mercoledì 5 maggio 2010

Il calcio ormai terra di conquista degli ultrà



di ROBERTO BECCANTINI

Comandano loro, i tifosi (chiamiamoli così). Dentro gli stadi, e fuori. Se l’ordine a perdere contro l’Inter, inflitto dal popolo laziale ai suoi eletti, ha fatto il giro del mondo, che dire del «Cairo Urbano, a Superga non ti vogliamo» esposto sabato nella curva Maratona?

Per la cronaca, e per la storia, Cairo è il presidente di quel Toro che ieri ha celebrato il giorno della sua memoria e della sua tragedia somma. Ebbene, mancava solo lui: il generale pagante e garante, espulso dai suoi stessi soldati. Siamo ormai al di là del bene e del male. Aveva ragione, Fabio Capello, quando proclamò che il calcio italiano è in mano agli ultrà: ma per difetto.

Fare il tifoso è diventato un mestiere. Comanda, minaccia, aggredisce, ricatta. «Il divieto di commemorazione» altro non rappresenta che l’ultimo segnale, l’estremo paradosso. Dalla magia della passione alla strategia della tensione: l’impunità progresso.

[ La stampa ]

Dalle partite tipo Lazio-Inter dove i tifosi laziali minacciano i propri giocatori di impegnarsi e acclamano i goal dell'Inter,tanto per far dispetto alla Roma,ai cori razzisti nello stadio Olimpico di Torino,nella fattispecie della curva Scirea verso Balotelli,ad altri match sui quali si nutrono forti dubbi di palesi combine,per finire ad un allenatore portoghese abile stratega,il quale guadagna più di 10milioni di euro l'anno,dotato della rara qualità d'essere un pompiere e di spruzzare benzina verso gli incendi.
Ma si è arrivati alla contestazione della tifoseria granata verso il proprio Presidente,alla commemorazione annuale della tragedia del Grande Torino,minacciando che se si fosse presentato ci sarebbero state perlomeno sonore contestazioni,magari durante la messa,infatti il non immune da critiche,sportive sia ben chiaro,Urbano Cairo ha evitato di presenziare all'evento,promettendosi una visita tra qualche giorno.

Quando i fenomeni si estendono a macchia d'olio in questo modo,il calcio c'entra ma fino ad un certo punto,è evidente che la società e la socialità in questo paese è gravemente ammalata,dove per vivere e sopravvivere si deve gioco forza,individuare un nemico da abbattere.

L'ulteriore verifica della situazione sono le condizioni degli stadi italiani,vecchi,obsoleti e dotati di protezioni o fosse che delimitano il campo dagli spalti,una condizione che in quasi tutti i paesi europei non esiste più,un particolare che fa riflettere su come sia sviluppata la nostra inciviltà.

Una ulteriore riflessione alquanto imbarazzante,è come si possa rischiare la propria incolumità per un pallone e 22 uomini strapagati sul campo per correre dietro ad una palla,non me ne vogliano gli addetti ai lavori della banale semplificazione,ma pensandoci bene tutto quell'odio per così poco,è un dato di fatto.

&& S.I. &&

1 commento:

Ivo Serenthà ha detto...

Effettivamente a gratis non esiste nulla,personalmente pagherei anche di più per non avere la pubblicità,stile BBC inglese,deleterie poi le programmazioni che scimmiottano la Tv del sultano,tutta o quasi tette e culi,come un buon macellaio espone la sua merce.

E soprattutto farei a meno del calcio o quasi,vedrei solo alcune partite dai quarti di finale in poi.