lunedì 9 marzo 2009

Colleferro,come organizzare i rifiuti tossici nei termovalorizzatori





L'ultima dichiarazione della signora intervistata è un pugno sullo stomaco


È l’alba quando la bufera travolge i termovalorizzatori di Colleferro. Tredici persone ai domiciliari per traffico illecito di rifiuti e violazione dei limiti delle emissioni ambientali. Tra loro i dirigenti del consorzio Gaia, gestore commissariato degli impianti, e due responsabili dell’Ama, l’azienda municipale ambiente della capitale che lì conferiva cdr (combustibile derivato da rifiuti, ndr). Altri dodici gli indagati e soprattutto il sequestro preventivo degli inceneritori alle porte di Roma da parte dei carabinieri del Noe diretti dal capitano Pietro Rajola Pescarini. I due impianti funzioneranno sotto il loro controllo e quello dell’Arpa Lazio di Frosinone per i prossimi novanta giorni, poi si vedrà. Tutto come stabilito nelle 142 pagine dell’ordinanza del gip di Velletri, Alessandra Ilari. Un atto che segue le denunce di alcuni operai di Ep Sistemi e Mobilservice, società satelliti di Gaia, e apre un nuovo caso nella soluzione della gestione dei rifiuti laziali. Dopo la vicenda Malagrotta, ora tocca a Colleferro: i due termovalorizzatori sarebbero privi di autorizzazione da oltre un anno, seppur in attesa di Aia (autorizzazione integrata ambientale) da parte della Regione Lazio che li ha inseriti nel nuovo piano rifiuti. Se non viene rilasciata l’Aia e non viene istituito lo sportello ecologico entro tre mesi, si va verso la loro chiusura.

LE ACCUSE
Il fulmine prima della tempesta appare già a novembre. «I camion scaricavano anche di notte – avevano raccontato alcuni lavoratori a l’Unità - ‘Combustibile derivato da rifiuti (cdr) certificato’ ci dicevano ma bruciavamo anche pneumatici, materassi, residui metallici». E ancora: «Respiravamo scorie e ceneri, chi ci dice che non erano tossiche? Quando il cdr non era conforme, il sistema di controllo delle emissioni registrava valori fuori dalla norma e tutto finiva nell’aria. Come mai queste anomalie non risultavano nei registri interni? E perché gli impianti non venivano fermati?». Ora è la magistratura a parlare. Traffico illecito di rifiuti e violazione dei limiti delle emissioni ambientali, le principali accuse. «La pericolosità criminale degli indagati è altissima», sostengono gli inquirenti. Neppure i controlli del Noe li hanno fermati e si tratta di «attività inquinante, dannosa per l’incolumità pubblica, portata avanti in modo sistematico, senza alcuna remora, con l’unico miraggio del profitto». Il gip Ilari arriva a ipotizzare un’associazione per delinquere nei confronti di alcuni degli arrestati. Uniti, seppur con interessi diversi: bruciare nel termovalorizzatore e produrre energia da rivendere per i dirigenti Gaia, procurare e smaltire cdr non conforme per alcuni responsabili delle aziende del ramo trattamento rifiuti «con evidente vantaggio sia di chi lo vende, sia di chi lo acquista e con altrettanto evidente danno per il gestore che compra l’energia prodotta e per la salute pubblica». E questo grazie anche a falsi certificati d’analisi e alla manipolazione del sistema informatico destinato al controllo dei fumi e elle emissioni inquinanti.

GLI ARRESTI
Ai domiciliari finiscono Paolo Meaglia e Stefania Brida, rispettivamente direttore tecnico e responsabile gestione rifiuti dei due termovalorizzatori. Il pm Cirielli aveva chiesto il carcere nei loro confronti. E ancora tra gli altri: Giuseppe Rubrichi e Angelo Botti. Entrambi dell’Ama di Roma, proprietaria al 35 per cento di uno dei due impianti. Il primo in veste di procuratore, l’altro come responsabile dell’impianto di Rocca Cencia. Sotto accusa anche alcune società sparse in tutta Italia che conferivano cdr a Colleferro. In prima linea la De.Fi. Am di Serino, provincia di Avellino. È da un suo carico arrivato alla fine di ottobre che sarebbe stato prelevato un cilindro risultato «irregolare per l’umidità e contenente zolfo e olii minerali fuori dai limiti consentiti». A consegnarlo ai carabinieri del Noe, coordinati dal colonnello Sergio De Caprio (il famoso capitano Ultimo che arrestò Totò Riina), è stato il capoturno Piero Basso. Un mese fa, non appena ricevuto il decreto di notifica del sequestro, il consorzio Gaia lo ha sospeso in via cautelare. «Mi vogliono licenziare perché ho collaborato con la giustizia» aveva denunciato Basso al nostro giornale. Ora gli inquirenti valutano anche eventuali violenze e minacce agli operai da parte della dirigenza degli impianti. Su questo fronte, tra gli iscritti nel registro degli indagati, c’è anche il commissario straordinario del consorzio Gaia, Andrea Lolli.

[ da L'unità ]

Non siamo affidabili,non è una novità,quando le popolazioni si mettono di traverso contro la costruzione degli ecomostri,i cosiddetti termovalorizzatori,hanno tutte le ragioni,chi si è macchiato di questo crimine dev'essere perseguito per omicidio colposo,per puro interesse economico ha sulla coscienza una buona parte della popolazione di Colleferro.

E' chissà quante Colleferro emergeranno in futuro...

Continuo ad essere terrorizzato per lo stoccaggio delle scorie nucleari tra qualche decennio.

%% S.I. &&

1 commento:

Pierprandi ha detto...

Condivido il tuo terrore per lo stoccaggio delle scorie radioattive...Ecco uno dei buoni motivi per cui dobbiamo batterci contro il nucleare..Un caro saluto