamentale, e qui potete sbizzarrirvi, giocare sui bei tempi andati (un bel modellino di aereo presidenziale), o puntare sulle sue abilità alla Playstation, con nuovi games fantasy, tipo “Rottamator”, un eroe sparatutto che finisce a spararsi in un piede. </div><div>Un consiglio per farlo felice: il modellino Lego della Farnesina da montare, che ci tiene tanto. Per i carrarmatini del Risiko bisogna aspettare che si liberi un posto alla Nato, portate pazienza.
Nel frattempo si è fatta sera, siamo un po’ storditi e stanchi. Ci meritiamo un po’ di relax, magari la tivù, un telegiornale. </div><div>Dove compare un tizio che dice che è stato un Natale bellissimo.Per merito suo. Dovremmo ringraziarlo.</div><div><br /></div><div><span style="color: #2b00fe;">DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT</span></div><div><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></div>
Siamo nel 2020, quasi 21 e ancora dobbiamo spaccarci gli zebedei con il capriccioso mai cresciuto, pare incredibile, manco l’opposizione gli da retta, sprizza aria fritta da tutti i pori. <div>Una tantum devo ringraziare i pidini con i 2 euro in mano, che quel giorno gli diedero le chiavi del partito e da lì si è creduto napoleone,mai 2 euro risultarono così letali. </div><div>Ho idea che non ce lo scrolleremo mai, anche se dovesse sparire con Italiavirus tra un paio d’anni al massimo, da qualche parte rispunta fuori. </div><div><br /></div><div>Del resto rispecchia un’italianità diffusa!</div><div><br /></div><div><span style="color: red;">I.S.</span></div><div><span style="color: red;"><br /></span></div><div><span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span></div>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-76250985624047832712020-12-17T22:29:00.004+01:002020-12-17T22:29:44.851+01:00La coreografia delle primule covid che avrei evitato<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj38i78_4f0yqKh4Tqh0Rnb-ukRRZw_lC7FbGTrbjZUSaEqO9pp0KlmIgww1chUiulzJrVlhXL2aTdm6w141vPPVifbD4GH_fT0Jno29zp4_Pbhciu4KFH4tUv4hjfV0X_kkZuWEAgXpm3M/s993/185743256-af57af23-f6d0-48d9-a475-d8dd89c30790.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="543" data-original-width="993" height="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj38i78_4f0yqKh4Tqh0Rnb-ukRRZw_lC7FbGTrbjZUSaEqO9pp0KlmIgww1chUiulzJrVlhXL2aTdm6w141vPPVifbD4GH_fT0Jno29zp4_Pbhciu4KFH4tUv4hjfV0X_kkZuWEAgXpm3M/w400-h219/185743256-af57af23-f6d0-48d9-a475-d8dd89c30790.jpeg" width="400" /></a></div><br /><p></p><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Primule e Covid.</div><div>E’ come comprare l’astuccio di velluto prima dell’anello</div><div><br /></div><div>di Alessandro Robecchi </div><div><br /></div><div>Piccola doverosa premessa: non ho nulla – ma proprio nulla – contro le primule, tutte le oltre cinquecento specie di piante primulacee che rallegrano i prati nelle nostre primavere. E non ho nulla – anzi – nemmeno contro l’architetto Stefano Boeri che con tanto entusiasmo ci ha spiegato il perché e il percome della scelta di questo allegro fiorellino, con riferimenti colti (il Verrocchio, Pasolini, Sergio Endrigo perché “ci vuole un fiore”). Eppure questa bella edificante operazione di comunicazione & vaccinazione che prevede la collocazione di 1.500 padiglioni montabili nelle nostre piazze, risveglia certi anticorpi italiani allenati da anni e anni di soldi buttati, bellurie inutili, tentativi di rendere glam una necessità, e addirittura di farsi fighi – smart, fashion, friendly – per uscire dall’emergenza con una piroetta elegante, à l’italienne. </div><div> Lanciata dal commissario Arcuri, abbracciata con entusiasmo da Boeri, plaudita di qui e di là, l’idea è circolata bene, anche senza allegati: tempi e costi non si conoscono. L’architetto Boeri ha lavorato pro-bono, molti altri lo faranno, ma insomma: materiali, impianti elettrici, legni, viti, impianti di energia solare qualcosa costeranno.
Tenterò dunque di mettere a tacere i miei anticorpi italiani, quelli che mi ricordano il pupazzo Ciao dei mondiali del ’90, notti magiche, quando buttavamo i soldi dalla finestra in opere inutili (e alcune mai finite). Oppure – feticismo per lombardi – i 23 milioni spesi in tablet da Roberto Maroni per votare elettronicamente a un referendum-fuffa sull’autonomia lombarda. “Dopo serviranno alle scuole”, si disse. E le scuole si accorsero di avere in mano migliaia di fermacarte di due chili totalmente inutili.</div><div>Ecco, diciamo che terrò a bada le mie madeleine ultraitaliane. Epperò…
Siccome vivo qui e non in una foresta del Borneo, capisco perfettamente l’esigenza di una grande campagna di informazione, sprone alla vaccinazione di massa, persino entusiasmo nello sforzo collettivo. Per cui immaginavo cinema vuoti, teatri, caserme, palazzetti dello sport, comandi dei vigili, oltre naturalmente alle asl, ospedali, studi medici, trasformati in posti per vaccinare la gente. E se apri un ambulatorio in un quartiere e poi lo lasci aperto dopo il Covid, pubblico, gratuito come articolo 32 della Costituzione comanda, non è che qualcuno si offende. E magari obbligare una clinica privata a destinare qualche spazio al pubblico per iniettare vaccini costa meno di un padiglione primulato.
Ma non è nemmeno questo – l’ottimizzazione delle risorse pubbliche – che stride, che irrita. </div><div>C’è qualcosa di più profondo, che potremmo chiamare “sindrome da Expo” e che i milanesi conoscono bene. E’ quella vernicetta luccicante che si usa mettere per coprire le magagne. Bella e glamour, molto moderna e apprezzata: “Ne ha scritto il New York Times!” (me’ cojoni, ndr), che somiglia molto alla costruzione a tavolino, dall’alto, di un entusiasmo collettivo, e non riesce quasi mai. </div><div>E’ come comprare l’astuccio in velluto prima dell’anello, o pensare al portachiavi prima di comprare la macchina. Trattasi, insomma, di propaganda, almeno finché non saremo sicuri che si troveranno i 3.000 medici e i 12.000 infermieri per far funzionale gli avveniristici padiglioni. E soprattutto che ci saranno tutti i vaccini da iniettare alla popolazione. Fino ad allora – fino alle garrule file attorno alle primule – la faccenda sa di bella confezione, gradevole fiocchetto, presentazione elegante. </div><div>Il regalo, invece, chissà. Auguri.</div><div><br /></div><div><span style="color: #2b00fe;">Dal blog AlessandroRobecchi.it</span></div><div><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></div>
Sono d’accordo,si imbelletta una distribuzione di vaccini senza badare al sodo e soprattutto al risparmio,e non vorrei che tale coreografia ritardasse a metà gennaio ciò che potrebbe essere distribuito già a fine del mese,risulterebbe grave e colpevole, considerato che la vaccinazione andrebbe a proteggere le categorie più a rischio. <div>Avrei evitato gli studi medici di base che sono già stati e continuano ad essere punti nevralgici del covid e di ogni malattia,con i medici già a rischio e stressati da quasi un anno.
Ma c’erano altre possibilità di sfruttare altre realtà come ha descritto lei,il buon senso pare che sia da molto tempo un optional in questo Paese,evviva le primule che portano la primavera anticipata…</div><div><br /></div><div><span style="color: red;">I.S.</span></div><div><span style="color: red;"><br /></span></div><div><span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span></div>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-23055739595427064212020-12-10T19:16:00.001+01:002020-12-10T19:16:05.305+01:00Recovery fund e Mes:Una cascata di miliardi di euro che fanno gola<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4KetMePKCSAbVxE3OSl5Er7M2e56p7Um7p73WcGKUxAJ_1v6xvVNKqAXi9jS0PH_4uXcwlcomXT4J45NyqeRgqo4eIGiRjyDoyqOj3hr2b1uE1AavQBWxihFvcAWIEnUOd5jM5N3a0CqD/s960/133-Diapositiva1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4KetMePKCSAbVxE3OSl5Er7M2e56p7Um7p73WcGKUxAJ_1v6xvVNKqAXi9jS0PH_4uXcwlcomXT4J45NyqeRgqo4eIGiRjyDoyqOj3hr2b1uE1AavQBWxihFvcAWIEnUOd5jM5N3a0CqD/w400-h300/133-Diapositiva1.jpg" width="400" /></a></div><br /><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Risse a palazzo. 209 miliardi di motivi per spararsi in un piede. Seguono clown </div><div><br /></div><div>di Alessandro Robecchi </div><div><br /></div><div>Camminare su una corda tesa tra due montagne, sfidare il vento tenendo l’equilibrio, bilanciare i pesi, avanzare a piccoli passi prudenti. E poi, quando meno te lo aspetti, estrarre una pistola e spararsi in un piede. Ecco, in sintesi, la questione politica che va in scena oggi, a cura degli antigovernativi che stanno al governo, mentre le opposizioni un po’ ci sperano e non credono ai loro occhi per l’occasione.
Non succederà, dicono gli esperti. Prevarrà il buonsenso. Arriverà qualche adepto della setta di Silvio a dare una mano, oppure Renzi dimostrerà ancora una volta di essere solo chiacchiere e distintivo, oppure i 5 stelle affetti da masochismo compulsivo si ridurranno di numero… Insomma, i bookmaker ci credono poco, ma tra gli scenari possibili c’è anche quello “fine di mondo”: una bella campagna elettorale in piena pandemia, la povertà che avanza, i licenziamenti che ripartono in tromba, i nervi a brandelli e 209 miliardi sul tavolo che fanno gola a molti.
Scenario interessante, e dopo entrano i clown.
Certo, è umano preferire il certo all’incerto. E vuoi mettere la rassicurante ripetitività immutabile di qualche mese di liti parossistiche, affermazioni assurde, campagne debilitanti, slogan, simboli, stracci che volano? Cose a cui siamo abituati, che hanno il caro sapore di casa. Uno, poverino, che dovrebbe tornare a baciare salami, agitare rosari e consumarsi il pollice a furia di selfie; l’altra che si sbraccerebbe come da un banco del pesce con il suo repertorio di patria e famiglia, attenta a nascondere i suoi arrestati per ‘Ndrangheta e altre faccenduole, oltre ai soliti camerati “boia-chi-molla” che spuntano come funghi ad ogni appuntamento elettorale. Poi ci sarebbe la compagine del cosiddetto centro-sinistra, con il Pd eternamente in mezzo al guado, un po’ lib, un po’ lab e un po’ vattelapesca; i 5 stelle che si menano come fabbri tra governisti e movimentisti in perenne odore di scissione; los renzistas (anche quelli “in sonno” nel Pd) che cercano di capire cosa gli convenga, ammesso che superino la soglia e riescano a entrare nel gioco. Aggiungete le varianti del caso, le tifoserie schierate, le giravolte estreme che già sappiamo – “Chiudere tutto!”, no, “Aprire tutto!”, a seconda dei sondaggi del giorno – il profluvio di puttanate sui social, ed ecco un quadretto del deplorevole spettacolo di arte varia che ci aspetterebbe. Unica consolazione: le care vecchie risse tra capataz dei partiti sostituirebbero temporaneamente gli incontri di wrestling tra virologi, un piccolo sollievo. Meglio, finché si può, non pensarci, e la speranza è che il voto di oggi allontani uno scenario tanto grottesco.
Solo una nota in margine. E’ prassi in questi casi dire che “la gente non capirebbe”, altro rassicurante topos delle fibrillazioni pre-crisi, frase sempre buona alla bisogna. Ma questa volta non è vero: la gente capirebbe, e forse ha già capito benissimo, che i mal di pancia forti arrivano insieme ai soldi, tanti soldi, abbastanza soldi da cambiare un Paese. E che sulla gestione di quei soldi si ridisegna non solo l’Italia (cioè, speriamo) ma anche il futuro degli equilibri politici e dei pesi che attualmente li garantiscono. I veti incrociati, i piccoli partitini del due per cento sempre più simili a lobby personali, gli aghi della bilancia, le furbizie da prima, seconda, terza Repubblica, verranno messe alla prova nel voto di oggi, e si potranno vedere in filigrana tutti i 209 miliardi di motivi per cui c’è chi sega il ramo su cui sta seduto. </div><div><br /></div><div><div><span style="color: #2b00fe;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span></div><div><br /></div><div>Non aggiungo una virgola a ciò che ha scritto, tranne prendere atto della solita piccola repubblica con scappellamento squallido, punto e a capo. </div><div>E dire che alcuni mesi fa, opposizione e non, scommettevano che il premier col cappello in mano avrebbe raggranellato briciole, e non complimentarsi per i 209 miliardi di euro del recovery fund portati a casa. </div><div>Che il Mes sia un capestro con i debiti che già abbiamo da decenni, non ci piove, vorrei sapere chi oltre noi lo sta chiedendo, da qui le isterie 5S, del metodo denunciato dai renziani, etc, etc.
Sulle bave di chi vorrebbe gestire i fondi per il rilancio del Paese, mi auguro che rimangano tali, se ne rimarranno fuori avremo più possibilità che vadano a buon fine.
Se salta tutto, penso che sia improbabile, ma se il ramo fosse tagliato, chissà se qualcuno dovrà scappare dalle roncolate…
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqD3guzE93opcbMz_N9s7VbR7ESSgzn39271IFI6t6Qx_nKSKZExWi_CS1EFChY6V-38yFUiByjejlV4lMGc1BaGriKGnvanIr2ZNwoUm8_A0x86xePKhkj6atBav5HGW0L84iH9K8ayJ7/s1600/17-aprile-2020-inedita-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1443" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqD3guzE93opcbMz_N9s7VbR7ESSgzn39271IFI6t6Qx_nKSKZExWi_CS1EFChY6V-38yFUiByjejlV4lMGc1BaGriKGnvanIr2ZNwoUm8_A0x86xePKhkj6atBav5HGW0L84iH9K8ayJ7/s400/17-aprile-2020-inedita-2.jpg" width="400" /></a></div>
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Dopo “Immuni” arrivano “Illese” e “Impuniti”: chi se ne frega della privacy<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Prepariamoci all’assalto, portiamoci avanti col lavoro. Si discute animatamente della app “Immuni”, per avere un tracciamento elettronico dei contagi da Coronavirus: se sarà obbligatoria, facoltativa. volontaria, se quelli che non la installano dovranno andare in giro vestiti di arancione, o con le pinne, o se i vecchietti che non hanno familiarità con la tecnologia dovranno indossare un braccialetto elettronico (un suggerimento: fatelo lavabile, sennò fa più vittime delle RSA in Lombardia). Una cosa è certa, per giorni, settimane, mesi, avremo il refrain a reti unificate: “Installate l’app!”. Lascio agli scienziati dubbi e certezze, mi limito ad alcune perplessità dettate dall’esperienza: in un posto dove per avere una carta d’identità elettronica servono tre mesi (tipo Milano) si teorizza di un congegno che dice in tempo reale se hai la febbre a quello in coda davanti a te dal panettiere. In un posto dove per avere le mascherine nelle farmacie si è dovuto aspettare due mesi e 12.000 morti (tipo la Lombardia del presidente Fontana), si gestiranno miliardi di dati sensibili in pochi secondi. Mah.<br />
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Altre perplessità riguardano gli inventori della famosa app: nella compagine azionaria delle società produttrici figurano tra gli altri: tre figli di Berlusconi, un colosso della Sanità privata lombarda (Centro Medico Sant’Agostino), il finanziere leopoldo-londinese Davide Serra e altri. “Il salotto buono”, scrive Il Sole 24 Ore: tu pensa se era cattivo.<br />
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Ma basta con questi dubbi da disfattisti, passiamo alle proposte costruttive! Se d’un tratto si archivia ogni pretesa di privacy e di riservatezza sui dati clinici dei cittadini, ovvio che si apre un mondo di possibilità. Ecco alcune app che vi invito ad installare subito.<br />
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Illese – Un app dedicata alle donne. Segnala in tempo reale se il tizio che vi invita a cena ha precedenti per aver menato la fidanzata pregressa, se va in giro col coltello in tasca, se ha subito decreti di allontanamento. Un aggiornamento della app (“Illese Family”) dirà se per caso quel tizio è il marito che, per un motivo o per l’altro, volete lasciare e che si presenta all’improvviso con un mazzo di fiori nella sinistra e un punteruolo da ghiaccio nella destra. Illese sarà collegata ai server delle forze dell’ordine, e in subordine, a quelli – potenziati – delle pompe funebri. Un problema tecnico: funzionando con la tecnologia Bluetooth, Illese sarà efficace se qualcuno si avvicina a meno di due metri, quindi non risolve il problema dei femminicidi con armi da fuoco. Da migliorare.<br />
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Impuniti – Una app molto interessante messa a punto dalla Agenzia delle Entrate, rivelerà se chi chiede un contributo statale ha pagato tutto quello che doveva ed è in regola col fisco. La app, in tempo reale, potrà segnalare all’Inps la configurazione della Porsche Cabrio di uno che magari chiede 600 euro all’Inps, la planimetria della villa al mare di chi risulta nullatenente o il nome dello yacht di chi presenta un 730 che lo colloca al di sotto della media dei raccoglitori di arance della piana di Gioia Tauro. In questo caso, le perplessità sulla privacy si fanno più intense, strano, eh?<br />
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Indagati – Una app che segnala in tempo reale se un candidato alle elezioni comunali, regionali, politiche, a qualche nomina pubblica, a qualche posto statale o parastatale, ente, commissione, grande azienda, abbia già avuto qualche problema con la giustizia, o non addirittura qualche condanna in primo (alert giallo), secondo (alert arancione), terzo grado (alert rosso). Con questa straordinaria app, collegata a tutti i cellulari, i cittadini conoscerebbero in pochi secondi la fedina penale di chi occupa posti di responsabilità o cariche in grado di decidere sulle loro vite. Stranamente, anche in questo caso, la politica si dice molto preoccupata per la privacy.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Ce ne sarebbero di app da inserire in un Paese ad alta densità di evasori fiscali,di corruttori,di assassini e violenti trogloditi,o di chi viene pizzicato a chiedere il sussidio virus avendo ingenti conti correnti bancari,o con i soldi in qualche paradiso fiscale,i famosi accattoni arricchiti,e magari chi si dichiara fascista,e per quel che ne so mi risulta illegale,fino a quando non ci sarà una sorrate d’italia a legalizzare la pratica.<br />
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Ma vengo all’app immuni,per essere utile si dovrebbero fare test,tamponi a 60 milioni di italiani,stabilendo se si è infetti o se si è diventati immuni,e segnalare gli asintomatici che sono pericolosi quanto gli infetti.<br />
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E come ricorda lei,ho aspettato la prenotazione di tre mesi per avere la C.I. elettronica e d’incanto pensiamo di diventare efficienti come in Corea del Sud per caso?<br />
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Spero di essere smentito,ma chi ha inventato l’app e la gestirà,gli sarà permesso di fare unicamente business,quanto servirà non essendo obbligatoria lo scopriremo solo vivendo…<br />
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<span style="color: red;">S.I.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span><br />
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<br />Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-35849288025352826512020-03-11T20:45:00.001+01:002020-03-11T20:45:06.586+01:00Corona virus:L'unica salvezza è il blocco totale fino a inizio aprile<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0ERI4GLTdL03EeZWxa6WIizExERIu0jDHkEbWK68UOZZ8l9Jti5pIVTUkL61-DwY0Vz4jHnoYcibJGYVU8wbp2Cxyfis8OGS3AjaWjGuUqLyvwOUEwBsHRoAJSYhKViR9TKQ_sUEgrEky/s1600/coronavirus.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0ERI4GLTdL03EeZWxa6WIizExERIu0jDHkEbWK68UOZZ8l9Jti5pIVTUkL61-DwY0Vz4jHnoYcibJGYVU8wbp2Cxyfis8OGS3AjaWjGuUqLyvwOUEwBsHRoAJSYhKViR9TKQ_sUEgrEky/s400/coronavirus.jpg" width="400" /></a></div>
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Terroni, cinesi, untori: la narrazione tossica ci ha già contagiato tutti<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Dunque il virus corre più veloce dello sciocchezzaio corrente, i fatti sorpassano le letture, ciò che sembrava esagerato sembra ragionevole, ciò che sembra ragionevole forse non basterà. Con una certa lentezza si aggiustano le misure. Precauzioni basilari: lavarsi le mani, incontrare meno gente possibile e dire meno cazzate. Intanto guardare e trarre qualche insegnamento dalle cose.<br />
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Milano. Raccontata come una landa remota e sconosciuta (specie dai media romanocentrici), di cui si-dicono-mirabilie-ma-non-ci-vivrei, oscilla tra tempio della modernità e desolato Lazzaretto. Prima non si ferma, battendosi aperitivamente il petto (giusto! Bravi!), poi si ferma (giusto! Bravi!). Il suo destino è di essere una caricatura di se stessa, di cui non si vedono i chiaroscuri, ma solo le luci scintillanti (quando si costruisce il mito), o la composta dignità (quando le cose si mettono male), o il meritocratico (ossignùr, ndr) dinamismo. La velocità dei fatti sconfigge per una volta le narrazioni collaudate. Tra poco (giorni, settimane) verrà alla luce che la struttura del mercato del lavoro, a Milano più che altrove, poggia su un esercito poderosissimo di “cottimisti” (traduco: gente che se non lavora non mangia, letteralmente) e salteranno come tappi altre narrazioni.<br />
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I supermercati. Ma guardali, che corrono a far la spesa svuotando gli scaffali! Ecco le agghiaccianti immagini. Ma sono matti? Pazzesco. Solo in Italia. Eccetera eccetera, aggiungere a piacere. Si tratta di una piccola narrazione tossica, elaborata per dire alla gente che è peggiore di quel che è veramente, una specie di denigrazione di massa. Riassumo: ti dicono che devi stare in casa, magari per giorni, lo scrivono proprio nei decreti legge, lo dicono i vip, lo ripetono in tivù, te lo consiglia il medico, ma poi ti fanno il culo perché, preoccupato, spaventato, prudente, vai a fare la spesa per stare in casa. Non sapendo contro chi suscitare indignazione, non avendo ancora individuato un capro espiatorio credibile, ecco “la massa” cattiva. Lo si registra quasi con disgusto, come a segnare una distanza tra noi ragionevoli e i buzzurri accaparratori. E poi si corre a far la spesa.<br />
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I cinesi. I cinesi passano ad intervalli di tre-quattro ore da infami appestatori del mondo (dice quello là veneto coi topi vivi) ad avanguardie del contenimento e della sconfitta del virus. Sono cattivi perché chiudono tutto. Sono bravi perché costruiscono un ospedale in sei minuti. Sottrotraccia ma nemmeno tanto: qui non siamo mica in Cina, non puoi sparare alla gente se esce di casa, ma detto con un tono che sottende un certo dispiacere, un “peccato”, solo sussurrato, a portata di intuizione. Al “quando c’era lui” si sostituisce un velato “se ci fossero loro”. Quando senti dei due che per andare a sciare impestano mezza valle è un pensiero inevitabile. Poi passa (mah).<br />
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Gli untori. Chi dice ventimila, chi un po’ meno, chi un po’ più, ma insomma, sono anche loro una piccola narrazione tossica. Le code alla stazione, l’assalto ai treni. Nella vulgata corrente (cito una professionista intervistata da Repubblica) chi prende su due piedi un treno per lasciare Milano è il “ragazzo del sud che non riesce a stare lontano dalla propria città quindici giorni”. Insomma, ecco creata la macchietta, che a pensarci è sempre quella: il mammone, il terrone, il choosy. Non si deve correre via da una zona infetta, d’accordo, ma qualcuno deve darti buoni motivi per rimanerci. Dunque se ne fa caricatura, un altro capro espiatorio, il che serve a costruire un disprezzo statistico per le vite delle persone, le storie, le necessità e le paure. L’intercapedine tra “Qui si mette male, se non lavoro che faccio?” e “Ecco, viziato rammollito che scappi e metti a rischio altri” è una crepa nel pavimento dove rischiamo di cadere tutti, chi più chi meno.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Non ci sono certezze neanche sull’origine del virus,pare che il nostro sia autoctono e non abbia niente a che vedere con quello cinese,si vedrà tra qualche tempo,la cronaca e la realtà è talmente schizofrenica a iniziare dai giornali per arrivare alla sete di potere di chi ora è all’opposizione.<br />
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Ma se si è originato in modo indipendente i sospetti su un unzione programmata non è da escludere,anche se sicuramente sarò giudicato come un terrapiattista,ma c’è un punto su cui non transigo,le autorità cinesi si sono dimostrate criminali nascondendo per almeno un mese,forse di più l’infezione,non ci sarebbero state migliaia di vittime e non ci sarebbe stata una diffusione così estesa almeno nei Paesi confinanti.<br />
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Vengo ai comportamenti tra il delinquenziale e il criminoso nostrani,chi si accaparra con i carrelli pieni e mangerà scatolette fino a ferragosto anche a colazione,a mio giudizio fa schifo, è un classico comportamento mors tua vita mea.<br />
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Chi è scappato andando potenzialmenre a ungere bus,treni,etc,etc, recandosi a infettare regioni in cui il virus comporterà una ecatombe di morti è un delinquente.<br />
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Infine il blocco totale delle attività in Lombardia e Veneto,e chissà in altre regioni,a mio parere è l’unica via per stroncare l’infezione,altrimenti i letti di terapia intensiva dovranno essere messi a disposizione anagraficamente.<br />
Arrivando al totem Europa,hanno poco da chiudere le frontiere,l’effetto corona virus è già realtà dappertutto,non basterà più per costoro nascondere l’infezione sotto al tappeto.<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
<span style="color: red;"><br /></span>
<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span><br />
<br />Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-53677856258741293212020-03-04T20:02:00.001+01:002020-03-04T20:04:21.060+01:00Riflessioni e interrogativi sul corona virus (covid-19)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHAK625tA3ic7L4JMGK5ybaUs6JUwXWb8fbR1gbHAFwePiP4aLGL2SdMu-BwynxpCp6C_DpQSUpRF2qWHXZH9Cjbdj3Y4o4uNlHeZEyw9SPcO_cWgX4zByk3IxEyUqZ2DCj0D54JT-qIi_/s1600/coronavirus_1_-d38b7.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="521" data-original-width="768" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHAK625tA3ic7L4JMGK5ybaUs6JUwXWb8fbR1gbHAFwePiP4aLGL2SdMu-BwynxpCp6C_DpQSUpRF2qWHXZH9Cjbdj3Y4o4uNlHeZEyw9SPcO_cWgX4zByk3IxEyUqZ2DCj0D54JT-qIi_/s400/coronavirus_1_-d38b7.jpg" width="400" /></a></div>
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E’ la legge dei mercati: quanti “nonni” siamo disposti a sacrificare?<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Dunque pare sempre più evidente che il morbo cattivo che ci minaccia presenti un sintomo chiarissimo della famosa sindrome di Taranto. Cioè: si salva il lavoro o la salute? Detta dritta e brutale: quanto si può sacrificare del nostro Pil, dei nostri stili di vita, del nostro potere d’acquisto, del nostro preoccupato e mal distribuito benessere, per non far sobbalzare troppo le statistiche della mortalità? La domanda è quasi metafisica, perché nell’equazione spaventosa che ci si pone, entra una forza che sembrerebbe trascendente, potentissima, totalmente incontrollabile, che non si sa nemmeno come chiamarla. “I mercati”, oppure “i mercati finanziari”, poi naturalmente “le Borse”, che periodicamente “bruciano” (eh?) miliardi, eccetera eccetera. E’ obbligatoria la notazione linguistica: questo possente sistema di governo della ricchezza – basta guardare i titoli nelle pagine economiche – non ha volti, non ha nomi e cognomi, solo nomi comuni di cose (“i mercati”), che bastano da soli ad atterrire ogni discorso pubblico. Si esce insomma con le mani alzate: se smottano “i mercati” è come se arrivasse il terremoto, che ci vuoi fare? Ecco, stanno smottando, gli allarmi si fanno fragorosi, le previsioni molto cupe.<br />
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Questo potere assoluto e capriccioso, una roba da dèi dell’Olimpo, condiziona le nostre vite in modo decisivo. L’ultima botta, come ricordano in questi giorni tutti i cronisti dei periodici disastri economici, fu nel 2008, e dodici anni dopo siamo ancora in pieno dentro alla morsa causata da quella stretta, meno tranquillità, meno diritti, meno redditi, tutto meno sicuro e più precario. Ora, si paventa che, di fronte al virus cattivo, i famosi mercati ci potrebbero ricascare, potrebbe ripartire un altro massiccio impoverimento, con tutto quel che ne deriva.<br />
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E va bene, tutte cose che sappiamo.<br />
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Ciò che sappiamo un po’ meno è forse questo: quando siamo diventati anche noi “mercati”? Cioè quando esattamente ci siamo dotati di quel cinismo un po’ gretto travestito da realismo che fa dire, beh, era vecchio, beh, era già malato? Si sa che spesso la morte degli altri può essere un sollievo per i vivi, ma in questi giorni – anche nei dibattiti sul tema, sempre un po’ smarriti o paradossali – si legge, e non tra le righe, ma proprio nelle righe, qualcosa che somiglia un sollievo millenarista: e vabbé, se ne va il nonno, meglio lui che io.<br />
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A vederla in termini teorici, è una specie di scambio: preferite un’altra crisi economica planetaria oppure registrare un salto di mortalità nella fascia alta e altissima d’età? Oltretutto una fascia di vittime improduttive, e questo lo direbbero senza dubbio i famosi “mercati”, ma anche molte famiglie su cui è lasciato totalmente il peso delle cure e dell’assistenza: ecco un caso in cui il cinismo del profitto si accoppia tristemente a un cinismo di necessità.<br />
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In questa oscena tenaglia, lo squilibrio è evidente: scommettendo al ribasso sui mercati finanziari, le grandi potenze della speculazione produrranno altre ricchezze per sé e per i loro azionisti, in modo non dissimile da chi vende amuchina e mascherine a prezzi da mercato nero, cioè la collocazione etica è più o meno quella. Gli altri, cioè tutti noi, costretti ad accettare un baratto non contrattabile, cioè (come a Taranto, per analogia quasi perfetta) qualche sacrificio umano a fronte del mantenimento di un regime di vita che consideriamo ancora accettabile e in qualche modo (rispetto a molta parte del pianeta) privilegiato. Forse non lo sappiamo, tutto questo, forse ne intuiamo soltanto l’incombenza e l’alito fetido, forse siamo solo alla fase del sollievo corrente di non avere ancora “età avanzata e patologie pregresse”. Ma lo scambio, nei suoi termini ideologici, è assodato, chiaro, in qualche modo accettato. E quindi, si direbbe, abbiamo già perso.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Al suo primo interrogativo rispondo,si lavora ove sia possibile,nella zona rossa del lodigiano,nel padovano,ora pare anche a Bergamo ci si ferma,pazienza se il pil e la borsa andranno in affanno,se non si blocca tutto dove c’è un concentrato considerevole d’infezione è da idioti,nonostante cosa affermino dalle parti di Libero o dal suo direttore rincoistrionico ormai,anche perchè le sale da terapia intensiva non saranno sufficienti per tutti,anzi lo diventeranno per pochi,pur essendo il virus grave o gravissimo per il 3-5% degli infettati,non si va in terapia intensiva solo se si è delle cariatidi! Poi anche se fosse,siamo vicini alla teorizzazione del colpo alla nuca per chi è in pensione? Indi per cui un peso sociale nonostante abbia consentito alle passate generazioni di poter vivere di pensione d’anzianità?<br />
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Ma vengo alla possibilità della rinuncia al profitto senza ritegno,quello che non va tanto per il sottile,l’importante è “lavura”,se ci si ammala per inquinamento,per infortunio sul lavoro o se arricchisce una piccola percentuale di paperoni,e si lascia il surrogato di possedere qualche gadget elettronico per alcuni o di sopravvivere per molti,pare effettivamente molto sensato.<br />
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Non lo so se una futura generazione arriverà a limitare questa corsa senza senso,che tra l’altro fa molto male all’ambiente,al clima e farà terminare le risorse del pianeta molto velocemente,forse è davvero un’utopia per l’homo ex sapiens.<br />
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Ultima analisi,personalmente ritengo inaccettabile che tutti i virus,ma proprio tutti arrivino dalla Cina,a parte l’ebola molto limitata in Africa,si perchè ci sono stati due esplosioni di sars,l’aviaria,ora il corona virus che impatta mostruosamente a livello planetario,che dire li vogliamo stangare una volta per tutte i cinesi,ovvero chi li governa,tramite una colossale class action,se gli si farà pagare una penale da capogiro,forse si metteranno in condizione di pensare non solo all’economia,bensì all’igiene,agli allevamenti,alla alimentazione,o magari di lasciar perdere a degli incontrollabili laboratori con dei pasticcioni al suo interno? E di comunicare per tempo alle proprie popolazioni dell’infezione e di non tenerlo nascosto al mondo intero?<br />
Si perchè negli States per quelle emissioni taroccate della fabbrica di Wolfsburg li hanno multati mica male i tedeschi.<br />
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Ma non sento parlare nessuno a proposito,forse perchè chi ha investito massicciamente a oriente,non vuole che il giocattolo si rompa? Ed è disposto ad accettare queste controindicazioni all’arricchimento infinito?<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-41467548166509785332019-12-26T21:19:00.000+01:002019-12-26T21:19:28.481+01:00Classifiche,statistiche del tenore di vita e dove vivere meglio in Italia<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbEx4IrKMBQIbZ-AD0nJC8fDVacFYjmc_yzf2AdDIkLZOjpjQx5OEX8hoRRaD20Cv3aD1sSxcgnSdYFjIZiEwTFo0VdSVJKpi1q3eeEALQnc2PdWHr_M2OUwUGnqoaH0Z8Ga6b0Qa0BWA2/s1600/mondovignetta%252873%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="804" data-original-width="600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbEx4IrKMBQIbZ-AD0nJC8fDVacFYjmc_yzf2AdDIkLZOjpjQx5OEX8hoRRaD20Cv3aD1sSxcgnSdYFjIZiEwTFo0VdSVJKpi1q3eeEALQnc2PdWHr_M2OUwUGnqoaH0Z8Ga6b0Qa0BWA2/s400/mondovignetta%252873%2529.jpg" width="297" /></a></div>
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<span style="color: blue;">di Alessandro Robecchi</span><br />
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L’Italia reale, dunque. O almeno l’Italia reale delle classifiche. O meglio l’Italia reale delle classifiche che il Sole 24 Ore compila con certosina perizia ogni anno, e quest’anno anche. Sei maxi-indicatori, raccolta dati impressionante, che consente una divertente immersione, un carotaggio nelle sfighe (parecchie) e nelle gioie (pochine) del Paese, e che dovrebbe rispondere alla ferale domanda: alla fine, dove sarebbe meglio vivere?<br />
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A Milano, dicono.<br />
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Ora è chiaro che bisogna fare la solita premessa, sulle medie, gli indicatori, le somme e le sottrazioni, oltre al dubbio se si possa davvero fotografare una cosa personale e variabile come la “qualità della vita”. “Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media”. Lo diceva Charles Bukowski e tenderei a dargli ragione.<br />
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E’ comunque istruttivo, quando si hanno dei numeri in mano, giocare un po’ alla ricerca di paradossi. Esempio: se davvero siete ossessionati da Giustizia & Sicurezza, come la grancassa mediatico-salviniana ci fa intendere da un paio d’anni, dovete andare a vivere a Oristano, prima in classifica per questo indicatore.<br />
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Ma poi, se i luoghi comuni sono comuni un motivo ci sarà, e quindi ecco Milano al primo posto per Affari & Lavoro, al secondo per Ricchezza & Consumi (dopo Aosta, saranno milanesi espatriati in montagna, vai a sapere), terza per Cultura & Tempo libero. Peccato certi dettagli: Milano vanta il primato nella densità dell’offerta culturale (2.059 spettacoli ogni 10 km quadrati), ma è quarantunesima per librerie (8,3 ogni 100.000 abitati), e ancora più giù per quanto riguarda le biblioteche: sessantaseiesima. Bene ma non benissimo. Prima per reddito medio complessivo per contribuente, prima per depositi bancari pro-capite, la capitale morale, faro e modello per il Paese, è prima anche per il totale dei delitti denunciati, piazzata benissimo su rapine, estorsioni e reati informatici, e insomma, dove ci sono i soldi ci sono anche quelli che li fregano, sembrerebbe una legge di natura. Risponde il sindaco Sala che è un posto dove i reati vengono denunciati, e questo spiega il dato. Vero, probabilmente. Emerge anche, però, un certo nervosismo degli abitanti, dato che ogni 100.000 milanesi ci sono più di 3.600 cause civili, e questo a parte il fatto che è piuttosto rischioso girare a piedi, in macchina o con altri mezzi (8,2 tra morti e feriti ogni 1.000 abitanti). Qualità della vita, ma attenti a attraversare.<br />
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Del resto, il primato di Milano, se ci aggiungiamo anche l’exploit della Brianza Ridens (Monza e Brianza sale al sesto posto, dal ventesimo di quattro anni fa) non è che la conferma di quel che si sapeva: il Nord nelle alte posizioni, il Centro piazzato decentemente, il Sud tramortito ai piani bassi della classifica. Nelle prime venti posizioni (con l’eccezione di Roma e Cagliari) c’è solo Nord; nelle ultime venti (con l’eccezione di Rieti e Imperia) c’è solo Sud, e la prima città meridionale in classifica è Bari, sessantasettesima.<br />
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Rimane aperto il quesito iniziale, cioè se si possa veramente disegnare una mappa della “qualità della vita”, ma è argomento troppo vasto per questa piccola rubrica. Tocca accettare la media come ulteriore beffa a chi viene per ultimo, a chi la abbassa, a chi non è primo per reddito, né per depositi bancari, oppure a chi nella tabella Affari & Lavoro non può dire quanti lavori o lavoretti deve fare per mettere insieme un reddito quasi intero. Spiacenti, la classifica ci dà la media, il famoso pollo di Trilussa, la cui funzione specifica è compattare gli estremi, il reddito medio è quello di chi ordina il sushi più il reddito di chi glielo porta in bicicletta, diviso per due. La qualità della vita, la testa nel forno, i piedi nel congelatore, appunto.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Le statistiche vanno a controllare il tenore di vita,il lavoro,i servizi,la cultura e il tempo libero,bene nulla da contestare,sono importanti segnali per chi abita ovunque,e se mi sono dimenticato altro chiedo venia.<br />
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Non ho idea se nelle statistiche hanno inserito le migliaia di giovani o meno giovani che sono espatriati per reperire opportunità lavorative,poichè si sa che nel lombardo-veneto questa emorragia è limitata,mentre in altre regioni e soprattutto nel mezzogiorno questa si rivela sostenuta.<br />
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Un altro segnale importante è la denatalità,ormai in negativo e da parecchio sulle nostre latitudini,al di là che questo trend comporterà l’insostenibilità del sistema pensionistico nei prossimi decenni,questo si che è un segnale di malessere,diffusamente non c’è occupazione che dia garanzie per mettere su famiglia,e per i pochi che intraprendano la natalità i servizi sono parecchio deficitari,dagli asili nido alle scuole materne paiono un terno al lotto nel poter iscrivere il pargolo,e poi si sa in molte realtà lavorative quando le donne vanno in maternità le difficoltà del rientro all’occupazione pare reso molto difficile,per non parlare dell’assunzione capestro se si rimane incinta,esiste anche questo aspetto nel vivere l’inizio del terzo millennio, almeno per ciò che ho potuto osservare in Italia,e non è un bel vedere.<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-45734872965301802572019-12-15T22:55:00.000+01:002019-12-15T22:55:02.937+01:00Più querele per tutti!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8lPp765tDkT_1-Oq9Jro5LvjzyU2W8HOIPsX9YJrkL5nJ9-cTT-YyiudzcxGgx4fSGYzp3iEs3XeSKUo_7VMsnzS2KZQYV50xnqTUh4tOlGNWSyz8KXsLAnKGuH5qDfw5mnSV5Qnbt9yY/s1600/1555572371697.jpg--_querelati_sto_ca______un_messaggio_di_pace_a_renzi__clamoroso_in_prima_pagina__chi_lo_ridicolizza___guarda.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="296" data-original-width="300" height="394" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8lPp765tDkT_1-Oq9Jro5LvjzyU2W8HOIPsX9YJrkL5nJ9-cTT-YyiudzcxGgx4fSGYzp3iEs3XeSKUo_7VMsnzS2KZQYV50xnqTUh4tOlGNWSyz8KXsLAnKGuH5qDfw5mnSV5Qnbt9yY/s400/1555572371697.jpg--_querelati_sto_ca______un_messaggio_di_pace_a_renzi__clamoroso_in_prima_pagina__chi_lo_ridicolizza___guarda.jpg" width="400" /></a></div>
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Minacciata o via pizzino, la querela va di moda, ormai si porta con tutto<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Querele, avvisi di querele, promesse di querele, querele in mazzetti come gli asparagi o in bouquet come i fiori; al matrimonio c’è il lancio della querela, la damigella che la prende al volo verrà querelata entro l’anno. Oppure: vuoi salire a vedere la mia collezione di querele?<br />
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Questa faccenda delle querele mi sa che ha preso un po’ la mano a tutti quanti, tra i fatti e i misfatti che riferiva ieri questo giornale (la signora Casellati) e le recenti performance di querele incrociate (annunciate) tra il Presidente del Consiglio e Salvini, prima che scivolasse sulla Nutella. La querela va di moda e si porta con tutto. Si aggiunga l’incredibile attività annunciatoria-querelatoria di Matteo Renzi, che fa il simpatico dichiarando che darà il nome dei querelati alle aiuole del suo parchetto, e siamo dunque alla pochade surrealista. Ma sia, la querela, vera, presunta, annunciata, precompressa, spedita via media, recapitata tramite il pizzino di un’intervista compiacente, o su carta intestata di qualche avvocato, fa ancora la sua porca figura. Dà un brividino, in qualche caso intimidisce, ovvio, ci si immagina uno stuolo di avvocati che sentono l’odore del sangue, tipo film americano.<br />
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Per carità, la giustizia faccia il suo corso, ma va segnalato che nel tempo dei social e delle tifoserie politiche, questa faccenda delle querele assume una curvatura che la colloca a metà tra Ionesco e Campanile, insomma, tra l’inarrivabile assurdo e il confortante ridicolo del mondo. Non già i potenti, ma i loro eserciti social – segnatamente negli ultimi giorni, quello di fede renzista – si trasformano magicamente in esegeti del codice civile, o penale, in collegi di azzeccagarbugli che lavorano all’uncinetto articoli e commi. Oppure in zelanti delatori. Mi risponde una signora su twitter: “La segnalo a Matteo Renzi, poi vedrà lui se querelarla”. Non rendendosi conto, la signora, di portare con sé un sapore così vintage, così démodé e al tempo stesso affascinante, un retrogusto di DDR e di Stasi, incartato come una caramella in quel “La segnalo”. Meraviglia.<br />
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E del resto, va detto, i supporter somigliano sempre al supportato: avere un leader che firmò querele sul palco, con l’avvocato, circondato dal pubblico plaudente, che diffuse indirizzi mail a cui segnalare offese ai suoi danni, aiuta nell’immedesimazione. Tutto scorre e tutto è querelabile o minacciabile di querela. Fatti conclamati, opinioni, battute, calembour, una volta gettati nell’arena dei social, hanno immancabilmente come risposta l’ombra di un avvocato che viene a tirarti i piedi di notte. Pacifiche signore, professoresse, impiegati, nonni felici, fulminati sulla via di Rignano, elencano articoli di codice, sfumature tribunalizie, sofismi da leguleio. E in questa loro spirale trascinano tutto quanto: i giornalisti tutti feroci nemici del loro Golden Boy, le televisioni peggio ancora, uh! Il Fatto, figurarsi! L’Espresso, non me ne parli! Uh! Cairo, pussa via! Ah, quel Formigli! Si crea così, presso piccoli ma inferociti strati di militanti da tastiera, una sindrome da isolamento che confina con il complottismo. Tutti ce l’hanno con loro, tutti fanno gossip (la casa di Renzi) invece di fare informazione (che so, il “milione di posti di lavoro” del Jobs Act). Poi passano a rimproverarti di quello che non scrivi (e Casaleggio? E Di Maio?, eterna variante di “e allora le foibe?”), poi dicono che è colpa di quelli che hanno votato no. E infine passano a vagheggiare attorno al codice civile e penale, sognando colonne di penitenti in fila davanti alla giustizia che renderà finalmente onore al loro Capo. Come si diceva: tra Ionesco e Campanile, una vernice spessa di ridicolo che copre la tragica sostanza: militanti che diventano arditi e truppe d’assalto, la querela tra i denti e molto sprezzo del ridicolo.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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La querela politica ultimamente viene usata come avviso a non addentrarsi troppo nell’informazione, stile Casellati Presidente del Senato, tramite il suo collegio di avvocati, che fanno recapitare ai giornalisti del Fatto quotidiano raccomandate che consigliano di stare attenti a come informano,un aperitivo di querela insomma, ma se uno racconta cronaca provata, dovrebbe nascondere i fatti come il 90% dei media fanno?<br />
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In ogni caso se uno si sente offeso per un epiteto o di una fake news fa bene a querelare, ma da pochi giorni è possibile la querela boomerang, se questa viene giudicata aleatoria senza fondamento, pagherà pegno il querelante, mi pare un buon passo in avanti, ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità.<br />
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Per ciò che riguarda i social, a me pare incredibile che non si possano inchiodare alle proprie responsabilità chi insulta, minaccia,delira stile trattamento a Liliana Segre.<br />
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Oppure chi ricorda Nilde Jotti come una donna prosperosa, artista sotto le lenzuola,etc, etc, direi che sono raccapriccianti colpi bassi verso una defunta, che andrebbe ricordata per ben altro.<br />
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Vero giornale Libero diretto da quel buontempone di Feltri?<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span><br />
<br />Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-52027352150204989582019-12-01T22:43:00.001+01:002019-12-01T22:43:03.349+01:00Salvini ovunque,state attenti ad aprire anche il frigorifero...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFZQ6pPkpuiAeEv0B5ErxgawnQJhPgsFMMewXkixdvBKDVETn_KUdZDvMLzZbhEdnW95s1JmkG__CrpOamnBPSXrzJJslwaqq8mQd3R1rGTEhPkBgQPRY-GLNDaqw9P2n7KYx8JIuf_HEy/s1600/Di94ywtW4AASwCi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1059" data-original-width="1200" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFZQ6pPkpuiAeEv0B5ErxgawnQJhPgsFMMewXkixdvBKDVETn_KUdZDvMLzZbhEdnW95s1JmkG__CrpOamnBPSXrzJJslwaqq8mQd3R1rGTEhPkBgQPRY-GLNDaqw9P2n7KYx8JIuf_HEy/s400/Di94ywtW4AASwCi.jpg" width="400" /></a></div>
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La perenne campagna di Salvini, obiettivo: fidelizzare il cliente<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Le probabilità che un italiano si imbatta in Matteo Salvini quando accende la tivù sono altissime, le cifre dell’Agcom parlano chiaro, a meno che non guardiate solo le lezioni di fisica alle quattro del mattino, prima o poi lo beccate. Ora che si veste come un regista della Nouvelle Vague farete un po’ fatica a riconoscerlo, ma solo per pochi secondi. Non sono un feticista delle classifiche, però, a memoria di spettatore, non ricordo una così clamorosa preminenza in tivù dell’opposizione rispetto al governo. Tra Salvini, che è un one-man-band, la sora Meloni in trance agonistica, e Silvio Buonanima che sulle reti Mediaset fa sempre il pieno a dispetto del disastro ambulante di Forza Italia, le percentuali sono schiaccianti. Di Maio e Zingaretti, che sarebbero i leader dei principali partiti di governo, risultano (mese di ottobre) presenti in tivù rispettivamente un terzo e un quinto del tempo di Salvini, ed entrambi meno di Matteo Renzi, che ha una presenza spropositata sia al suo spessore nei sondaggi, sia a ciò che ha da dire al mondo.<br />
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Questo serve anche per dire che sì, la rete, la rete, i tweet, i post, i video, i gattini, le ruspe, i cotechini, va bene, ma poi è la cara vecchia tivù che fa i grandi numeri, che ti porta a casa di un pubblico spesso anziano e poco scolarizzato, terreno arabile per la propaganda. La questione delle regole, il sogno antico del “fuori i partiti dalla Rai” sta diventando come “la pace nel mondo”, bello, sì, ma è una cosa che si dice quasi per convenzione, mica che uno ci crede davvero, dai!<br />
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Denunciata giustamente la prevalenza del Salvini in tivù, resta un quesito che riguarda tutti i leader: in tivù per dire cosa? Quella di Salvini è ormai una campagna di mantenimento, all’ufficio marketing la chiamerebbero “fidelizzazione del cliente”. Ora che ha fatto il pieno nei sondaggi, vende la versione light, non più ruspante, nel senso di ruspa, non più smutandato per “essere come noi” (Ma come noi chi? Si copra! ndr), un po’ ripulito nei toni e nelle argomentazioni. Il solito esercizio mimetico che dovrebbe esser noto ormai a chiunque abbia più di sei anni. Diverso il caso di donna Meloni, che puntando tutto sulla faccenda identitaria (siamo italiani, cristiani, biondicci, un po’ fasci, che male c’è?) basta che alzi un po’ la voce. Il suo programma in fondo è essere quello che è, non una gran fatica.<br />
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In generale, insomma, il leader in tivù sta diventando un format piuttosto prevedibile. Finiti i tempi in cui il capo compariva solo in casi clamorosi, per dichiarazioni forti, per dare la linea. Ora ognuno gioca un suo ruolo già scritto. Di Maio in perenne arrossata difesa, Zingaretti guardingo, Renzi guascone incorreggibile, più altre comparse e personaggi minori che si dividono i pochi metri di palcoscenico rimasti (e a volte sarebbe meglio di no).<br />
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E poi?<br />
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E poi non si dice niente. Le posizioni, i caratteri, le parole, gli argomenti, sono cristallizzati come le zanzare del Mesozoico imprigionate nell’ambra, tutto è generico, tutto è volatile, come se la preoccupazione di essere in tivù fosse prioritaria rispetto a cosa poi dire in tivù, cosa comunicare, quale senso dare alla propria presenza.<br />
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Anche per questo Salvini tiene fieramente la posizione: lui è l’unico strumento della sua banda, suona solo lui, per il suo fronte parla solo lui, esiste solo lui. Sia quando balbetta imbarazzato di fronte a una domanda scomoda (una rarità), sia quando fa il ganassa sovranista (cosa che volentierissimo gli si lascia fare), dà anche fisicamente l’idea dell’uomo solo al comando, il contagioso fascino del pensiero elementare, il supremo “ghe pensi mi” che ben si conosce e che ha fatto tanti danni. Non c’è solo lo strapotere di Salvini in tivù, c’è il suo modo, diciamo così sovranista, di usarla. O meglio (o peggio) di lasciargliela usare.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Eccolo qui il nuovo messia designato da TV, giornaloni, confindustria,confcommercio,etc,etc.<br />
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E chi l’avrebbe mai detto che un fine statista del genere sarebbe stato così venerato…siamo messi male vero?<br />
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Ormai è già a Palazzo Chigi, probabilmente a primavera, si perché a gennaio quei fini strateghi della piattaforma Rousseau determineranno la vittoria della Lega in Emilia Romagna, presentarsi ognuno per se frammenterà ancora di più, quindi con la dx al 51% a livello nazionale,cosi pare, potranno modificare la Costituzione e eleggere a Presidente della Repubblica uno gradito.<br />
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Riflettendoci bene, sono molti che hanno lavorato per questa situazione allucinante.<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-30056184862836743182019-11-21T20:53:00.002+01:002019-11-21T20:53:50.941+01:00Cronaca dei nuovi partiti cespuglietto in Italia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDC3e1Deh7aUf7UEzdcVgRQPI8uC6U2UryexFP6KmDygzYgHphyphenhyphenshInQPXDp6OkkuSe4jLL1m7itUrU-pY39_WTm3wRUmU41e6Tu7kaVUDdvYfZBTGLWIDZNA9Q6a9rUG5BdS89c2WNcpg/s1600/download+%252817%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="198" data-original-width="254" height="310" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDC3e1Deh7aUf7UEzdcVgRQPI8uC6U2UryexFP6KmDygzYgHphyphenhyphenshInQPXDp6OkkuSe4jLL1m7itUrU-pY39_WTm3wRUmU41e6Tu7kaVUDdvYfZBTGLWIDZNA9Q6a9rUG5BdS89c2WNcpg/s400/download+%252817%2529.jpg" width="400" /></a></div>
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Fare, fare, fare: ma cosa? Lo spettacolo d’arte varia del partitino privato<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Non so se siete pronti alla Rivelazione e spero che ciò non sconvolga troppo le vostre vite, ma venerdì questo, cioè dopodomani, nasce il nuovo partito di Calenda Carlo, come il countdown sulle sue homepage fa intuire (meno tre! Meno due!, tipo razzo nordcoreano). Non ci soffermeremo sull’evento, programmi, statuto, leadership, simboli e nomi, ma sul vezzo italiano di farsi un partito quando la situazione si fa confusa (cioè sempre). Onore a Calenda che almeno ha un suo percorso politico (simile al labirinto di Shining, peraltro), ma in generale si sente un intenso profumo di proporzionale e c’è chi pensa di contare tanto contando poco, un classico dai tempi di Bettino buonanima.<br />
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Va detto che ne abbiamo visti un bel po’, passare sotto i ponti, e la questione dei nomi da dare ai partiti si fa complicata. Sembra passato un secolo, ma era solo il 2011 quando Montezemolo sventolava il suo programma per salvare l’Italia, (“il foglio del fare”, lo chiamava), annunciando sue liste alle elezioni, che poi non fece. Era una specie di liberismo operoso, un volenteroso lasciate-fare-a-chi-ha-la-Ferrari, smart, futurista, poi si aggregò al carro di Monti e se ne persero le tracce. Si chiamava Italia Futura, non risulta nemmeno una lapide da nessuna parte.<br />
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Siccome “futura” aveva portato un po’ sfiga, Corrado Passera si inventò Italia Unica, sembra un altro secolo, ma era l’altro ieri: 2015. L’ambizione era di fare “un grande partito, anzi il più grande partito italiano”. Ministro di Monti, gran capo di Banca Intesa, anche Passera aveva un sogno efficientista-liberista, anche lui parlava molto di fare, di sbloccare, di agevolare, con quel virile su-le-maniche-e-lavorare che ha reso famosi i lombardi, specie nelle barzellette. Dopo il pomposo varo, della nave si perse traccia, fino al momento del naufragio, nemmeno due anni dopo, un dignitoso autoscioglimento, erano tristi pure le tartine.<br />
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E poi, diciamolo, il partito è una specie di status symbol, un po’ sopra lo yacht di lusso, la villona col molo privato, il jet personale. Così abbiamo Flavio Briatore che si mette “al servizio degli italiani” con il suo Movimento del Fare. Tutti vogliono fare, fare, fare, ma le cose si complicano quando si cerca di spiegare che cosa cazzo fare. Se ho ben capito dalla laboriosa spiegazione del leader, si tratterebbe di mettere in rete alcuni talenti (mia supposizione: imprenditori), per fare delle cose. Un po’ vago, diciamo, a parte il sogno di Briatore più volte ripetuto: fare della Sardegna una specie di Ibiza e della Puglia un cronicario per pensionati ricchi europei (come la Florida, infatti). Trattandosi di imprenditore turistico, direi che siamo più vicini al Movimento del Fatturare.<br />
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Più preciso il disegno di Noi italiani, il movimento di Della Valle, fondato e annunciato nel 2015, poi scomparso dai radar, recentemente tornato a galla, forse causa invito televisivo. Dice il leader e fondatore Della Valle che lui la pagherebbe anche, una patrimoniale, ma poi non sa dove vanno a finire i soldi. E allora propone di pagare questa patrimoniale telefonando al sindaco e chiedendo se c’è da mettere a posto un’aiuola, o da pitturare il soffitto del Comune. Facessero così tutti gli imprenditori… Eccellente proposta politica che teorizza, in pratica, il ritorno alle Signorie, con il miliardario di zona che elargisce welfare e manutenzione. A quei tempi i signorotti gareggiavano a chi aveva la torre più alta, ora si inventano un partito, sempre, sia chiaro, improntato al buon senso e soprattutto al fare, fare, fare, qualunque cosa voglia dire. Diciamo che tra banchieri, imprenditori, grandi manager, questa faccenda di fare i salvatori della patria torna periodicamente di moda, nel nome c’è sempre Italia, o Italiani, o futuri, o unici, o a tempo perso. Insomma, suggerirei di lasciar perdere, per decenza.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Non avrei mai pensato di disquisire su Calenda talmente mi risulta poca cosa,da quel poco che ho visto qua e là tra i talk,un po’ irascibile se gli si fa delle domande o riflessioni che non gli piacciono,evidentemente si ritiene determinante nel futuro del Paese,ci crede e si metta sotto esame,staremo a vedere quale appeal avrà fra gli elettori,probabilità zero a mio giudizio.<br />
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C’è solo una possibilità per costoro,riguarda anche l’Italia che dovrebbe tornare viva…dopo le briciole date dal caimano quasi scomparso dai radar,a medio termine se si sgonfia il pesce palla lombardo,potrebbero ricevere ricadute dalla transumanza,ma si tratta di fantapolitica,se ci si brucia al primo esame,dopo rimane da fare altro nella vita,e sarà dura!<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
<span style="color: red;"><br /></span>
<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span><br />
<br />Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-3580441150438364402019-11-16T23:34:00.000+01:002019-11-16T23:34:40.077+01:00Come abituare all'età della pietra gli spettatori della Tv<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWn4dPPuqFAQbOQQDWnWg8xvWIqn2g3C5WgyZZ0cmAH_KHFUePw3QQEo7YqqqGvHhmKKckDC0sCkbk73KByD2L8nO9p4tCBKGx8cU4JCop38GHEcN9z3UVS_x7ICNf8pIPcPQ6-xQVcSsQ/s1600/tv-spazzatura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="334" data-original-width="592" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWn4dPPuqFAQbOQQDWnWg8xvWIqn2g3C5WgyZZ0cmAH_KHFUePw3QQEo7YqqqGvHhmKKckDC0sCkbk73KByD2L8nO9p4tCBKGx8cU4JCop38GHEcN9z3UVS_x7ICNf8pIPcPQ6-xQVcSsQ/s400/tv-spazzatura.jpg" width="400" /></a></div>
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Pur ridicolo, il nazi è nazi: serve da controfigura e utile idiota delle destre<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Giunti finalmente ai rastrellamenti di quartiere, almeno dei nomi sui citofoni per vedere chi è straniero e chi no, i nazisti dell’Illinois non sono più tanto dell’Illinois, ma qui in mezzo a noi, a dispetto della solita solfa sulle “ragazzate”, “goliardate” e altre puttanate negazioniste. La storia è nota: un consigliere comunale di Bologna, Marco Lisei, meloniano di Fratelli d’Italia, insieme a un deputato della Repubblica, Galeazzo Bignami, meloniano di Fratelli d’Italia anche lui (ma ex Forza Italia), videocamera alla mano, si sono fatti una passeggiata tra le case popolari di Bologna. Hanno così certificato che sui citofoni molti non si chiamano Rossi o Fabbri, come le nostre radici cristiane ci imporrebbero, ma nomi strambi, anche con delle h o delle k. La cosa ha molto turbato i due, che hanno preso al volo quella china dell’ottovolante che conduce alla cretineria assoluta: invasione, prima gli italiani, l’Emilia da liberare, eccetera eccetera. Non tragga in inganno il fatto che i due caratteristi, nell’irresistibile inquadratura-selfie-comizio, sembrino più Totò e Peppino in piazza del Duomo invece che due camicie brune al lavoro, è la solita questione della storia come tragedia e come farsa.<br />
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Quanto alla camicia bruna, il Bignami ce l’ha veramente, esistono foto che lo ritraggono mentre la indossa, con tanto di pugnale e fascia al braccio con la svastica, e ancora nel relax post prandiale con bandieroni della Repubblica di Salò e del partito hitleriano alle pareti. E’ roba vecchia, di quand’era capogruppo di Forza Italia in regione, e lui si difese dicendo… indovinate? Goliardia: era il suo addio al celibato (che bella festa, forse pioveva, se no andava a cercare Anna Frank sui citofoni con gli amici).<br />
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Naturalmente i due incursori hanno dovuto togliere il video dai loro social, nonostante avessero detto esplicitamente che della privacy se ne fottevano alla grande (un sincero “me ne frego”, con la retromarcia, però), ma resta l’enormità di un deputato della Repubblica che se ne va in giro a schedare i citofoni.<br />
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Piccola storia istruttiva, ma non l’unica. Il fascista tira, produce quel momentaneo, sterile accaloramento che hanno le provocazioni, oppure viene esibito come un tempo la donna barbuta o il mangiafuoco nelle fiere di paese. Paolo De Debbio, per dirne uno che fa quel giochetto lì, esibisce nel suo programma un certo Brasile, energumeno-borgataro-fascista, con duplice effetto. Il primo: minimizzare e fare del nazismo di periferia una macchietta quasi patetica, e al tempo stesso aprire, sdoganare, inserire nella normale dialettica popolar-sovranista un elemento – lo squadrista più o meno ripulito – come se fosse un interlocutore normale. Interessante il sottopancia che scorreva mentre il camerata Brasile in primo piano diceva cose come “Nella borgata mia devi fa’ quello che dico io”; una scritta illuminante, una vera dichiarazione di poetica: “L’odio della sinistra: la destra è fascista”. Un ribaltamento così sfacciato che sembra una rivendicazione, non più sdoganamento di un’ideologia coi suoi maestri e i suoi mostri, ma un fattivo, operoso fiancheggiamento, cosa che fanno ogni giorno i giornali della destra.<br />
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La sensazione, insomma, è che ai bravi “liberali” e “sovranisti” e leghisti e meloniani, tutto ‘sto fiorire di volenterosi filonazi (nei comportamenti, nei gesti, nelle parole, nelle scritte sul corpo) non dispiaccia per niente, anzi. E’ come avere delle controfigure per le scene pericolose: gli squadristi dicono cose raccapriccianti su discriminazione, odio razziale, pulizia etnica, e i potentati politici annuiscono con aria pensosa, quando non incoraggiano apertamente il testacoda ideologico (Salvini che si paragona alla signora Segre per minacce, ne è un buon esempio). Il nazi è nazi, poi è goliardo quando lo sgamano, d’accordo, ma è tanto utile, signora mia.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Lei pensa che abbiamo toccato il fondo? Ovviamente no credo,questo è il presente e l’immediato futuro che dovremo subire,e chissà quando ne usciremo,la volontà è questa essendo tramontata la sinistra,ed essendo sul viale del tramonto o perlomeno robustamente ridimensionato il movimento 5S.<br />
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Quindi ogni demenzialità,se serve,viene sdoganata abituando a una qualità dai tempi dell’uomo della pietra una buona percentuale di spettatori,penso che si vada verso un fascismo del XXI secolo e pensando a chi si è sacrificato per la democrazia,in montagna o deportato in Germania,ho idea che si stia rivoltando nella tomba.<br />
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Qui si sta andando oltre al negazionismo,che risultò ridicolo un po’ come gli odierni terrapiattisti,bensì stanno orchestrando il volto aggressivo con le soluzioni semplici e applicabili,quando mai… ma pieno di buone intenzioni verso i nativi che devono difendersi o in molti casi sfruttare,chi arriva come profugo o semplicemente per avere una opportunità di vita,e che stiano sereni,qui sulle nostre latitudini solo gli sfigati rimangono,la volontà è di recarsi altrove,dove seppure con difficoltà l’integrazione viene praticata.<br />
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E per dirle tutte,da questo Paese se ne stanno andando anche molti giovani,quelli che vorrebbero sfruttare le competenze acquisite,senza nepotismi,raccomandazioni,etc,etc.<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span><br />
<br />Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-64856070509029096402019-11-01T20:15:00.000+01:002019-11-01T20:15:41.419+01:00Dopo il voto in Umbria il trend verdognolo non cambierà<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2xVV8IfwloMHQvKPAv4N4cF8tAoIg_ONVf84-z_JRvhiM6QOHNHJ_pjQ3c-13kszwLV6Lw1A_zCbGqTuAuaEo3Bf5MbrB6QKViccj2MRpDl1evyQfPZ8l_LML7ujNRn3eiroMnajRU_yM/s1600/umbria-elezioni-san-francesco.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="839" data-original-width="650" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2xVV8IfwloMHQvKPAv4N4cF8tAoIg_ONVf84-z_JRvhiM6QOHNHJ_pjQ3c-13kszwLV6Lw1A_zCbGqTuAuaEo3Bf5MbrB6QKViccj2MRpDl1evyQfPZ8l_LML7ujNRn3eiroMnajRU_yM/s400/umbria-elezioni-san-francesco.png" width="307" /></a></div>
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Altro che domenica: la sconfitta in Umbria è nata vent’anni fa<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Se state nel centro di una piazza, è difficile vedere la città. Meglio su una torre molto alta. Meglio ancora in elicottero (per noi umani: Google maps). Per le elezioni in Umbria è la stessa cosa: si cercano col microscopio le crepe nelle tattiche recenti, i dettagli contingenti, mentre alzandosi un po’ sull’orizzonte si vedrebbe una storia lunga, che ha portato fin qui dove siamo finiti: leghisti e scontenti (e non vale solo per l’Umbria, anzi). Se ogni tanto si capisse (ma così, per passatempo) che la politica è soprattutto comprensione delle dinamiche sociali, delle curve che prendono le vite della gente, si spiegherebbe meglio la regione rossa, laboriosa e civilissima, che si butta nelle braccia del mangiatore di salsicce sovranista. “Dopo 50 anni!”, esultano da destra, manco avessero preso la Bastiglia.<br />
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L’aumento dell’affluenza ingrossa il vantaggio di Salvini e fa intuire che un po’ dei famosi astenuti che “bisogna riportare alla politica” ce li ha riportati lui. L’alleanza che lo contrastava era messa su in fretta e furia, il candidato un perdente perfetto (per contrastare la destra montante, un imprenditore moderatissimo, la solita solfa), senza contare i 5s in caduta libera e il governo della Regione che ne ha fatte più di Carlo in Francia, trattando (un classico) la Sanità come agenzia di collocamento per gli amici, e molti altri pasticci. Ce n’è abbastanza per disamorarsi, anche se per uno che abbia qualche anche vaga formazione “di sinistra” per votare Salvini ci vuole qualcosa di più.<br />
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E quel qualcosa di più è il cambiamento senza cambiamento. Dopo anni e anni di retorica su “gli operai non ci sono più” – brutti volgari, pussa via, noi vogliamo le startup – i metalmeccanici di Terni sono ancora lì a farsi il culo. E quando andarono a Roma a protestare (ottobre 2014, con un governo Renzi scintillante post-europee e Alfano agli interni) vennero manganellati duramente, come per dire chiaro e tondo che il modello di sviluppo era un altro. Il grande cioccolato è multinazionale, il tessuto di piccole e piccolissime aziende manifatturiere è fittissimo. La terra, l’agricoltura, quelle benedette eccellenze di olii e vini, scivola sempre più verso la Disneyland del turismo, dal mezzadro al Bed and Breakfast è un attimo.<br />
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L’imperativo categorico, a destra, a sinistra, ovunque in cielo e in terra, è sviluppo-sviluppo-sviluppo, e naturalmente questo cambia sentimenti, umori e composizioni sociali. Fino a un appiattimento di orizzonti e di desideri: è tutto un indistinto ceto medio spaventato di riscivolare indietro, scontento, incazzato, deluso.<br />
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Come si vede, a mettere insieme non gli ultimi sei mesi, ma gli ultimi dieci, vent’anni, quella cartina impressionante dell’Umbria che era tutta rossa e ora è tutta verde un po’ si spiega. Probabile che la faccenda sia ancora più strutturale (l’Emilia-Romagna sì, che sarà un test!), cioè che il sistema progressista, il modello di sviluppo delle regioni “rosse” abbia fatto quel che doveva fare, e che ora non serva più, ciao, tanti saluti. Bella e nobile, la tradizione contadina, ma il proprietario di B&B, temo, tenderà a preferire la flat tax alla pace nel mondo, e nelle città d’arte “il decoro”, nome nobile della guerra ai poveri, verrà prima di tutto il resto. C’è insomma un “egoismo di necessità”, che certo non verrà scalfito dai famosi “valori” della sinistra, che, tra l’altro, trascolorano e impallidiscono giorno dopo giorno. Troppi pochi elettori, in Umbria, per fare veramente da test, troppe variabili contingenti dettate dall’emergenza. Ma il disegno su larga scala è abbastanza preciso: molti elettori passano dalla fase “non ti voto più” alla fase “ti voto contro”. Non è nemmeno politica, certe volte, ma un umore, un’onda, un sentimento, che viene da quello che si è seminato per anni, non negli ultimi mesi.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANFROROBECCHI.IT</span><br />
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Per ciò che riguarda l’incredibile successo verdognolo ci sono ragioni ormai consolidate, come spiega bene, il lavoro delle fabbriche scomparso e tramite le nuove realtà, sono troppo intenti a lavorare a testa bassa e per 4 soldi, considerato che le tutele ormai sono andate a farsi friggere, il jobs act del compagno Renzi ha fatto svanire l’ultima protezione.<br />
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L’immigrazione in Italia ha fatto emergere la lotta tra poveri, i pochi extracomunitari che rimangono in Italia vengono sfruttati in modo indegno, da qui il gioco al ribasso delle prestazioni che fa incazzare moltissimi,in più ci metta un po’ di insicurezza nelle città, e qui c’è chi soffia sul fuoco ad arte mediaticamente.<br />
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Ma sa quale sarà la consolazione, se così si può dire? A destra promettono qualsiasi cosa, rammenta le migliaia di rimpatri mai visti col ministro social?<br />
Il caimano con le stronzate è durato parecchio tempo, ma aveva la macchina da guerra privata e statale a supportarlo, qui il naso lungo di Pinocchio rischia di durare assai meno.<br />
Il trend umbro ho idea che si replicherà un po’ ovunque, magari con diverse percentuali, l’innamoramento felpato sta toccando limiti insuperabili, lasciamolo stemperare.<br />
I giallo-rosa possono fare o meno tutti gli accordi possibili, non sposteranno un voto.<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span><br />
<br />Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-23018328806532518472019-09-13T21:19:00.002+02:002019-09-13T21:19:43.360+02:00Dall'autogoal politico di Salvini alla sua denuncia di mancanza di democrazia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZYE3RoSxIflnaZh1t4Y89fIX0Jt4aQezikCwLFgzLKaDcpN9phev1rtbFB3irRxJtb1veIkyEwjvd4K_0fPWfGtfzDzus7KibU2BaFfuYbOPWqIMUcq5kIdcBch7of7FxncSawdhJ8GXA/s1600/1-img648772.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="214" data-original-width="319" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZYE3RoSxIflnaZh1t4Y89fIX0Jt4aQezikCwLFgzLKaDcpN9phev1rtbFB3irRxJtb1veIkyEwjvd4K_0fPWfGtfzDzus7KibU2BaFfuYbOPWqIMUcq5kIdcBch7of7FxncSawdhJ8GXA/s400/1-img648772.jpg" width="400" /></a></div>
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Il fascista che si appella alla democrazia fa ridere: è il ladro che chiama il 113<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Spettacolari, i fascisti italiani. Nel senso che lo spettacolo è impareggiabile: salti mortali, carpiati e piroette. Testacoda e salti di corsia, capottamenti, inversioni a U e altre mirabolanti gesta, come per esempio urlare in piazza Montecitorio col braccio teso nel saluto romano, indifferentemente “Duce-Duce” e subito dopo “Elezioni!-Elezioni!”. Il fascista che si appella alla democrazia fa molto ridere, è come il rapinatore che chiama il 113.<br />
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Poi, nella bolgia della piazza boia-chi-molla è calata la notizia che a mollarli è stato Facebook, oscurando le pagine di alcuni gerarchetti di Forza Nuova e Casa Pound, e lì è scattato il pandemonio. Lo spettacolo dei fascisti che urlano “fascista” a qualcun altro è delizioso, un contrappasso esilarante, la storiella del bue che dà del cornuto all’asino, in confronto, era roba da dilettanti. Così, eccoli precipitarsi su un social network che non li ha (ancora?) oscurati, Twitter, e lì fioccano le perle, come quella di Simone Di Stefano, Obergruppenführer di Casa Pound che sostiene che Facecebook “si configura come un servizio pubblico” visto che ci sono moltissimi italiani iscritti. Un po’ come dire che siccome negli anni Sessanta tutti avevano una Fiat, allora la Fiat era di tutti. Invece no: Facebook è un’azienda privata, ha un suo regolamento, quando vi si accede si accettano le sue regole, e ogni tanto le applica pure.<br />
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Diciamolo: è un peccato.<br />
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E’ un peccato che un azienda privata faccia quello che lo Stato avrebbe dovuto fare da anni, da decenni. Perché sembrerà strano, ma anche la Repubblica Italiana, come Facebook, ha le sue regole, che sono scritte nella Costituzione (XII disposizione finale: “E’ vietata la ricostituzione del partito fascista in ogni sua forma”) e in qualche legge scarsamente applicata (la legge Scelba, la legge Mancino). Insomma, duole constatare che un’azienda privata è arrivata prima dello Stato, che è stata più efficiente e meno timorosa.<br />
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Detto questo, cioè che la Repubblica Italiana doveva fare da tempo quello che la ditta di Zuckerberg ha fatto l’altro ieri, rimane sospeso nell’aria un certo sentore di corto circuito. Riassumiamo a grandi linee: i nostri nonni, dopo l’immane disastro e i milioni di morti regalatici dal puzzone mascelluto, hanno cacciato il fascismo a colpi di schioppo. Poi hanno fondato una Repubblica. Poi hanno scritto una Costituzione. Poi hanno fatto delle leggi perché i fascisti non potessero fare apologia di quel disastroso crimine. E poi però, per cacciare i fascisti dal dibattito pubblico e impedirgli la diffusione di odio etnico e razziale, è dovuto intervenire un multimiliardario americano inventore dei “like”.<br />
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Difficile non sentire la nota stonata, la campana fessa.<br />
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Infatti l’azienda, in un comunicato, ha spiegato la sua decisione appellandosi alle regole che gli utenti dovrebbero conoscere, e ha sottolineato che alla base della decisione “non ci sono motivi ideologici”. E questo è un altro peccato, è come dire che se un fascista inneggiasse alla dittatura, al boia-chi-molla, al me-ne-frego, con parole gentili andrebbe tutto bene. Invece no. Si dimostra che le regole dello Stato sono migliori e più rigide di quelle di Facebook (bene), ma che lo Stato non le applica e invece Facebook sì (male), e questo mette un po’ di tristezza. Del resto, si sa (leggere il prospetto illustrativo) che quando metti qualcosa sul più grande social network del mondo, la proprietà intellettuale di quello che pubblichi diventa sua, che siano gattini, foto di nipotini o virili appelli a otto milioni di baionette. Forse qualcuno dovrebbe spiegarlo ai nazionalisti, sovranisti, suprematisti, che i loro frementi prima-gli-italiani sono stati regalati a un algoritmo made in Usa il quale, come da regolamento, può farne ciò che vuole, anche mandarli al confino quando gli pare.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Gli girano, eccome gli girano…<br />
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Sono riusciti a far resuscitare il Pd, ed è tutta farina del proprio sacco, un po’ come avere la botte piena e la moglie ubriaca!<br />
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In un partito normale, avrebbero dovuto immediatamente chiedere le dimissioni del fenomeno che ha avuto la brillante idea di aprire una crisi di governo a ferragosto,ma si sa sono di bocca buona a dx, dopo il twittatore seriale pare che ci sia poco o nulla, a parte Zaia.<br />
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Ora staranno sull’attenti romanamente per circa tre anni, sempre che non ci sia un autogoal tra i giallorosa, chiamarli giallorossi è un iperbole fuori da ogni logica.,e per ciò che riguarda Fb meno male,fino a poco tempo fa davano più fastidio le mamme che allattavano rispetto alle mamme delle idiozie.<br />
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Calare un velo pietoso verso la repubblica che permette una tolleranza ai nostalgici di quel periodo terribile della nostra storia sarebbe il minimo, ma nel Paese che da decenni cerca il nuovo salvatore della patria, direi che il buon senso è andato a farsi friggere da tempo immemore.<br />
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Con quella virulenza e arroganza, non oso immaginare i possibili scenari tra qualche anno, meglio vivere alla giornata!<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span><br />
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<br />Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-89686850929527279012019-06-01T21:30:00.001+02:002019-06-01T21:30:20.562+02:00Elezioni europee:Ecco il neo salvatore della Patria,quando ci sarà il prossimo?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGJ-iuAZU5z0nci81SOxMBibII18FQv7vw0YxQCUgwKdAU8Aif5T_N-fX3JOzqlzK3rX7jjWRX8tTwTZgAFTUlcxDLV8D5GwTN2vWXRC3irGnRtaRqrfh4Xb0bmUsyQvtHnNOtQVi0UxNd/s1600/onorevoli_0.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="890" data-original-width="1600" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGJ-iuAZU5z0nci81SOxMBibII18FQv7vw0YxQCUgwKdAU8Aif5T_N-fX3JOzqlzK3rX7jjWRX8tTwTZgAFTUlcxDLV8D5GwTN2vWXRC3irGnRtaRqrfh4Xb0bmUsyQvtHnNOtQVi0UxNd/s400/onorevoli_0.png" width="400" /></a></div>
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Il ceto medio non teme più l’estremismo e salta sul Carroccio salviniano<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Ultim’ora: tutti i tentativi di vedere il bicchiere mezzo pieno stanno fallendo. Cioè: non è mezzo pieno o mezzo vuoto, è che qualcuno si è proprio fregato il bicchiere con tutta la bottiglia. Nonostante questo, c’è chi ci prova: Renzi esulta per Nardella a Firenze (premio di consolazione), il Pd esulta per la tenuta di qualche roccaforte, la sora Meloni mai così in alto che non ci credeva nemmeno lei, gli altri non pervenuti, col povero Silvio a tenere insieme quel che resta di passate grandezze e i 5 stelle tramortiti dalla batosta. E’ tutto, vostro onore, se si aggiunge che la sinistra a sinistra non esiste, che la signora Bonino è l’eterna promessa che non mantiene mai, e che incombe su ogni cosa un possibile (sulla carta) governo di destra-destra che verrà usato come bastone se i 5stelle non mangiano la carota. Poteva andare peggio? No.<br />
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Si conferma che il voto è mobile, un po’ ondivago, un po’ isterico e, come si dice oggi, liquido, e che solo Salvini aveva un contenitore per mettercelo, una bella tanica capiente dove piazzare tutte le scontentezze, dove sistemare tutto e il contrario di tutto, dal ceto medio spaventato, alle fasce più disagiate a cui si sono sapientemente (e con molte complicità) indicati gli ultimi come nemici. La vituperata propaganda ha vinto, insomma, e questo mette in crisi le propagande degli altri: non ne avevano una all’altezza, la retorica “popolo contro élite” non bastava più, e quella dei “competenti” peggio che andar di notte.<br />
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Ma c’è un altro attore che prende la scena delle europee salviniane, ed è il famoso ceto medio di cui un bel giorno toccherà seriamente definire i parametri. Ora che le hanno date e prese, tutti corrono a inseguirlo, blandirlo, parlargli con parole suadenti. Si allargano renzisti e calendisti, dicendo che serve un partito di centro che poi si alleerà con Pd. Una strana equazione, perché si tratterebbe di uscire dal Pd (sottraendogli voti) per creare una formazione politica che poi si alleerà col Pd. Mah. Va detto che la strategia zingarettiana dell’opossum (fingersi morti, lasciar passare la tempesta senza segnare all’avversario, ma almeno evitando gli autogol) ha garantito l’esistenza in vita, che è già qualcosa dopo i disastri renziani, ma se si vanno a vedere i voti assoluti c’è ancora un calo. Insomma, per il bicchiere mezzo pieno bisogna essere strabici forti.<br />
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Quanto a Silvio buonanima, anche lui batte sul tasto del ceto medio, e anche lui porta a casa la sua sconfittona sonante, dopo che la ricomparsa della mummia aveva fatto sperare nella soglia del dieci per cento. Altra sirena (stonata da tempo) che il ceto medio non ha ascoltato, e dunque si fa pressante la domanda: ma ‘sto famoso ceto medio, che un tempo si chiamava borghesia, dove guarda? A leggere i dati si direbbe che si sia riversato tutto su Salvini, il che pone qualche dubbio sulle analisi correnti. Si è sempre ragionato, infatti, su un ceto medio moderato, impaurito dai toni forti, dagli estremismi, voglioso di rifugiarsi in schieramenti che tranquillizzano, che sopiscono le pulsioni più agguerrite. E invece eccolo, il buono e bravo ceto medio della nazione, saltare sul carro salviniano, forse nella speranza di avere veramente una flat tax, forse incantato da quell’essere “potenza” che la propaganda ha spinto fino all’eccesso (a volte fino al ridicolo, cin tanti di santi e madonne). Ora si dice che la differenza non è solo quella. C’è il divario tra città e provincia, la frontiera delle speranze deluse, la fuga dai 5 stelle passato in pochi mesi da movimento di protesta a establishment. Tutto vero. Ma il dato rimane: anziché esserne spaventata, la piccola e media borghesia italiana si è riversata su Salvini. Non è l’estremismo a farle paura, ma di non essere rappresentata e così sceglie il vincitore, chiunque sia, persino Salvini.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Più che voto liquido a me pare gassoso, talmente risulta aleatorio, premiare con milioni di voti coloro che hanno imboscato 49 milioni di quattrini pubblici, che hanno spesso scandali locali, a me pare pazzesco.<br />
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Evidentemente basta e avanza brandire il blocco degli sbarchi degli immigrati e si incassano milionate di voti, glisso sui rimpatri promessi,non facciamo troppo le pulci al twittatore seriale… Mai pervenuto al Viminale, come anni fa al parlamento europeo.<br />
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Evviva il neo salvatore della patria, la parabola a scendere è dietro l’angolo, una questione di prossima finanziaria e di presunto rilancio dell’economia, altro che flat tax.<br />
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Che problema c’è, il popolo sovrano reperirà un altro salvatore!<br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-31314788373707792822019-05-25T21:09:00.000+02:002019-05-25T21:13:53.930+02:00Cronaca pre elettorale e personale previsione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3nHA7h_MUsMEvIF9weTcA0guSZoFogatqUEzJipqfB8XyUT9eA45TZitcrCLYZI_ogv19HKF4YkkABITgMq90pa7Udb74Kvp4Cuamwwq4InCe35dDNMx-F_UbBL0su1E0ryTdBYY51YSR/s1600/639261-thumb-full-720-17052019_striscioni_contro_salvi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3nHA7h_MUsMEvIF9weTcA0guSZoFogatqUEzJipqfB8XyUT9eA45TZitcrCLYZI_ogv19HKF4YkkABITgMq90pa7Udb74Kvp4Cuamwwq4InCe35dDNMx-F_UbBL0su1E0ryTdBYY51YSR/s400/639261-thumb-full-720-17052019_striscioni_contro_salvi.jpg" width="400" /></a></div>
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Dalla tassa sui balconi a Conte all’Inter: cosa accadrà fino a domenica<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Mancano quattro giorni alle elezioni europee, che si attendono ormai con l’apprensione dello schianto del meteorite: quali forme di vita sopravviveranno?, chi si salverà?, emigrare in Nuova Zelanda potrebbe servire? Ecco la spaventosa cronaca degli ultimi giorni in esclusiva per i lettori de Il Fatto Quotidiano.<br />
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Mercoledì– Matteo Salvini si presenta in consiglio dei ministri con il decreto Sicurezza-ter che prevede il confino a Ventotene per chi racconta barzellette su Salvini, mazze chiodate in dotazione alle forze dell’ordine e il Milan in Champions League. I dubbi del Colle. I dubbi di Conte. I dubbi della governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini, che si dimette, ma solo durante i pasti. Polemiche per il papa che agita il rosario durante l’Angelus. Il sottosegretario Giorgetti: “Basta simboli politici nella Chiesa!”. Proposta choc dell’economista (?) della Lega Borghi: usciamo dall’euro e adottiamo il dollaro canadese, ma solo il sabato e nei centri commerciali convenzionati. Cronaca: sparatoria a Napoli in un asilo nido. Umorismo: recital in piazza di Giorgia Meloni.<br />
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Giovedì– Si scaldano gli animi durante il consiglio dei ministri, dove Salvini presenta il decreto Sicurezza-quater che prevede l’arresto immediato per chi si veste da Zorro, una tassa sui balconi e il daspo per i cani di grossa taglia. Corretta la norma sulle multe per chi salva naufraghi in mare, non più 5.000 euro, ma 4.985: un cedimento alle perplessità del Quirinale, ma ancora non c’è l’accordo: i 5 stelle si battono perché si arrivi a 4.970. In un comizio a Caserta Luigi Di Maio prende le distanze da Luigi Di Maio: “Mai al governo con la Lega”, poi si chiude da solo in albergo per un chiarimento. Grosse novità nella campagna elettorale del Pd: ricompare Renzi che promette un milione di posti di lavoro, un nuovo referendum, duemila asili in duemila giorni… finché non lo chiudono nei bagni. Catiuscia Marini, governatrice dell’Umbria, si scorda di dimettersi durante il pranzo, ma vota contro il dessert. Cultura: manifestazione nazionale a Roma contro gli sceneggiatori di Games of Thrones.<br />
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Venerdì – A sorpresa, la governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini si dimette durante la prima colazione, poi convoca una riunione e vota contro le dimissioni. Sconcerto nel Pd. In un comizio a Ravenna, Luigi di Maio attacca duramente Luigi Di Maio: “Mai al governo col Pd” e annuncia un chiarimento interno a Luigi Di Maio. Salvini al lavoro sul decreto sicurezza quinquies che prevede pene severissime (fino a tre anni di carcere) per chi entra troppo abbronzato in un porto turistico, i neonati che girano senza documenti saranno deportati in Valtellina, detrazioni fiscali per chi mette sul balcone un crocefisso alto almeno due metri. Esteri: in Alabama potranno abortire solo gli uomini. Sport: Conte all’Inter, ma il presidente del consiglio smentisce: con uno spogliatoio così litigioso, meglio il governo.<br />
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Sabato – Giornata di silenzio elettorale. Salvini presenta il decreto sicurezza sextus, che prevede pene pecuniarie per chi non vota Lega, l’arresto immediato per chi acquista formaggi francesi e l’amnistia per tutti i cittadini con il cognome che comincia per F e che abbiano fatto il sindaco di Legnano. I dubbi del Colle. Proposta-choc di Carlo Calenda: i lavoratori devolvano una giornata di stipendio alla settimana alla parte più debole della popolazione: gli imprenditori del Nord-est. In un comizio a Udine, Luigi Di Maio usa toni provocatori contro Luigi Di Maio: “Mai un governo coi 5 stelle”, poi annuncia un vertice con Luigi Di Maio. Catiuscia Marini, governatrice dell’Umbria, dimentica di dimettersi ma si ricorda di ritirare le dimissioni, sconcerto di Zingaretti. Esteri: suicidio di massa dei sovranisti austriaci, ma l’autopsia smentisce: “E’ stato lo champagne russo”.<br />
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Domenica –Si vota.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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No, no, per carità, non consigli agli italiani di emigrare in NZ, tra i tanti che ci potrebbero andare, un buon numero sarebbero mele marce che rovinerebbero quella terra quasi incontaminata.<br />
Poiché se ci ritroviamo costantemente la politica e i politici di un certo tipo, evidentemente il bacino da cui attinge è parecchio torbido.<br />
Da lunedì molto probabilmente prenderemo atto della deriva a dx del Paese, e il felpato avrà la conferma di avere due possibilità governative, così forse, anche i più duri di comprendonio capiranno che la libertà di espressione risulterà sempre di più problematica.<br />
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La stretta correlazione del successo destrorso è e sarà, fino a quando non si estingueranno i rottamatori già rottamati da parecchio tempo.<br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-51486813814917398362019-05-13T20:49:00.000+02:002019-05-13T20:49:08.689+02:00Il felpato chiama le guardie per i selfie e i vigili del fuoco contro gli striscioni <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6JvVvxsCU8QOPPyTYGsVdKjB2yS9orUgZIyf9sBVoTzRgYvibbBcz6YEQUYieP6RYYdw36Nhk2XrA5O0uozx0TtUlGIx09za6b8xz-Yfc5-RcdDv5tpKs-77cpSFVGOkh__3sNpMES-pL/s1600/eb551603-e8e8-4e37-bdde-d71f11754966_large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="723" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6JvVvxsCU8QOPPyTYGsVdKjB2yS9orUgZIyf9sBVoTzRgYvibbBcz6YEQUYieP6RYYdw36Nhk2XrA5O0uozx0TtUlGIx09za6b8xz-Yfc5-RcdDv5tpKs-77cpSFVGOkh__3sNpMES-pL/s400/eb551603-e8e8-4e37-bdde-d71f11754966_large.jpg" width="400" /></a></div>
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Matteo, lo sceriffo di Nottingham che chiama le guardie<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Finalmente c’è della verità nel faccione finto giocoso di Salvini Matteo, capo della Lega, vicepresidente del Consiglio, ministro dell’Interno, eterno comiziante, inviatore di bacioni e ometto forte. Accade quando qualcuno gli si mette a fianco sorridente come lui, gli chiede un selfie, e poi dice qualcosa di vero. Come la ragazza di Salerno (“Non siamo più terroni di merda?”), come l’altro giovane che gli chiede conto di 49 milioni spariti, puff; come il quindicenne sardo che fece lo stesso e molti altri, comprese Gaia e Matilde, che dopo averlo lusingato (“Salvini! Un selfie!”) si baciano nell’inquadratura, con lui, il federale, che fa la faccia del tonno appena pescato. Con quella faccia è finito anche sulla Cnn, che il mondo sappia, ecco.<br />
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I reperti elettronici giunti fino a noi in forma di foto e video, sono quelli sopravvissuti a perquisizioni e identificazioni degli autori (sicuramente molti altri non hanno passato i controlli), e fa ridere sentire lo staff di Salvini gridare mentre il video sfuma: “La Digos, la Digos!”. Insomma, lo sceriffo di Nottingham che chiama le guardie, altro che “uno del popolo”, altro che “uno di noi”, siamo al gerarchetto che chiama la milizia perché l’hanno preso in giro.<br />
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Probabile che spunteranno altri video, altri selfie. Oppure che – prudenza – Salvini sarà costretto ad abbandonare la pratica di usare i cittadini come comparse plaudenti della sua narrazione tossica: dannazione, non tutti battono le mani, dannazione, non tutti lo osannano come quelli che gli fanno il baciamano (ad Afragola, con tanto di inchino in ginocchio), dannazione, il giochetto si è sporcato, forse addirittura rotto.<br />
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Siccome sta diventando prassi diffusa, mettersi accanto a Salvini e sbertucciarlo come fosse un concorrente di Ciao Darwin, tipo umano a cui in effetti somiglia, sarà interessante vedere le contromisure. La prima, come da ricchissima tradizione, è il vittimismo. Così da qualche tempo Salvini non si limita a parlare ai suoi, ma non perde occasione per attaccare i nemici. Se i “comunisti” (e i “centri sociali”) fossero numerosi come li vede Salvini, saremmo in Corea del Nord. Ma la risposta secondo cui o stai con lui o sei “comunista” (uh!) è deboluccia e zoppicante. Così mister 49 milioni batte su un tasto vecchio, posta sui social le scritte sui muri contro di lui, lamenta di ricevere pallottole e minacce (ma dove le riceve, che al Viminale non va mai?), insomma gioca il gioco vecchio del chiagni e fottidei potenti, secondo tradizione. Con una mano fa il duro, con l’altra, come si dice a Milano (lui capisce la lingua) fa il “piangina”. Ma essendo, come si conviene ai capi della truppa, sempre circondato da forza pubblica ai suoi ordini, bisogna beffarlo con l’inganno, rivoltargli contro la sua stessa comunicazione: bacioni!<br />
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Immaginiamo le riunioni dello staff. Chiamare le guardie come i vecchi re offesi dai sudditi che ridono funziona, ma non può durare. Fischiare un ministro è lecito – ancora e per fortuna – anche se le intimidazioni sono quotidiane: signore prese in malo modo e portate in questura, gente identificata con modi bruschi, persino qualcuno denunciato per avergli urlato “fascista!”. Insomma, repressione di pensiero e di parola, vietato disturbare, non più il “o con noi o contro di noi”, ma “o con noi o chiamo la Digos”, una cosa un po’ à la Ceausescu.<br />
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Piano piano, la paccottiglia propagandistica si sfalda e si mostra ridicola, fino al culmine della tradizione paracul-mediatica: la visita a Padre Pio, a cui (e te pareva!) “chiede consiglio”, e dove è andato a “pregare per Noemi”, la bambina colpita da un proiettile vagante per strada, a Napoli. Cioè la bambina che se avessimo un ministro dell’Interno invece di un piazzista porta-a-porta, comizio-a-comizio, ora sarebbe all’asilo con le sue amichette.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Può chiamare la Digos,i marines o il mossad,chi sino ad ora gli ha fatto le pernacchie selfie,ha dichiarato delle verità incontrovertibili,non può manco fargli causa,il suo passato pesa,quello in curva stadio e del suo predecessore a cui era tanto devoto,ne prenda atto.<br />
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Se poi con l’ennesimo scandalo corruzione in Lombardia incasserà ugualmente le percentuali che segnalano i sondaggi,ciò vuol dire che per l’ennesima volta in Italia,è lui l’ultimo salvatore della Patria,passerà anche questa moda,avanti un prossimo altro mediaticamente accettato…<br />
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L’ultima boutade sulla chiusura dei negozi “maria” senza Thc,che dire,i legaioli che fumano torneranno su strada a reperirla,questa ridicola strategia elettorale senza senso,è un po’ come dire che Rommel gli potrebbe fare una pippa!<br />
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Da ieri si sono aggiunti anche i vigili del fuoco contro gli striscioni non compiacenti,chissà cosa s'inventerà prima delle elezioni europee...<br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-11347506213633784242019-05-05T22:47:00.000+02:002019-05-05T22:47:29.841+02:00Stupro a Viterbo dei due esponenti di CasaPound "Sono bravi ragazzi"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbRYuFcJ7tey_I5oKhoxHdHj4Epqv5SSiYy-LSD78Z5T4_MPTgKYMQaHAipFZ-qnpsnS7kWtupL1Y6CfXLmYLxUDIS40pAAGYlKRm80OnfpGgBWJa1phmC9lX4bMpBPpTVk95KIAcZ9v2Z/s1600/20190429leftw.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="639" data-original-width="639" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbRYuFcJ7tey_I5oKhoxHdHj4Epqv5SSiYy-LSD78Z5T4_MPTgKYMQaHAipFZ-qnpsnS7kWtupL1Y6CfXLmYLxUDIS40pAAGYlKRm80OnfpGgBWJa1phmC9lX4bMpBPpTVk95KIAcZ9v2Z/s400/20190429leftw.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="background-color: white; font-family: "Century Gothic", Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 0.9em;">
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“Sono bravi ragazzi”: in fondo stuprano “solo” le “nostre” donne<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Già era fastidiosa un bel po’ questa faccenda delle “nostre donne” da difendere dalle violenze altrui. Mai capito cosa vuol dire quel “nostre”: libere al rogito? Immatricolate come la macchina? Poi erano venuti quei bei manifesti stile ventennio con il soldato nero che ghermisce la donna bianca e la scritta: “Difendila!”, penosa estetica modello Salò, rossi drammatici e il solito paraculismo familista: “Potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia”. Bene. Se non rientra nella casistica, liberi tutti, compreso il camerata Chiricozzi (per conquistare il mondo urgerebbe nome d’arte, perché in effetti sentite come suona male “Vincere, e vinceremo!”, firmato: Chiricozzi), e il suo socio in stupri Riccardo Licci, arditi di CasaPound, bella gente. Così astuti, “rapidi ed invisibili”, che si sono anche fatti il filmino della loro violenza sessuale per vantarsi con le altre camicie nere. Chissà, forse perché come diceva l’appeso buonanima “la cinematografia è l’arma del regime”.<br />
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Le cronache, come al solito, contengono le sfumature più grottesche. Per esempio il “viene da una famiglia assolutamente perbene” che non manca mai. Mah. Sarà. Ma se uno a diciannove anni ha già alle spalle un procedimento giudiziario per pestaggio, un daspo allo stadio (portava dei razzi) e ora uno stupro con videoclip annesso, qualche dubbio anche sull’ambiente familiare è lecito farselo venire. Insomma, scatta il “salutava sempre” (romanamente, si suppone) d’ordinanza, ed è pieno di gente che cade dal pero: ah sì? Quei bravi ragazzi! Aggiungiamo la scena del crimine: una sede ufficiale di CasaPound e lascio ai lettori immaginare cosa succederebbe se una donna (nostra? loro? boh) venisse stuprata nella sede di un partito.<br />
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Insomma, ce n’è abbastanza per partire dallo stupro di Viterbo e guardare finalmente con attenzione dentro quella galassia di delinquenti che è il neofascismo italiano, che va dal nostalgico dei treni in orario (altra cazzata) al “fascista del terzo millennio”, quasi sempre poco scolarizzato, ignorante come un caprone e convinto che ci vogliono le maniere forti contro i più deboli (contro i forti, come da tradizione: a pecora).<br />
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Il prode ministro dell’interno, forse reduce da un poderoso testa a testa con un cotechino o un selfie con la mitraglia, ha pensato bene di fare un tweet senza nominare né il fatto, né i colpevoli, né CasaPound, né il neofascismo, ma attivando i fumogeni per fare confusione e parlar d’altro. Così lui e Di Maio si sono messi a litigare sulla castrazione chimica, invece di pensare a ristabilire la legge presso la HitlerJugend de noantri che da anni agisce indisturbata.<br />
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Basta cercare in rete la mappa delle aggressioni fasciste, periodicamente aggiornata, che segnala centinaia e centinaia di casi di pestaggi, spedizioni punitive, botte, agguati, accoltellamenti e altri delitti. Oppure leggere le acute riflessioni di giornalisti, anche famosi, che li andavano a legittimare nelle loro sedi, partecipando a dibattiti con gente che per una sera indossava la cravatta e non il tirapugni. Oppure il delizioso reportage del Tgr Emilia-Romagna (servizio di Paolo Pini, caporedattore Antonio Farné, direttore responsabile in quota Lega Alessandro Casarin), che mostrava come buona e brava gente della nazione i fascisti accorsi a Predappio a celebrare con “onore” (ahahah!) il vigliacco che dopo aver ammazzato mezzo milione di persone scappava in Svizzera travestito da tedesco coi soldi e l’amante. O ancora lo striscione dei fascisti laziali esposto a Milano a due passi da piazzale Loreto, o ancora le millemila volte che si è minimizzato un fenomeno criminale vietato da leggi e Costituzione. Chissà, magari la retorica del “sono bravi ragazzi” si fermerà a Viterbo grazie alle gesta del camerata Chiricozzi. Sarebbe ora. E sarebbe comunque tardi.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Spero che due criminali del genere siano unici, se la mentalità fosse diffusamente questa del movimento, chiamiamolo così, che ribrezzo.<br />
Ma le giustificazioni che ho letto qua e là sono gravissime, manco se fosse stato un richiamo ufficiale del Preside a scuola, considerate le diffuse difese a prescindere dei genitori verso i loro maleducati pargoli.<br />
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Fortunatamente i criminali si sono fottuti da soli registrando il video, la preda andava condivisa con gli amici, ora la giustizia faccia il suo corso con una decina d’anni di carcere da scontare per ognuno, le giustificazioni stanno a zero!<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-57135732394458359802019-04-22T23:03:00.000+02:002019-04-22T23:03:43.607+02:00Un futuro parlamento europeo da film horror<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDHh404hEJLQgOHVqBvUHpn-IDt4eQZz9xyqtue9kUJpe40TjUGPONDqsVJo0TcU5XCcLOIwTY6vyWFU3b0MpvCThipEmBPXihFHZug3FzErTislZw_HrPzu4CMXIz7-rr_kH-5hkK1BWI/s1600/european_dis_integration__alexander_dubovsky-768x510.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="510" data-original-width="768" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDHh404hEJLQgOHVqBvUHpn-IDt4eQZz9xyqtue9kUJpe40TjUGPONDqsVJo0TcU5XCcLOIwTY6vyWFU3b0MpvCThipEmBPXihFHZug3FzErTislZw_HrPzu4CMXIz7-rr_kH-5hkK1BWI/s400/european_dis_integration__alexander_dubovsky-768x510.jpeg" width="400" /></a></div>
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Prima gli italiani o prima i danesi? Ai summit si teme la rissa nei bagni<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Quesito per solutori più che abili, di quelli che ci passi la notte e non ne vieni a capo, ma ti sei tanto divertito. Indichi il candidato come sarà la soave convivenza tra la formazione nazionalista dei Veri Finlandesi (prima i finlandesi) e la lega di Salvini Matteo (prima gli italiani). Cioè, per dire, al buffet che succederà? Prima i finlandesi o prima gli italiani? Già mi vedo la rissa. Aiutino: i Veri Finlandesi, l’altro giorno a Milano rappresentati dal signor Olli Kotro, sono per prendere a colpi di salmone congelato sui denti chi osi fare più deficit, mentre Matteo nostro (?) va promettendo tasse piatte, soldi di qua e di là, aiuti alle imprese, tutto in deficit. Ce n’è abbastanza per un duetto divertente, tipo Stanlio e Olli, ma a sganassoni.<br />
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I finlandesi (tutti, veri e falsi) sono più o meno cinque milioni e mezzo, i Veri Finlandesi hanno preso alle (loro) elezioni il 17 per cento, proprio come Salvini in Italia, uno che girava con le magliette “Padania is not Italy” e che quindi pensa anche lui che ci siano veri italiani e italiani falsi, e pare l’unica cosa su cui vanno d’accordo. L’idea che i Veri Finlandesi si comportino da veri signori e consentano ai Veri Italiani di spendere e spandere facendo veri debiti è piuttosto peregrina: se ognuno è rigorosamente sovranista a casa sua, i primi a stargli sui coglioni saranno i sovranisti di altri posti, che sovranino a casa loro, e giù le mani dai dané.<br />
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La grande alleanza delle destre europee, comunque, procede spedita fingendo di non vedere gli ostacoli. Uno di questi, non un dettaglio, la Russia di Putin, che piace tanto a Salvini (foto solitaria sulla piazza Rossa, ma senza cibo né fidanzata di turno) e Le Pen, ma che a svedesi, finlandesi, e polacchi sta simpatica come una vespa che ti entra nel casco mentre guidi la moto. Su una cosa sono tutti d’accordo: non vogliono gli immigrati, di nessun tipo e colore, dalla Danimarca alla Polonia, dall’Austria all’Ungheria, e ognuno di loro ha deliziosi rapporti con crani rasati e nostalgici del Reich, gente che pensa “quando c’era lui” (intendono il Führer), negazionisti dell’Olocausto, possibilisti delle dittature e ammiratori di Mussolini (che come si sa fino al ’38 “fece anche cose buone”, tipo ammazzare Matteotti e i Fratelli Rosselli, arrestare Gramsci, chiudere giornali, aprire galere, eccetera eccetera). Metteteci anche gli spagnoli di Vox, che “quando c’era lui” lo dicono del generalissimo Franco. Una bella compagnia, insomma, alla quale manca ancora il pezzo più pregiato, l’ungherese Orban, che fa “anche cose buone” a Budapest, ma si ostina a stare nel Ppe e sembra non sentire le sirene dei sovranisti che lo vorrebbero come centravanti.<br />
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A fare il leader di tutto questo sarebbe proprio il nostro Salvini (cioè: se c’è una gara di fascisti, prima l’italiano), che qualcuno vagheggia addirittura alla guida dell’Unione Europea in caso di vittoria schiacciante delle forze sovraniste. Uno che ha una visione così attenta, sicura e lungimirante, da dichiarare (29 marzo) che la Libia è un porto sicuro e poi (8 aprile) di essere molto preoccupato di quel che succede in Libia, dove di sicuro non c’è niente, nemmeno se sei libico e (peggio mi sento) nemmeno se sei l’Eni.<br />
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Tutta questa allegra compagnia minaccia di vedersi a Milano il 18 maggio (ci sarà anche madame Le Pen, si dice) per recitare il suo rosario: danesi che dicono prima i danesi, polacchi che dicono prima i polacchi, finlandesi che dicono prima i finlandesi (veri), austriaci che dicono prima gli austriaci e così via, con tonitruante chiusura del nostro mangiatore di Nutella e salsicce che intimerà: prima gli italiani. Insomma, tutti prima e gli altri dopo. Si prevede grande spiegamento di forza pubblica, forse per impedire le risse alla toilette (prima io, no, prima io, no, prima io, ma lo sa quanta birra ho bevuto?).<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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Quello delle elezioni europee è un argomento che mi stimola come un beverone di camomilla, se non fosse che ci saranno nuovi politici a incassare 20mila euro cadauno al mese, magari presentandosi al parlamento raramente o discutendo di fuffa.<br />
Dall’Europa delle banche e della finanza con la Germania e a ruota la Francia a comandare, si arriverà alla presenza di movimenti da brividi come ho letto nel suo articolo.<br />
Tutto ciò per buona responsabilità di mancanza di politiche sociali e progressiste, al suo posto sta avendo successo l’egoismo nel spartirsi le briciole che le varie economie consentono, tutto il becero possibile è inevitabile.<br />
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Ho letto stamattina sul Fq online,degli stracci che volano tra Calenda e Bersani, vederli sarebbe stato insopportabile, il detto ce l’ho più lungo io va sempre per la maggiore da quelle parti…<br />
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Vadano avanti così!<br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-71398997081075340002019-04-06T21:20:00.002+02:002019-04-06T21:20:39.292+02:00Mancano medici e paramedici negli ospedali,non è una novità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM5WXHlnERlSI74To5Mvq5uotZzWBvjvVK3HiP38RD4-l91gsTrXf0gXKBvizXUR2XJLFglgpNBT0CjzZfEmbAd9Ug6FwgNJZoZs7SlZX2y_h2SI8OdgXoc2BEd6pM_rThZJ00etsIGGXP/s1600/24pol03f5_ori_crop_MASTER__noscale__MGZOOM.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="858" data-original-width="992" height="345" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM5WXHlnERlSI74To5Mvq5uotZzWBvjvVK3HiP38RD4-l91gsTrXf0gXKBvizXUR2XJLFglgpNBT0CjzZfEmbAd9Ug6FwgNJZoZs7SlZX2y_h2SI8OdgXoc2BEd6pM_rThZJ00etsIGGXP/s400/24pol03f5_ori_crop_MASTER__noscale__MGZOOM.jpg" width="400" /></a></div>
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Davvero temete di essere operati da un chirurgo coetaneo delle Kessler?<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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Non è un paese per vecchi, e vabbé. Non è un paese per giovani, e vabbé pure questo. Per le donne lasciamo perdere, visto che se ne ammazza una ogni 72 ore. Poi si scopre che non è nemmeno un paese per medici, infermieri, barellieri, anestesisti, caposala, mancano 800 infermieri nei pronto soccorso della Campania, 500 in Puglia e via elencando. Giornali e tivù mandano i loro inviati in Molise e in Veneto, a registrare il fenomeno dei pensionati richiamati in corsia, si stabiliscono record, si festeggiano primati assoluti. Tutti ammirano il professor Giron, per esempio, che a dicembre compirà 85 anni e che fa l’anestesista a Padova: è l’età in cui ti tolgono la patente perché dubitano dei tuoi riflessi, ma possono ridarti dei pazienti da addormentare. Aspettiamo con ansia il cardiochirurgo centenario col monocolo, o l’ortopedico che vide correre Coppi e Bartali. C’è il rischio che si senta rimbombare per i corridoi il grido d’emergenza: “Salasso! Presto, portate le sanguisughe in sala due!”. Oppure lunghi interventi a cuore aperto dove si misura spesso la pressione, ma non al paziente, al dottore.<br />
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In Veneto, Friuli, Molise si richiamano in cliniche e ospedali medici pensionati, che avevano salutato colleghi e pazienti al grido garrulo di “largo ai giovani”, ma i giovani non sono arrivati, non ce ne sono abbastanza, non li prendono ai corsi di specializzazione, che non bastano, e a Medicina c’è il numero chiuso.<br />
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Vediamo il bicchiere mezzo pieno: al reparto geriatria pazienti e medici saranno coevi e potranno raccontarsi vecchi episodi della guerra e della Resistenza. Il bicchiere mezzo vuoto: ma davvero vi fareste operare da qualcuno che ha fatto il suo primo intervento quando si inventava il Moplen e ballavano le Kessler? Assicurano i governatori coinvolti (in prospettiva: quasi tutti, anche se oggi in prima linea stanno Veneto, Molise e Friuli) che si tratta di una cosa temporanea, che i pensionati richiamati saranno presto restituiti ai loro tornei di bocce, ma quanto temporanea non sa dirlo nessuno. Di (quasi) certo c’è che nei prossimi 5 anni (quattro, ormai, perché la stima è dell’anno scorso) andranno in pensione 45.000 medici, e che non tutti verranno rimpiazzati. Le borse per i corsi di medicina di base sono poco più di mille all’anno, e i conti, in deficit, sono presto fatti. E nel Servizio Sanitario Nazionale, unica vera gloria italiana ripetutamente picconata dai tagli, le cose vanno pure peggio.<br />
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Riassumendo a grandi linee questo Comma 22 tutto italiano, abbiamo un paese da cui i giovani scappano, e i loro nonni medici che tonano a lavorare perché non ci sono giovani. E’ un bel paradosso, ma spiega bene che cosa è, e anche cosa non dovrebbe essere, la politica.<br />
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Correva l’anno 1999 quando si decise che avremmo avuto troppi medici mentre il paese, sfiancato dalla scolarizzazione di massa, chiedeva a gran voce idraulici e tornitori. Il numero chiuso a Medicina (e non solo) è di quegli anni, avviato nel 1997, ordinato da una legge due anni dopo (ministro dell’Università Ortensio Zecchino, governo D’Alema), e fu anche lui figlio della narrazione dell’epoca, di previsioni sbagliate, dell’orrido ma eterno benpensantismo dei tempi: “Ecco, vogliono fare tutti i dottori!”, con quel sottotesto qualunquista (oggi si direbbe populista) che fingeva di guardare alle sorti del Paese: avremo troppi sapientoni e niente idraulici! Dove andremo a finire, signora mia! Si aggregava la grande stampa con la solita lancia della “meritocrazia”, ovvio. Meritocrazia che consiste a tutt’oggi nel decidere con un test fatto a diciott’anni se uno sarà poi un buon medico a quaranta. Chi lo faceva notare all’epoca, tirando fuori fregnacce novecentesche come il diritto allo studio, veniva sbeffeggiato e tacciato di demagogia, non si diceva ancora “gufo”, ma insomma, come se.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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La mancanza di medici e paramedici lo si deve alla dabbenaggine politica, come ha spiegato molto bene nell’articolo,e alla atavica mancanza di risorse causata da una parte dall’evasione fiscale e dall’altra dalla corruzione,non si spiegherebbe altrimenti l’incredibile maggiorazione dei costi delle forniture ospedaliere.<br />
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Andrà a finire che faremo arrivare personale medico comunitario e extracomunitario, ad esempio a Cuba esistono eccellenze a riguardo,forse a un leghista malato non gli farà schifo farsi operare da un colored,con il servizio dato dalle badanti in una certa misura già succede.<br />
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E dire che con ciò che ho versato in più di 40 anni di onorato servizio, quasi, quasi alla bisogna, incrocio le dita, dovrebbero ricevermi con i tappeti rossi…<br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5523758199416452120.post-28346382615298492692019-03-25T21:25:00.000+01:002019-03-25T21:25:10.803+01:00Flat Tax come un Robin Hood al contrario<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqJcKkgxUhpQjLpoO-uSvFZ3tCBxR0Bif8nXJX8aSqZmkjdQaDa38-gRTnwWHlyXnMDpKocJ8XfgwHCqaeHaCEPTu595_hUpOD-Bn7Q1-GVH6dFvMHdi0wYxIqVgqeq7m0A0Qf1aCOZDAj/s1600/vignetta_flat_tax.jpg_1560161922.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="440" data-original-width="650" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqJcKkgxUhpQjLpoO-uSvFZ3tCBxR0Bif8nXJX8aSqZmkjdQaDa38-gRTnwWHlyXnMDpKocJ8XfgwHCqaeHaCEPTu595_hUpOD-Bn7Q1-GVH6dFvMHdi0wYxIqVgqeq7m0A0Qf1aCOZDAj/s400/vignetta_flat_tax.jpg_1560161922.jpg" width="400" /></a></div>
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Più che un esproprio proletario, un esproprio ai proletari: la flat tax<br />
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di Alessandro Robecchi<br />
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La velocità con cui è ripartito il trenino della flat-taxè direttamente proporzionale alla velocità con cui si avvicinano le elezioni europee. Dopo le felpe geolocalizzanti e le divise delle forze dell’ordine, Salvini si veste da commercialista (bacioni!) e si rivolge al corpaccione scontento del ceto medio italiano (un bel regalone, amici!).<br />
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Si tratta di un dibattito altamente teorico, come dire che faremo un cinema sulla luna, ma parlarne tiene vivo il fuoco, sposta Salvini dal tema immigrazione/sicurezza – dove ha preso tutto quello che poteva prendere – al tema silviesco per eccellenza: meno tasse per tutti, con una certa progressività all’incontrario, cioè si favoriscono i più ricchi. Così come è scritta e ipotizzata nei sogni leghisti (e scritta nel contratto di governo), diciamo la versione harddella flat tax, costerebbe più o meno 60 miliardi, il settanta per cento dei quali (più di 40) andrebbero al venti per cento più ricco della popolazione. Più che un esproprio proletario, un esproprio ai proletari.<br />
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Oltre alle questioni costituzionali, di cui, ahimè, parlano in pochi (la progressività della tassazione non sarebbe un dettaglio), ci sarebbe il caro vecchio conto della serva. Con 23 miliardi da cacciare in pochi mesi per evitare l’aumento dell’Iva, altri miliardi (parecchi) per rifinanziare quota 100 e reddito di cittadinanza, l’ipotesi che si tirino fuori altri 60 miliardi è abbastanza peregrina, è come andarsi a comprare una Porsche per festeggiare il rosso in banca.<br />
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Naturalmente già si parla di varianti, correzioni, gradualità, equilibri, ridisegni e insomma tutto il campionario delle parole vuote per dire che non sarà così: la Lega e i suoi economisti (Signore perdonami) avanzano nuove proposte. Per esempio una flat tax sotto i 50.000 euro di reddito familiare (che sarebbero più o meno l’ottanta per cento dei contribuenti) e il resto come prima, cioè come adesso. Ma è solo un giro dei tanti giri di valzer che vedremo sul tema: sventolare dei soldi prima delle elezioni (il gioco del portafoglio col filo, che ti scappa via mentre lo raccogli) è una tradizione italiana a cui non rinunceremo mai. E insomma quel che interessa a Salvini, per il momento, è tenere vivo l’argomento in modo da arrivare alle europee non solo vestito da poliziotto, ma anche da Robin Hood dei ceti medi.<br />
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Vorrei però porre da subito una questione, come a dirlo prima e mettere le mani avanti. Una domanda. Si scatenerà anche in questo caso la corsa ai furbetti come fu per il reddito di cittadinanza? Cioè: anche davanti a una riforma che premia i redditi medi ci sarà la caccia grossa al truffatore, al millantatore, a chi se ne approfitta? Eppure il motivo ci sarebbe: sapendo che con un reddito di 50.000 euro paghi il 15 per cento, chi te lo fa fare di denunciarne 51.000 e pagare il 38 per cento? A dirla veloce, un sincero e cordiale incoraggiamento a lavorare in nero, o a non dichiarare tutto, almeno quel che ti porterebbe sopra la soglia fissata per la flat tax. Sarà interessante vedere se si riproporrà la grande canea esplosa quando si parlava di dare soldi ai più poveri: il divano! I furbetti! E via strepitando. Una specie di linciaggio della parte meno protetta della popolazione accusata a gran voce di fregare soldi a tutti.<br />
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Altro effetto collaterale (ma mica tanto) con la nuova flat tax“versione popolare” ventilata dalla Lega c’è il rischio che due stipendi in casa facciano varcare alla famiglia la fatidica soglia, e quindi, per motivi fiscali, conviene se lavora solo uno, e la moglie sta a casa, lava, stira, cucina e fa i bambini. E insomma ecco là la famiglia come la vogliono la Lega, il ministro Fontana, il convegno di Verona, Pillon e il Ku Klux Klan. E questo è Salvini vestito da commercialista, perché nulla ci verrà risparmiato.<br />
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<span style="color: blue;">DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT</span><br />
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No stia tranquillo, quella Porsche ordinata varrà fino a maggio, tempo di incassare il miglior risultato possibile, dopo passata la festa gabbato lo santo,anche perché sono decenni che si fa gabbare…<br />
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Se dovessimo andare a elezioni politiche autunnali, la dx toglierebbe l’rdc e potrebbe inserire questa flat tax, ma prima di tutto ciò arriveremo al 2020,si vedrà.<br />
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Il 15% di tassazione mi pare un po’ bassino, un Paese come il nostro tra sperperi, corruzione, macchina dello Stato da oliare, chi pagherebbe tutto ciò? Vedrei sotto i 40-50 mila euro di reddito familiare, un 25-30 % di tassazione,al di sotto ci sarebbe la paralisi.<br />
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Poi si sa, quella soglia per chi è dipendente rimarrà tale, a meno che come lei ipotizza la donna ritorni a fare la casalinga, un po’ un’utopia a mio parere, al contrario chi può evadere lo farà eccome, anche perché tra costoro non ce ne sono molti che arrivano a dichiarare certi importi, a volte sono i loro dipendenti ad essere più ricchi, più che imprenditori li chiamano benefattori… Per chi ci crede, ovviamente.<br />
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Evviva l’ultimo salvatore della Patria!<br />
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<span style="color: red;">I.S.</span><br />
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<span style="color: red;">iserentha@yahoo.it</span>Ivo Serenthàhttp://www.blogger.com/profile/17814357487372924176noreply@blogger.com0