lunedì 4 gennaio 2010

2010,l'anno della mancata messa al bando delle shoppers in Italia


Torino torna al cotone
Vietate le buste di plastica,almeno l'ex capitale subalpina si distingue su questo fronte



Grazie alla buste di plastica disseminate nel mare,sette cetacei scambiando le buste per cibo,sono morti spiaggiati a Peschici alcune settimane fa


Vessillo dell’abbondanza nella società dei consumi, simbolo di tutti gli inquinamenti, maledetto dagli ecologisti, stramaledetto da boschi, fiumi, mari e da tutto quello che ci vive dentro: lui, il sacchetto di plastica del supermercato, l’oggetto fabbricato in maggior numero di esemplari nell’intera storia dell’umanità. Quello che a distruggersi impiega quattro secoli, ma si usa solo qualche ora, per poi trasformarsi, nel migliore dei casi, in un contenitore per l’immondizia.

La sua morte è sancita. Una direttiva europea ha stabilito che lo shopper di plastica dovrà sparire entro dicembre 2009. Al solito, falsa partenza per l’Italia con una proroga che grazia il Bel Paese e rinvia l’esecuzione al dicembre 2010.

Ma c’è qualcuno che vuole fare più in fretta. Che vuole accelerare i tempi e recepire una direttiva necessaria ben prima che diventi obbligatoria. Il sindaco di Torino - l’unica città in cui la coda per pagare le tasse si fa il primo giorno utile e non l’ultimo - anticipa di un anno la scadenza. L’idea è venuta al sindaco, Sergio Chiamparino, durante una passeggiata in bicicletta.

Passino le cartacce per terra, ha pensato, ché tanto alla prima pioggia si disintegrano, ma la costellazione di ributtanti - ed eterni - sacchetti di polietilene tra prati e parchi deve sparire. La plastica, poi, vola, si impiglia tra i rami degli alberi, plana sulle rive del Po. «È orrendo, è il simbolo del degrado ambientale». La riflessione ecologista del sindaco ha prodotto un effetto immediato: il Comune distribuirà attraverso l’Amiat, l’azienda municipale per la raccolta rifiuti, una sporta di cotone ad ogni famiglia. E’ deciso.

Intanto, nel resto del Paese, il polietilene vende cara la pelle. Condannato a morte per crimini contro l’ambiente la scampa anche questa volta. Eppure sembrava tutto fatto già nella Finanziaria 2007 del governo Prodi, che prevedeva il divieto della commercializzazione di sacchi non biodegradabili nel rispetto della direttiva comunitaria. Tutto inutile: i decreti attuativi che definiscono modalità e sanzioni non sono mai stati emanati.

A Torino, invece, nel giro di pochi mesi, da supermercati, negozi, centri commerciali e botteghe spariranno gli odiati sacchetti, per essere sostituti, nella peggiore delle ipotesi, da shopper riciclabili. Non solo bioplastica e materiali alternativi, che comunque hanno costi energetici enormi e tempi di smaltimento eccessivi: si torna dritti dritti all’antica sacca di tela o di rete, da utilizzare e riutilizzare pressoché all’infinito. «Si possono fare tutti i ragionamenti del mondo - dice Chiamparino -, ma quella che va incentivata è la consapevolezza ambientale: si devono cambiare la cultura e le abitudini».

Così, lunedì, l’assessore all’ambiente, Roberto Tricarico, avrà un nuovo compito: aprire la pratica della condanna a morte del sacchetto di plastica, che porterà all’ordinanza comunale, in anticipo di un anno sul resto d’Italia. «Siamo convinti che sarà un provvedimento estremamente popolare, soprattutto in una città rigorosa e attenta come la nostra», dice sicuro l’assessore. E da lunedì s’inizierà con la campagna di sensibilizzazione e informazione, a partire dai commercianti fino ad arrivare ai clienti, assieme alle associazioni di categoria, Legambiente e Pro Natura.

I torinesi, quelli che neanche la bioplastica la digeriscono, si dovranno attrezzare. Così come la grande, media e piccola distribuzione, che ha già intuito la potenzialità delle shopper di cotone griffate e decorate con scintillanti messaggi pubblicitari. Dopotutto, prima della rivoluzione dei supermercati, neanche trent’anni fa, a fare la spesa ci si andava con la sacca o la rete portata da casa, appallottolata in fondo alla borsa. Ora siamo arrivati a consumare 400 sacchetti a testa in un anno, ad usarli per pochi minuti, e ritrovarceli come rifiuti per un minimo di 20 anni fino a 400. Sproporzione terribile, sufficiente di per sé a brindare alla condanna a morte del sacchetto.

[ da La stampa ]

La falsa partenza italiana rischia di mettere in crisi le aziende che hanno investito su altre tecnologie shoppers,sappiamo distinguerci molto bene ma in negativo su qualsiasi direttiva europea virtuosa.

Ogni anno su tutto il pianeta,ma il grosso è chiaramente la produzione per i consumi occidentali,sono decine di miliardi le buste di plastica prodotte,non tutte smaltite o incenerite,ma moltissime di esse finiscono nei mari e negli oceani.


Un enorme agglomerato di ogni tipo di plastica si è concentrata nell'oceano pacifico trasportata dalle correnti marine,la visione è stata possibile tramite le immagini trasmesse dai satelliti

@ Dalida @


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Penso che le dichiarazioni riportate nel post aprano alla confusione totale. Non esiste un divieto europeo alla fabbricazione e utilizzo dello shopper in plastica, anzi! Bruxelles ha bocciato la norma francese dello scorso Marzo 2009 secondo cui gli shoppers in plastica venivano vietati...e quindi il governo francese ha dovuto fare un passo indietro. Ciò a dimostrazione del fatto che l'UE non ha mai voluto vietare niente, ma con la direttiva EN13432 ha solo voluto indicare quali sono i parmetri per poter considerare biodegradabile uno shopping bag. Daltronde ci sono diversi studi che dimostrano come il biodegradabile sia molto, ma molto più problematico della plastica. Non è che Novamont stia facendo qualche tipo di pressione?...mah!!!

Ivo Serenthà ha detto...

Io riporto notizie consultabili su diffuse testate nazionali,se vi sono delle inesattezze o delle modifiche importanti in corso d'opera,chiedo venia.

Sono però dell'idea,che prima riusciremo a far cambiare le abitudini sullo shopping con incorporata busta in plastica e prima riusciremo a togliere dalla raccolta rifiuti,dagli oceani e dai mari nostrani,tonnellate di materiale superfluo e nocivo.

La vecchia sporta con borsa/e riutilizzabili,che uso ormai da anni.

&& S.I. &&