domenica 22 novembre 2009

Torino film festival,vince "la bocca del lupo" di Pietro Marcello

La storia dell'amore trans voluta dai gesuiti




TORINO — «Sì certo, sono feli­ce... Vincere un festival, importante come questo, ricevere tante lodi, fa piacere. Ma non cambia la vita. La vi­ta è altro. E alla fine, come dice Gian­ni Amelio, il cinema è solo un vi­zio ». Un vizio magnifico, che ha fat­to conoscere un nuovo regista, Pie­tro Marcello, trentenne di Caserta, autore de La bocca del lupo , il film che ha trionfato al Film Festival tori­nese, il primo italiano sul podio in 27 edizioni.

«In ogni caso — prosegue — qui a vincere sono soprattutto loro, gli emarginati. L’ex carcerato Enzo, il trans Mary, i senza tetto né legge che ogni sera si affollano nei labirin­ti dei carrugi, intorno al porto. Quan­do il prossimo 3 dicembre il film ver­rà presentato a Genova, allora la fe­sta sarà davvero tutta loro». E anche dei gesuiti della fondazione San Marcellino, che da 45 anni si occupa­no dei più bisognosi, gestendo i dor­mitori e le mense cittadine. Sono stati loro a incaricare Pietro Marcel­lo di raccontare quel mondo, contri­buendo anche finanziariamente alla produzione insieme con l’Indigo Film e l’Avventurosa di Pietro Mar­cello e Dario Zonta. Il giovane regi­sta l’ha fatto attraverso lo sguardo di due di loro, due esseri umani dera­gliati dalla vita ma uniti da una delle più belle e intense storie d’amore.

E se uno dei due è un transessua­le, ai gesuiti non importa nulla. «So­no consapevole che il tema è delica­to, specie nell’ambito della Chiesa e di questi tempi — riconosce Marcel­lo —. Però l’ho potuto affrontare nel modo più libero possibile. Nessun li­mite, nessun compromesso. I gesui­ti hanno capito benissimo che que­sta è una storia che va oltre il discor­so dell’omosessualità, qui si parla di solitudine, dell’amore che nasce dal dolore». Del resto, oltre alle lodi dei committenti, La bocca del lupo (prossimamente distribuito dalla Bim) ha vinto anche il Fipresci, il premio della critica internazionale, che lo ha definito nella motivazione «senza dubbio la più grande storia d’amore del festival».

[ da Corsera ]

Ha vinto una storia molto importante,una pellicola che riuscirà a sensibilizzare sul tema,poichè la xenofobia e soprattutto l'omofobia sono fenomeni molto preoccupanti di questi tempi,sono orgogliosa che tramite il "film festival" di Torino,tutto ciò sia stato evidenziato premiandone i contenuti.

@ Dalida @

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